13 marzo 2007
Attesa per l'incontro fra il Papa e Putin
Su cosa possono intendersi (in tedesco) Putin e Benedetto XVI
Roma. Questa sera Vladimir Putin varcherà il portone di bronzo per il suo primo incontro con Papa Benedetto XVI. E’ la terza visita che il presidente russo compie in Vaticano, dopo gli incontri con Giovanni Paolo II nel 2000 e 2003. Ed è una visita che inevitabilmente ha una valenza politica, riguardante i rapporti tra Santa Sede e governo russo, ma anche una valenza ecumenica, riguardante i rapporti tra la chiesa cattolica e il patriarcato di Mosca, il più grande di tutto il mondo ortodosso. Sulle aspettative per questo incontro l’arcivescovo Antonio
Mennini, rappresentante della Santa Sede a Mosca, ha concesso due lunghe interviste al quotidiano Avvenire e alla Radio Vaticana.
“La visita del presidente – ha detto Mennini all’emittente pontificia – è significativa delle buone relazioni che esistono a vari livelli tra la Santa Sede e la Federazione Russa.
Per quanto riguarda le mie immediate aspettative, direi che certamente il Santo Padre e il presidente Putin troveranno una grande consonanza su quelli che sono i grandi temi che stanno più a cuore alle sorti dell’umanità”. Per Mennini, che si è dato molto da fare affinché il viaggio di Putin in Italia comprendesse anche una tappa in Vaticano, quello di stasera quindi sarà un incontro “certamente foriero di buoni frutti nelle relazioni ulteriori tra Santa Sede e Federazione Russa, a vantaggio anche della chiesa cattolica in Russia”. Anche se non è previsto che venga discusso il fatto che tra Vaticano e Russia non intercorrano ancora pieni rapporti diplomatici. Mennini infatti non è “nunzio apostolico” ma solo “rappresentante pontificio”, mentre il diplomatico russo Nikolay Sadchikov non è “ambasciatore”, ma solo rappresentante di Mosca presso la Santa Sede. E questa anomalia è dovuta, secondo gli osservatori, alle pressioni da parte delle alte gerarchie ortodosse. E qui si viene ai rapporti tra la chiesa cattolica e il patriarcato. Rapporti che sono migliorati con Benedetto XVI, Papa tedesco e quindi più benvisto a Mosca del polacco Giovanni Paolo II, tanto più che anche il patriarca Alessio II è un estone di origini teutoniche (il cognome è Ridiger). Ma permangono le tensioni dovute a due problemi. Mosca infatti continua ad accusare Roma di fomentare il proselitismo tra i russi che sono di tradizione ortodossa e di appoggiare i greco-cattolici ucraini contro gli ucraini ortodossi fedeli a Mosca. Il patriarcato poi non ha mai digerito completamente che Roma abbia creato nel 2002 quattro diocesi cattoliche sul cosiddetto proprio territorio canonico.
Queste dispute, che avevano toccato il picco con l’espulsione di alcuni ecclesiastici compreso il vescovo di San Giuseppe a Irkutsk – il polacco Jerzy Mazur –, hanno assunto negli ultimi tempi toni meno accesi. E gli animi ortodossi si potrebbero ancora di più acquietare se, come sembra, il vescovo cattolico della diocesi Madre di Dio a Mosca – il poco gradito polacco Tadeusz Kondrusiewicz – verrà “promosso” alla guida dell’arcidiocesi dell’arcidiocesi bielorussa di Minsk.
Un terreno invece su cui Roma e Mosca vanno di comune accordo è quello della morale, della bioetica e della difesa della tradizione cristiana in Europa, come ha ribadito anche di recente il metropolita Kirill, “ministro degli Esteri” del patriarcato russo. Di questi temi, come anche della situazione in medio oriente, il Papa e Putin discorreranno, parlando in tedesco, questa sera.
Non è previsto, invece, che il leader russo possa invitare il Papa in Russia. Prima di un viaggio del genere infatti dovrà esserci un incontro tra il Pontefice e il patriarca Alessio II. E questo summit – che non sembra ancora essere all’ordine del giorno – non si farà né a Mosca, né in Vaticano, ma in un paese terzo. Che potrebbe essere l’Austria, l’Ungheria o anche l’Italia e più precisamente Bari, dove esiste una chiesa ortodossa in onore di quel san Nicola veneratissimo in Russia e dove guarda caso si svolgerà il vertice italo-russo tra Putin e Prodi.
Il Foglio, 13 marzo 2007
Putin alla ricerca di sponde politiche. Mentre il papa è attendista con Alessio II
di Paolo Rodari
Un incontro tra i leader di due Stati, con risvolti religiosi seppure probabilmente non affrontati in modo esplicito.
Questo il senso del primo colloquio - oggi in Vaticano - tra il presidente russo Vladimir Putin e papa Benedetto XVI.
Putin - significativo il fatto che venga ricevuto dal papa ben prima di George W. Bush il quale pare sia atteso oltre il Tevere soltanto nel prossimo giugno -, contravvenendo a quanto fecero prima di lui i premier Michail Gorbaciov e Boris Eltsin con Giovanni Paolo II, non dovrebbe avanzare un invito esplicito al papa a visitare Mosca. Una mossa del genere, infatti, sarebbe troppo offensiva nei confronti del patriarca ortodosso Alessio II il quale tiene particolarmente a tessere personalmente i rapporti ecumenici con il Vaticano come anche con le altre Chiese ortodosse.
E, inoltre, in questo momento storico, un tale invito potrebbe non aiutare il dialogo tra lo stesso Ratzinger e Alessio II che mai come in questi ultimi mesi sembra essersi incanalato su binari positivi.
Lo testimonia la decisione presa dal metropolita ortodosso Kirill, presidente del dipartimento relazioni estere del patriarcato di Mosca, di scrivere in lingua russa la prefazione del libro “Introduzione al cristianesimo” di Ratzinger, libro editato dalla “Biblioteca dello Spirito”.
Comunque è lo stesso Benedetto XVI, che conosce bene la sensibilità di Alessio II, a non avere mai insistito per una sua visita a Mosca. Piuttosto, il pontefice, con riservatezza e non poca furbizia diplomatica, pare stia lavorando per arrivare a un incontro in campo neutro, probabilmente in Austria o Ungheria.
Certo, l’arrivo di Putin in Vaticano - nel 2000 e nel 2003 era già stato ricevuto da Giovanni Paolo II -, potrebbe servire, in qualche modo, per mostrare ad Alessio II come la Santa Sede sia un’istituzione dell’Occidente particolarmente attenta alla sensibilità russa e, come è la Chiesa ortodossa, baluardo contro una dilagante secolarizzazione.
E in questo senso l’incontro di oggi potrebbe ulteriormente smorzare la secolare durezza dell’ortodossia russa nei confronti di Roma, ma niente più.
In linea generale, ciò che Putin va cercando nei sacri palazzi è innanzitutto un appoggio per altre “battaglie” non meno urgenti per il suo paese perché riguardanti la politica internazionale.
E queste “battaglie” egli metterà sul piatto del dialogo di oggi - grazie agli anni in cui Putin lavorava al servizio del Kgb nella Rdt i due si parleranno in tedesco - con Ratzinger.
Si tratta del problema dell’islam, fenomeno che preoccupa Mosca e contro il quale il presidente russo ritiene la Santa Sede alleato imprescindibile. Si tratta del problema riguardante la contesa della Cecenia dove Putin ha insidiato non senza polemiche il presidente Ramzan Khardirov e poi dei rapporti con l’Iran e anche con il Kosovo rispetto al quale Mosca minaccia di porre il veto se le Nazioni Unite spingeranno per un piano che prevede un nuovo status del paese senza l’approvazione di albanesi e serbi.
Oggi Putin, dopo l’incontro col papa, sarà al Quirinale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Poi, in serata, pranzo con Prodi e domani la partenza per Bari, per il vertice vero e proprio, a cui parteciperanno cinque ministri da parte russa e sette da parte italiana.
Bari è città ponte tra cultura cattolica e ortodossa. E anche se i temi religiosi non saranno esplicitamente a tema nel colloquio Putin-Ratzinger, la presenza del presidente russo nella città considerata una capitale dell’ortodossia poiché qui si trova la basilica san Nicola di Myra che gli ortodossi venerano come loro protettore, non passerà inosservata soprattutto nelle stanze del Patriarcato moscovita.
Alessio II non ha visto bene la visita di Ratzinger in Turchia a causa della grande popolarità che il patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, ha guadagnato non soltanto in Vaticano ma soprattutto nelle Chiese ortodosse. La presenza di Putin a Bari sarà più che altro simbolica nella contesa della primazia da sempre esistente tra le Chiese ortodosse. Dove invece il patriarcato moscovita concretamente tornerà a far sentire la sua voce sulle altre Chiese ortodosse sarà a Ravenna in occasione dell’incontro della Commissione mista del prossimo ottobre. Qui Bartolomeo I ha invitato il papa. Qui Alessio II manderà a controllare l’evolversi della situazione un suo uomo di fiducia: Hilarion Alffev, vescovo di Vienna e dell’Austria e rappresentante della chiesa russo-ortodossa di Mosca presso la Comunità Europea.
Il Riformista, 13 marzo 2007
Il presidente della Federazione Russa potrebbe portare con sé lo storico invito a Mosca per Benedetto XVI
Putin sbarca a Roma e in Vaticano
Clamoroso invito al Papa a venire in Russia, o semplice visita di cortesia per confermare rapporti più che buoni? Vladimir Putin si trova davanti a questo problema ogni volta che, come oggi si reca in visita a Roma. Il presidente russo sarà ricevuto nel pomeriggio al Quirinale, dal capo dello Stato Giorgio Napolitano; più tardi avrà un'udienza in Vaticano da papa Benedetto XVI e domani parteciperà a Bari con il presidente del Consiglio Romano Prodi al vertice intergovernativo Italia-Russia.
Il toto-invito va avanti da anni, da quando l'attuale capo del Cremlino non rinnovò quelli fatti a Karol Wojtyla dai suoi predecessori, Gorbaciov e Eltsin. Le relazioni tra la Chiesa ortodossa russa e quella cattolica hanno influito sensibilmente sulle sue scelte. Le dure prese di posizione del Patriarca Alessio II, contrario ad aperture al Vaticano dopo l'innalzamento delle amministrazioni apostoliche cattoliche in diocesi, sono state ampiamente tenute in considerazione.In passato, Mosca ha pagato un alto prezzo politico a questa situazione conflittuale tra le due Chiese. Quando nel 2002-2003 il fronte contrario alla guerra in Iraq tentava all'Onu di evitare l'irreparabile ed il Vaticano era diventato il centro delle consultazioni ai massimi livelli, la Russia fu costretta a mandare a Roma solo un vice-ministro degli Esteri. Il Cremlino condivideva tali posizioni per considerazioni geopolitiche ed economiche, ma era isolato internazionalmente.Una simile situazione si sta ora riproponendo sotto altre forme per la questione iraniana, ma la sostanza, alla fin fine, è la stessa.
Europa e Stati Uniti hanno detto all'unisono chiaramente no al programma nucleare degli ayatollah, fornito dai russi. Washington ha persino piazzato due portaerei non lontano dal Golfo Persico ed altre tre sono in procinto di arrivare. Così, adducendo irregolarità nei pagamenti, Mosca ha in questi giorni congelato i suoi rapporti con Teheran in campo nucleare. Sa perfettamente che i cinesi all'Onu all'ultimo momento non farebbero fronte comune, avendo troppo da perdere. Se si arrivasse all'opzione militare il Cremlino rischierebbe di trovarsi nuovamente isolato.Dopo la morte di Giovanni Paolo II le relazioni tra Chiesa ortodossa e quella cattolica sono migliorate. Il vento è decisamente cambiato: i contatti sono continui e la diplomazia lavora febbrilmente dietro alle quinte. Sul trono di Pietro non siede più un polacco bensì un tedesco. Il Patriarca di Mosca ha origini germaniche e Putin parla tedesco perfettamente.Al convegno dei leader mondiali religiosi, organizzato nel luglio scorso in occasione del G8 pietroburghese, Alessio II sedeva affianco al cardinale Walter Kasper, uno dei bracci destri di Benedetto XVI, presidente del Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani. Momenti di viva cordialità sono stati osservati. L'imprevedibilità del 78enne Patriarca, che alterna aperture a dichiarazioni di senso opposto, è, però, un elemento da non sottovalutare. Un primo incontro tra lui e Papa Ratzinger, se mai si realizzerà, potrebbe svolgersi in campo neutro.La riconsegna dell'icona della Madonna di Kazan da parte del Vaticano nell'agosto 2004 ha segnato il ritorno ufficiale della Russia nella comunità spirituale internazionale dopo il periodo comunista. Vladimir Putin ha ridato lustro al suo Paese, prostrato dal primo difficile decennio post sovietico. Potenza regionale e superpotenza energetica sono concetti che oggi fanno ingrossare il petto della gente comune, arricchitisi grazie al boom economico.L'attuale leader del Cremlino cederà il potere tra un anno, ai primi di maggio. È ritenuto una persona assai religiosa e non ha mai nascosto di avere al collo un crocifisso. Durante l'ultima tournèe in Medio Oriente ha voluto una tappa semi-ufficiale per visitare il fiume Giordano. Portare un Papa di Roma a pregare nelle cattedrali del Cremlino sarebbe un fatto storico e suggellerebbe la sua presidenza che, per molti russi, malgrado tutto, diventerà indimenticabile.
Giuseppe D'Amato
Il Gazzettino nordest, 13 marzo 2007
E con Papa Ratzinger cortesia e diplomazia
Città del Vaticano
Oggi, alle 18, il Papa riceve il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin. E sarà proprio un colloquio «téte a téte»: con un gesto di cortesia, Putin ha fatto sapere che, conoscendo bene il tedesco, parlerà col Papa nelle sua lingua. Dunque, non ci sarà bisogno di interpreti.
Alla immediata vigilia della visita, il rappresentante pontificio presso la Federazione russa, monsignor Antonio Mennini, ha detto, in una intervista alla radio vaticana, che si tratta di una visita molto importante, voluta dalle due parti, tra le quali c'è piena identità di vedute sui problemi internazionali riguardanti la pace e sulla condanna della violenza. Il Presidente Putin - ha aggiunto monsignor Mennini - con riferimento anche alla Chiesa Cattolica ha elogiato l'azione delle confessioni religiose in Russia con gli impegni per la promozione per la pace.
Alla domanda se è prevedibile un incontro tra il Papa e il Patriarca Ortodosso Alessio II, il rappresentante della Santa sede ha detto che ai vertici del Patriarcato non è mai stata esclusa la possibilità di un incontro ed ha messo in rilievo i progressi che sono stati compiuti nel colloquio ecumenico. Ad ogni modo, «l'incontro non può essere una iniziativa di semplice cortesia», ma «un punto di inizio di nuove relazioni». In ogno casi, salvo sorprese dell'ultimo minuto, Putin non inviterà ufficialmente il Papa in Russia, almeno per ora.
Si ricorderà che il primo invito fu fatto da Gorbaciov nella storica visita del 1981 a Giovanni Paolo II. Non fu però reiterato dal presidente Eltsin nelle sue due visite in Vaticano. Ora bisogna dire che, fin dai primi giorni del Pontificato, Benedetto XVI ha sollecitato la ripresa degli incontri con personalità del Patriarcato e l'iniziativa fu facilitata dall'interesse col quale erano stati seguiti i viaggi che Giovanni Paolo II aveva compiuto in Romania, Bulgaria, Armenia. Papa Wojtyla aveva messo in cantiere anche un viaggio in Mongolia, dove ci sono solo 150 cattolici: era un po' il pretesto per una sosta tecnica con l'aereo a Kazan nella quale avrebbe consegnato ad Alessio la preziosa icona della Madonna di Kazan che era custodita in Vaticano. Il Patriarca disse ancora di no, ma mostrò gratitudine quando Papa Wojtyla gli fece recapitare la storica immagine della Vergine a Mosca nel Patriarcato. È significativo il fatto che il rappresentante di Alessio presso le istituzioni europee, in una dichiarazione, abbia plaudito alla visita di Putin in Vaticano: «Cambiamenti positivi potrebbero avvenire - ha detto - nelle relazioni tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa russa».
Ar.Pa.
Il Gazzettino nordest, 13 marzo 2007
PUTIN: LE MOLTE ATTESE DALLA SUA VISITA ODIERNA IN VATICANO
(ASCA) - Citta' del Vaticano, 13 mar - La visita del
presidente Putin, questo pomeriggio in Vaticano ''e'
significativa delle buone relazioni che esistono a vari
livelli tra la Santa Sede e la Federazione Russa''. Lo ha
affermato sabato scorso mons.Antonio Mennini, nunzio
apostolico a Mosca spiegando il senso dell'attesa per
l'incontro del Presidente Russo con Benedetto XVI e con il
segretario di Stato Tarcisio Bertone.
'' Per quanto riguarda le mie immediate aspettative, -
aggiunge mons.Mennini - direi che certamente il Santo Padre e
il presidente Putin troveranno una grande consonanza su
quelli che sono i grandi temi che stanno piu' a cuore alle
sorti dell'umanita'. Anche recentemente il presidente, in una
conferenza stampa, ha lodato l'impegno delle Chiese e delle
confessioni religiose in Russia proprio perche' si adoperino
ancora a realizzare questo clima di conciliazione e di
comunione fra tutti i credenti in Russia. E credo che questo
sia certamente un aspetto sul quale anche il Santo Padre
avra' molto da dire sulla base della sua esperienza. Dunque,
un incontro che certamente sara' foriero di buoni frutti
nelle relazioni ulteriori tra Santa Sede e Federazione Russa,
a vantaggio anche della Chiesa cattolica in Russia''.
E' nota l'attenzione primaria che Benedetto XVI pone al
dialogo ecumenico con le chiese ortodosse e percio' con il
Patriarcato di MOsca. Il clima su questo punto tra Roma e
Mosca e' cambiato molto, sebbene rerstino diversi problemi
aperti speciaslmente legati alla questione del proselitismo,
l'accusa piu' ricorrente di Mosca alla S.Sede.
Un viaggio del Papa a Mosca sara' possibile soltanto con
l'accordo del Patriarca Alessio II. Non ci sono scorciatoie.
Lo stesso Putin, favorevole alla visita del papa nella
capitale della Federazione russa, ha subordinato il viaggio
apostolico al consenso di Alessio.
Nelle prossime settimane si attendono iniziative di rilievo
del Vaticano proprio attinenti questioni legate al
proselitismo per contribuire a rimuovere una paura che Mosca
ritiene fondata e Roma giudica piuttosto infondata.
Molto in questa direzione sta operando il nunzio apostolico a
Mosca.
''Per quanto riguarda i rapporti piu' diretti tra le due
Chiese,- ha detto in proposito mons.Mennini - qui, nella
Federazione Russa, dopo che e' stata costituita questa
Commissione bilaterale mista per lo studio e per la soluzione
dei problemi locali, delle incomprensioni, la situazione e'
migliorata sensibilmente: e' migliorata anche e soprattutto
su un piano di clima personale, cioe' con i membri della
Commissione c'e' un ottimo clima di amicizia, di
comprensione.
Dopo la visita del Santo Padre a Costantinopoli, - aggiunge
Mennini - le valutazioni emerse da alti esponenti di questo
Patriarcato sono state molto positive. Ma sono state gia'
positive le valutazioni fatte dopo i primi discorsi del
Pontificato di Sua Santita', del suo impegno ecumenico, il
suo discorso fatto poi a al Congresso Eucaristico di Bari.
Recentemente, anche dietro interessamento della parte
ortodossa, si e' proceduto alla ristampa di un volume molto
noto dell'allora cardinale Ratzinger, ''Introduzione al
cristianesimo'': il metropolita Kyrill ha dato la sua
disponibilita' a scriverne la prefazione''.
Ma la domanda di molti riguarda il quando avverra'
l'incontro tra il Papa e il Patriarca Alessio II.
''Sua Santita' Alessio II, come alcuni altri esponenti di
questa Chiesa, - rileva il nunzio a Mosca - sono spesso
tornati su questo argomento. In modo specifico, il Patriarca
non ha mai escluso questa possibilita', questa eventualita'.
Ha sempre sottolineato il fatto che questo evento deve
segnare un punto di arrivo di reale e fattivo riavvicinamento
e di pacificazione tra le Chiese. Mi permetterei di ricordare
che alcuni anni fa il cardinale Sodano, a proposito di una
eventuale visita di Giovanni Paolo II in Russia, diceva:
''Questa visita deve essere un dono per tutti i cristiani,
non soltanto per i cattolici''. Certo, noi la auspichiamo
perche' sarebbe una cosa molto importante, non solo per il
mondo cristiano ma proprio anche per quella tutela dei valori
comuni e della Casa comune europea, la cui difesa sta molto a
cuore anche alla Chiesa ortodossa''.
Se i nodi non saranno tutti sciolti questo pomeriggio
nell'incontro con Putin, certamente i colloqui con Benedetto
XVI e con il cardinale Bertone serviranno a rafforzare i
passi per spianare le difficolta' restanti per l'incontro tra
Alessio e Benedetto.
Non si deve infine dimenticare che la visita di Putin
riguardera' pure le grandi questioni della pace e del disarmo
che stanno tanto a cuore alla S.Sede. In primo piano il Medio
Oriente.
Res/cdc
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