14 marzo 2007

Rassegna stampa del 14 marzo 2007 sull'incontro fra il Papa e Putin


Ci sono importanti novita' e prospettive nei rapporti fra il Vaticano e la Russia e fra Chiesa Cattolica e Ortodossa.
Qualcuno tenta di sminuire l'evento la cui importanza, pero', e' sotto gli occhi di tutti.
L'invito a Mosca non e' mai stato in agenda e quindi non c'e' motivo di stupirsi che di esso non si sia parlato. La Chiesa Ortodossa vuole curare direttamente i rapporti con il Papa e quindi nessuno sorpresa che Putin non fosse accompagnato dal vice di Alessio II. La realta' e' che dal punto di vista diplomatico Benedetto XVI si dimostra un grande stratega: dichiarando di non voler fare a tutti i costi il viaggio a Mosca, permette ad Alessio II di pensare seriamente ad un incontro in campo neutro.
Raffaella



L´INCONTRO
Venticinque minuti di colloquio tra Pontefice e Presidente. In primo piano l´esigenza di arginare i conflitti in Medio Oriente

In Vaticano il vertice del disgelo
Iraq, Iran, rapporti tra le chiese: sintonia tra Cremlino e S. Sede

MARCO POLITI

CITTA´ DEL VATICANO - Spira un buon vento nei rapporti tra Santa Sede e Russia, e tra Benedetto XVI e Putin si è instaurato, in nome del realismo, un buon rapporto di lavoro.
Papa e Presidente si sono incontrati ieri pomeriggio alle 18 con una ferma stretta di mano e poi si sono messi a parlare senza l´aiuto degli interpreti per venticinque minuti. A tu per tu in tedesco. Gli interpreti, a dire il vero, sono rimasti nella stanza a disposizione, ma per una parola sola è stato necessario il loro intervento. Segno che Putin il tedesco lo maneggia ancora in maniera eccellente. Mentre i due leader stavano a colloquio, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov si è incontrato con il segretario di Stato cardinale Bertone e il suo collega vaticano mons. Mamberti.
Il Medio Oriente ha occupato la scena nei colloqui tra Ratzinger e Putin. I due hanno passato in rassegna tutti i punti di crisi: dalla Terrasanta all´Iraq, dal Libano all´Iran e si sono trovati concordi sulla necessità di arrivare il più presto possibile ad una soluzione definitiva del conflitto arabo-israeliano e ad un superamento della crisi irachena attraverso un accordo di stabilizzazione che coinvolga tutte le forze interne e i paesi vicini. Russia e Vaticano, non da oggi, sono fautori di un approccio multilaterale nelle questioni internazionali e di un lavoro diplomatico che disinneschi pacificamente le crisi, evitando ogni ricorso a nuove avventure militari. Ciò vale anche per l´Iran: Santa Sede e Russia non vogliono la corsa di Teheran all´arma atomica, ma non vogliono nemmeno un attacco all´Iran, foriero di ulteriore caos nella regione.
Egualmente d´accordo sono i due nell´esigenza di fronteggiare fondamentalisti e terroristi, che la crisi irachena ha alimentato in maniera esponenziale. Il comunicato congiunto, diffuso al termine del vertice, spiega che «sono state analizzate le questioni internazionali di attualità, in particolare quelle del Medio Oriente». E si è prestata attenzione «ai problemi dell´estremismo e dell´intolleranza, che costituiscono gravi minacce alla convivenza civile fra le nazioni». Papa e Putin sottolineano la necessità di «preservare la pace e di favorire una risoluzione negoziata e pacifica dei conflitti».
Non poteva mancare un´analisi, benché breve, dei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa russa. Si era sparsa la voce qualche tempo fa che al vertice russo-vaticano avrebbe partecipato anche il ministro degli Esteri del Patriarcato, metropolita Kirill. Il metropolita poi non è venuto. Ma Putin ha trovato modo di compiacersi dei progressi realizzati tra cattolici e ortodossi russi, facendo sapere al pontefice che incoraggia il processo in corso. Benedetto XVI ha rimarcato che interesse principale della Santa Sede è sviluppare cordiali e intensi rapporti ecumenici con il patriarca Alessio II.
Prima di lasciare il Vaticano, Putin ha donato al Papa un´icona raffigurante uno dei grandi protettori dell´Ortodossia russa: san Nicola. Tra i russi il santo è conosciuto con il soprannome di «Facitore di miracoli» e non c´è dubbio che Papa e Presidente si augurano che si possa avverare in tempi non lontani il miracolo di un viaggio del pontefice a Mosca, o almeno di un summit tra Benedetto XVI e Alessio II in zona neutrale.
A Repubblica il metropolita Hilarion, rappresentante di Alessio II presso l´Unione europea, ha spiegato che con papa Ratzinger i rapporti sono migliorati, perché Giovanni Paolo II - a torto o a ragione - veniva identificato con i «problemi» del proselitismo. Ora, per esempio, preti ortodossi vengono chiamati a fare catechismo anche negli orfanotrofi organizzati dai cattolici in Russia. Ciò su cui si sta lavorando è l´applicazione di un «codice di corretto comportamento» del clero cattolico nelle diocesi ortodosse russe. Resta aperta, tuttora, la questione delle Chiese uniati: orientali di rito, ma legate a Roma. Se ne parlerà nei colloqui tra Vaticano e tutti i rappresentanti dell´Ortodossia.

Repubblica, 14 marzo 2007


Lo zar dal Papa ma niente invito a Mosca

MARCO TOSATTI

CITTA’ DEL VATICANO
Un altro segno di disgelo nella difficile marcia di avvicinamento di Benedetto XVI a Mosca: così viene interpretata la visita di Vladimir Putin in Vaticano, il primo incontro fra il leader del Cremlino e il Pontefice. Putin fu fra i pochi capi di Stato a non essere presente ai funerali di Giovanni Paolo II; non conosceva di persona il suo successore, e ha voluto ovviare «creando» una tappa romana nel suo viaggio italiano, che aveva in origine come destinazione solo Bari. Non è stata estranea, a questa decisione, una notizia: e cioè che a giugno è probabile che valichi il Portone di Bronzo George W. Bush. E Putin non voleva lasciare alla controparte d’oltreoceano il monopolio dei contatti con il vertice della Chiesa cattolica.
La Santa Sede d’altronde è sempre stata molto attenta, in passato, a usare le ovvie rivalità fra i due blocchi per costruirsi un margine di manovra internazionale; e un esame del comunicato diffuso ieri al termine dell’incontro appare molto indicativo. I colloqui si sono svolti «in un clima molto positivo», e oltre a mettere in rilievo «i cordiali rapporti esistenti fra la Santa Sede e la Federazione Russa, nonché la volontà reciproca di svilupparli ulteriormente», hanno permesso di affrontare «alcuni temi bilaterali di comune interesse». Le relazioni fra la Chiesa cattolica e quella ortodossa sono state il primo punto; l’impressione però è che Putin (che non ha portato nessun invito a Mosca per Benedetto XVI, così come già era accaduto nelle due visite a Giovanni Paolo II) non abbia ricevuto da Alessio II nessuna delega per parlare con Roma; e l’assenza di un qualsiasi esponente religioso nella delegazione pare un segnale in questo senso.
Se non poteva parlare di temi religiosi, perché il Patriarcato vuole mantenere nelle sue mani ben stretta la guida dei rapporti Mosca-Roma, Putin e il ministro degli Esteri, Latrov, hanno discusso di politica estera. Infatti, afferma il comunicato, «sono state analizzate questioni internazionali di attualità, in particolare quelle del Medio Oriente. Non si è mancato, infine, di prestare attenzione ai problemi dell’estremismo e dell’intolleranza, sottolineando la necessità di preservare la pace e di favorire una risoluzione negoziata e pacifica dei conflitti». Accenni che sembrano rilanciare temi «pacifisti» dell’era wojtyliana, ben lontani dalla politica muscolare di Washington.
Tra i giornalisti russi al seguito del presidente si parla di «un clima di grande cordialità, fuori dal protocollo, segnale di un evento significativo». Putin è giunto in Vaticano poco prima delle 18, vestito con un completo blu e cravatta rossa a pois. Benedetto XVI ha accolto il presidente russo andandogli incontro nella Sala del tronetto. «Le porgo un cordiale benvenuto in Vaticano», gli ha detto in tedesco, lingua che Putin conosce, e dopo una stretta di mano che i presenti hanno definito «lunga e cordiale» ha aggiunto: «Ora lasciamo che ci fotografino». Il colloquio privato, in tedesco, alla presenza di due interpreti, è durato 25 minuti. Una lunga analisi dell’agenzia Interfax ricorda che «la prima e la terza Roma hanno l’occasione unica di perseguire il movimento ecumenico e assicurare un futuro ai valori tradizionali in Eurasia. E la visita del presidente della Russia può essere molto utile per raggiungere questo scopo». L’ipotesi più concreta (che aleggia ormai da anni) è quella di un incontro fra il Papa e Alessio (che ha pregato Putin di portare i suoi saluti a Benedetto XVI) in «campo neutro»: Austria, o Ungheria. Ma è ancora tutta da costruire.

La Stampa, 14 marzo 2007


Putin dal Papa (condivisa la necessità di migliorare i rapporti tra cattolici e ortodossi)

Marco Sassano
ROMA
Momento centrale, ieri in Italia, per il presidente russo Vladimir Putin, dopo il doveroso colloquio al Quirinale con Giorgio Napolitano nel pomeriggio, è stato il suo incontro con Benedetto XVI per il quale uno degli obiettivi politici fondamentali del suo papato è quello di trasformare in buone le difficili e aspre relazioni con la potente Chiesa ortodossa russa, un risultato che Giovanni Paolo II non riuscì a conquistare. L'incontro nella biblioteca privata del Palazzo Apostolico tra il 54enne ex dirigente del Kgb e il 79enne Pontefice è durato quasi un'ora, a quattr'occhi, senza l'intervento di interpreti, in tedesco, una lingua che Putin parla perfettamente. Tra gli argomenti toccati – ha riferito il consigliere per la politica estera Sergei Prikhodko – l'attenzione si è concentrata sulla situazione religiosa russa e sul desiderio di Papa Ratzinger di visitare Mosca. Una visita che, per poter essere organizzata, deve essere accettata da Putin e benedetta dal Patriarca ortodosso Alessio II: un doppio risultato estremamente difficile da ottenere. Giovanni Paolo II ricevette gli inviti di Mikhail Gorbaciov e di Boris Eltsin, ma mai quello del Patriarca e così non potè mai superare i confini della Santa Madre Russia, dando un segnale di riconciliazione dopo il Grande Scisma che separò le due Chiese nel 1054. «Nella mia opinione – ha spiegato Prikhodko – Benedetto XVI si è mosso in questi mesi in maniera molto costruttiva e il presidente è favorevole ad operare come gli è possibile per migliorare le relazioni tra le due Chiese. Ma va ricordato che nessuno può mettersi in mezzo tra cattolici e ortodossi». Al termine dell'incontro con il Papa il presidente russo si è recato in visita dal Segretario di Stato, il cardinal Tarcisio Bertone.

La Gazzetta del sud, 14 marzo 2007

...omissis... (segue cronaca dell'incontro di Putin con Prodi, che non interessa a questo blog.


Prima volta di Vladimir da Ratzinger Sul tavolo i rapporti cattolici-ortodossi
Venticinque minuti di colloquio in tedesco.«Uniti contro l'estremismo»

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO — Benedetto XVI e Putin hanno parlato del mondo e del Medio Oriente in particolare, hanno accennato ai «problemi dell'estremismo e dell'intolleranza» (leggi terrorismo) e hanno detto qualcosa sui rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, ma nulla si è detto — a quanto risulta dal comunicato vaticano — sui diritti umani in Russia.
Se se ne fosse parlato «i colloqui» (il presidente russo ha incontrato anche il segretario di Stato vaticano cardinale Bertone) non si sarebbero svolti «in un clima molto positivo», come assicura il comunicato e come attestano i giornalisti al seguito della delegazione russa.
Era la terza volta che Putin entrava in Vaticano, dove già per due volte aveva incontrato Giovanni Paolo II nel 2000 e nel 2003. Oggi il clima è migliorato: già il solo fatto del passaggio dal Papa polacco al Papa tedesco costituisce qualcosa come una facilitazione psicologica, stante l'avversione nazionalistica e religiosa tra russi e polacchi.
Nel frattempo c'è stata la ripresa del dialogo tra Chiesa cattolica e mondo dell'Ortodossia — che si era interrotto per il «proselitismo» cattolico e per il conflitto tra ortodossi e cattolici orientali in Ucraina — e il nunzio a Mosca Antonio Mennini ha potuto svolgere un buon lavoro di ricucitura.
Ma è presto perché si parli di una visita del Papa in Russia e pare infatti che ieri non ne abbiano parlato. Le diplomazie delle due Chiese stanno trattando per un incontro «in un Paese terzo», come ha detto sabato l'arcivescovo Mennini ad Avvenire. Sul quando ha risposto: «Lasciamo lavorare la Provvidenza».
Il comunicato vaticano informa che i colloqui «hanno permesso di rilevare i cordiali rapporti esistenti fra la Santa Sede e la Federazione russa nonché la volontà reciproca di svilupparli ulteriormente, anche con specifiche iniziative di carattere culturale». Ed ecco il passo più importante del comunicato: «In questo quadro sono stati esaminati alcuni temi bilaterali di comune interesse, attinenti anche alle relazioni fra la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa, e sono state analizzate le questioni internazionali di attualità, in particolare quelle del Medio Oriente».
La conclusione è di ampia veduta ma di poco contenuto: «Non si è mancato di prestare attenzione ai problemi dell'estremismo e dell'intolleranza, che costituiscono gravi minacce alla convivenza civile fra le Nazioni, sottolineando la necessità di preservare la pace e di favorire una risoluzione negoziata e pacifica dei conflitti».
Questa dichiarazione del nunzio Mennini ad Avvenire
può aiutare a dare corpo all'idea dei «cordiali» rapporti: «Nelle sedi internazionali i rappresentanti della Federazione russa hanno appoggiato tutte le mozioni della Santa Sede in difesa della famiglia e contro l'eutanasia».
«Le porgo un cordiale benvenuto in Vaticano», ha detto il Papa all'ospite in tedesco, lingua che Putin conosce. È seguita una stretta di mano che i presenti hanno definito «lunga e cordiale». «Ora lasciamo che ci fotografino», ha aggiunto il Papa, dopo di che Putin si è seduto alla scrivania per un colloquio durato 25 minuti. Benedetto XVI e il presidente hanno parlato in tedesco, assistiti comunque da due interpreti.

Corriere della sera, 14 marzo 2007

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