29 aprile 2008
Il trionfo del Papa negli Usa e l'agghiacciante comportamento di politici e "intellettuali" italiani (Autru Ryolo)
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Dagli States ci è giunta una vera lezione di laicismo
Luigi Autru Ryolo
L'ultimo discutibile gesto di Romano Prodi, certametne sollecitato dall'entourage del Pd, è stato quello di delegare il vicepremier in carica Rutelli per la accoglienza ufficiale a Papa Ratzinger di ritorno a Roma dopo il grande successo del viaggio, anche pastorale, negli Stati Uniti.
Innanzitutto, l'eccezionale rilievo della occasione avrebbe dovuto certamente sconsigliare l'invio di un sostituto, sostanzialmente di una figura minore; in secondo luogo, la visibilità concessa a Rutelli, candidato sindaco a Roma, ha puzzato lontano un miglio di promozione elettorale.
La nostra opinione è che il contesto mondiale dell'evento avrebbe legittimato piuttosto il «bentornato» da parte del Presidente della Repubblica, Capo di Stato come il Papa, posto che Bush, anch'egli Capo di Stato, non aveva esitato pochi giorni prima a derogare da un protocollo particolarmente rigido, facendosi trovare, inattesamente, ai piedi della scaletta nell'aeroporto di Camp David.
La provinciale e retrò politica italiana non consente, tuttavia, né bei gesti, né fa sperare in operosi ravvedimenti.
Ci riferiamo, in particolare, al non riportato ostracismo praticato da un manipolo di intellettuali border line di sinistra che, arrogandosi il compito di difesa di un laicismo di maniera, meglio definibile anticlericalismo, avevano impedito al Papa di varcare le mura della Università della Sapienza a Roma, così divenuta, grazie a Dio solo per un giorno, la insipienza nazionale.
Il raffronto delle vicende, al di qui e al di là dell'oceano, è assolutamente agghiacciante.
Papa Ratzinger non solo ha pronunziato un memorabile indirizzo a tutto il mondo, avanti la assemblea generale dell'Onu i cui delegati alla fine lo hanno applaudito all'impiedi con entusiasmo e partecipazione, non solo ha celebrato la messa cattolica nel più grande e famoso stadio sportivo, Core Nazional popolare di New York.
Non solo si è visto baciare l'anello da una signora ebrea nella più importante sinagoga nel mondo occidentale; ma è stato ammesso con tutti gli onori in quel sacro recinto ground zero che è la locazione intima, solenne ed esclusiva dell'America dopo l'11 settembre. Eppure gli States rappresentano la più notevole civiltà contemporanea del laicismo, della plurirazzialità e della libertà religiosa.
Oltre oceano si è inteso correttamente il valore ecumenico di regole civili ed etiche e il Papa e la Chiesa cattolica sono stati esattamente intesi come risorsa dell'umanità.
Certamente si è guardato, oltre le vesti della liturgia, a un uomo capace di alto magistero.
Da noi continua a risuonare, invece, il sordo ritornello di un laicismo che è solo anti: si vieta la parola al Papa così come, a un ben diverso livello, si bombarda di uova marce Giuliano Ferrara nel nome di una retroguardia di sinistra intollerante e di una cultura spesso fasulla.
© Copyright Gazzetta del sud, 28 aprile 2008
Il "caso Sapienza" e' e restera' per sempre una delle pagine piu' vergognose e drammatiche di cui la povera Italia e' stata protagonista.
E' tempo di alzare la testa e di rimediare all'errore ed al male fatto, cari signori della politica e cari pseudointellettuali.
Mi sarebbero piaciute delle scuse ufficiali che, purtroppo, non sono mai arrivate.
R.
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1 commento:
Sono d'accordo con con l'articolo e con Raffaella. Forse è il momento che l'Italia si scrolli di dosso certe categorie argomentative obsolete di cui pochi sedicenti intellettuali si servono ormai in modo meccanico e stanco imponendolo agli altri. Anche il mio pensiero di fronte al trionfo americano di questo Papa bellissimo e in formissima è tornato alla piccineria dell'episodio della Sapienza. E questa volta ne ho sentito oltre che la vergogna anche il fastidio. Perché per correre dietro a dei concetti vetusti e sterili noi italiani riusciamo a "perderci" un Papa bello come il sole pur avendolo sempre con noi. E questo è certamente un peccato mortale. ch
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