30 settembre 2008

Apprezzamento del Papa per la Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano durante la festa del patrono san Michele (Osservatore)


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Apprezzamento del Pontefice per la Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano durante la festa del patrono san Michele celebrata a Castel Gandolfo

Con fedeltà al servizio del Papa e della Sede apostolica

"È come se un cammino lungo, ricco di storia, giungesse a piena maturazione per ripartire con nuovo slancio e con spirito rinnovato verso un futuro che, ce lo auguriamo, sia altrettanto ricco. Guardiamo avanti, ma in piena fedeltà al passato". Mentre scorrono le immagini di un video in cui passato e presente si fondono in perfetta armonia, rendendo visibile questa volontà di progredire pur restando ancorati alle proprie radici, Domenico Giani, comandante della Gendarmeria dello Stato della Città del Vaticano, sintetizza così lo spirito che anima il profondo rinnovamento del Corpo. Un rinnovamento sancito significativamente nel giorno della festa del patrono san Michele Arcangelo, dall'entrata in vigore del nuovo regolamento.
L'ingresso nell'Interpol, la partecipazione a pieno titolo alla rete di focal points creata dall'organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (osce), l'istituzione di reparti speciali antiterrorismo e antisabotaggio sono tra le principali novità contenute nel regolamento, riscritto dopo circa sessant'anni.
Quest'anno dunque la tradizionale celebrazione della festa di san Michele per la famiglia dei gendarmi ha assunto un significato tutto particolare. Non a caso, diversamente da quanto accaduto negli anni passati, si è svolta a Castel Gandolfo, presso il Padiglione del Parco Antico delle Ville Pontificie.
E il Papa, sensibile alla loro quotidiana missione - "I miei Angeli" li ha definiti questa estate a Bressanone -, non ha mancato di essere tra di loro in questa circostanza e di rivolgere loro la sua parola.
"È per me una grande gioia - ha detto concludendo quella che è stata realmente una festa di famiglia - vedere per la prima volta riunito tutto intero il Corpo della Gendarmeria dello Stato Pontificio e avere così per la prima volta l'occasione di dire a tutti, e pubblicamente, il mio sincero e cordiale ringraziamento per il vostro servizio, realizzato con tanta competenza, con tanta fedeltà e discrezione".
"Sul vostro nuovo stendardo sono rappresentati un ramo di ulivo e un ramo di quercia, simboli della pace e della forza. E così interpreta anche la figura di san Michele: la forza di Dio contro la forza del male. E proprio essendo forza di Dio contro il male diventa forza di pace. Mi auguro che voi possiate essere sempre in conformità con il vostro santo patrono, forza della pace, forza del bene per tutti noi. Per questo vi imparto volentieri la mia benedizione apostolica".
Come si conviene a una famiglia forgiata dalla fede la giornata di festa è iniziata ai piedi dell'altare. La preghiera, veramente corale, è stata presieduta dal cardinale Giovanni Lajolo, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Monsignor Giulio Viviani, cappellano della Gendarmeria, all'inizio della messa ha rivolto al celebrante un breve indirizzo d'omaggio. Durante l'omelia, il cardinale si è soffermato in particolare sul concetto dell'adesione interiore alla volontà del Padre che si esprime, poi, nell'attuazione volontaria e volenterosa.
Il cardinale ha preso spunto dalla parabola del Divin Maestro proclamata nel Vangelo di Luca, laddove si racconta dei diversi atteggiamenti dei due fratelli chiamati a lavorare nella vigna del padre: l'indolenza da una parte e l'azione, dopo il pentimento, dall'altra. "Cercando di applicare a noi stessi - ha spiegato - nel concreto della nostra propria vita" questi diversi atteggiamenti dei due fratelli, "forse dopo la prima reazione nel porci, ovviamente nella categoria del secondo figlio, che fa, anche se non prontamente la volontà del Padre, a ben pensarci non possiamo del tutto staccare da noi stessi nemmeno l'immagine del secondo fratello". A impedirlo è il nostro "egocentrismo - ha aggiunto -, il porre sull'altare del nostro intimo noi stessi, l'idolo del nostro io".
Ma c'è un terzo fratello proposto dalla liturgia celebrata, al quale riferirsi "per plasmare la nostra vita: Cristo. Egli - ha detto il cardinale concludendo l'omelia - è il nostro vero fratello, non solo un'immagine di parabola" ma il fratello vero attraverso la cui imitazione "possiamo ottenere il perfetto adeguamento della nostra vita alla volontà del Padre" e così "la nostra vita può non solo imitare, ma può inserirci nella sua vita; Cristo ci assume nella sua vita di Figlio obbediente".
Al termine della messa il cardinale ha benedetto e consegnato al Corpo il nuovo stendardo, realizzato grazie alla collaborazione dell'arciprete della Basilica di San Paolo, il cardinale Cordero Lanza di Montezemolo, esperto di araldica. Raffigura, come spiegato dal Papa, due rami, uno di ulivo e uno di quercia, che si intrecciano. È sormontato da una statuetta di san Michele Arcangelo realizzata dal laboratorio marmi dei Musei Vaticani.
Le varie fasi della cerimonia sono state sottolineate dalle note della banda della Gendarmeria, di recentissima istituzione. A reparti schierati il comandante Domenico Giani ha poi salutato i numerosi intervenuti. Dopo aver ringraziato i superiori, "artefici di questo nuovo corso", i gendarmi in servizio, quelli che lo hanno concluso, e rivolto il suo pensiero a quanti sono scomparsi, il comandante ha parlato alle nuove leve. "Considero - ha detto - un privilegio poter lavorare con molti giovani. Vengono tra di noi in un periodo tra i più delicati della loro esistenza e sono chiamati a svolgere una missione più che un servizio. A loro guardiamo con particolare attenzione e con tanta fiducia. Non dimentichiamo quanto il Santo Padre stesso guardi proprio ai giovani come speranza per il futuro della Chiesa e del mondo.
Nel suo recente viaggio apostolico in Francia ha manifestato questa sua ansia parlando al Presidente Nicolas Sarkozy.
"I giovani - ha detto durante l'incontro all'Eliseo - sono la mia preoccupazione più grande. Alcuni di loro faticano a trovare un orientamento..., soffrono di una perdita di riferimenti nella propria famiglia..., sperimentano i limiti di un comunitarismo religioso condizionante..., spesso devono affrontare da soli una realtà che li supera". È dunque necessario "offrire loro un solido quadro educativo - ha precisato il Papa - e incoraggiarli a rispettare e ad aiutare gli altri cosicché arrivino serenamente all'età matura". È su questa linea che intendiamo accogliere e lavorare con e per i nostri giovani".

"Dovremmo essere capaci di insegnare loro a "essere" ancor prima di "apparire".

Dovremmo insegnare a considerare la stessa divisa che indossiamo, come lo specchio della nostra anima: non tanto segno di potere o di imposizione, quanto piuttosto segno distintivo di quello spirito di servizio che siamo chiamati a offrire al Papa, alla Chiesa, e a quanti sono abituati a vedere in noi i garanti di quella serenità che deve regnare nella casa del Padre".
"E qui mi rivolgo ai nostri anziani, custodi di questi valori: nessun insegnamento vale più dell'esempio, della testimonianza". Poi, annunciata l'entrata in vigore del nuovo regolamento, ha indicato la specificità dell'obbedienza che deve caratterizzare il gendarme. L'esempio, ha detto, è quello di san Benedetto che invitava i suoi monaci ad "ascoltare con l'orecchio del cuore" gli insegnamenti del maestro e la volontà del Padre.
Infine il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha voluto esprimere il suo personale apprezzamento, e quello dell'intera Segreteria di Stato, per il Corpo. Nel sottolineare il particolare rapporto che lo lega con la Gendarmeria, il cardinale ha raccontato alcuni aneddoti a proposito della sua passata esperienza di docente proprio con i gendarmi più anziani. "Non so se tra i più anziani - si è chiesto il cardinale - c'è ancora qualche allievo della Guardia Palatina a cui ho fatto scuola di religione per diversi anni la domenica mattina, prima della riforma di Paolo vi. E non posso dimenticare poi i corsi di diritto canonico e civile svolti, a seguito della promulgazione del nuovo codice di diritto canonico, ai gendarmi. Si svolgevano di mattina presto, dalle sei e trenta alle sette e trenta. Immaginate voi se poteva esserci o no un po' di sonnolenza. Ma i gendarmi per definizione sono vigilanti e io cercavo di tenerli svegli durante le mie lezioni con qualche aneddoto".
Il ricordo è poi tornato a "quando ho messo piede per la prima volta in Vaticano, negli anni sessanta; ho provato subito ammirazione per la presenza diligente e rassicurante, ai diversi varchi, della Gendarmeria e della Guardia Svizzera. Sarà per la mia predisposizione salesiana, ma ho facilmente stabilito con loro un rapporto di fraternità e di amicizia, ma anche di grande stima". Rievocata "la delicatezza" delle mansioni che svolgono i Gendarmi, "la serietà della loro formazione", la "competenza professionale" raggiunta, il segretario di Stato ha messo in rilievo le qualità che devono rendere questo Corpo veramente speciale: la "disponibilità al sacrificio nello svolgimento del proprio compito, nell'ascetica dello spirito e non solo del corpo, al dono delle proprie capacità intellettive e affettive, con la coscienza che il posto occupato in Vaticano ha valenza anche come fedele seguace di Cristo; come testimone credibile del suo Vangelo".
Infine ha rivolto il suo pensiero alle famiglie dei gendarmi "a mogli e figli che devono essere orgogliose e orgogliosi dei loro mariti e dei loro padri".
A sigillo della stima che il Corpo della Gendarmeria ha suscitato nei superiori il cardinale segretario di Stato ha consegnato, a fine serata, onorificenze conferite da Benedetto XVI: all'ispettore generale Domenico Giani il titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine di San Silvestro Papa; al vice ispettore Raoul Bonarelli il titolo di Commendatore con placca dell'Ordine di San Gregorio Magno. Ai Sovrastanti Maggiori Gianfranco Maritan e Antonio Perfetti il titolo di Commendatore dell'Ordine di San Gregorio Magno.
Alla cerimonia hanno partecipato anche i cardinali Jean-Louis Tauran e Raffaele Farina; l'arcivescovo Piero Marini, i vescovi Renato Boccardo e Marcello Semeraro. Tra le autorità civili erano presenti il direttore delle Ville Pontificie Saverio Petrillo e numerosi membri del Corpo Diplomatico accreditati presso la Santa Sede. Il Governo italiano era rappresentato dal sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Gianni Letta. Tra le autorità militari, oltre al nuovo comandante della Guardia Svizzera Pontificia Daniel Rudolf Anrig, erano per l'ispettorato generale di Pubblica Sicurezza presso il Vaticano il Prefetto Festa e il nuovo Dirigente Generale Callini, rappresentanti della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di Finanza, del Corpo Forestale e della Polizia Penitenziaria.

(mario ponzi)

(©L'Osservatore Romano - 29-30 settembre 2008)

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