12 giugno 2007
Aggiornamento della rassegna stampa del 12 giugno 2007 (1)
Vedi anche:
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Rassegna stampa del 12 giugno 2007
Il Papa: «C’è una grande emergenza educativa»
Il richiamo di Ratzinger: scuola e genitori hanno abdicato al compito di trasmettere i valori
di FRANCA GIANSOLDATI
In «Italia come in altre nazioni» genitori ed insegnanti faticano a consegnare alle nuove generazioni, tutte telefonino e Internet, quei codici morali che consentono ai ragazzi di maturare «un retto comportamento», «un autentico significato», qualcosa «di valido e certo», soprattutto «regole di vita e convincenti obiettivi per l’umana esistenza». L’analisi del Papa si spinge più in là, fino a denunciare la tentazione di genitori ed insegnanti di «abdicare ai propri compiti educativi e di non comprendere nemmeno più quale sia il loro ruolo, o meglio la missione ad essi affidata».
Cosicché la scuola si limita a ridurre il suo compito alla sola «trasmissione di determinate abilità o capacità di fare» mentre, sull’altro versante, i genitori cercano di «appagare il desiderio di felicità» dei propri figli «colmandoli di oggetti di consumo e di gratificazioni effimere». L’annuale convegno della diocesi di Roma inaugurato nella basilica di San Giovanni in Laterano quest’anno il Papa l’ha voluto interamente dedicare al problema della trasmissione della fede. Da lì il suo discorso, ampio ed articolato, si è soffermato sui mali legati al mondo della scuola. «Cresce la domanda di una educazione autentica e la riscoperta del bisogno di educatori che siano davvero tali» ha detto, aggiungendo che tale richiesta giunge da più parti, innanzitutto dalle famiglie «spesso angosciate per il futuro dei propri figli», poi dagli insegnanti «che vivono la triste esperienza del degrado delle loro scuole» ed infine dalla società nel suo complesso dato che, dalla crisi dell’educazione, vede «messe in dubbio le basi stesse della convivenza».
E’ chiaro che in un contesto simile la mission della Chiesa ad educare alla fede diventa un compito primario. Il Papa assicura che il contributo dei cattolici a «fare uscire la società dalla crisi educativa che la affligge, mettendo un argine alla sfiducia e a quello strano odio di sé che sembra diventato una caratteristica della nostra società», non verrà meno. Il percorso suggerito vede in prima linea non solo la scuola confessionale (che opererà «in convinta sinergia con le famiglie per promuovere quell’unità tra fede, cultura e vita che è obiettivo fondamentale dell’educazione cristiana») ma anche la scuola statale. A tal proposito ha precisato: serve «una sana laicità, della scuola come delle altre istituzioni dello Stato». Ciò «non implica la chiusura alla Trascendenza ed una falsa neutralità rispetto a quei valori morali che sono alla base di una autentica formazione della persona».
Medesimo discorso si estende alle Università. «Oggi più che in passato l’educazione e la formazione della persona sono influenzate» dalla mentalità consumista e relativista veicolata da giornali, televisioni, Internet. Dito puntato, ancora una volta, sul ruolo dei mezzi di comunicazione colpevoli di diffondere una «falsa e distruttiva esaltazione, o meglio profanazione del corpo e della sessualità».
Insomma, per Papa Ratzinger, nelle scuole (statali) c’è bisogno di maggior numero di insegnanti credenti, «non esclusivamente di docenti di religione».
Il Messaggero, 12 giugno 2007
I presidi: «Riforma necessaria, ma dateci più strumenti»
ROMA - Il richiamo del Papa, sull’emergenza educativa, raggiunge Giorgio Rembado, presidente dell’Associazione nazionale presidi, al termine di una riunione al Ministero.
Benedetto XVI ha denunciato che, oltre ai genitori, anche gli insegnanti sono tentati di abdicare ai propri compiti educativi. Parole forti che richiamano i ripetuti episodi di bullismo. Quali difficoltà hanno i professori?
«La difficoltà sta nell’accettazione, da parte di alcuni studenti, delle regole della comune convivenza che è alla base di qualsiasi comunità».
C’è chi sostiene che i professori dovrebbero vigilare di più, essere meno passivi.
«Il pericolo è che i docenti siano demotivati a intervenire se si trovano tra l’incudine e il martello, cioè tra la responsabilità educativa e la preoccupazione di essere sanzionati come è successo recentemente».
La modifica dello statuto degli studenti e delle studentesse farà più chiarezza?
«Speriamo che queste nuove norme diano qualche strumento in più».
Era necessaria, dunque, questa “riforma” del ministro Fioroni?
«Sì. Non solo per la gravità e la quantità degli episodi di bullismo, ma anche perché rappresenta un correttivo allo statuto degli studenti e delle studentesse, tuttora valido per i principi generali, ma che doveva essere adeguato a questa nuova emergenza nella quale i docenti sono diventati il soggetto debole».
Soggetto debole?
«Lo ripeto. Da un lato i docenti hanno determinate responsabilità e dall’altro gli sono stati tolti loro gli strumenti per poter intervenire nei casi di violazione delle regole di comportamento».
Ma che anno scolastico sarà il nuovo con norme più dure?
«E’ importante da un lato che le modifiche vengano recepite dai regolamenti d’istituto che sono approvati da tutte le componenti della scuole, studenti compresi. E dall’altro che le famiglie, all’atto dell’iscrizione, accettino il regolamento, lo sottoscrivano e quindi siano impegnate a rispettarlo. Con l’assunzione di una responsabilità solidale con la scuola nella determinazione degli obiettivi educativi comuni».
R.D.S
Il Messaggero, 12 giugno 2007
E’ la prima volta che il Papa interviene sul bullismo?
Anche se non è una la prima volta che Benedetto XVI parla della trasmissione dei valori alle nuove generazioni, il discorso che ha pronunciato ieri sera al Laterano rappresenta una novità per il modo sistematico con cui ha affrontato la crisi della scuola, le difficoltà dei genitori ad educare i figli, i timori della società nel davanti a ragazzi sazi di benessere ma deficitari di valori base. La denuncia del Papa evoca l’emergenza del bullismo. Nel settembre dello scorso anno, durante il viaggio in Baviera, aveva definito insufficiente per la crescita umana dei ragazzi un insegnamento scolastico basato solo sulle conoscenze e le abilità tecniche, escludendo domande sul senso della vita e la Trascendenza.
Il Messaggero, 12 giugno 2007
Aparecida torna sulla «scrivania» di Ratzinger
America Latina:consegnato al Pontefice il «documento finale» della quinta Conferenza del Celam, che verrà pubblicato solo dopo la sua approvazione
Da Roma Fabrizio Mastrofini
È stato consegnato ieri a Benedetto XVI il documento finale dei lavori della Quinta Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e dei Caraibi (Celam), che si è svolta ad Aparecida (Brasile) dal 13 al 31 maggio ed era stata inaugurata dallo stesso Pontefice. Ieri si sono recati in udienza dal Papa i presidenti dell'assise, i cardinali Giovanni Battista Re - prefetto della Congregazione per i vescovi -, Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile e presidente del Celam e Geraldo Majella Agnelo, arcivescovo di São Salvador da Bahia (presidente della Conferenza episcopale brasiliana). Il documento finale raccoglie le riflessioni della Conferenza, e resta riservato, in quanto verrà pubblicato dopo l'approvazione del Papa. È pubblico invece il «messaggio ai popoli» che a dire degli stessi vescovi riuniti ad Aparecida raccoglie alcuni dei temi del documento finale e prima di tutto l'indicazione della «missione continentale», per una spinta ed un rilancio della evangelizzazione in tutti i Paesi dell'America Latina e dei Caraibi. I vescovi latinoamericani notano che «le acute differenze tra ricchi e poveri ci invitano a lavorare con un impegno sempre maggiore per essere discepoli capaci di condividere la mensa della vita, la mensa di tutti i figli e figlie del Padre, mensa aperta, accogliente, nella quale non manchi mai nessuno. Perciò - continua il messaggio - ribadiamo l'opzione preferenziale ed evangelica per i poveri. Ci impegniamo a difendere i più deboli, specialmente i bambini, i malati, i disabili, i giovani in situazioni precarie, gli anziani, i carcerati». Il testo ribadisce le opzioni fondamentali della Chiesa, quale il diritto alla vita ed esorta i politici cristiani ad azioni coerenti. Chiudendo i lavori della conferenza il cardinale Giovanni Battista Re notava «in questo nostro mondo, che percorre i cammini della globalizzazione, nell'attuale momento della storia dell'America Latina e dei Carabi abbiamo bisogno di discepoli di Cristo, illuminati da una fede solida, animati da un grande amore per il Signore. Discepoli capaci di essere testimoni credibili, che mettono Dio al centro dell'esistenza e della vita della società».
Avvenire, 12 giugno 2007
alla specola vaticana
Fede e ragione, le «ali» dell'uomo che cerca
(F.Mas.)
Nel ricevere gli astronomi della Specola vaticana, ieri il Papa ha ribadito che la Chiesa cattolica «si identifica, incoraggia e promuove la ricerca scientifica», sempre però nella convinzione che «la fede e la ragione siano le due ali con cui lo spirito umano si eleva alla contemplazione della verità». Gli scienziati erano guidati dal gesuita José Funes, direttore dell'Osservatorio vaticano - la Specola - di Castel Gandolfo e sono stati ricevuti in udienza in occasione del 21° corso estivo della Scuola di astronomia e astrofisica, al quale partecipano 26 giovani studiosi di 14 Paesi non industrializzati del mondo. Il corso di quest'anno sarà dedicato alla «Ricerca dei pianeti extrasolari». «Mi auguro - li ha salutati il Pontefice - che la vostra piccola comunità internazionale possa diventare un promettente segnale di una più grande collaborazione per il bene dell'intera famiglia umana». La Specola è stata fondata da Leone XIII nel 1891; nel 1935 ha spostato la sede a Castel Gandolfo e dagli anni '80 conta un osservatorio in Arizona, negli Stati Uniti d'America.
Avvenire, 12 giugno 2007
Blair si recherà in visita dal Papa il 23 giugno, dice fonte
CITTA' DEL VATICANO (Reuters) - Il primo ministro britannico Tony Blair farà una visita di commiato a Papa Benedetto il 23 giugno, secondo quanto riferito oggi da una fonte del Vaticano.
La visita è destinata a rinforzare le speculazioni su una possibile conversione di Blair al cattolicesimo una volta terminato il suo mandato come primo ministro il 27 giugno . Blair è di fede anglicana, mentre sua moglie Cherie è cattolica praticante.
Per anni i media britannici hanno speculato sul fatto che l'inquilino di Downing Street potesse convertirsi al cattolicesimo una volta lasciato il suo posto al governo, ma a queste indiscrezioni i funzionari della sua amministrazione hanno risposto insistendo che la fede del primo ministro è una questione strettamente personale.
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