10 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 10 maggio 2007 (1)


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Rassegna stampa del 10 maggio 2007

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE: SPECIALE

Ancora tante inesattezze...

«È giusto scomunicare chi sostiene l'aborto»

di CATERINA MANIACI

La Chiesa «non fa politica» ma indica «le condizioni in cui i problemi sociali possono maturare», ricorda il Papa, in aereo mentre vola verso il Brasile , paese che ha «un posto speciale» nel suo cuore, nel suo primo viaggio, da pontefice, fuori dai confini dell'Europa. E una frase dedicata all'aborto fa diventare questo il tema dominante della giornata. Durante l'incontro con i giornalisti sul volo papale, viene citata la depenalizzazione dell'aborto approvata a Città del Messico e contro la quale i vescovi messicani hanno preso una dura posizione: ma il fatto che chi favorisce l'aborto rischi la scomunica e non possa fare la comunione, sottolinea il Papa, lo dice il Codice di diritto canonico, dunque la posizione dei vescovi «non è arbitraria» ed è conseguente il fatto che chi favorisce l'aborto non può «accostarsi al corpo di Cristo». Sarà poi il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, a rimarcare che, visto che i vescovi messicani non hanno dichiarato nessuna scomunica formale, «il Papa non ha inteso nemmeno dichiararla lui: non tutti quelli che per motivi morali non possono fare la comunione sono scomunicati». Il codice di diritto canonico prevede infatti la scomunica automatica per chiunque procuri e ottenga un aborto. Lo dice il canone 1398: "Chi procura l'aborto ottenendo l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae (ossia automatica, ndr)". Il tema "aborto e difesa della vita" accompagna il Papa anche nel suo arrivo a San Paolo, in una città blindatissima e sotto una pioggia fitta, ribadisce l'affetto per il Brasile e poi proclama: la Chiesa cattolica latino-americana, con la conferenza di Aparecida, dovrà rinforzare la sua identità, «promuovendo il rispetto della vita umana dal momento del suo concepimento fino al suo declino naturale, come esigenza propria della natura umana, e farà anche della promozione della persona umana l'asse della solidarietà, soprattutto con i poveri e gli abbandonati». Il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula da Silva lo accoglie all'aeroporto, lo saluta ringraziandolo per una visita che «speriamo sia seguita da altre» e lo rassicura sulla sua volontà di rafforzare e tutelare la famiglia. Lula, personalmente, si dice contrario all'aborto. Nel saluto, poi, usa parole lusinghiere nei confronti del Pontefice e della Chiesa cattolica. Il messaggio diffuso dal Papa, assicura, «è uno strumento fondamentale che permette all'umanità di affrontare le tante sfide» oggi esistenti. E «la presenza della chiesa cattolica è sempre stata fondamentale in Brasile», per «l'elevazione spirituale, morale e sociale del nostro popolo» e sottolinea l'appoggio «deciso ed entusiasta» del Vaticano alla lotta contro la povertà. Oggi ci sarà un colloquio privato tra Lula e Benedetto XVI. Poi c'è il primo bagno di folla per il Papa, giunto sulla spianata del convento di San Benedetto, dove per ore lo hanno atteso migliaia di fedeli: li saluta «con commozione». Quella dell'aborto è una delicata questione che si inserisce in quella più vasta - e ancora più delicata - dei rapporti tra Stato e Chiesa in America Latina. Il braccio di ferro tra i vescovi messicani e il governo è solo uno dei casi nel panorama politico del continente: nel Venezuela del presidente Hugo Chavez e, sia pure con toni più smorzati, nel Brasile di Lula, su IL VIAGGIO DI RATZINGER DUE INCONTRI CON LULA Il primo viaggio intercontinentale di Papa Benedetto XVI durerà fino a lunedì mattina. Una grande sfida, quella che attende il Pontefice, non solo per i problemi politici e sociali presenti nel "Continente della speranza" (così definito domenica scorsa dallo stesso Papa), ma anche per i temi pastorali che fanno da sfondo al Paese, il più grande dell'America Latina, e che detiene il primato mondiale per la più alta percentuale di cattolici (73,79% secondo i dati recenti). L'aereo papale, un Boeing 777 dell'Alitalia, è decollato alle 9 dall'Aeroporto Fiumicino di Roma. All'arrivo in Brasile è stato accolto dal presidente Luis Inacio Lula da Silva, con il quale avrà anche un colloquio pri- IL CALENDARIO Cinque giorni intensi (Benedetto XVI tende a concentrare la propria agenda per accorciare la permanenza fuori dal Palazzo Apostolico) che saranno scanditi da impegni politico-istituzionali e da incontri e appuntamenti pastorali. Papa Ratzinger resterà tre giorni a San Paolo, terza città più grande al mondo, mentre gli ultimi due giorni si trasferirà al Santuario di Nossa Senhora di Aparecida, dove aprirà la V Conferenza Generale dell'Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi (Celam). questioni etico-sociali, si è registrato più di un momento di tensione con la Chiesa. Senza contare quel è avvenuto sul terreno propriamente religioso. Nel 1980, quando Giovanni Paolo II si recò per la prima volta nel Paese, i cattolici erano l'89 per cento della popolazione. Al censimento del 2000 erano scesi al 74 per cento e oggi a San Paolo, a Rio e nelle aree urbanesonosotto il 60 per cento.Contemporaneamente sono aumentati i senza religione - dall'1,6 per cento del 1980 al 7,4 per cento del 2000 - ma soprattutto i protestanti d'impronta pentecostale. Per questo, papa Ratzinger non esita a sottolineare la «comune preoccupazione » per l'avanzata delle sette pentecostali. Se ne parlerà ad Aparecida, spiega, e si stanno cercando soluzioni. Sulla teologia della liberazione, spiega che «è profondamente cambiata la situazione », nessuno crede più ai «millenarismi» per cui dalla rivoluzione nasce la liberazione totale dell'uomo, ma c'è spazio nella Chiesa per un «legittimo dibattito » su tali temi. E ricorda monsignor Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, che è morto come martire e dovrà essere beatificato.

Libero, 10 maggio 2007


Papa Ratzinger avverte i politici: scomunica a chi sostiene l'aborto

di ANTONIO SOCCI

Una nuova tempesta ora si scatenerà su Benedetto XVI. Cosa è successo? I vescovi del Messico hanno indicato la sanzione della scomunica per i politici che hanno approvato la legalizzazione dell'aborto a Città del Messico. Il Pontefice - interpellato su questa inedita decisione mentre si reca in America Latina - ha osservato che «non è cosa arbitraria» perché «è prevista dal Codice di diritto canonico». Queste parole gli costeranno, perché la stampa e gli intellettuali laici, che pretendono di impedire ai cattolici di parlare delle cose pubbliche, poi esigono di metter bocca sulle leggi interne della Chiesa (scomuniche, funerali, sacramenti dell'ordine e del matrimonio e quant'altro). È evidente che la Chiesa ha tutto il diritto di darsi delle norme che regolano l'appartenenza ecclesiale. Qui siamo di fronte a una estensione ai politici cattolici del canone 1398 (scomunica latae sententiae, cioè automatica, per chi procura l'aborto), grazie al canone 1329, par. 2, che allarga la pena anche a coloro senza la cui opera il fatto non sarebbe stato commesso. Com'è maturata questa novità? La Chiesa - al recente Sinodo dei vescovi, recepito nella Sacramentum caritatis - ha ritenuto che se la scomunica si applica, da tempo immemorabile, a una povera donna che - in condizioni psicologiche terribili - ricorre all'aborto, magari senza neanche rendersi conto di ciò che fa (e si commina la scomunica per farle capire la gravità della cosa, ma la Chiesa è subito pronta a riaccoglierla pentita), è giusto che tale sanzione si estenda anche ai politici che a freddo, ben consapevoli di ciò che fanno, rendono legale l'aborto. Ma perché negli anni Settanta gli episcopati in Europa e in America - quando furono approvate le leggi abortiste - non evocarono questa sanzione per i politici? Quali sono le ragioni? Innanzitutto in quegli anni il mondo cattolico e gli episcopati erano in una fase di grande sbandamento dottrinale e di subalternità nei confronti del mondo, come denunciarono con parole drammatiche sia Paolo VI che Giovanni Paolo II. È stato il magistero di papa Wojtyla - si pensi alla "Evangelium vitae" citata infatti dalla "Sacramentum caritatis" - che ha fatto prendere coscienza sempre più chiara ai pastori del loro dovere. Aborto legalizzato da nazisti e sovietici
Ratzinger da prefetto del S. Uffizio ha dato un aiuto formidabile a papa Wojtyla in questo raddrizzamento della Barca di Pietro. E oggi da Papa manifesta la volontà che il magistero sulla vita di Giovanni Paolo II non resti nelle sue encicliche, ma sia fatto proprio concretamente dai vescovi e applicato ai problemi d'attualità. Da qui viene il severo richiamo ai vescovi contenuto nella recente Sacramentum caritatis («i vescovi sono tenuti a richiamare costantemente tali valori; ciò fa parte della loro responsabilità nei confronti del gregge loro affidato»). Da qui viene la decisione dei vescovi messicani a cui il Papa ha subito dato sostegno. C'è inoltre una ragione storica di questa "novità". In Europa e nel mondo l'aborto è stato legalizzato innanzitutto dai grandi totalitarismi novecenteschi che - essendo ferocemente anticristiani - se ne infischiavano dell'espulsione dall'appartenenza alla comunione cattolica. Per primo fu il comunismo sovietico a legalizzare l'aborto, seguito poi dalla Germania nazista (l'aborto è il frutto avvelenato che questi regimi hanno lasciato ai posteri). Le legislazioni abortiste dei Paesi democratici sono arrivate molto più tardi, negli anni Settanta, volute da classi politiche laiciste, anch'esse indif- ferenti alle norme ecclesiastiche (e in un tempo di confusione ecclesiale). Invece in America Latina il problema è d'attualità oggi e siccome i governanti di quei Paesi, in gran parte, si proclamano cattolici, la Chiesa ritiene che la sanzione canonica possa essere un forte deterrente che richiama efficacemente quelle classi dirigenti alla loro grave responsabilità. Legalizzare l'aborto è incompatibile con l'appartenenza alla comunione ecclesiale perché «l'uccisione di un bimbo» ha detto il Papa «è incompatibile con il nutrirsi del Corpo di Cristo». Strage spaventosa 53 milioni di morti

Peraltro qua i bimbi soppressi sono un oceano. La severità della Chiesa su questo problema è dovuta anche alle dimensioni ormai apocalittiche che la piaga dell'aborto sta acquistando. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità ogni anno vengono praticati nel mondo 53 milioni di aborti, ovvero annualmente abbiamo un numero di vittime innocenti pari a tutti i morti fatti nella Seconda guerra mondiale che - scrive Marcello Flores - «sul terreno quantitativo, con i suoi 50 milioni di morti, rappresenta l'evento più violento e distruttivo del XX secolo e forse della storia umana». Nell'arco degli ultimi decenni, da quan- do l'aborto è stato legalizzato, si calcola l'immane cifra di 1 miliardo di vite soppresse da aborti clinici (cifra che lievita enormemente se si calcolano anche gli altri tipi di aborto, farmacologico o meccanico). Un panorama agghiacciante che diventa ancora più cupo se si pensa che nel Paese più grande del mondo, la Cina, da venti anni l'aborto è addirittura obbligatorio per legge, grazie alla politica del figlio unico che ha provocato violenze sulle donne orrende e un numero di vittime terrificante. Ma purtroppo fra le vette di mostruosità del fenomeno va segnalato anche il cosiddetto "aborto tardivo", praticato negli Usa fino all'ottavo mese di gravidanza (finché Bush jr non ha meritoriamente posto fine a tale fenomeno). C'è chi sostiene che l'aborto sia pratica antica e che oggi le leggi diano solo assistenza. Ma non è così. Innanzitutto erano comunque pochi casi isolati. È dimostrabile che le cifre tanto sbandierate del cosiddetto aborto clandestino non erano vere (rimando al mio libro "Il genocidio censurato") e che in ogni caso le leggi non hanno cancellato il fenomeno. Del resto nei tempi passati tante altre pratiche cruente erano in uso, ma non per questo oggi sono state legalizzate. Ma l'assoluta novità storica di questi decenni è la nascita dell'ideologia e dell'industria abortista, con un possente apparato di Stati che legalizzano e propagandano la tecnologia che pratica la soppressione di vite innocenti su scala planetaria e con serialità industriale. Il miliardo di vittime a cui ho accennato sarebbe stato inimmaginabile senza la legalizzazione dell'aborto. La legge ha prodotto una cultura e diffuso una pratica. Il testamento di Papa Wojtyla Anche per questo la responsabilità dei legislatori, secondo la Chiesa, è gravissima. Giovanni Paolo II affermò che nessun parlamento - sebbene democraticamente eletto - può decidere di legalizzare la soppressione di esseri umani innocenti, perché un parlamento non ha il potere su tutto, ci sono beni indisponibili della persona (i diritti umani fondamentali) che nessuno Stato può sopprimere senza diventare tirannico. Nel suo ultimo libro-testamento, papa Wojtyla, dopo aver tuonato contro i crimini del Novecento, scrisse: «Permane tuttavia lo sterminio legale degli esseri umani concepiti e non ancora nati. E questa volta si tratta di uno sterminio deciso addirittura da Parlamenti eletti democraticamente, nei quali ci si appella al progresso civile delle società... I parlamenti che promulgano simili leggi devono essere consapevoli di spingersi oltre le proprie competenze e di porsi in palese conflitto con la legge di Dio e con la legge di natura». La denuncia del Papa era del tutto laica. Infatti il padre del pensiero laico italiano, Norberto Bobbio, aveva già affermato: «Mi stupisco che i laici lascino ai cattolici il privilegio e l'onore di affermare che non si deve uccidere». E ancora prima Gandhi - lo ricordo ai Radicali - aveva dichiarato: «Mi sembra chiaro come la luce del giorno che l'aborto è un crimine».

Libero, 10 maggio 2007


“Giusta la scomunica agli abortisti”

MARCO TOSATTI
INVIATO A SAN PAOLO

Scomunica per i politici che votano le leggi sull'aborto: Benedetto XVI, sull'aereo che lo porta in Brasile, in un lungo colloquio con i giornalisti lancia un monito severo, e subito smentito. Ha detto scomunica ma intendeva dire niente eucaristia, specificano i collaboratori. Joseph Ratzinger risponde a una domanda così formulata: «Condivide la scomunica per politici in Messico?». Una prima volta elude la questione, e infine replica: «Sì questa scomunica non è una cosa arbitraria, ma è prevista dal codice e sta semplicemente nel diritto. L'uccisione di un innocente, bambino umano è incompatibile con l'accostarsi in comunione con il corpo di Cristo. Quindi i vescovi non hanno fatto niente di nuovo, di sorprendente di arbitrario; hanno soltanto messo in luce e dichiarato pubblicamente quanto è previsto da un diritto basato sulla dottrina della Chiesa, sull'apprezzamento della vita e dell'individualità umana fin dal primo momento».
Dalle parole di papa Ratzinger nasce immediatamente un problema: infatti i vescovi messicani, e in particolare il presule di Città del Messico, il cardinale Norberto Rivera Carrera, nelle settimane passate hanno dovuto correggere delle affermazioni bellicose del portavoce della diocesi, che aveva accennato alla possibilità di negare la comunione ai politici responsabili della depenalizzazione dell'aborto. E infatti, mentre sull'aereo il giornalista formulava la domanda, il Segretario di Stato, il cardinale Tarcisio Bertone, dava chiari segni di dissenso, facendo capire che il termine usato, «scomunica» non era corretto. E infatti non appena Benedetto XVI è tornato nei quartieri papali del Boeing 777 dell'Alitalia appariva il Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, per correggere e puntualizzare, mentre già i primi lanci di agenzia annunciavano la «scomunica» di Benedetto XVI.
«Il Santo Padre ha inteso dire che l'azione legislativa favorevole all'aborto non è compatibile con la partecipazione all'eucaristia. Come si dice nell'esortazione "Sacramentum Caritatis" il cristiano che partecipa attivamente a una legislazione a favore dell'aborto si autoesclude dalla comunione». Padre Lombardi ha ricordato che i vescovi messicani non hanno colpito nessuno con quel provvedimento gravissimo; «e non è stata intenzione del Santo Padre dichiarare lui questa scomunica. Aderisce alla linea dei vescovi del Messico». E ha aggiunto: «I politici devono avere la coscienza di aver commesso un peccato grave, e quindi di autoescludersi dalla comunione. Ma non è che tutti quelli che non possono fare la comunione per un motivo morale sono scomunicati. Scomunica vuole dire che c'è un'autorità che dice: sei fuori dalla Chiesa». Le puntualizzazioni hanno per ora fermato le polemiche.
Vita, famiglia, aborto, laicità: sono questi i temi che papa Ratzinger tocca sin dall'inizio della sua trasferta brasiliana, la prima al di là di un oceano. Mentre qui divampa la polemica sull'aborto, Benedetto XVI parla a Lula, che ha fatto dichiarazioni possibiliste sulla depenalizzazione dell'identità cristiana: «Ho la certezza che in Aparecida, durante la Conferenza Generale dell'Episcopato, questa identità sarà rinforzata, promuovendo il rispetto della vita, dal momento del suo concepimento fino al suo declino naturale... La Chiesa vuole soltanto indicare i valori morali di ogni situazione e formare i cittadini perché possano decidere coscientemente e liberamente; in questo seno non mancherà di insistere sull'impegno che dovrà essere preso per assicurare il consolidamento della famiglia, come cellula base della società». Senza fare politica, assicura: «La Chiesa come tale non fa politica, rispettiamo la laicità; ma la Chiesa offre condizioni nelle quali la sana politica offre soluzioni ai problemi sociali». Non dimentica Oscar Romero, il presule di El Salvador ucciso durante la messa: «Era certamente un grande testimone della fede, un uomo di grande virtù cristiane che si è impegnato per la pace e contro la dittatura. La persona merita la beatificazione, non ne dubito. Aspetto quello che mi dirà la Congregazione per la Cause dei Santi».

La Stampa, 10 maggio 2007

Tosatti prospetta sempre retroscena (la faccia di Bertone), poi puntualmente smentiti...

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