11 maggio 2007

Qualche chiarimento su scomunica ed eucaristia


Papa, accenno a scomunica crea dibattito nella Chiesa

SAN PAOLO (Reuters) - Il solo accenno del Papa alla parola scomunica a proposito dei politici cattolici favorevoli all'aborto ha causato un gran dibattito all'interno della Chiesa ma rischia di finire con il rafforzare l'ala dei sacerdoti più conservatori.

Ieri il Pontefice ha espresso il suo supporto nei confronti dei leader della Chiesa messicana che hanno minacciato di scomunicare i politici cattolici che intendono votare a favore di una riforma per legalizzare l'interruzione volontaria di gravidanza nel paese centroamericano.

Benedetto ha detto che "questa scomunica" non era una decisione arbitraria dei prelati messicani, ma una strategia concordata con il Vaticano.

"Uccidere un bimbo innocente è incompatibile con l'essere in comunione con il corpo di Cristo", ha detto ieri il Papa durante una conferenza stampa tenuta sull'aereo che lo ha portato in Brasile.

In seguito, il portavoce del Vaticano ha cercato di smussare le dichiarazioni facendo notare che i vescovi messicani e il Pontefice non avevano ancora scomunicato nessun e che difficilmente avrebbero voluto farlo.

Alcuni esperti, però, pensano che il Papa potrebbe aver colto l'occasione per far passare un messaggio chiaro.

"Quello che risulta chiaro è che il papa pensa che i politici cattolici a favore dell'aborto non dovrebbero ricevere la comunione", ha detto oggi John Allen, autore di diversi libri sulla Chiesa cattolica.

"E questo chiaramente rafforza la posizione dei vescovi che hanno sempre assunto una posizione critica nei confronti dei cattolici che appoggiano il diritto di scelta . Rimane da vedere se sarà emesso qualche provvedimento disciplinare, o se i vescovi potranno continuare a decidere singolarmente a chi dispensare la comunione e a chi no", ha aggiunto Allen.


Scomunica o no ai politici pro aborto? Vedi il Ratzinger del 2004

Sull’aereo in volo da Roma a San Paolo del Brasile, mercoledì 9 maggio, Benedetto XVI ha risposto a undici domande di altrettanti giornalisti. Il resoconto integrale della conferenza stampa, durata 26 minuti, è nel sito del Vaticano.

Alla domanda: “Lei condivide la scomunica data ai deputati di Città del Messico sulla questione dell’aborto?”, il papa ha così risposto:

“La scomunica non è una cosa arbitraria, ma è prevista dal Codice [di diritto canonico]. Quindi sta semplicemente nel diritto canonico che l’uccisione di un bambino innocente è incompatibile con l’andare alla comunione in cui si riceve il Corpo di Cristo. Non si è quindi inventato qualcosa di nuovo, di sorprendente o di arbitrario. È stato solo ricordato pubblicamente quanto è previsto dal diritto della Chiesa, da un diritto che è basato sulla dottrina e sulla fede della Chiesa, sul nostro apprezzamento per la vita e per la individualità umana, sin dal primo momento”.

Poco dopo la conclusione della conferenza stampa col papa, però, il direttore della sala stampa della Santa Sede, il gesuita Federico Lombardi, è tornato tra i giornalisti a dare la seguente precisazione, così riportata dalla Radio Vaticana:

“L’intenzione del papa è certamente quella di dire che chi partecipa attivamente a una legislazione favorevole all’aborto si autoesclude dalla possibilità di partecipare pienamente anche all’Eucaristia, come è scritto anche nella Sacramentum Caritatis [l’esortazione apostolica postsinodale di Benedetto XVI sull’Eucaristia, pubblicata il 22 febbraio 2007]. Siccome non c’è di fatto una dichiarazione di scomunica da parte dei vescovi messicani, non è stata nemmemo l’intenzione del papa di dichiarare questa scomunica”.

Da questo sembra di capire che la scomunica automatica prevista dal Codice di diritto canonico al can. 1398 (”Chi procura l’aborto ottenendo l’effetto incorre nella scomunica latae sententiae”) vale per chi effettua l’atto abortivo, mentre per i legislatori che promuovono la legalizzazione dell’aborto, se non sono colpiti da una scomunica “ad personam”, vale l’autoesclusione dalla comunione sacramentale.

Un analoga oscillazione di giudizio si era avuta nel 2004 tra l’allora cardinale Joseph Ratzinger e i vescovi degli Stati Uniti, sulla questione se dare o no la comunione ai politici cattolici favorevoli alla legalizzazione dell’aborto, tra i quali il candidato democratico alle elezioni presidenziali di quell’anno, John F. Kerry.

Ratzinger aveva espresso il suo parere in una nota trasmessa ai vescovi americani alla vigilia della loro assemblea di metà giugno a Denver. La nota aveva per titolo “Dignità a ricevere la santa comunione. Principi generali” e doveva restare riservata, Ma fu resa pubblica integralmente da www.chiesa in questo servizio del 3 luglio 2004: “Caso Kerry. Ciò che Ratzinger voleva dai vescovi americani”.

La nota di Ratzinger stabiliva di non dare la comunione ai politici cattolici pro aborto. Ma la conferenza episcopale degli Stati Uniti la interpretò nel senso di affidare a ogni singolo vescovo la decisione se dare la comunione o no. E la maggior parte era per non negare la comunione.

Ebbene, Ratzinger riconobbe che l’interpretazione data dai vescovi americani era “very much in harmony” con i principi generali della sua nota. Lo scrisse in una lettera al cardinale Theodore E. McCarrick pubblicata il successivo 12 luglio nel sito della conferenza episcopale degli Stati Uniti. Anche di questo trovi il resoconto in www.chiesa: “Ratzinger-Kerry atto secondo. La controversia ben temperata”.

dal blog di Sandro Magister

1 commento:

francesco ha detto...

la mia domanda è: a quali lobby della curia vaticana obbedisce magister? i suoi interventi sono troppo "mirati", sono dei veri messaggi in codice per qualcuno nella curia... mah...
francesco