25 settembre 2008

Card. Ruini: "La Cei è sempre dalla parte della vita. E la linea non cambia" (Muolo)


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l’intervista

Il cardinale: del tutto fuorviante interpretare le parole della prolusione di Bagnasco come se potessero rappresentare un cambiamento su questo punto. È vero esattamente il contrario: l’apertura a una nuova norma ha il solo scopo di evitare un tale cambiamento

Ruini: Cei sempre dalla parte della vita. E la linea non cambia

DA ROMA MIMMO MUOLO

Nessuna differenza di posizione con il cardinale Bagnasco. E nulla cambia nell’atteggiamento della Cei in merito a una eventuale legge sulla «fine vita».
Le parole del presidente della Conferenza Episcopale Italiana vanno dunque interpretate come una difesa degli stessi principi, nella nuova situazione determinatasi in seguito alla sentenza della Corte di Cassazione che aveva autorizzato la sospensione dell’alimentazione e dell’idratazione nei confronti di Eluana Englaro. Risponde così il cardinale Camillo Ruini a chi ha voluto vedere una svolta nel discorso con cui lunedì il presidente della Cei aveva aperto il Consiglio permanente. E in questa intervista ad Avvenire spiega il perché.

Eminenza, nella polemica successiva al brano della prolusione del cardinale Bagnasco dedicato al caso Englaro, anche lei è stato tirato in ballo, in particolare da Giuliano Ferrara, il quale – intervistato da Maria Antonietta Calabrò sul Corriere della Sera – ha ipotizzato che lei se fosse stato ancora presidente della Cei, avrebbe evitato qualsiasi cedimento. La sua posizione è davvero diversa da quella del cardinale Bagnasco?

Assolutamente no, ma vorrei spiegare. L’opportunità di un intervento legislativo riguardo alla fine della vita nasce unicamente dal pronunciamento della Corte di Cassazione sulla vicenda di Eluana Englaro. In concreto, infatti, soltanto attraverso una norma di legge è possibile impedire che quel pronunciamento apra a una deriva davvero eutanasica, fino a consentire l’interruzione della nutrizione e dell’idratazione. Nella sostanza però nulla è mutato, né potrebbe mutare, nell’atteggiamento della Cei riguardo alla tutela della vita umana dall’inizio al suo termine naturale. E’ del tutto fuorviante, dunque, interpretare le parole della prolusione del cardinale Bagnasco come se potessero rappresentare un cambiamento su questo punto. E’ vero esattamente il contrario: l’apertura a una legge ha il solo scopo di evitare un tale cambiamento.

Come mai allora Giuliano Ferrara, ed altri con lui, hanno espresso un simile timore in termini preoccupati e perfino drammatici?

Voglio dire con tutta franchezza che condivido profondamente le istanze e le preoccupazioni oggettive espresse da Giuliano Ferrara, e vorrei rassicurarlo che il cardinale Bagnasco e la Chiesa italiana non deluderanno le attese di chi è a favore della vita e della dignità umana.

Quale linea seguire in concreto?

In concreto anche in questo campo non possiamo cedere al relativismo soggettivista, affidando alla volontà del singolo ammalato, o di altre persone, la decisione di produrre la morte. Tanto meno si può obbligare il medico a tradurre in atto questa volontà tramite azioni od omissioni. Ogni espressione della propria volontà ­ anticipata o meno - deve rimanere all’interno di questi confini. Lo stesso principio costituzionale in base al quale «nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario» non esime pertanto il medico - e con lui tutti coloro che sono vicini alla persona sofferente - dal dovere di motivare il paziente, attraverso strumenti non coercitivi, alla tutela della propria salute, con tutti i mezzi proporzionati. Si eviterà così l’accanimento terapeutico, ma si deve anche e anzitutto evitare qualsiasi forma aperta o mascherata di eutanasia.
Sono essenziali, a questo fine, la cura, la vicinanza e la sollecitudine che sia le strutture sanitarie e il loro personale, sia le famiglie, gli amici, i sacerdoti e tutto l’ambiente circostante sapranno esprimere verso coloro che non hanno speranze di guarigione in questo mondo e che si trovano in situazioni di estrema sofferenza.

© Copyright Avvenire, 25 settembre 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Dalle parole del card. Ruini ho compreso quanto segue: egli fornisce oggettive spiegazioni dell'iniziativa del Card. Bagnasco, ma non dice chiaramente di "fare propria" questa stessa iniziativa (io sono d'accordo con Ferrra, fose stato ancora lui il Presidente della CEI, non avrebbe fatto quelle dichiarazioni, nemmeno dopo il caso di Eluana). Nel contempo, agli evidenzia che nel "merito" naturalmente non c'è nessun cambiamento di rotta della CEI (ma su qusto nessuno, neppure Ferrara ha dubitato, la sua critica , e quella di altri sta sul "metodo").
Detto questo, hHo trovato sul sito del Foglio l'articolo "I laicisti trionfano" di Francesco Agnoli che sintetizza in modo esaustivo ed efficace le perplessità sulla dichiarazione del Card. Bagnasco, e delinea i più probabili , e non ottimistici, scenari politici in Parlamento quando si tratterà di legiferare in materia. In particolare, Agnoli osserva a ragione che attribuire valore alle dichiarazione del paziente significa "assolutizzazione del giudizio soggettivo (del paziente stesso)". Ancora, osserva che su questa materia non c'è vuoto legislativo, bensì ci sono (cito dall'articolo) : "l’articolo 575 del codice penale punisce chiunque cagiona la morte di un uomo; l’articolo 579 sanziona l’omicidio del consenziente; l’articolo 580 punisce severamente chi “determina altri al suicidio o rafforza l’altrui proposito di suicidio ovvero ne agevola in qualsiasi modo l’esecuzione". Insomma, perchè "gettare il pallino nell'agone parlamentare" (cito sempre l'articolo) , sapendo che gli esiti finali di questa partita saranno nebulosi, anzi, più probabilmente, negativi per il mondo cattolico, specie dopo evantuali, futuri cambi di maggioranza politica? Saluti Carla

Anonimo ha detto...

Scusate, amici del blog, scusa Raffaella, mi sono accorta solo ora che l'articolo di Agnoli è apubblicato anche sul Blog. Buona serata Carla