20 giugno 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 20 giugno 2007 (1)


Vedi anche:

Rassegna stampa del 20 giugno 2007

DOCUMENTO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI: "ORIENTAMENTI PER LA PASTORALE DELLA STRADA" , 19.06.2007

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO "ORIENTAMENTI PER LA PASTORALE DELLA STRADA" A CURA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI , 19.06.2007

Il Papa sceglie il tema della 41ma Giornata Mondiale della Pace: la famiglia umana


E la Chiesa vuole multare i clienti delle lucciole

di Redazione

Il Vaticano è d’accordo con la possibilità di perseguire anche penalmente i clienti della prostitute, i quali, pur essendo definiti in un certo qual modo «schiavi», sfruttano le donne. È quanto afferma il manuale presentato ieri mattina nella Sala stampa vaticana, che in un capitolo significativamente intitolato «per la liberazione delle donne di strada» affronta il tema della prostituzione. «La prostituzione è una forma di schiavitù moderna - si legge nel documento - che può colpire anche uomini e bambini. Si deve purtroppo osservare che il numero delle donne di strada è drammaticamente cresciuto nel mondo, per un insieme di ragioni complesse, anche economiche, sociali e culturali. È importante riconoscere, in primo luogo - continua il manuale - che lo sfruttamento sessuale e la prostituzione legata al traffico di esseri umani sono atti di violenza, che costituiscono un’offesa alla dignità umana e una grave violazione dei diritti fondamentali».

Nel testo preparato dal Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti si sottolinea poi che «le donne coinvolte nella prostituzione, in molti casi, hanno sperimentato violenze e abusi sessuali fin dall’infanzia» e si prostituiscono per «assicurare il sostentamento economico a se stesse e alle proprie famiglie», per «far fronte a debiti» o in seguito alla «decisione di abbandonare situazioni di povertà nel Paese di origine, pensando che il lavoro offerto all’estero possa cambiare la vita». Chi si prostituisce è una vittima, «che in molti casi “grida”per ricevere aiuto, per essere liberato dalla sua schiavitù, poiché vendere il proprio corpo sulla strada non è, in genere, ciò che si sceglierebbe volontariamente di fare». Ma il manuale per la pastorale della strada analizza anche la figura del «cliente», definito «una persona che ha problemi ben radicati poiché, in un certo senso, è anche schiavo». In crescita «è pure il numero di uomini - fa notare il documento vaticano - che cercano le prostitute più per dominarle che per soddisfazione sessuale. Si tratta di soggetti che, nelle relazioni sociali e personali, sperimentano una perdita di potere e di “mascolinità” e non riescono a sviluppare relazioni di reciprocità e di rispetto. Tali uomini cercano le prostitute per un’esperienza di totale dominio e controllo su una donna anche solo per un breve periodo di tempo». Il «cliente» va aiutato «a risolvere i suoi problemi più intimi e a trovare modalità consone a indirizzare le sue tendenze sessuali», perché «comprare sesso non risolve i problemi che sorgono soprattutto dalle frustrazioni, dalla mancanza di relazioni autentiche, dalla solitudine che caratterizza, oggi, tante situazioni di vita».

Segue, quindi, l’auspicio di perseguire penalmente chi va con le prostitute: «Un provvedimento efficace in direzione di un cambiamento culturale rispetto al commercio sessuale - si legge nel manuale - potrebbe derivare dall’associare il codice penale alla condanna sociale». «Siamo propensi alla linea adottata in Svezia», conferma l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti. Il manuale ricorda che «le donne di strada hanno bisogno di essere aiutate a trovare casa, un ambiente familiare e una comunità in cui si sentano accettate e amate, dove possano cominciare a ricostruirsi una vita e un futuro».

Il Giornale, 20 giugno 2007


Codice per i viaggiatori curato dal Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti

Segno della Croce e prudenza, decalogo vaticano per chi guida

Anche un sorpasso azzardato può essere un peccato

Elisa Pinna

CITTÀ DEL VATICANO

Allacciatevi le cinture, fatevi il segno della Croce e, se siete in compagnia, cercate di dire anche un rosario. Di protezione divina, in auto o in moto, ne avrete bisogno. Sì, perché le strade del mondo si sono trasformate in un palcoscenico pericoloso di prepotenza, violenza, egoismo, omicidi, bestemmie. E, sopratutto, di morte e lutto. Il fenomeno preoccupa talmente la Chiesa cattolica che il Vaticano, attraverso il suo Pontificio consiglio per la pastorale dei migranti e gli itineranti, ha deciso di pubblicare un decalogo per i potenziali viaggiatori “peccatori”: automobilisti, camionisti, motociclisti, adolescenti in sella ai loro motorini o alla guida delle city-car. «Anche un sorpasso spericolato può essere un peccato e provocare del male», ha spiegato ai giornalisti il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Consiglio dei Migranti, snocciolando cifre da rabbrividire: 35 milioni di morti e un miliardo e mezzo di feriti nel ventesimo secolo in incidenti stradali; solo nel 2000 un milione e 600 mila di vittime, al 90% a causa di «errori umani», ovvero, per la Chiesa, peccati. Per tale motivo, il Vaticano, nel libretto di 56 pagine dal titolo “Orientamenti per la pastorale della strada”, redige un manuale spirituale da affiancare ad una scuola-guida laica. In esso trova posto anche un vero e proprio decalogo per gli automobilisti che comincia dal precetto base delle Tavole della Legge consegnate da Dio a Mosé: «non uccidere», prosegue con un serie di richiami alle virtù evangeliche e si conclude con un «senti te stesso responsabile verso gli altri». Al decalogo si aggiungono poi le preghiere. «Il ricorso ai nostri intercessori celesti - avverte la Santa Sede - non deve far dimenticare l’importanza del segno della Croce, fatto prima di iniziare un viaggio». Ma anche recitare il rosario tutti insieme, durante le lunghe percorrenze, servirà a «sentirsi immersi nella presenza di Dio, a rimanere sotto la sua protezione». Ciò contribuirà ad allontanare le tentazioni peccaminose e le violazioni al codice della strada.I veicoli , ammonisce il Vaticano, «anziché servire in modo prudente ed etico per la convivenza, la solidarietà e il servizio degli altri», sono spesso trasformati in strumento di «abuso», di «dominio», di sfoggio di potere e denaro. «I comportamenti poco equilibrati variano a seconda delle persone e delle circostanze: mancanza di cortesia, gestacci, imprecazioni, bestemmie, perdita del senso di responsabilità, violazioni deliberate del codice della strada», si osserva in Vaticano.«Vi sono altresì i casi di guida senza abilità fisica o capacità mentale, per l’abuso di alcool e di altri stimolanti o droghe, per stati di spossatezza o sonnolenza», prosegue il manuale della Santa Sede. «Vi è il pericolo derivante dalle minimacchine (citycar) affidate a giovanissimi e adulti privi di patente, e quello dell’uso spericolato dei ciclomotori e delle moto», aggiunge. La Chiesa invita le autorità dello Stato a fare di più per prevenire gli incidenti e le inciviltà della strada. Ma promette che la struttura ecclesiale mobiliterà le sue truppe sul fronte caldo dell’asfalto: costruirà chiese e santuari lungo le autostrade, invierà preti negli autogrill e nelle aree di sosta, e consiglieri spirituali nei raduni di automobilisti e motociclisti.

Il Cittadino, 20 giugno 2007


La Santa Sede condanna i clienti: «Siano puniti»

Anche i clienti delle prostitute devono essere puniti dalla legge, e non solo chi le sfrutta e si arricchisce sul commercio del sesso. La Santa Sede, in un documento pubblicato ieri, chiede agli Stati di fare un passo di più per debellare la prostituzione nel mondo, «una forma di schiavitù, un’offesa alla dignità umana e una grave violazione dei diritti umani». È «ora di condannare con vigore, dando vita a appropriati strumenti di difesa, le forme di violenza sessuale» contro le donne, afferma il documento, un libretto di 56 pagine dedicato ai problemi del popolo della strada. Nel testo si denuncia anche l’emergenza sociale dei “ragazzi di strada”, ormai 100 milioni nel mondo, e dei senza tetto, sempre più considerati un problema di “ordine pubblico” e privati della loro dignità umana. «Alle soglie del Terzo Millennio non possiamo restare impassibili e rassegnati di fronte al fenomeno della prostituzione», ammoniscono i collaboratori del Papa, gli uomini del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti che hanno materialmente redatto il documento. Lo sfruttamento sessuale delle donne è strettamente intrecciato al traffico di essere umani e al turismo sessuale: sono gli aspetti di un’unico scandalo mondiale che deve essere complessivamente affrontato. Al punto 95 del documento, si afferma che, riguardo ai clienti delle prostitute, «un provvedimento efficace in direzione di un cambiamento culturale rispetto al commercio sessuale potrebbe derivare dall’associare il codice penale alla condanna sociale». A tale proposito, monsignor Marchetto ha precisato che alla Santa Sede piace il modello legislativo svedese che prevede anche la «punizione penale» dei frequentatori delle prostitute. In molti Paesi del mondo, compresa l’Italia, la legge punisce invece solo gli sfruttatori. Anche i clienti - afferma il Vaticano - sono tuttavia in qualche modo degli “schiavi” che vanno aiutati a risolvere i loro problemi più intimi e di sessualità». Quanto ai ragazzi di strada, il documento vaticano afferma che la loro situazione rappresenta « una delle sfide più impegnative e inquietanti del nostro secolo sia per la Chiesa, sia per la società civile». È un fenomeno di «insospettata ampiezza» e in continua crescita: un popolo di 100 milioni di minorenni che vivono sulla strada perché privi di legame con il loro nucleo di origine o perché rifiutano la casa; bambini e adolescenti ”compromessi” con ogni forma di devianza, droga, alcool, furti ed espedienti vari per sopravvivere. Verso questi ragazzi va indirizzata ”l’elaborazione di una pastorale specifica caratterizzata dalla proposta di nuove strategie e modalità”. E dal momento che il manuale incoraggia a passare «dalla pastorale dell’attesa alla pastorale dell’incontro agendo con fantasia, creatività e coraggio», i parroci sono esortati «a raggiungere i ragazzi non solo nelle strade e nelle piazze, ma anche nei vari locali, nelle discoteche e nelle zone più ’caldé delle nostre metropoli». La Santa Sede esprime, infine, una grande preoccupazione per la crescente insofferenza dell’opinione pubblica verso i «senza fissa dimora» e ribadisce che anche i poveri hanno la loro dignità.

Il Cittadino, 20 giugno 2007

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Sono andato sul sito di Repubblica e come prevedevo hanno aperto un blog per raccogliere le opinioni sul nuovo documento della Santa Sede. A quanto pare per la maggior parte di loro il clero sbaglia ad intervenire in queste questioni, ma dovrebbe stare in chiesa... Aggiungono poi che si tratta di norme da Medioevo, ecc, non sto a riperterle perchè è un po' che circolano. Peccato che tutto ciò è frutto di una mera osservazione di ciò che è accaduto in questi anni di boom dell'automobile: milioni di incidenti, migliaia di persone che perdono la vita. Non è la vita umana (senza alcuna distinzione) che deve interessare alla Chiesa? Se ci immaginiamo una Chiesa rinchiusa in sè stessa abbiamo sconvolto quanto disse Gesù ai discepoli: "ammaestrate le genti". La Chiesa ha tutto il dirittto di intervenire come tutti. Non solo, ha il dovere in quanto pone l'uomo, ogni uomo, al vertice della sua pastorale. Parlare dell'uomo è parlare di Dio, perchè l'uomo è stato creato da Dio a sua immagine e somiglianza. Non ho lasciato commenti su Repubblica perchè è inutile, si sono fatti un'idea che non modificano per niente. Meglio questo blog! Personalmente condivido quanto detto in questo documento, ma soprattutto vedo una Chiesa attenta alle difficoltà del mondo e ciò mi consola. Saluti a tutti. Marco

Anonimo ha detto...

Ciao Marco, hai assolutamente ragione!!!
Mi stupisco sempre di piu' della schizofrenia di certe affermazioni. Secondo alcuni la Chiesa dovrebbe tacere sui temi etici ma dire la propria (specialmente se la "propria" corrisponde al politicamente corretto) sui temi sociali ed aiutare i bisognosi.
Le norme che richiamano all'attenzione gli automobilisti non vanno forse in questa direzione.
Enno'!!! Non va bene nemmeno questo. Evidentemente si vorrebbe una Chiesa chiusa in se stessa. Mi dispiace ma non e' cosi'...
Raffaella

euge ha detto...

Cari Marco e Raffaella forse oltre che una chiesa chiusa in se stessa si vorrebbe anche una chiesa da usare a proprio comodo e mi spiego:
Se per esempio puta caso la chiesa si pronunciasse favorevolmente appoggiando Pannella ed i radicali sulla questione sulla pena di morte, sicuramente gli stessi che oggi l'attaccano forse cambierebbero idea....... qualcuno potrebbe obbiettare che la chiesa da sempre difende la sacralità della vita umana ma, allora diventa segno di bigottismo, ingerenza e via dicendo...... insomma si vorrebbe una chiesa chiusa in se stessa e che aprisse bocca solo quando il mondo politico ne ha bisogno o le permette di farlo!!!!!!!!!!!!!!!!
Ma di una chiesa così onestamente non saprei che farmene. Quindi che la chiesa continui per la sua strada e finchè ci sarà Benedetto a guidarla da questo punto di vista possiamo stare tranquilli.
Eugenia