2 maggio 2007
Rassegna stampa del 2 maggio 2007
Ieri non e' stato possibile completare la rassegna stampa. Mi scuso con i lettori per il ritardo nella segnalazione di editoriali e commenti. In questo post verranno presentati gli articoli omessi ieri.
Ricordo che stamattina i quotidiani (per fortuna?) non escono e quindi facciamo riferimento a quelli di ieri, 1° maggio. Sotto ogni articolo potete leggere le mie riflessioni.
Raffaella
Vedi anche:
Cronaca di un caso di ordinaria stupidita'
Chiedo scusa al Santo Padre...
Rassegna stampa del 1° maggio 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 1° maggio 2007 (1)
Aggiornamento della rassegna stampa del 1° maggio 2007 (2)
Monsignor Bagnasco ringrazia il Papa e Napolitano
Gian Enrico Rusconi
Quando la Chiesa si ammala di vittimismo
La tesi di Marcello Pera sulla «Europa vero nemico della Chiesa», esposta ieri in questo stesso spazio del giornale, è inconsistente. Anzi è sbagliata, perché è costruita sulla confusione tra «laicismo» come presunta ideologia dominante in Europa e principio di laicità delle istituzioni europee.
Detto questo, la tensione tra Parlamento europeo e Chiesa cattolica è un fatto che va seguito con attenzione. Ma le considerazioni di Pera sono parte del problema stesso. Partono infatti dal presupposto che le questioni di merito sul tappeto (riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, in particolare di quelle omosessuali) siano semplicemente il pretesto per attaccare il cristianesimo e la Chiesa. Non sono cioè oggetto e motivo di legittime (ovviamente discutibili) differenze di visioni culturali ed etiche che realizzano il principio stesso del pluralismo etico, fondamento della laicità. In realtà secondo Pera queste sono soltanto chiacchiere che coprono il relativismo nichilista, che ora trova (finalmente, sembra dire) il suo vero nemico nella Chiesa.
Il contrasto si concentra sul riconoscimento dello status giuridico delle coppie omosessuali, fermamente respinto dalla Chiesa. A questo proposito ammettiamo pure che l'accusa di omofobia rivolta in termini generali alla Chiesa sia ingiusta.
Ma il vero punto è perché proprio questa questione stia di fatto bloccando ogni possibilità di autentico dialogo tra i laici e i sostenitori delle tesi della Chiesa, azzerando ogni altra problematica. Perché mai è diventata una discriminante insuperabile.
Mi chiedo se gli uomini di Chiesa, in prima linea gli italiani, anziché atteggiarsi a vittime del laicismo europeo, non debbano interrogarsi sugli effetti della loro strategia comunicativa. Dando alla Chiesa il profilo ormai dominante di «unica istituzione che difende la famiglia», rischiano di favorire un paradossale impoverimento del messaggio religioso e teologico nel discorso pubblico. La centralità quasi esclusiva data ai rapporti interpersonali e sessuali nasconde una singolare afasia teologica - ovvero l'incapacità di comunicare con altrettanta enfasi - su un'infinità di altri temi. Qual è il nesso teologico tra la fissazione sulla «famiglia naturale» e i fondamentali cristiani della redenzione, della salvezza o del peccato originale?
Oltre gli anatemi dei clericali italiani
Occorre tuttavia fare una precisazione, a livello europeo. Marcello Pera confonde Chiesa e religione con quella cattolica (anzi con le direttive della Cei). In Europa invece ci sono altre Chiese cristiane che hanno posizioni più articolate sulle tematiche anche omosessuali. Soprattutto non si sognano di attaccare le istituzioni europee o di considerarle un covo di anti-cristianesimo perché non condividono le loro posizioni.
A questo proposito è bene ricordare quale è la situazione delle Chiese in Europa, al di là degli anatemi dei clericali italiani. Mi riferisco al testo del Trattato costituzionale, che non è entrato in vigore ma recepisce quanto è già presente in altri documenti dell'Unione. Il testo quindi riproduce la realtà europea. Ebbene l'Ue riconosce a pieno titolo le Chiese (al plurale!) come organizzazioni di interessi spirituali e morali di milioni di cittadini. Assegna loro a livello europeo una posizione oggettivamente rilevante, non inferiore a quella che godono nei rispettivi paesi membri. In particolare l'articolo 52 recita che l'Unione «rispetta e non pregiudica lo status previsto nelle legislazioni nazionali per le Chiese e le associazioni o comunità religiose degli Stati membri». Aggiunge che vuole mantenere nei loro riguardi «un dialogo costante», «riconoscendone l'identità e il contributo specifico». Naturalmente lo stesso articolo ha cura di aggiungere che l'Unione europea «rispetta ugualmente lo status delle organizzazioni filosofiche e non confessionali».
Una leadership informale
Le Chiese dunque sono riconosciute parte rilevante, istituzionale, della società europea, anche se la normative giuridiche e le sensibilità religiose variano da paese a paese. La Chiesa cattolica, ben collaudata nei suoi rapporti diplomatici, non nasconde la sua ambizione di svolgere a livello europeo un ruolo informale di leadership, quasi extra-istituzionale. Ma è più difficile di quanto non appaia, non già per un pregiudizio laicistico, ma perché l'Europa è una istituzione laica o «secolare» dove le Chiese non possono pretendere un trattamento preferenziale o di sottrarsi a dissensi polemici. Che poi alcuni farabutti ne approfittino per minacciare uomini di Chiesa è un motivo in più per affrontare con reciproca serietà tutto il problema.
La Stampa, 1° maggio 2007
Caro Rusconi, e' vero: in Europa ci sono altre Chiese cristiane molto piu' "morbide" rispetto a certi temi. Ce ne sono altre (una parte della Chiesa anglicana, la Chiesa Ortodossa) che la pensano come i Cattolici sui temi etici, ma non vengono attaccate dalle istituzioni europee. Si e' mai chiesto il perche', caro Rusconi?
Glielo dico io. La Chiesa cattolica ha una sua gerarchia, un suo stato, un suo monarca (il Papa). Essa precede l'Europa non e' nata dopo la "costruzione" di questo concetto che non e' solo geografico ma anche culturale e religioso. Perche' la Chiesa cattolica viene tanto attaccata? Semplice! Da' fastidio perche' e' l'unica istituzione in grado di opporsi al conformismo dilagante. Il Papa viene visto come l'unica figura coerente e "forte". In una Europa in cui nessuno crede piu' a nulla (in particolare nelle istituzioni europee), in cui i politici valgono, agli occhi degli elettori, come i fanti di picche, una figura come quella di Papa Ratzinger non puo' non fare paura perche' "disturba" i piani di certi personaggini.
Fino a due anni fa nessuno si sarebbe sognato di orchestrare un simile attacco alla Chiesa. Ora sembra quasi che ci sia l'urgenza di attaccare il Vaticano. Perche? Ma non e' ovvio? Il Papa, diciamo cosi', non ci lascia in pace, ci stuzzica, ci provoca, ci fa ragionare. Non puo' non susciatare grandi reazioni: di entusiasmo e di biasimo. Non e' un Papa conformista e, come tale, non avra' mai un consenso unanime.
La Chiesa non cade nel vittimismo (potrebbe farlo ma e' su un piano superiore rispetto ai giochetti italioti). Non c'e' ragione di avere paura, caro Rusconi: gli Italiani si stringono intorno al Papa non perche' fa la vittima, ma perche' cominciano a capire le strategie (sciocchine) di certi politici italiani ed europei.
Raffaella
Il caso
Messico: votano l'aborto, parlamentari scomunicati
L'arcidiocesi di Città del Messico ha deciso di scomunicare il sindaco Marcelo Ebrard e tutti i deputati del Distrito federal che hanno votato e approvato la settimana scorsa il provvedimento di depenalizzazione dell'aborto. La notizia è stata data dalla stessa arcidiocesi guidata dal cardinale Norberto Rivera Carrera, che in questi giorni si trova a Roma. Il portavoce del cardinale, don Hugo Valdemar, ha detto, a proposito dei parlamentari: «Abbiano la decenza di non entrare in cattedrale né in nessuna altra chiesa cattolica del mondo». Marcelo Ebrard, dopo aver appreso di essere stato scomunicato, ha chiesto «copia del procedimento» per vedere se «è conforme con le procedure vaticane». Gli è stato riposto che la scomunica non è stata ancora formalizzata ufficialmente. La chiesa messicana ha fatto una Dichiarazione congiunta, firmata dal cardinale Carrera e dai suoi otto vescovi ausiliari, nella quale si invitano i fedeli «a non riconoscere i cambiamenti legislativi che depenalizzano l'aborto entro le 12 settimane».
Corriere della sera, 1° maggio 2007
IL CASO
Messico, scontro fra vescovi e politici scomunicati i deputati pro-aborto
Il provvedimento dopo l´approvazione della legge che lo depenalizza
Nel paese esplosione di polemiche. Sugli stessi temi c´è fermento anche in paesi come Brasile e Argentina
MARCO POLITI
CITTA´ DEL VATICANO - Scomunicato il parlamento del Distretto federale di Città del Messico. E´ il parlamento della regione della capitale messicana, che il 25 aprile scorso ha approvato la legge di depenalizzazione dell´aborto nelle prime tre settimane. La gerarchia ecclesiastica aveva fatto fuoco e fiamme contro il progetto di legge, invocando anche un referendum popolare. C´erano state manifestazioni del fautori e degli oppositori del provvedimento. Ma i deputati non si sono lasciati influenzare. Il sì alla legge è arrivato con 46 voti a favore e 19 contrari, con un astenuto. Immediata la scomunica da parte dell´arcidiocesi di Città del Messico, il cui titolare cardinale Norberto Rivera Carrera si trova in questi giorni a Roma. Il provvedimento vieta la comunione a tutti i deputati che hanno votato a favore. Il portavoce del cardinale don Hugo Valdemar Romero ha richiamato la regola canonica della scomunica automatica per chi favorisce il «crimine» dell´aborto. La scomunica, ha precisato, «è un fatto, una legge della Chiesa che si applica ai cattolici».
In un articolo, pubblicato su un giornale locale, don Romero ha sottolineato che la Chiesa «conferma la scomunica agli abortisti», spiegando che tutte le persone che rendono possibile e partecipano ad un aborto commettono un delitto grave, per il quale sono passibili di scomunica, senza necessità che intervenga un´apposita dichiarazione papale. Se ne deduce che la scomunica dovrebbe ora colpire immediatamente il personale medico e paramedico degli ospedali dove si praticheranno interruzioni di gravidanza. Romero ha intimato il veto ecclesiale ai parlamentari colpevoli: «Abbiano la decenza di non entrare in cattedrale e in nessun´altra chiesa cattolica del mondo finchè non saranno stati perdonati».
La vicenda sta scatenando un´esplosione di polemiche nel Messico, ma non solo. In altri stati cattolici del continente come il Brasile e l´Argentina si è aperta la discussione su leggi simili. La presenza a Roma del cardinale Rivera Carrera fa presumere che papa Ratzinger approvi il suo gesto, ma questo apre immediatamente una crisi più grave: Benedetto XVI, che a giorni arriverà in Brasile per la V assemblea continentale dell´episcopato latinoamericano, intende governare così il voto cattolico nelle democrazie occidentali? A Città del Messico è già scoppiato il caso. Il sindaco-governatore della capitale, che ha promulgato la legge, si è ribellato alla scomunica. Marcelo Ebrard ha chiesto alla Conferenza episcopale messicana «copia del procedimento di scomunica» per controlarne la legalità alla luce delle norme del diritto canonico. Il sindaco Ebrard ha dichiarato di essere cattolico, ma di trovarsi alla «guida di un governo responsabile». Poi ha aggiunto polemicamente: «Voglio dire ai vescovi messicani che viviamo nel XXI secolo e non nel XVI». La sua sfida tocca un nervo sensibile del pontificato ratzingeriano: i deputati cattolici hanno il diritto di decidere in coscienza o devono ubbidire alle indicazioni della Chiesa? E´ il problema delle unioni civili in Italia. La mossa del sindaco ha costretto l´arcidiocesi di Città del Messico ad una precipitosa rettifica. Il portavoce ecclesiastico Romero ha dovuto precisare che i deputati fautori della legge sono automaticamente scomunicati, ma che il caso del sindaco Ebrard «è diverso» e va ancora studiato.
Repubblica, 1° maggio 2007
Politi, Politi, Politi...possibile che Lei debba sempre e comunque buttarla sulla politica italiana?
Come fa ad essere sicuro che il Papa approva la scomunica? Ha qualche fonte interna al Vaticano, magari la stessa che Le ha riferito che sarebbero cambiate le norme sul funzionamento del Sinodo dei Vescovi, cosa smentita il giorno stesso della pubblicazione dell'articolo di Repubblica?
Raffaella
Messico, diritto all’aborto ora è guerra sulle scomuniche
di ROBERTO ROMAGNOLI
ROMA Da una settimana il Messico è entrato in guerra: per l’aborto. Da un lato il Messico fedele ai dettami di Santa romana chiesa, dall’altro il Messico che si riconosce nella rivoluzionaria legge sulla depenalizzazione dell’interruzione di gravidanza entro 12 settimane, approvata il 24 aprile dall’Assemblea legislativa del distretto federale di Città del Messico. Una legge, cioè, valida soltanto nell’immenso e popolosissimo territorio della capitale. Fino al 25 aprile in tutta l’America Latina, l’aborto era consentito solo a Cuba, Guyana e Porto Rico.
In un Paese profondamente cattolico, con un presidente conservatore molto vicino alle posizioni del Vaticano, la legge ha provocato un terremoto sociale con minacce di scomunica, minacce di procedimenti amministrativi verso i rappresentanti della Chiesa, voglia di impugnazione della legge, tentativo di convocare un referendum abrogativo. Una situazione molto tesa che, mentre a Città del Messico si discuteva della legge, avrebbe portato a Roma, convocato da Papa Ratzinger, il primate della Chiesa messicana, cardinale Norberto Rivera Carrera. Una missione “certificata” da una lettera, giunta ieri da Roma, in cui il cardinale condanna la depenalizzazione dell'aborto e in cui si invitano medici, infermieri e operatori sanitari messicani «all'obiezione di coscienza».
Il giorno dopo l’approvazione della legge il ministero dell’Interno notifica per iscritto al cardinale Rivera e al portavoce dell’arcivescovado, Hugo Valdemar Romero, l’apertura di una procedura amministrativa a seguito della denuncia del “Partito Alternativa” che accusa i religiosi di infrazione della Legge di associazioni e culto pubblico. Alla base della procedura, il fatto che promuovendo apertamente la realizzazione di un referendum sull’aborto, i religiosi avrebbero trasgredito la Costituzione messicana. Lo stesso giorno il Pan, partito del presidente Calderon, annuncia che impugnerà la legge. E’ una spirale di veleni che porta ieri alle voci, poi calmierate, della scomunica, da parte dell’Arcidiocesi di Città del Messico, del sindaco Marcelo Ebrard e di tutti i deputati che hanno votato la legge. Il portavoce del Cardinale Rivera afferma che «sindaco e deputati sono passibili di scomunica» e li invita ad «avere la decenza di non entrare in cattedrale né in nessun’altra chiesa cattolica del mondo finché non saranno perdonati». Il sindaco Ebrard reagisce chiedendo alla Conferenza episcopale messicana «le prove» della sua scomunica. Un fondamento giuridico che difficilmente si riuscirà a trovare anche perchè, in caso contrario, quanti deputati in tutto il mondo sarebbero da scomunicare?
Il Messaggero, 1° maggio 2007
Eh gia', i politici, che di dichiarano cattolici (e che, sulla base di questa affermazione, prendono voti) possono fare tutto cio' che vogliono perche' "tanto" la Chiesa non li condanna?
La normativa depenalizza l’interruzione di gravidanza entro le dodici settimane
Città del Messico. È scontro in Messico tra autorità civili e religiose dopo che l’assemblea legislativa della capitale ha approvato la depenalizzazione dell’aborto e la chiesa cattolica ha invitato i fedeli a disobbedire alla nuova legge, ribadendo che per chi si fa complice dell’interruzione della gravidanza scatta la scomunica automatica. Fra i protagonisti delle tensioni vi è il sindaco (governatore) della capitale, Marcelo Ebrard che, dopo aver appreso dalla stampa di essere stato scomunicato, ha chiesto «copia del procedimento» per vedere se «è conforme con le procedure vaticane» ed ha incassato una puntualizzazione da parte dell’arcivescovado. Il portavoce della Curia ha infatti affermato che nulla è stato deciso ancora nei confronti del sindaco. La chiesa messicana, attraverso una dichiarazione congiunta firmata dal cardinale primate Norberto Rivera Carrera e dai suoi otto vescovi ausiliari della capitale, ha invitato i fedeli a non riconoscere i cambiamenti legislativi che depenalizzano l’aborto entro le 12 settimane, e ha chiesto a dottori, infermieri e personale medico «che potrebbero vedersi coinvolti da questa legge iniqua» a fare obiezione di coscienza rifiutandosi di rendersi complici di un «esecrabile assassinio. Nessuna circostanza, nessuno scopo, nessuna legge al mondo - scrive il porporato - potranno mai rendere lecito un atto che è intrinsecamente illecito, perchè è contrario alla legge di Dio, scritta nel cuore di tutti gli uomini, riconoscibile dalla ragione stessa , e proclamata dalla Chiesa». La lettera è stata letta due giorni fa dall’altare maggiore della Cattedrale metropolitana da monsignor Hernandez, vescovo ausiliare della capitale. Nel minacciare sanzioni religiose, i vescovi messicani si richiamano al comma 1398 del Codice di diritto canonico, là dove si afferma che «chi procura l’aborto ottenendo l’effetto, incorre nella scomunica latae sentantiae», ovvero automatica. Nelle giurisprudenza vaticana, tale scomunica riguarda i protagonisti diretti di un’interruzione di gravidanza, ovvero la donna, il marito, i medici; da parte dei giuristi della Santa Sede non è però mai stato chiarito se tale provvedimento colpisca anche legislatori o promulgatori, come i vescovi messicani sembrano sostenere. Intanto il sindaco Ebrard ha cercato di contrastare l’azione della chiesa minacciando sanzioni amministrative contro i medici che si rifiuteranno di praticare l’aborto nelle strutture pubbliche. Ebrard, che si dichiara cattolico, ha promulgato la legge di depenalizzazione dell’aborto che, votata il 24 aprile, è entrata in vigore venerdì. Da parte sua, il cardinale Rivera Carrera è intanto scomparso dalla circolazione, sottraendosi ai mass media e ad eventuali contestazioni: voci giornalistiche lo vorrebbero a Roma, ma dal Vaticano è stata smentita una sua presenza nella capitale italiana. La Santa Sede, finora, non ha voluto fare alcun commento sulla vicenda.
Il Mattino, 1° aprile 2007
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