19 maggio 2007

Rassegna stampa del 19 maggio 2007


Vedi anche:

"Colpevoli di crimini enormi" (Benedetto XVI ai preti pedofili)







Buongiorno a tutti :-)
In questo post viene presentata una prima rassegna stampa di oggi. Ci occuperemo, in particolare, della liberalizzazione della Messa in latino. Seguiranno altri articoli su temi diversi, compresa la presentazione di "Gesu' di Nazaret".

Raffaella


In dirittura d'arrivo la messa in latino

«Ma non è un ritorno al passato»

CITTA' DEL VATICANO

«Non un ritorno all'indietro, ma un'offerta generosa del vicario di Cristo che metterà a disposizione della Chiesa tutti i tesori della liturgia latina, capaci da secoli di nutrire la vita spirituale di tante generazioni di fedeli cattolici».
Secondo il cardinale colombiano Dario Castrillon Hoyos, presidente della Pontificia commissione "Ecclesia Dei", è in questa ottica che va interpretato l'imminente recupero della messa in latino da parte del Papa. Dopo vari slittamenti, la pubblicazione del "motu proprio" di Benedetto XVI sul recupero della messa pre-conciliare in latino, già pronto da tempo, sembra in dirittura d'arrivo. E la conferma è arrivata proprio dal cardinale Castrillon Hoyos ad Aparecida, in Brasile, durante i lavori della quinta Conferenza dell'episcopato latinoamericano.

Il motu proprio di Benedetto XVI - secondo le anticipazioni che si sono rincorse in questi mesi - consentirebbe la celebrazione della messa in latino senza intoppi burocratici, se a richiederla è un certo numero di persone. E' di lunga data, d'altra parte, l'attenzione di Ratzinger verso la liturgia latina, che fin da quando era cardinale, riteneva tutt'altro che abolita dal Concilio, tanto da richiederne un maggior uso all'interno della Chiesa. A interessarlo, tuttavia, non è mai stato un ritorno esteriore al latino, bensì un ritorno allo «spirito» genuino della liturgia come mistero.

Un maggior ricorso alla lingua latina, per il futuro Benedetto XVI, era da favorire anche fuori dall'ambito strettamente liturgico. In latino è stato redatto anche il Catechismo della Chiesa cattolica, pubblicato nel 1996.

«Che il testo definitivo ufficiale non sia scritto in nessuna lingua nazionale odierna - scriveva l'anno successivo - mostra che nella Chiesa tutti sono a casa loro e che non esiste nessuna cultura dominante, alla quale le altre dovrebbero misurarsi e subordinarsi». In definitiva la lingua latina, «il cui uso nella Chiesa può e deve essere ancor più incentivato, può maggiormente avvicinare tra loro popoli dalle differenti lingue e culture».

Il cardinale Castrillon Hoyos, alla guida della Commissione istituita nel 1988 da Giovanni Paolo II per favorire il ritorno nella Chiesa degli scismatici tradizionalisti seguaci dell'arcivescovo Marcel Lefebvre, ha sottolineato come essa oggi, «per volontà del Santo Padre», estenda il suo servizio «a soddisfare le giuste aspirazioni di quanti, per una sensibilità particolare e pur senza vincoli con i gruppi scismatici, desiderano mantenere viva l'antica liturgia latina nella celebrazione dell'eucaristia e degli altri sacramenti».

Benedetto XVI, «che fu per alcuni anni membro di questa Commissione - ha osservato Castrillon Hoyos - desidera che essa si converta in un organismo della Santa Sede con la finalità propria e distinta di conservare e mantenere il valore della liturgia latina tradizionale». Tuttavia - ha aggiunto - «si deve affermare con tutta chiarezza che non si tratta di un ritorno indietro, di un regresso ai tempi anteriori alla riforma del 1970. Si tratta invece di un'offerta generosa del vicario di Cristo che, come espressione della sua volontà pastorale, vuole mettere a disposizione della Chiesa tutti i tesori della liturgia latina, che nel corso dei secoli hanno nutrito la vita spirituale di tante generazioni di fedeli cattolici».

Il Messaggero online


CARD. CASTRILLON: VERSO LIBERALIZZAZIONE MESSA LATINO

Lo conferma dal Brasile presidente di commissione Ecclesia dei

Città del Vaticano, 18 mag. (Apcom) - Il Papa "intende estendere a tutta la Chiesa latina la possibilità di celebrare la Santa Messa e i sacramenti" secondo le modalità preconcliari: con questi termini il cardinale Dario Castrillon-Hoyos ha confermato, dal Brasile, la prossima pubblicazione di un 'motu proprio' che liberalizzerà la cosiddetta messa in latino.

"Bisogna affermare con ogni chiarezza che non si tratterà di un ritorno all'indietro, dei tempi precedenti alla riforma (liturgica, ndr) del 1970", precisa il porporato nell'intervento alla quinta conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e caraibico (Celam) pubblicato sul sito internet dell'organizzazione. "Si tratta invece di un'offerta generosa del Vicario di Cristo che, come espressione della sua volontà pastorale, desidera mettere a disposizione della Chiesa tutti i tesori della liturgia latina che per secoli ha nutrito la vita spirituale di tante generazioni di fedeli cattolici". Benedetto XVI, aggiunge Castrillon-Hoyos, "desidera conservare gli immensi tesori spirituali, culturali ed estetici legati alla liturgia antica".

Il cardinale Castrillon-Hoyos è a capo della Pontificia Commissione 'Ecclesia Dei', istituita nel 1988 da Giovanni Paolo II per favorire il ritorno nella Chiesa cattolica degli scismatici tradizionalisti seguaci dell'arcivescovo Marcel Lefebvre (lefebvriani).


Starebbe per emettere il "motu proprio"
Il Papa a favore della messa in latino ma solo su richiesta

Fausto Gasparroni

CITTA' DEL VATICANO
Non si tratterà di «un ritorno all'indietro», ma di «un'offerta generosa del vicario di Cristo» che metterà «a disposizione della Chiesa tutti i tesori della liturgia latina», capaci da secoli di «nutrire la vita spirituale di tante generazioni di fedeli cattolici». Vari slittamenti si sono avuti rispetto alle attese, ma ormai la pubblicazione del "motu proprio" di Benedetto XVI sul recupero della messa pre-conciliare in latino, già pronto da tempo, sembra in dirittura d'arrivo. La conferma è arrivata in questi giorni dal cardinale Dario Castrillon Hoyos, presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", intervenuto ad Aparecida, in Brasile, durante i lavori della V Conferenza dell'Episcopato latinoamericano.
Il porporato colombiano, alla guida della Commissione istituita nel 1988 da Giovanni Paolo II per favorire il ritorno nella Chiesa degli scismatici tradizionalisti seguaci dell'arcivescovo Marcel Lefebvre, ha sottolineato come essa oggi, «per volontà del Santo Padre», estenda il suo servizio «a soddisfare le giuste aspirazioni di quanti, per una sensibilità particolare e pur senza vincoli con i gruppi scismatici, desiderano mantenere viva l'antica liturgia latina nella celebrazione dell'eucaristia e degli altri sacramenti».
Benedetto XVI, «che fu per alcuni anni membro di questa Commissione – ha osservato Castrillon Hoyos –, desidera che essa si converta in un organismo della Santa Sede con la finalità propria e distinta di conservare e mantenere il valore della liturgia latina tradizionale». Tuttavia – ha aggiunto – «si deve affermare con tutta chiarezza che non si tratta di un ritorno indietro, di un regresso ai tempi anteriori alla riforma del 1970».
Per Castrillon Hoyos, nelle mire di Ratzinger non c'è quindi solo la ricucitura con i lefebvriani. Egli «vuole conservare gli immensi tesori spirituali, culturali ed estetici legati alla liturgia antica. Il recupero di questa ricchezza si unisce a quella non meno preziosa della liturgia attuale della Chiesa».Per queste ragioni Benedetto XVI «ha l'intenzione di estendere a tutta la Chiesa latina la possibilità di celebrare la santa messa e i sacramenti secondo i libri liturgici promulgati dal beato Giovanni XXIII nel 1962».
Il cardinale ha ricordato le comunità religiose, come l'Istituto San Filippo Neri di Berlino o l'Istituto del Buon Pastore di Bordeaux, che celebrano «in pace e serenità» in latino. Pertanto il Papa «pensa che sia arrivato il tempo di facilitare l'accesso a questa liturgia facendo di essa una forma straordinaria dell'unico rito romano». Il "motu proprio" di Benedetto XVI consentirebbe la celebrazione della messa in latino senza intoppi burocratici, se a richiederla è un certo numero di persone. È di lunga data l'attenzione di Ratzinger verso la liturgia latina, «il cui uso nella Chiesa può e deve essere ancor più incentivato», perché «può maggiormente avvicinare tra loro popoli dalle differenti lingue e culture».

Gazzetta del sud, 19 maggio 2007


Messa in latino e lettera ai cattolici cinesi. A breve, la pubblicazione dei due documenti del papa

di Mattia Bianchi

Il primo servirà per favorire il disgelo con i lefebvriani, la seconda per dare voce alle problematiche pastorali e dottrinali dell'azione della Chiesa in Cina. Con un motu proprio e una lettera, in arrivo due tappe fondamentali del pontificato.

Il primo servirà a favorire il disgelo con i lefebvriani, la seconda per dare voce alle problematiche pastorali e dottrinali dell'azione della Chiesa nel Paese. Con la pubblicazione imminente del motu proprio sulla liberalizzazione del rito tridentino e della lettera ai cattolici della Cina di Benedetto XVI, stanno per essere definite due tappe fondamentali del pontificato. Documenti che rispondono ad esigenze diverse, che metteranno all'ordine del giorno due ferite della storia recente della Chiesa: lo scisma compiuto da mons. Marcel Lefebvre in polemica con le novità del Concilio Vaticano II e il mancato riconoscimento da parte di Pechino del ruolo del papa e dei vescovi legati alla Santa Sede.

IL MOTU PROPRIO SUL RITO TRIDENTINO.

Del documento che liberalizzerà il rito preconciliare della Messa per quanti ne faranno richiesta, ha parlato il cardinale Dario Castrillon Hoyos, presidente della Pontificia Commissione ”Ecclesia Dei”, durante il suo intervento alla Conferenza dell'episcopato latinoamericano e dei Caraibi, ad Aparecida, in Brasile. Non si tratterà di ''un ritorno all'indietro'', ha spiegato il presule, ma di ''un'offerta generosa del vicario di Cristo'' che metterà ''a disposizione della Chiesa tutti i tesori della liturgia latina'', capaci da secoli di ''nutrire la vita spirituale di tante generazioni di fedeli cattolici''. Insomma, nessuna restaurazione, come ipotizzato nei mesi scorsi dai media di mezzo mondo.

Piuttosto, la volontà del papa di dare un segnale ai lefebvriani, conservando al tempo stesso “gli immensi tesori spirituali, culturali ed estetici legati alla liturgia antica”, che la Chiesa ha usato per quasi 2mila anni. Il porporato colombiano, alla guida della Commissione istituita nel 1988 da Giovanni Paolo II per favorire il ritorno nella Chiesa dei seguaci dell'arcivescovo Marcel Lefebvre, ha evidenziato il “nuovo e rinnovato interesse” per il rito latino, spiegando che proprio per questo motivo il papa “pensa che sia arrivato il tempo di facilitarne l'accesso”, come ad una delle tante forme “dell'unico rito romano”. Ancora presto per parlare dei possibili risultati legati all'apertura del papa, anche perché la questione lefebvriana non si limita a mere questioni linguistiche. Molto più spinosi i nodi legati al riconoscimento di alcuni capisaldi del Concilio, come la libertà di coscienza e religiosa e l'ecumenismo.

LA LETTERA AI CATTOLICI CINESI.

Un testo lungo e articolato per parlare ai milioni di cattolici che vivono in Cina. La lettera di Benedetto XVI, annunciata il 19 e 20 gennaio, sarà pubblicata con tutta probabilità la domenica di Pentecoste (27 maggio), o poco dopo. Secondo l'agenzia Apcom, che ha anticipato la data, la missiva sviscererà tutte le problematiche della vita e della missione della Chiesa in Cina e affronterà "sia temi pastorali che dottrinali". Primo fra tutti, la questione delle ordinazioni episcopali che non potranno prescindere dalla legittimazione del papa e della Santa Sede. Benedetto XVI non vuole certo irritare le autorità di Pechino, ma spiegherà comunque il valore religioso della comunione dei vescovi con il successore di Pietro. La pubblicazione della lettera, (attesa inizialmente per Pasqua) è stata posticipata per ragioni tecniche di redazione e traduzione. Sarà infatti diffusa al contempo in cinese, italiano, francese e inglese.

Cina e Vaticano non hanno relazioni diplomatiche dal 1951, quando il Nunzio Apostolico fu espulso e si rifugiò a Taiwan. Pechino ha sempre chiesto come precondizione al dialogo la rottura dei contatti con Taiwan e soprattutto la rinuncia di Roma a gestire quelli che il regime cinese ritiene “affari interni” dello stato, ovvero la nomina dei vescovi. Contrasti che nel tempo hanno portato alla divisione (più politica che dottrinale) tra cattolici della Chiesa “patriottica” controllata da un organismo statale (quattro milioni di fedeli stimati) e una Chiesa clandestina fedele al papa (dieci milioni, sempre secondo le stime).

Korazym