2 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 2 maggio 2007 (1)


Vedi anche:

Rassegna stampa del 2 maggio 2007 e tutti i link ivi segnalati


CHIESA SOTTO ATTACCO
Dal Santo Padre l’incoraggiamento a difendere «quei valori umani e religiosi senza i quali non è possibile costruire vere, libere e stabili democrazie»

Il Papa telefona a Bagnasco
La solidarietà della Chiesa


Benedetto XVI ha deprecato gli episodi «che turbano la serena convivenza» e ha esortato il presidente della Cei «a continuare ad operare per il bene comune»

Da Roma Mimmo Muolo

E'stato un gesto di grande affetto e di straordinaria vicinanza. Una «telefonata personale, di solidarietà», l’ha definita il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi. E in effetti il colloquio telefonico con cui Benedetto XVI, ieri mattina, ha voluto personalmente dirsi vicino al presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, in un momento così delicato, è uno di quei gesti il cui valore va persino al di là delle stesse parole. La Sala Stampa vaticana, nel dare la notizia della telefonata del Papa all’arcivescovo di Genova, non ha diffuso alcun contenuto della conversazione. Ma in serata un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, fa capire quali devono essere stati i temi del colloquio. Il Pontefice, infatti, esorta Bagnasco a «continuare a operare per il bene comune, difendendo e promuovendo quei valori umani e religiosi, senza i quali non è possibile costruire vere, libere e stabili democrazie». Papa Ratzinger si dice «profondamente addolorato e colpito» per «i gravi e deprecabili episodi che turbano la serena convivenza della comunità ecclesiale e civile» ed esprime al presule «spirituale vicinanza a nome della Chiesa».
Da Oltretevere, del resto, già domenica sera era giunto un primo autorevole segnale di solidarietà. «Bisogna che l’Italia sostenga monsignor Bagnasco e che non lo lasci solo», aveva auspicato il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone (che poi, ieri sera al Tg2 si è detto convinto che le minacce siano opera di «schegge impazzite» e che è ora di «disinnescare il clima di contrapposizione»).
Il suo invito non è certamente caduto nel vuoto, come dimostrano le espressioni del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano (di cui riferiamo a parte). Così, ieri sera, commentando al Tg1 la telefonata del Papa, padre Lombardi ha voluto aggiungere un pubblico ringraziamento al capo dello Stato. «Il messaggio del presidente della Repubblica che esprime la solidarietà dello Stato italiano al presidente della Cei – ha affermato il direttore della Sala stampa della Santa Sede – si aggiunge nel modo più autorevole alle moltissime altre manifestazioni di solidarietà e di indignazione per la viltà delle minacce che gli sono state rivolte. Tutti gliene siamo molto grati». «Non solo non ci si deve lasciare intimidire in alcun modo dalle minacce, da qualunque parte esse vengano, ma anzi, bisogna cogliere l’occasione per ribadire l’urgenza di un dialogo sempre più sereno e costruttivo fra la Chiesa, la politica e la società civile».
Le parole del direttore della Sala Stampa vaticana fotografano bene il clima della giornata di ieri, tutta segnata dalle dichiarazioni di solidarietà, che hanno in parte mitigato l’atmosfera dei giorni scorsi, definita da una fonte vicina ad ambienti Cei, «di incomprensibile eccitazione». In una intervista al Corriere della Sera, il cardinale Camillo Ruini, nel ribadire la propria «solidarietà totale», ha aggiunto: «Di fronte a ogni tentativo di intimidire, è bene che tutti sappiano che parleremo, se necessario, in modo ancora più forte e più chiaro».
«Sostegno e piena condivisione anche da parte del cardinale Carlo Caffarra. «Nella violenza minacciata alla sua persona– scrive l’arcivescovo di Bologna al presidente della Cei – si leggono i segni inequivocabili di quel percorso di male che già aveva cercato la sua vittoria nel "crocifiggilo" gridato a Pilato. È un percorso che il Risorto ha inesorabilmente sconfitto. Perciò il Signore la conforti in questa certezza e non le faccia mancare neppure l’umana consolazione che dà la serena coscienza di combattere la buona battaglia».
Analoghi messaggi di solidarietà sono giunti dall’ordinario militare, monsignor Vincenzo Pelvi e dal vescovo di Pompei, monsignor Carlo Liberati, che insieme con i giovani del XXI Meeting organizzato nella città del Santuario mariano, si dicono vicini «al presidente della Cei, perché difende i valori più autentici della nostra civiltà, che trova no le proprie radici nel Vangelo».
Affettuosi messaggi anche da parte delle aggregazioni laicali. L’Azione Cattolica «ribadisce la sua ferma condanna», esprime la propria solidarietà a Bagnasco e parla di un «clima teso a impedire alla Chiesa di affrontare temi chiave per la vita della società». Comunione e Liberazione è solidale con il presidente dela Cei, prega per lui e lo ringrazia per il «coraggio della testimonianza». Dal portavoce di Sant’Egidio, Mario Marazziti, oltre alla vicinanza, arriva anche l’invito «a tutto il mondo politico a moderare i toni del dibattito». Solidarietà da Rimini, dove erano riuniti per un incontro, da parte dei presidenti di Rinnovamento nello Spirito, delle Acli, del portavoce del Family Day Savino Pezzotta, ed esponenti del Forum delle associzioni familari e della Consulta delle aggregazioni laicali. Infine la Federazione dei Settimanali Cattolici e l’agenzia Sir sottolineano «il tentativo di mettere a tacere» la voce di Bagnasco «sui temi chiave della società di oggi: vita, famiglia, libertà d’educazione». E ricordano che la Chiesa italiana «si mette a fianco del popolo», ma «non si pone contro nessuno e si apre al dialogo con tutti, con la forza della ragione e della fede».

Avvenire, 1° maggio 2007


Bagnasco: «La nostra gioia non sarà turbata»

(Adriano Torti)


«Oggi la nostra diocesi vive una grande gioia, gioia che non può essere turbata da nulla». Domenica, quando la Chiesa di Genova ha festeggiato l'ordinazione di tre nuovi diaconi, l'arcivescovo Angelo Bagnasco è apparso sereno ed ha voluto subito precisare che nulla avrebbe potuto oscurare l'importanza ed il clima di gioia e di preghiera di quel momento. Una sola frase, poche parole pronunciate all'inizio dell'omelia riferite all'attualità, che lo ha visto, e lo vede tuttora suo malgrado protagonista, per poi passare a quello che maggiormente interessa l'arcivescovo: il servizio pastorale ai fedeli e ai suoi sacerdoti che ha ringraziato «per la presenza così numerosa». Nella domenica del Buon Pastore, il prelato ha poi ricordato che il primo compito dei diaconi e dei sacerdoti, è quello di rendere un servizio alle diverse necessità, anche alle «nuove povertà», della comunità perché, ha spiegato, «noi sacerdoti non siamo soli». «La presenza così numerosa di diaconi, sacerdoti e fedeli - ha aggiunto - rende questo momento ancora più solenne e familiare: sì una grande, bella festa di famiglia». «L'uomo di ogni tempo non ha bisogno solo di essere sfamato, ma ha anche bisogno di essere amato», ed ha ammonito che «la fede è gioia anche quando incontra inevitabilmente la croce». La cattedrale di San Lorenzo domenica pomeriggio era gremita di fedeli tra i quali numerosi parenti ed amici dei nuovi diaconi ma anche tanti fedeli accorsi per stringersi intorno al proprio Pastore per fargli sentire il proprio sostegno morale, manifestato, alla fine della cerimonia, con un lungo e caloroso applauso.

Avvenire, 1° maggio 2007


La gratitudine dell'episcopato Italiano

A nome dell'episcopato italiano sento il doveroso e lieto compito di esprimere viva gratitudine a quanti sono vicini al nostro Presidente S.E. Monsignor Angelo Bagnasco in questo momento in cui è fatto oggetto di ulteriori vili e oscene minacce. Il primo grazie va al Santo Padre, che con paterno affetto ha voluto farsi vicino a Monsignor Bagnasco con un dialogo personale che ha infuso in lui serenità e coraggio. Mio tramite Monsignor Bagnasco esprime profonda gratitudine per questo gesto inaspettato e quindi ancor più apprezzato, cui si sono aggiunte le parole ufficialmente pubblicate tramite il telegramma a firma del Cardinale Segretario di Stato. Apprezzamento e gratitudine si rivolgono anche a quanti, nella comunità ecclesiale e nella società civile, hanno voluto far giungere a Monsignor Bagnasco parole di stima e di solidarietà. Particolare valore, riassuntivo del sentire profondo del popolo italiano, si riconosce al messaggio inviato dal Capo dello Stato. Questa corale manifestazione di incoraggiamento e sostegno ci rafforza nella nostra volontà di continuare con serenità nel nostro compito di servizio alla verità del Vangelo e alla piena dignità della persona umana e costruzione della convivenza civile.
S.E. Monsignor Giuseppe Betori
Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana

Avvenire, 1° maggio 2007


Gesto di un mitomane. Ma si teme il salto di qualità

Gli inquirenti paventano che il presidente della Cei possa entrare nel mirino di pericolose, anche se ridotte, frange di violenti presenti nel capoluogo ligure L’arcivescovo prosegue con serenità il suo impegno in diocesi e alla guida della Cei: ieri nessun cambiamento di programma. La vicinanza della gente: «Vada avanti»

Dal Nostro Inviato A Genova Angelo Picariello

Per ora sembra il gesto di un mitomane isolato. Non riconducibile in alcun modo alle minacce e alle indagini in corso sull’area anarco-insurrezionalista nel capoluogo ligure. Ma resta alta la soglia di attenzione degli inquirenti: il timore è quello di un possibile salto di qualità per il caso del proiettile recapitato all’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco. Un presule a cui la sua città e la sua gente, si è stretta in un abbraccio d’affetto. Attonita e preoccupata ma decisa a non lasciare solo il Pastore fatto oggetto di tali vergognosi attacchi.
L’attenzione è massima anche tra i responsabili dell’ordine pubblico. Avrebbero preferito che l’episodio non emergesse, per evitare l’unico vero rischio che esso nasconde – ma la «fuga» non è stata dall’Arcivescovado –: quello che il presidente della Cei possa diventare il bersaglio di ridotte ma pur sempre pericolose frange di violenti alle quali vanno purtroppo ricollegati i precedenti casi delle scritte minacciose. E in più entrare nel mirino di estemporanei «rivoluzionari» che non trovano di meglio che giocare alla lotta armata. Ma sulla cui pericolosità è sempre meglio non scherzare.
«Ho dedicato a questa vicenda la massima attenzione sin dall’inizio, unitamente ai vertici delle forze di polizia», dice il prefetto Giuseppe Romano, inviato a Genova, città diventata più «difficile» dopo i fatti del G8, con un curriculum prestigioso alle spalle: Catania, Napoli e Roma. «Continuiamo a mantenere la stessa attenzione – prosegue – e a fare le relative valutazioni anche per capire l’adeguatezza delle misure adottate di volta in volta nelle settimanali riunioni di coordinamento delle forze di polizia». Il prefetto scandisce le parole, per lanciare un messaggio chiaro: attenzione forte, ma non più di prima, questo episodio ha avuto una risonanza mediatica che non avrebbe meritato.
E per sottolineare che la riunione che si terrà anche questa settimana in prefettura fra le forze dell’ordine era già programmata.
All’unisono parla il questore Salvatore Presenti: «La situazione è attenzionata», dice. Ma questo ultimo viene ritenuto «il gesto di un mitomane, o di un imitatore». Eccolo, allora, il vero timore degli inquirenti. Il risalto dato al fatto, il richiamo al G8 come anche del triste passato della città negli anni di piombo, che vengono evocati in alcune interviste di questi giorni, rischiano di ottenere effetti ben diversi dalle intenzioni, quasi un invito – involontario – ad attrezzarsi perché il temuto salto di qualità venga messo in atto.
Si apprendono intanto nuovi particolari su questa incresciosa missiva recapitata in curia venerdì mattina. Il proiettile calibro 9, in uso probabilmente nel periodo bellico, era rovinato, schiacciato, come raccolto per terra da qualcuno. Era avvolto in un ritaglio di giornale riguardante un articolo sulle scritte minacciose. Sulla foto, che ritraeva monsignor Bagnasco, c’era una svastica disegnata con pennarello nero. A fianco, nello spazio bianco a lato della pagina, una piccola stella a cinque punte, disegnata con pennarello rosso, e la scritta Br. Sotto, la scritta sghemba «La posta e per te», priva dell’accento sulla e, e neanche ricalcante il titolo della nota trasmissione. Questi ed altri elementi hanno convinto gli inquirenti che si possa trattare con tutta probabilità di un proiettile rinvenuto per caso da qualcuno (un buontempone o uno squilibrato), che non avrebbe trovato di meglio che mettere in piedi l’orrido scherzo.
In realtà ciò che preoccupa davvero sono due episodi ormai piuttosto lontani – l’attentato dell’8 dicembre 2002 nei giardini accanto alla questura, e quello del 28 febbraio 2004 davanti al commissariato di Sturla – che denotano la presenza in città di una cellula pericolosa di anarco-insurrezionalisti che non è mai stata scoperta e ora, con l’ascesa dell’arcivescovo alla guida della Cei, potrebbe aver individuato un nuovo obiettivo simbolico, dopo aver preso di mira le forze di polizia, sull’onda del G8.
Per il momento, però, nessun rafforzamento nella scorta «fissa» dell’arcivescovo, ma solo un più accurato presidio per le sue principali uscite pubbliche. Che l’arcivescovo non ha intenzione di trascurare, proseguendo serenamente nel suo lavoro in diocesi, come a Roma alla guida della Cei. Nessun cambiamento di programma ieri: come al solito di primo mattino la Santa Messa celebrata nella cappella della Curia, poi, come ogni lunedì, ha riunito i collaboratori e dato udienza ai sacerdoti; nel pomeriggio una serie di riunioni con organismi diocesani. Unica differenza dal solito quella catena di attestati di solidarietà che continuano ad arrivare. Dopo Prodi, anche Napolitano e il Papa. Il segretario, don Stefano, raccoglie con un elastico le decine di telegrammi arrivati nel solo pomeriggio, per consegnarli all’arcivescovo fra un impegno e l’altro. Stamattina monsignor Bagnasco presenzierà, come previsto, alla cerimonia di consegna delle stelle al merito del Lavoro. Ma forse, come sottolineano in curia, al di là degli attestati ufficiali, quel che colpisce di più è l’enorme vicinanza dei fedeli che non fanno altro, in questi giorni, che incoraggiare l’arcivescovo. «Vada avanti», «Non tema, siamo con lei»: in ogni parrocchia, ad ogni fine celebrazione, gli ripetono anziani, giovani, famiglie. «Altro che gerarchia staccata dal popolo – sottolineano i suoi collaboratori –. Quel che vediamo testimonia proprio il contrario. È tutto un invito a parlare, se possibile, come ha detto Ruini, ancora più forte e chiaro».

Avvenire, 1° maggio 2007


DIPLOMAZIA

Il presidente Bush e l'«incontro mini» con il Cavaliere

[...] omissis (la politica non ci interessa)

Il mancato invito al premier italiano a Washington, a un anno dal suo insediamento, rimane una piccola ferita politica aperta. E l'insistenza americana sul valore del colloquio romano di giugno tende a coprirla, ma non riesce a rimarginarla del tutto. Anche il modo in cui si è chiusa la questione della Telecom ha lasciato l'impressione di un governo troppo interventista, agli occhi dell'America.
Non solo. Gli Usa sembrano preoccupati dal ruolo che continua ad avere l'estrema sinistra nell'Unione: soprattutto per i contraccolpi che può provocare sulla politica estera italiana. Ritengono che tolga qualcosa alla «fluidità» dei rapporti storicamente eccellenti fra i due Paesi. Appaiono sorpresi dalle notizie sulle minacce paraeversive al nuovo presidente della Cei, Angelo Bagnasco. E seguono i cambiamenti decisi da Benedetto XVI con un'attenzione quasi maniacale. D'altronde a nessuno è sfuggito, né gli Usa lo nascondono, che lo scopo principale dei colloqui romani si concentra sull'udienza di Bush in Vaticano da Papa Ratzinger.
Tra i due «ci sarà una convergenza naturale», azzarda l'ex segretario di Stato, Henry Kissinger, oggi membro, fra l'altro, della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. Non si esclude che Bush approfitti del colloquio per invitare Benedetto XVI, d'intesa con l'episcopato cattolico americano, a visitare gli Stati Uniti. Il Pontefice ha già ricevuto una proposta del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, a parlare alle Nazioni unite, a New York. Si accenna al 2008, l'anno delle presidenziali. Rimane da vedere se la coincidenza ostacolerà o favorirà l'eventualità di una permanenza più lunga di Benedetto XVI negli Usa.


Corriere della sera, 2 maggio 2007

Che bella figura...dobbiamo sempre farci riconoscere dagli altri Paesi.


L'interesse del Papa per le realtà monastiche

Mons. Antonio Mattiazzo in visita "ad limina apostolorum" ha incontrato personalmente il papa venerdì scorso. L'udienza personale ha seguito quella generale di mercoledì in piazza San Pietro, dove erano presenti anche 250 pellegrini provenienti dalla diocesi di Padova. «Ho incontrato un papa molto sereno, affabile, informato sulla realtà padovana - è stato il primo commento dell'arcivescovo - e con una memoria straordinaria: già nel primo incontro di mercoledì in udienza generale parlando di Padova ha fatto memoria di sant'Antonio ma anche di san Luca e del congresso internazionale svoltosi a Santa Giustina. Il papa ha dimostrato apprezzamento per l'operato della diocesi e ha incoraggiato a proseguire nel cammino della nostra chiesa».
Tra i temi dell'incontro: la missionarietà, la cultura - specialmente teologica - e il monachesimo. «Si è parlato - riprende il vescovo - della realtà territoriale della diocesi di Padova, la più grande del Nordest, un'estensione e un'ampiezza che supera i confini locali, attraverso l'impegno missionario che ha sviluppato e verso cui è proiettata. E ancora il pontefice ha chiesto notizie sull'evoluzione, in questi due anni, della Facoltà teologica del Triveneto, sulle prospettive, i progetti, i programmi».
Un tema in particolare accomuna poi mons. Mattiazzo e Benedetto XVI: l'interesse per il monachesimo. Argomento che non è mancato nel colloquio di ieri. È stato infatti lo stesso papa Ratzinger a introdurre il tema chiedendo notizie sulle diverse presenze monastiche nel territorio, sull'esperienza degli eremiti ma anche sui centri di spiritualità e sull'abbazia di Praglia. Il vescovo ha poi portato la vicinanza della diocesi, con il pellegrinaggio diocesano e l'accompagnamento nella preghiera, in questo importante momento della visita ad limina apostolorum. La visita si è conclusa nella mattinata di ieri.

Gazzettino nord est, 29 aprile 2007

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