31 maggio 2008

Bagnasco: la Chiesa non aspira al potere (Accornero)


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Bagnasco: la Chiesa non aspira al potere

Il cardinale dopo le affermazioni di D'Alema Immigrazione, i Cpt devono essere temporanei

dall'inviato

Pier Giuseppe Accornero

Città del Vaticano

«La vera laicità attinge la sua sorgente nel Vangelo e nel comando di Cristo: "Date a Dio quello che è di Dio, date a Cesare quel che è di Cesare". Senza dimenticare altre parole dette da Gesù agli apostoli e ai cristiani: "Siate il sale del mondo, siate il lievito che fa fermentare la pasta, siate la luce da porre sul candeliere, siate la città sopra il monte".

Quindi nessun cedimento al potere e nessuna volontà di ingerenza nella vita politica». Al fuoco di fila delle domande il presidente dell'episcopato cardinale Angelo Bagnasco – nella conferenza stampa nella quale ha riassunto i risultati della 58ª assemblea della Cei – risponde pacato anche alle domande più insidiose e provocatorie.

Nessun scontro ideologico, nessuna polemica con i partiti, con la maggioranza o l'opposizione. Non c'è il rischio che si crei una «religione civile»? O che la Chiesa ceda alla tentazione di un patto con il potere politico, come ha detto nei giorni scorsi Massimo D'Alema durante un convegno della Fondazione «Italianieuropei» dedicato a «Religione e democrazia»? «È da temersi – aveva detto l'ex vicepremier – che la Chiesa ceda alla tentazione del potere e che il peso politico dei cattolici si indirizzi da una parte per ottenere la tutela giuridica di principi perché diventino leggi imposte a tutti».

LAICITÀ E RELIGIONE

«La laicità – ha spiegato il presidente dei vescovi italiani – è un bene radicato nel Vangelo. Alla sana laicità teniamo troppo per il bene dello Stato e per il bene della Chiesa». Rispondendo indirettamente a D'Alema, senza nominarlo, tranquillizza tutti: «La Chiesa non aspira al potere temporale e non c'è il rischio di potenza né di una religione civile». «Sottolineare le ricadute sociali della religione – aggiunge – non significa creare una religione civile, perché l'altare non è al servizio del trono e il trono non è a servizio dell'altare. Sono campi diversi che devono collaborare per il bene comune della gente».

PARTECIPAZIONE AL VOTO

I vescovi sono soddisfatti per l'alta partecipazione al voto e per il nuovo clima di collaborazione. Bagnasco ricorda che già nella prolusione alla sessione primaverile del Consiglio permanente della Cei «avevo auspicato che ci fosse una forte partecipazione come fatto di democrazia e che, qualunque fosse l'esito, si arrivasse a un clima più collaborativo e costruttivo per il bene del Paese. Abbiamo dato voce a un sentire diffuso della gente».

CATTOLICI NEL GOVERNO

All'ennesima domanda sulla presenza o meno dei cattolici nella compagine governativa, Bagnasco ribadisce: «I cattolici non sono necessariamente quelli che stanno in un'associazione o in un'organizzazione o quelli etichettati come tali. Essi sono diffusi nelle parrocchie, nei gruppi, tra la gente su tutto il territorio e non sono solo quelli etichettati o targati come cattolici. Giudicheremo l'azione del governo dai frutti, dalle cose che farà e non da quelle dirà».

Incontrerà il premier Berlusconi, dopo il Papa, il 6 giugno? «Non è assolutamente in agenda, per ora».

CPT NON PERMANENTI

«Ciò che deve essere temporaneo non deve diventare troppo prolungato né tanto meno permanente». Così sull'accoglienza agli immigrati e sui Centri di permanenza temporanea (Cpt). Bagnasco ripete ciò che disse nella prolusione, ciò che poi ribadirono il segretario Betori e il neopresidente della Commissione carità e salute monsignor Giuseppe Merisi. «L'Italia deve saper conciliare la sicurezza della gente con l'accoglienza nella legalità degli immigrati». E in rapporto al tema del reato di clandestinità «qualunque provvedimento il Parlamento prenda, anch'esso deve rispondere alla salvaguardia dei cittadini e all'accoglienza che caratterizza il nostro popolo».

MASS MEDIA CORRETTI

Chiede ai media «di dare una corretta informazione di quanto la Chiesa e i vescovi dicono, un'informazione serena, obiettiva, completa, un atteggiamento sereno sia in chi scrive e sia in chi legge, per evitare interpretazioni riduttive o distorte».

LE MENSE A GENOVA

Non si scompone quando gli chiedono dell'inchiesta sulle mense a Genova nella quale alcuni indagati avrebbero fatto il suo nome e quello del cardinale Tarcisio Bertone: non c'è alcuna inchiesta. Bagnasco liquida la vicenda: «Il millantato credito è una cosa che esiste sempre ed esisterà sempre. Bisogna stare attenti alle parole che si dicono e si scrivono, perché si può fare molto male ad altri».

© Copyright Eco di Bergamo, 31 maggio 2008

La Santa Sede: garantire i ricongiungimenti

CITTÀ DEL VATICANO

I governi devono «rivedere attentamente le loro politiche migratorie», favorendo i ricongiungimenti familiari dei migranti: a sostenerlo è il Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, una sorta di ministero dell'immigrazione della Santa Sede. Riunito a Roma nei giorni scorsi per una assemblea plenaria durata diversi giorni, durante la quale lo stesso Benedetto XVI è intervenuto sollevando il tema dei ricongiungimenti, il Consiglio ha pubblicato ieri le sue conclusioni, un documento che parte dal concetto della centralità della famiglia nella società e dei diritti umani dei migranti.

«garantire l'unità della famiglia»

Garantire l'unità della famiglia, per la Chiesa cattolica, significa tutelare, da un lato, i diritti umani dei migranti e, dall'altro, favorire un retto comportamento e quindi la pacifica convivenza nelle società di accoglienza.
«Sono soprattutto i migranti senza documenti, o irregolari, a lasciare il proprio Paese senza il resto della famiglia – osserva il Pontificio Consiglio nelle sue conclusioni – con l'intenzione di inviare a casa rimesse in denaro. Poiché rappresentano tutti una risorsa per le società in cui lavorano, qualunque sia il loro status legale, è loro diritto che venga affrontato il problema della separazione familiare, temporanea o prolungata. Ciò può essere fatto anzitutto – si legge nel documento – favorendo il ricongiungimento familiare nei Paesi di accoglienza. Tuttavia, questi Paesi stanno restringendo sempre più tale possibilità, e la mancata unificazione della famiglia avrà certamente effetti a lungo termine». Il Pontificio Consiglio ha messo in agenda uno studio sulle conseguenze «psicologiche e sociali» dei mancati ricongiungimenti, e assicura intanto il suo sostegno «a quelle Conferenze episcopali che, fedeli al loro ruolo profetico, fanno appello ai propri governi affinché rivedano attentamente le loro politiche migratorie».

«offrire reale integrazione»

«È necessario, inoltre – prosegue il documento – studiare e mettere in atto, tanto a livello internazionale che nazionale, un quadro giuridico che permetta alle società di offrire reali possibilità di integrazione (che non significa assimilazione), reinserimento per coloro che ritornano, stabilità e coesione sociale sia per gli autoctoni, che per gli itineranti e i migranti, con le loro famiglie». A questo scopo, bisogna anche «adoperarsi affinché l'opinione pubblica prenda consapevolezza del fatto che l'integrazione non è un processo a senso unico».
D'altra parte – aggiunge la Santa Sede – «la separazione dei membri della famiglia potrebbe essere affrontata esaminando le cause alla radice della migrazione e dell'itineranza, e il ruolo che lo sviluppo può svolgere nella ricerca di soluzioni». «In effetti – si osserva – le persone hanno il diritto a non emigrare per realizzare il proprio benessere integrale. L'aiuto per uno sviluppo legittimo è, pertanto, indispensabile anche per realizzare la pace e l'armonia nell'arena internazionale».
La Chiesa, da parte sua, conferma il suo impegno nel favorire il dialogo interculturale e l'assistenza alle famiglie emigrate o miste, nonché a contribuire a contrastare la tratta di essere umani. Il tutto nella convinzione – conclude il documento – «che i migranti sono persone con una dignità umana inalienabile, a prescindere dalla loro nazionalità, cultura o condizione legale. I loro diritti umani devono, pertanto – avverte il Vaticano – essere rispettati».

© Copyright Eco di Bergamo, 31 maggio 2008

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il Cardinale Bagnasco si deve decidere se dobbiamo mettere un pò di ordine in Italia, parlando degli immigrati clandestini, oppure dato che siamo tutti figli di Dio possono rubare, uccidere, stuprare, delinquere, e così insieme alla sinistra facciamo una ipocrita politica di accoglienza, creando il caos in casa nostra. Essere cristiani significa rispettare oltre le leggi divine, anche quelle degli uomini. Anche Gesù scacciò i mercanti dal tempio,proprio perchè erano dei clandestini...