7 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 7 maggio 2007 (1)


Vedi anche:

Rassegna stampa del 7 maggio 2007

L´INTERVISTA
Da Betlemme appello di Joseph Clemens, ex segretario del Papa

"Necessario manifestare ma i preti stiano a casa"

ORAZIO LA ROCCA

BETLEMME - «Anche dalla Grotta della Natività di Betlemme, luogo simbolo della Sacra Famiglia, non possiamo non essere vicini a quanti prenderanno parte al Family Day del 12 maggio prossimo, la grande manifestazione indetta a Roma dalle associazioni laicali cattoliche per difendere il nucleo familiare formato dall´unione tra un uomo ed una donna uniti dal sacro vincolo del matrimonio. Speriamo che vi partecipino in tanti, anche se sarà bene che vescovi e sacerdoti non vadano in piazza per evitare strumentalizzazioni».
Il singolare appello a favore del meeting cattolico di sabato prossimo arriva, un po´ a sorpresa, dall´arcivescovo tedesco Joseph Clemens, stretto collaboratore di Benedetto XVI, essendo stato per una ventina d´anni segretario del cardinale Joseph Ratzinger quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ancora più singolare il luogo da cui l´arcivescovo parla, Betlemme, in Terra Santa, al termine di una messa celebrata presso la Grotta dove oltre 2 mila anni fa la Madonna, assistita da S. Giuseppe, mise al mondo Gesù. Il monsignore - che attualmente sovrintende alle attività sociali e sportive della Santa Sede essendo segretario del Pontificio Consiglio per i laici - vi presiede, su delega papale, la quarta Maratona della Pace Betlemme-Gerusalemme organizzata dall´Opera Romana Pellegrinaggi e dal Centro Sportivo Italiano. «Una occasione di pace e di sport - spiega - ma anche di attenzione ai bisogni della famiglia».

Arcivescovo Clemens, perché un appello per il Family Day proprio dalla Grotta della Natività?

«Perché è qui il centro, il luogo simbolo, il cuore dell´unità familiare così come viene intesa secondo i valori cristiani. E´ in questo posto dove il nostro Signore è venuto al mondo, da sempre tanto caro a milioni e milioni di credenti, che la famiglia cristiana ha incominciato a muovere i primi passi e a camminare nel mondo. Normale, quindi, che anche da qui parta un sincero incoraggiamento per quanti sabato prossimo marceranno per difendere la famiglia».

Non teme che un luogo sacro come la basilica della Natività possa essere "usato" per fini politici?

«Stiamo parlando della famiglia non di contese politiche. E´ un messaggio aperto a tutti, in particolare a quanti hanno a cuore la promozione del nucleo familiare fondato da un padre e una madre. Naturale che anche da qui, dalla Grotta della Natività che ospitò la Sacra Famiglia, si debba parlare di un tema così importante e delicato che sta a cuore a qualsiasi persona di buon senso».

Ma era proprio necessario indire una manifestazione come quella di sabato prossimo destinata, comunque, a generare divisioni?

«Sì, perché la famiglia è il nucleo fondamentale della società su cui si basano anche le speranze di pace e di fratellanza tra i popoli, quegli stessi aneliti di pace e di fratellanza portati avanti da quanti prendono parte a manifestazioni come la maratona della pace Betlemme-Gerusalemme o il Family Day di Roma. E´ un appello rivolto a tutti, perché ormai non si può più far finta di nulla di fronte ai problemi che gravano sulla famiglia sempre più in crisi e lacerata a causa dell´aumento dei divorzi e delle separazioni».

Lei vi parteciperà?

«Mi auguro che parteciperanno in tanti non per andare contro qualcuno o qualche cosa, ma per difendere la famiglia. E´ bene, comunque, che vescovi e sacerdoti non siano presenti per evitare strumentalizzazioni».

Repubblica, 7 maggio 2007

Scommetto che i nostri amici giornalisti si aspettassero che il Papa parlasse del family day, ieri, al Regina Coeli, ma sono rimasti a bocca asciutta :-))
Raffaella

Laicismo

di DON ANTONIO MANDES

Non meriterebbe alcuna citazione l'attacco proditorio mosso al Papa e alla cristianità il primo maggio dal palco del Concertone di piazza San Giovanni in Roma, se gli ascoltatori non andassero avvertiti che si è trattato di uno sproloquio di accuse gratuite. Non è un caso isolato, ma fa parte di una strategia della tensione, giornalmente alimentata dalla manipolazione di discorsi e di interventi della gerarchia ecclesiastica e di certi comportamenti dei credenti. Questo anticlericalismo strisciante non va sottovalutato e non ne va fatto un problema per soli credenti, perchè tende a creare tensioni sociali che coinvolgono tutta la comunità civile. In Italia e in Europa i credenti non sono assediati e tantomeno perseguitati. Ma giornalmente sono assediati e ridicolizzati da un laicismo, ora palese e ora subdolo, che tende a sconvolgere e a travolgere la Comunità credente. Non è un problema di toni che vanno abbassati e di tensioni che vanno disinnescate, ma di verità e di rispetto che vanno ristabiliti. E se alla cristianità è fatto divieto di ammantarsi di vittimismo, ai laicisti è fatto obbligo di rispettare i credenti e di non insistere su un antiquato e inutile livore anticattolico. Non si creda che ci si possa liberare facilmente di Dio e della religione e senza pagare un alto costo anche sociale. Quanto meno verrebbe a mancare un validissimo tessuto connettivo per la società e quel criterio unico e condiviso di giustizia sociale che regola il rapporto e la condotta di un popolo. Non si tema che la religione invada il campo della politica, perchè vuol solo ricordare ai politici credenti di comportarsi coerentemente con la propria fede. La Chiesa cattolica non nutre l'ambizione di svolgere, a livello nazionale ed europeo, un ruolo di leadership ma di servizio. E, per quel che la riguarda, preferisce coloro che la pungolano e le tengono testa a chi la blandisce per addormentarla.

Il Tempo, 6 maggio 2007


Buttiglione: «Sbagliano, colpiscono anche i loro elettori»

Il presidente dell’Udc stigmatizza le aggressioni verbali rivolte alla Cei: «In questa società c’è una riserva di odio»

di GIANFRANCO FERRONI

ROCCO Buttiglione, presidente dell’Udc e filosofo, attende con ansia l’appuntamento del Family Day del 12 maggio: «Sarà il momento ideale per far capire che l’Italia ha un cuore cristiano, che per troppo tempo è rimasto assopito. Da sinistra hanno voluto offenderlo, questo cuore, e ora è venuto il giorno giusto per farlo conoscere a tutti: batte in decine di milioni di uomini e donne che abitano nel nostro Paese. Ed è pacifico, animato solo dalla voglia di far crescere un modello di società che non cerca mai l’odio». E parlando del Family Day Buttiglione permette di ricordare che è stato anche ministro per i Beni e le Attività Culturali: così stigmatizza gli attacchi compiuti ai danni delle opere d’arte sacra, anche negli ultimi giorni. L’ultima è avvenuta a Palermo, dove una scritta contro Benedetto XVI è comparsa all’esterno della Cattedrale di Palermo: con della vernice nera ignoti hanno scritto «il Papa al rogo». E hanno danneggiato due statue a cui sono state tranciate con un colpo secco due dita. Per Buttiglione si tratta di «un brutto segnale, che colpisce le espressioni artistiche che hanno permesso all’Italia di essere conosciuta nel mondo: i vandali esistono ancora, e abitano tra noi».

Presidente Buttiglione, le polemiche sul Family Day continuano: ma la sinistra non ha scelto un bersaglio sbagliato cercando di colpire una manifestazione dedicata alla famiglia?

«Più che sbagliato. Sta colpendo anche milioni dei suoi elettori, la sinistra: la parte moderata della coalizione rischia sempre di diventare invisibile, quando si scatenano le voci contro la Chiesa cattolica. Che sembrano maggioritarie, da quella parte».

Sabato piazza San Giovanni sarà utilizzata per un altro scopo, dopo il concerto del primo maggio.

«Da quella piazza sono state elevate parole di sarcasmo e di incitamento all'odio. Una mancanza di rispetto a tutti i lavoratori cristiani ed a tutti gli uomini che amano il dialogo e la libertà. Il 12 maggio tutti potranno vedere che milioni di persone possono civilmente dare voce alla libertà senza offendere nessuno. Un segnale che servirà a far riflettere numerosi italiani che alle elezioni politiche avevano votato ingenuamente per partiti che, invece, hanno dimostrato la loro vena anticlericale».

Il clima che è stato creato, comunque, la preoccupa.

«Cercare di impedire di parlare alla Chiesa è un atto di violenza e l'espressione di un nuovo totalitarismo. In Italia sta montando contro la Chiesa un clima di violenza. Si tentò di fare al Parlamento Europeo una mozione per condannare il presidente della Cei, Bagnasco. Se, Dio non voglia, succedesse qualcosa a Bagnasco noi sapremo dove andare a cercare i mandanti morali, che siedono nel Parlamento europeo in quelle forze politiche e giornalistiche che hanno lanciato una campagna di odio contro Bagnasco e la Chiesa cattolica».

È corretto l’uso dei mezzi di comunicazione di massa per lanciare messaggi di odio?

«Noto che nel piccolo schermo c’è chi non accetta che si possa parlare liberamente. Gridare in televisione sembra essere lo sport preferito per cercare di farsi sentire, in particolare per offendere i cattolici: invece la libertà di esprimere le proprie opinioni dovrebbe avvenire con la massima semplicità. In troppi hanno dimenticato questo piccolo esempio di buon senso».

Aver colpito anche i beni culturali, deturpando le facciate delle chiese e danneggiando monumenti d’arte sacra, non dimostra che l’intolleranza di alcuni non è solamente verbale?

«In questa società c’è una riserva di odio: è compito della politica rimuoverlo. Ogni attacco violento, non solo contro gli uomini, è ingiustificato: si tratta di un brutto segnale, quando si colpiscono le espressioni artistiche che hanno permesso all’Italia di essere conosciuta nel mondo, quell’arte sacra che adorna le nostre città: i vandali esistono ancora, e abitano tra noi. E sono iconoclasti».

Il Tempo, 6 maggio 2007


La «crociata» comunista contro la Chiesa

di Gianteo Bordero

E' stata una reazione fuori dalle righe, quella dell'Osservatore Romano al monologo di Andrea Rivera dal palco del concertone sindacale del primo maggio?

Forse sì, forse no. Il punto è cercare di capire se le dure parole del quotidiano della Santa Sede abbiano un qualche fondamento in rebus o se, al contrario, evochino fantasmi immaginari, creati all'uopo per alimentare un sentimento di vittimismo nelle gerarchie vaticane. Propendiamo per la prima ipotesi. A giustificare la levata di scudi dell'Osservatore, infatti, non ci sono soltanto le parole del presentatore del concerto di piazza san Giovanni; c'è anche - per restare ai fatti più recenti - l'attacco sferrato a monsignor Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, dagli europarlamentari della sinistra radicale, che accusano il presule di «omofobia». Ci sono, ancora, le scritte minacciose corredate dalla stella a cinque punte e il bossolo di pallottola inviato via posta allo stesso Bagnasco, con tanto di foto con svastica.
I fatti del primo maggio, dunque, non sono un fulmine a ciel sereno, ma rappresentano soltanto l'ultimo episodio, in ordine di tempo, che rende esplicita la crescente intolleranza che si riversa con violenza ideologica contro la Chiesa cattolica e contro i suoi vertici. Che questo sentimento violento esista - e sia in qualche modo coccolato da vari soggetti che non riescono a sopportare la presenza della Chiesa come soggetto pubblico che combatte contro il pensiero dominante laicista, relativista e nichilista - lo documentano in maniera chiara i commenti apparsi sui giornali della sinistra radicale in questi giorni. Su tutti, il quotidiano di Rifondazione Comunista, Liberazione. Leggere per credere.
Nel suo editoriale di ieri, il direttore Piero Sansonetti parla di una «corsa oscurantista e fondamentalista della Chiesa, che sta sfigurando, in pochi mesi, il volto della religione cristiana». A Sansonetti fa eco Paolo Flores d'Arcais, che scrive: «La fatwa scagliata dall'Osservatore Romano contro il comico Andrea Rivera è indegna di un Paese civile e incompatibile con i valori della democrazia liberale occidentale... La democrazia italiana non può tollerare questa ennesima minacciosa intimidazione alla libertà dei cittadini... Richiamare l'ambasciatore italiano presso la Santa Sede, in attesa di scuse solenni, è il gesto diplomatico standard che ci si aspetta da uno Stato democratico ancora consapevole della propria dignità». Parole che richiamano subito alla mente quelle di molti commentatori all'indomani della lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona, quando il Pontefice fu accusato di voler fomentare l'odio tra le religioni e di voler rimettere in campo lo spirito crociato. Peccato che di crociata, in questo periodo, se ne veda soltanto una: quella portata avanti dalla sinistra laicista ed estremista contro qualunque ecclesiastico che osi mettere in dubbio i dogmi del politicamente e del multiculturalmente corretto e richiami nel dibattito pubblico l'importanza del diritto naturale e delle radici storiche e spirituali della nostra civiltà come garanzia per un sano progresso sociale e per una pacifica convivenza tra gli uomini.
Come ha scritto l'Osservatore Romano, la cosa più inquietante, che dà l'idea di come sia radicato in profondità il sentimento anti-cattolico, è il fatto che gli attacchi, le minacce, le accuse vengano scagliate «contro chi parla sempre in nome dell'amore, l'amore per la vita e l'amore per l'uomo... con ragionamenti articolati e argomentati, rivolti a chi ha l'onestà di ascoltarli». Se al ragionamento si risponde con la violenza ideologica, è chiaro da che parte stia il torto, da che parte si soffi sul fuoco della polemica senza tener conto del clima pesante che circonda in questo periodo i vertici della Chiesa. Ed è chiaro chi sia ad alimentare le crociate. Scriveva ancora Sansonetti su Liberazione dell'altro ieri: «Generalmente succede nelle dittature: il regime prende di mira un intellettuale, un politico, un artista, un attore - che ritiene scomodo, o semplicemente poco rispettoso, poco omaggiante del potere - e lo accusa di terrorismo. Avviando così la persecuzione... Il Vaticano ieri ha compiuto questo passo».
Poco importa, a Sansonetti e ai suoi colleghi, che la Chiesa, in varie parti del mondo, sia perseguitata, che i suoi fedeli debbano subire ogni genere di sopruso, di tortura e di violenza magari per mano di quei regimi comunisti tanto cari a Liberazione e al partito di cui è l'organo di stampa: l'importante è mettere sul banco degli imputati chi non ha altra arma oltre a quella della parola, l'importante è far apparire la Chiesa dei martiri come una Chiesa fascista, totalitarista, anti-umana, l'importante è gettare benzina sul fuoco affinché i compagni che lottano per un mondo migliore trovino motivazioni ideologiche alla loro sempiterna guerra contro il nazi-fascismo, l'oscurantismo, i nemici del popolo. Il comunismo è duro a morire.

Ragionpolitica

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