11 luglio 2008

San Colombano anima cristiana dell'Europa (Osservatore Romano)


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Celebrato nell'arcidiocesi di Vercelli il decimo meeting del Columban's Day

San Colombano anima cristiana dell'Europa

In occasione dell'xi meeting del Columban's Day, svoltosi quest'anno a Biandrate (Novara), nella parrocchia di San Colombano Abate, monsignor Enrico Masseroni, arcivescovo di Vercelli, durante la solenne concelebrazione eucaristica, ha pronunciato un'omelia, di cui pubblichiamo, qui di seguito, ampi stralci.

Due grandi correnti spirituali monastiche attraversano l'Europa nel vi secolo: la prima sale verso il nord, verso il continente ed è il monachesimo di fondazione benedettina. Benedetto infatti aveva costruito il grande monastero di Montecassino, dove morì nel 547.
La seconda corrente monastica, nello stesso secolo vi, discende dal nord verso il sud, dall'"isola verde" dell'Irlanda verso il continente. In Irlanda il monachesimo era fiorente e il secolo vi fu il secolo d'oro della vita monastica; la Chiesa era addirittura guidata dai monaci. Anche nel paese nord-europeo i centri di cultura erano i monasteri; e proprio dal monastero di Bangor, sul finire del secolo, partì san Colombano, con dodici compagni, per portare il Vangelo sul continente in profonda trasformazione. I due monasteri più famosi fondati da san Colombano furono quello di Luxeuil in Borgogna (Francia) e in Italia il monastero di Bobbio, a sud di Piacenza, in territorio occupato dai Longobardi, di religione ariana, l'eresia che negava la divinità di Cristo.
Non è un luogo comune, ma una verità storica, il riconoscere che non si può capire l'Europa ignorando la sua anima cristiana, divenuta cultura dei popoli del vecchio continente attraverso la presenza ramificata del monachesimo, che dal secolo vi accoglierà l'impronta di Benedetto. Anche i monasteri fondati da san Colombano e organizzati da una regola breve e severa, adottarono in seguito la regola benedettina, più mite e più armonica tra valori dell'evangelo e valori umani; scandita dal noto binomio vissuto nel quotidiano: Ora et labora prega e lavora.
San Benedetto e san Colombano sono stelle di prima grandezza nel firmamento del vi secolo, in cui sulle ceneri fumanti dell'impero romano nascono in Europa i nuovi regni romano-barbarici.
Allora vale la pena riproporci la domanda: dove sta l'attualità di san Colombano. Che cosa potrebbe dire a noi oggi? San Colombano fu uno straordinario conoscitore della parola di Dio, della Bibbia. Fondate testimonianze storiche ci ricordano che Colombano aveva una personalità forte, severa con se stesso e con gli altri; aveva una grande cultura: conosceva gli antichi autori della letteratura latina come Virgilio, Orazio, Ovidio; ma soprattutto conosceva a fondo la parola di Dio come strumento di annuncio e di formazione spirituale. I monaci irlandesi svilupparono una grande azione missionaria, che li portò non solo sulle coste occidentali d'Inghilterra, ma su tutta l'Europa cristiana bisognosa di evangelizzazione, anche a motivo dell'impreparazione del clero e della superficialità delle conversioni dei nuovi popoli germanici.
E c'è infine un terzo messaggio nella testimonianza cristiana di san Colombano: nell'esperienza dei suoi monaci trova particolare rilievo il pellegrinaggio, la peregrinatio Christi, l'andare lontano dalla propria terra, come forma di rinuncia, come esperienza itinerante e penitenziale (anche per questo, bene ha fatto la comunità parrocchiale di Biandrate a promuovere un pellegrinaggio presso l'urna di san Colombano a Bobbio). Il pellegrino inerme, nella sua immagine medioevale, è riconoscibile per il suo abbigliamento e gode di particolare protezione da parte della Chiesa. Anche Vercelli era una città attraversata dai pellegrini della via francigena.
Forse sta qui la più scomoda attualità di san Colombano. Certo nessuno di noi è chiamato a farsi monaco per diventare cristiano. Ma il monaco Colombano ricorda all'uomo smemorato e distratto del terzo millennio che c'è un essenziale da recuperare dentro l'orizzonte della vita: tutti siamo in pellegrinaggio, la vita è vigilia; e in pellegrinaggio non si porta un bagaglio ingombrante e inutile: bisogna portare l'essenziale: che è la vita di Dio, che è la sua grazia, la sua amicizia, la sua presenza nella nostra coscienza sgombra da idolatrie inique e ingannevoli.

(©L'Osservatore Romano - 11 Luglio 2008)

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