25 settembre 2008

Un film può fare male se è un servizio alla demenza. Chiedere a Don Canio che si è preso duecento punti di sutura...(Rondoni)


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Un film può fare male se è un servizio alla demenza

DAVIDE RONDONI

Un film non fa male, dicono.
Un romanzaccio di basso livello non può far male a nessuno. Di solito si dice così. Ed è difficile sostenere il contrario. Un romanzo o un film possono far arrabbiare, possono dispiacere, possono far litigare.
Però, si dice di solito, non si può accusare un romanzo o un film di provocare danni seri.

Di solito si dice così, anche perché, chi si azzarda a sostenere il contrario viene subito sbattuto tra i sostenitori della censura o peggio del totalitarismo. E dunque, va bene, i romanzi e i film – anche i più banali o violenti – male non fanno. Ma andate a dirlo a don Canio, che s’è preso le coltellate di uno squilibrato, il quale tra le altre confusionarie motivazioni ha addotto pure quella di aver visto la sera prima 'Il codice da Vinci'.

Duecento punti di sutura, il rischio di morire. Andate a dirlo a don Canio che quel film – guarda a caso mandato la sera prima – non gli ha fatto niente.
Marco, il venticinquenne è un povero ragazzo lasciato solo coi suoi fantasmi. Una mente invasa da fumi paranoici.
La testa avvelenata da fantasmi e da chi sa quali traumi che han preso le sembianze di una maschera da Anticristo di quartiere, armato di coltellaccio e pericoloso. La visione di quel film ha scatenato in una mente già piegata all’insania qualcosa di mostruoso. E allora si potrebbe sostenere che un film così sinistramente violento contro qualcuno, in questo caso contro la Chiesa, può fare danni solo se visto da menti malate. Ma già vediamo i benpensanti storcere il naso e affermare di sentire odore di roghi di libri. E allora, d’accordo, diciamo pure, ancora una volta, che i romanzi falsamente velenosi, che dipingono qualcuno orrendamente, non fanno mai male, se pur qualche mente deviata ne può subire un fascino pericoloso. Ma andate a dire a don Canio che no, che anche se non trasmettevano quel film lui le coltellate tanto se le beccava lo stesso.
Che se sta rischiando la pelle, no, non c’entra nulla col fatto che la sera prima in tv i preti come lui siano stati dipinti come una feccia umana, come i peggiori nemici della verità e della convivenza. Diteglielo a don Canio e ai tanti preti di parrocchia, ai tenti preti che stanno in mezzo alla gente, che no, non si devono preoccupare se una potentissima macchina mediatica si è messa in moto per ritrarli come persone oscure, macchinatori infernali, dediti a pratiche assurde. Sì, può darsi che qualche squilibrato ci ricaschi. Ma niente di grave. Per nessuno, a parte che per chi si becca le coltellate.
Saggiamente, qualche giorno fa, il portavoce dell’Opus Dei Corigliano ha dichiarato che quel romanzo e il film che hanno ritratto i membri dell’Opera come dei sanguinari macchinatori, può essere usato invece come occasione per fare chiarezza.

Forse trasmettere un film così violentemente anticristiano – e proprio in questi tempi in cui non i libri si incendiano ma le cattedrali – senza proporre alcuna possibilità di replica o di discussione, non è proprio un servizio alla chiarezza. Anzi, di fatto è stato solo un servizio alla demenza di qualcuno che poi ha alzato la lama.

Questi sono i fatti. Che non possono non inquietare. A meno che la vita e le cicatrici di un uomo, di un prete, valgano meno di un principio che si evoca astrattamente e spesso solo in certi casi e stranamente non in altri: la libertà di espressione. Quando un principio astratto e ambiguamente impiegato deve fare i conti con il sangue è meglio che venga verificato seriamente. E ne sia corretto l’uso distorto, quando lo si agita a copertura di intenzioni offensive che dalla irresponsabilità della pagina scritta possono muovere gesti irresponsabili.

© Copyright Avvenire, 25 settembre 2008

I giornaloni non si sono attivati piu' di tanto su questa vicenda...codone di paglia?
Pensate che cosa sarebbe accaduto se fosse stato ferito, tanto per fare un esempio, uno degli attori di quel film.
Quanto ci avrebbero messo i giornaloni ad accusare la Chiesa Cattolica, i vescovi, il cardinale Bertone ed il Papa di avere armato la mano del folle solo per avere criticato il libro in questione?
Eh... ma e' diverso...eh si'...questa volta ad essere ferito e' stato un prete e allora a chi importa?
Ma si'...non e' poi cosi' grave.
Cio' che conta e' che la tv delle letterine e delle veline possa continuare a trasmettere filmetti e siparietti e che i giornali possano continuare a denigrare la Chiesa Cattolica.
Domandone: che cosa sarebbe accaduto se il "Codice da Vinci" avesse offeso la religione musulmana o quella ebraica?
Non serve rispondere...era una domanda retorica.

R.


Roma, ore d’ansia per il prete accoltellato

Medici «ottimisti». Ma non è fuori pericolo

La comunità parrocchiale di Santa Marcella si è stretta intorno al parroco preso di mira da un folle

DA ROMA LUCA LIVERANI

Ore ancora difficilissime per don Canio Calitri, il parroco di Santa Marcella a Roma accoltellato lunedì da uno squilibrato. Il primario del reparto rianimazione del Cto della Borghesiana, dove il sacerdote è ricoverato, al sindaco Gianni Alemanno che s’è recato ieri mattina a visitarlo ha detto però di essere «cautamente ottimista»: le prossime 24 ore – ha spiegato il professor Francesco Dauri – saranno fondamentali per capire se il sacerdote è fuori pericolo. Le coltellate alla gola miracolosamente non hanno leso nessun organo vitale, ma gli hanno fatto perdere molto sangue. È sempre in coma farmacologico. Fuori pericolo invece l’ex-prefetto Antonio Farrace, l’anziano parrocchiano intervenuto in difesa del sacerdote e finito anche lui sotto il coltello del folle. Il sindaco Alemanno ha voluto portare ai familiari di don Calitri – il fratello Mario e le sorelle Raffaella e Domenica – la solidarietà e la vicinanza di Roma e del Campidoglio, sottolineando l’importante lavoro sociale del sacerdote svolto in questi anni sul territorio. Già martedì sera al capezzale del prete era arrivato verso le 19 il cardinale vicario, Agostino Vallini, che aveva dovuto attendere la fine del lungo intervento - sei ore - durante il quale al sacerdote sono stati applicati oltre 200 punti di sutura, interni ed esterni. In parrocchia intanto l’incredulità e il dolore sono palpabili. Nell’ufficio parrocchiale di Santa Marcella al quartiere Miani, tra via Marco Polo e San Saba, zona Piramide Cestia, il padre verbita Giancarlo Girardi, vicario cooperatore, smista telefonate e visite: «La gente è molto solidale – dice – e vengono in tantissimi a informarsi su don Canio. Martedì alla messa vespertina feriale la cappella era insolitamente stracolma». Padre Girardi conferma che «l’intervento chirurgico è riuscito. La ferita più grave è quella sotto la mandibola, dove la lama ha lesionato la lingua e forse un occhio». Fuori pericolo l’altro ferito, Antonio Farrace. Sconcerto e incredulità per le assurde motivazioni che hanno spinto il giovane Marco Luzi a sfiorare la mattanza. Oltre al parroco e al parrocchiano, il 23enne nella sua fuga ha anche ferito alla schiena - in maniera lieve - Rosemary Sotero Rivera, una baby sitter peruviana che ha fatto scudo alla bambina con lei.
E ha colpito all’addome, senza conseguenze gravi, Luca Gori, agente dei 'Falchi', i motociclisti della mobile, che l’ha affrontato a mani nude - «troppa gente per usare le armi» – assieme al collega Francesco Santilli. «Ho cercato di parlare con la famiglia di Marco Luzi – racconta padre Girardi – sia per telefono che a casa, ma non mi ha mai risposto nessuno. Lo vedevo alla messa delle 11 e 30, quella celebrata da don Canio. Un ragazzo taciturno: si metteva in un banco isolato, rispondeva con un mugugno al mio saluto. Era andato a scuola dalle suore francescane, poi aveva frequentato l’oratorio della parrocchia di San Saba.
Quest’estate l’avevo visto in giro, come sempre non si fermava a parlare con nessuno». Solitudine e incomunicabilità che, chissà per quali vie, l’hanno spinto a mettere insieme un armamentario di testi e immagini sataniste e anticristiane: suoi i testi deliranti trovati in casa firmati «666», numero del demonio, e «Io l’anticristo». Sua la riproduzione dell’Ultima cena di Leonardo, opera al centro del discusso best seller Il Codice Da Vinci, da cui è stato tratto il film che il giovane lunedì sera ha visto in tivù. «Una suora che è stata sua insegnante – racconta ancora l’aiuto-parroco – l’aveva incontrato due settimane fa assieme alla mamma. 'Ti ricordi della suora? Non la saluti?' era stato l’invito - inascoltato - della madre. 'Vede suora, questo ragazzo ormai non parla più con nessuno', s’era sfogata la mamma».

© Copyright Avvenire, 25 settembre 2008

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Marco era un ragazzo con seri problemi psichici e nient'altro. Il film non ha nulla a che vedere con la sua malattia, che era iniziata quando aveva 6 anni. Come al solito i giornalisti per fare notizia devono sempre mettere davanti a tutto la loro superficialità e ignoranza.
Ma non solo i giornalisti: anche voi non fate altro che porre in primo piano il povero Papa e la chiesa, mentre dovrebbe stare al di fuori da giudizi che non le competono o su persone e fatti che, come al solito, ritiene di conoscere. Porre come unico dettame il giudizio proferto da un solo uomo, il Papa, non è mai giusto e democratico. Il papa è semplicemente un uomo, come il diavolo è semplicemente un'invenzione per impaurire il prossimo e metterlo dalla propria parte.
E poi dove sta scritto che non è consentito scrivere libri sul papa? Ripeto, libertà di espressione.

Don Canio, spero che questi terribili giorni passino in fretta e che lei guarisca presto.
Paola, mi dispiace per tuo figlio e per la tua famiglia.

Giulia

euge ha detto...

Cara Raffaella, il Codice da Vinci che ho letto credendo di leggere un giallo decente, è la più grande bufala prima letteraria e poi cinematografica della storia.
Ricordo, che finita la lettura del libro, rimasi senza parole ...... una storia piena di intrecci, personaggi ed un finale da far cadere le braccia per terra.
Non ho visto il film il libro mi è stato sufficiente.
Certo è che magari qualche mente non proprio a posto, ha creduto di imitare chissà chi o di essere qualche prescelto per chissà quale missione apocalittica. Anche certi siti internet che parlano di profezie e cose simili, possono produrre reazioni inaspettate ed inimmaginabili su persone fragili e facilmente suggestionabili. Credo che per evitare altri episodi di violenza come questo, forse sarebbe il caso, da parte di chi ne ha il compito, di controllare e di arginare gli effetti deleteri di simili detti siti.

Anonimo ha detto...

Cara Giulia, se i giornalisti come fanno anche per altre notizie hanno trattato con superficialità ed ignoranza come dici tu la storia di Marco, ti do ragione. Non posso però accettare, questo tuo giudizio su coloro che credono in Dio e che vedono nella figura del Papa non solo un uomo come dici tu ma, il Vicario di Cristo. queste sono le tue parole:
"Il papa è semplicemente un uomo, come il diavolo è semplicemente un'invenzione per impaurire il prossimo e metterlo dalla propria parte."
Per quanto riguarda il Papa, già ti ho dato la spiegazione per quanto riguarda il resto, sappi che chi crede in Dio, non è una persona che non ha cervello che accettano a scatola chiusa tutto ciò che viene loro propinato; come la favoletta del diavolo che tu stessa hai citato. Per un cristiano cattolico, il diavolo non è quello dei fumetti con corna, coda e quant'altro ma è tutta quella serie di azioni e tentazioni di grandezza ed onnipotenza da parte dell'uomo, che lo allontanano da Dio. E' chiaro che non voglio ne farti cambiare idea, ne tantomeno importi il mio punto di vista ma, non è bello far passare per dementi e creduloni coloro che hanno una fede di cui tu forse non senti la necessità

mariateresa ha detto...

mi sembra che il diritto di parlare male del papa sia ampiamente garantito in Italia.
Anche di metterlo all'inferno in compagnia dei sodomiti. Cosa altro si può inventare per offenderlo?
E' libertà anche lasciare , a chi lo ritiene opportuno, parlane bene e seguire la sua parola, anche se è la parola di un uomo.Di in uomo che per milioni di credenti rappresenta qualcosa di speciale, mettiamola così.
Mi dispiace per quel ragazzo e naturalmente per don Canio, ma non è il caso , anche se mossi da buone intenzioni, di fare la buccia alle convinzioni degli altri. Libertà di espressione e libertà di credere.

Anonimo ha detto...

"Non posso però accettare, questo tuo giudizio su coloro che credono in Dio e che vedono nella figura del Papa non solo un uomo come dici tu ma, il Vicario di Cristo."

Come sempre la carità cristiana ed il buon senso vengono a mancare anche dopo le parole di Giulia, parole che hanno dimostrato come certa stampa e certe persone siano bramose solo di trovare il male per potersi fregiare della loro superiorità.
Ci sono in tutto il mondo serial killer che dicono di essere stati spinti ad uccidere dalle parole di Gesù, della Madonna, ecc.
I giornali seri non hanno mai e ripeto mai, trattato questi casi come forme di plagio o di influenza nefasta della religione sulla psiche di questi MALATI (perchè di questo purtroppo si tratta).
I **** della Chiesa hanno invece approfittato subito della cosa prevedendo di essere per questo accusati di volontà di censura, mentre l'accusa che gli è piombata addosso meritatamente è stata quella di sciacallaggio (a scanso di equivoci ricordo che Giulia non ha usato questa parola).

Anonimo ha detto...

Penso c'entri poco il film, il ragazzo, poverino, deve essere sofferente a livello psichico (condanno con piena veemenza il gesto, ma provo pena per l'autore).
Altrimenti tutti potremmo appellarci ai film come propaganda -anti. Come nel caso del film The Passion di Mel Gibson, potremmo dire che è propaganda antisemita?