7 settembre 2008

Processo rinviato per ramadan. Rivolta laica in Francia (Nava)


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Polemica per la decisione del giudice. L'imputato: il digiuno mi indebolisce

Processo rinviato per ramadan
Rivolta laica in Francia


Il governo Sarkozy: la religione non c'entra con la giustizia

Massimo Nava

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

PARIGI — Il rinvio di un processo può essere motivato da molte ragioni, cavilli, intoppi procedurali. Ma mai si era visto un rinvio a causa del digiuno dell'imputato, un rapinatore di stretta osservanza musulmana che, in tempo di ramadan, non sarebbe in grado di presenziare alle udienze nella miglior condizione fisica e mentale per difendersi. Così almeno sostengono i suoi difensori e la decisione della corte d'assise di Rennes ha innescato in Francia l'ennesimo lacerante dibattito sulle sorti della laicità, fondamento costituzionale della Repubblica, oggi a quando pare aggredito in un uno degli ambiti di applicazione più qualificanti: l'amministrazione della giustizia.

Il caso è stato sollevato dagli avvocati di parte civile e il procuratore generale di Rennes, Leonard Bernard de La Gatinais, si è affrettato a convocare una conferenza stampa per smentire le motivazioni del rinvio. «Invocare il ramadan sarebbe totalmente contrario a tutti i principi repubblicani di laicità, ha detto. Ha inoltre spiegato che il processo a carico di una banda protagonista di rapine nella zona di Saint Malo nel corso degli ultimi sette anni presenta elementi procedurali complicati (è coinvolto un poliziotto per traffico di stupefacenti) tanto da richiedere il rinvio. Ma l'esposto presentato dalla difesa dell'imputato fa esplicito riferimento al ramadan e al fatto che «il cliente non sarà nella piena capacità di difendersi in aula». «Forse che si tengono processi a Natale o a Pasqua? Non mi risulta che siano feste repubblicane», ha insistito l'avvocato difensore, il quale sostiene di non aver sollevato un problema religioso ma una questione di «discriminazione», in quanto l'imputato deve essere «in pieno possesso dei suoi mezzi per difendersi». «In una repubblica laica come la nostra, l'organizzazione giudiziaria non può basarsi su un calendario religioso» ha detto Helene Franco, segretario generale del sindacato della magistratura.

Comunque sia il processo è stato rinviato al 19 gennaio e ad essere processata, nel mondo politico e sulle prime pagine dei giornali francesi, è oggi l'amministrazione giudiziaria, peraltro già sulla graticola per croniche disfunzioni. D'altra parte, i problemi della laicità e dei rapporti fra religione e società civile diventano argomenti di polemica proprio perché l'amministrazione giudiziaria si trova automaticamente in prima linea ogni volta che si tratta di far applicare una disposizione o interpretare un principio. Fra i casi più recenti, il rifiuto del consiglio di stato di accordare la nazionalità a una donna marocchina, da anni residente in Francia, decisa a portare la burqa : «una pratica radicale» ritenuta incompatibile con i valori della società francese. Di segnale diverso, la decisione del tribunale di Lilla di riconoscere la nullità di un matrimonio su ricorso del marito contro la moglie che aveva mentito sulla propria verginità. E l'ultima versione della legge sulla laicità, che proibisce i simboli religiosi nelle scuole pubbliche, è spesso fonte di controversie e di critiche in cui non è sempre facile distinguere fra le ragioni della società civile, i diritti individuali, lo spirito di tolleranza e l'impegno all'integrazione.
Il processo di Rennes è tuttavia il caso limite. Anche per i suoi risvolti grotteschi. In teoria, stando alla posizione degli avvocati della difesa, si potrebbe ipotizzare la chiusura degli uffici «causa ramadan» o la sospensione dei processi e delle lezioni a scuola il venerdì o il sabato in ossequio a principi religiosi. «La religione non ha niente a che vedere con la giustizia», ha detto il sottosegretario Fadela Amara. Il rinvio del processo è una decisione inappellabile, ma la Francia spera che la smentita del procuratore di Rennes corrisponda al vero.

© Copyright Corriere della sera, 7 settembre 2008 consultabile online anche qui.

Ahi, ahi, ahi...laicista Francia!
Che cosa accadrebbe se un Cattolico chiedesse la sospensione del processo durante la Quaresima o l'Avvento? Mamma mia...rivolte, manifestazioni, titoloni sui giornaloni!
Due pesi e due misure? Ahi...ahi!

R.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Non è giusto sospendere i processi per il ramadan così come per la quaresima. Giusto l'insorgere dei francesi. Marco

Luisa ha detto...

Il problema cara Raffaella, è che i cattolici non domanderanno mai una sospensione per la Quaresima semplicemente perchè ben pochi la fanno....e se la domandassero sarebbero rinviati per direttissima ma si tratta di musulmani...e loro non rinunciano alla loro Sharia, non solo non ci rinunciano ma cercano e sempre più spesso arrivano ad imporla al Paese che li ospita!!
In Gran Bretagna hanno persino richiesto che parti della Sharia siano introdotte nella legge inglese..non sto scherzando!
Le nostre società occidentali, che hanno gettato il Dio dei cristiani fuori dalle loro frontiere, stanno sottomettendosi al Dio dei musulmani e alla sua legge.

Anonimo ha detto...

cara Luisa, pur di beneficiare di un rinvio di udienza sarebbero in tanti, imputati nei processi penali o convenuti nei giudizi civili, a ritornare improvvisamente osservanti di Avvento e Quaresima, il punto è che dubito fortemente che i nostri magistrati accoglierebbero l'eccezione, se no li vedresti subito i radicali incatenati sotto i palazzi di giustizia!
Però tentar non nuoce, quasi quasi i colleghi francesi mi hanno dato un'idea... : DD