8 settembre 2008

L’appello del Papa: «Serve una generazione di politici cristiani» (Tornielli)


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L’appello del Papa: «Serve una generazione di politici cristiani»

di Andrea Tornielli

nostro inviato a Cagliari

Il mondo della politica ha bisogno di «una nuova generazione» di «cristiani impegnati» che con «competenza e rigore morali» cerchino soluzioni di «sviluppo sostenibile».
È l’appello che Benedetto XVI lancia da Cagliari, dal santuario della Madonna di Bonaria, di fronte a quasi centomila persone e al premier Silvio Berlusconi, invitando i laici cattolici all’impegno politico e ricordando ancora una volta l’importanza della famiglia che «oggi più che mai» ha bisogno di sostegno sia spirituale che sociale.
Quella di Papa Ratzinger in Sardegna è una visita di appena dieci ore, ma densa di appuntamenti. Dopo la presenza di Paolo VI nel 1970, e di Giovanni Paolo II quindici anni dopo, è la terza volta che un Pontefice rende omaggio al Nostra Signora di Bonaria della quale ricorre quest’anno il centenario della proclamazione a patrona della Sardegna, definendola nella lingua isolana: «Sa Mama, Fiza, Isposa de su Segnore», cioè mamma, figlia e sposa per eccellenza.
«Maria vi aiuti – dice il Papa nell’omelia – a portare Cristo alle famiglie, piccole chiese domestiche e cellule della società, oggi più che mai bisognose di fiducia e di sostegno sia sul piano spirituale sia su quello sociale.
Vi aiuti a trovare le opportune strategie pastorali per far sì che Cristo sia incontrato dai giovani, portatori per loro natura di nuovo slancio, ma spesso vittime del nichilismo diffuso, assetati di verità e di ideali proprio quando sembrano negarli. Vi renda capaci – aggiunge Benedetto XVI – di evangelizzare il mondo del lavoro, dell’economia, della politica, che necessita di una nuova generazione di laici cristiani impegnati, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile».
È un invito a non disinteressarsi della cosa pubblica, a considerare l’impegno politico una «forma esigente di carità», come ebbe a definirlo Paolo VI, figlio di un deputato popolare e antifascista, il Papa che fu padre spirituale della generazione dei politici democristiani che ricostruirono l’Italia nel dopoguerra. Oggi quella stagione è finita, e anche tra i giovani cattolici serpeggia talvolta la tentazione al disimpegno nei confronti della politica. Non esiste più un unico e forte partito cattolico e i credenti militano in varie formazioni e nei diversi schieramenti. Proprio in questi ultimi anni si sono manifestate molte tensioni, rispetto a scelte su temi quali la vita e la famiglia, che hanno visto i vescovi e lo stesso Benedetto XVI ribadire l’importanza di quei valori da lui definiti «non negoziabili»: basti ricordare la polemica sui Dico voluti dal governo di centrosinistra e i richiami della Chiesa nei confronti dei «cattolici adulti» che hanno rivendicato la loro autonomia.
Ora Ratzinger auspica una nuova generazione di cristiani in politica, competenti e moralmente rigorosi, capaci di proporre soluzioni di sviluppo sostenibile, vale a dire di sviluppo che non dimentichi mai l’uomo e la sua dignità, che non dimentichi i più deboli, che sia rispettoso dell’ambiente.
Al primo posto nelle preoccupazioni del Papa, lo dimostra anche questo viaggio, è la difesa della famiglia. Nella supplica che ha letto al termine della messa, prima di deporre una rosa d’oro ai piedi della statua lignea della Vergine, Benedetto XVI ha fatto riferimento ai «molti divorzi».
E nel pomeriggio, incontrando i giovani, prima di ripartire per Roma, ha ricordato loro che oggi «si usa il termine famiglia per unioni che in realtà famiglia non sono» e che si «è ridotta la capacità dei coniugi di difendere l’unità del nucleo familiare». Ha invitato i suoi entusiasti ascoltatori a guardarsi dai «nuovi ideali» del «guadagno e del successo» che portano a dare valore «solo a chi ha fatto fortuna».
Benedetto XVI, nonostante il caldo afoso, è apparso in buona forma: arrivando al santuario si è attardato nell’incontro con i malati e i centenari. Antonia Girau, una donna di 106 anni, gli ha augurato «di arrivare alla mia età».
Al termine della messa, il Papa ha salutato nominandoli il presidente del Consiglio, il sottosegretario Gianni Letta e il sindaco di Cagliari. Un saluto al presidente della Regione, Renato Soru, che non era stato ricordato la mattina, lo ha rivolto invece nel pomeriggio, all’inizio del suo discorso ai giovani, alcuni dei quali hanno fischiato al momento della citazione.

© Copyright Il Giornale, 8 settembre 2008 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffaella,
interessante l'intervista a Vittorio Messori su La Stampa: Non tiratelo a Destra o sinistra.
http://rassegna.camera.it/chiosco_new/pagweb/rassegnaQuotidianaFrame.asp
Bentornata!
Alessia

Raffaella ha detto...

Grazie, Alessia :-))