20 giugno 2007

Rassegna stampa del 20 giugno 2007


Vedi anche:

DOCUMENTO DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI: "ORIENTAMENTI PER LA PASTORALE DELLA STRADA" , 19.06.2007

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DEL DOCUMENTO "ORIENTAMENTI PER LA PASTORALE DELLA STRADA" A CURA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA PASTORALE PER I MIGRANTI E GLI ITINERANTI , 19.06.2007

Il Papa sceglie il tema della 41ma Giornata Mondiale della Pace: la famiglia umana


Buongiorno cari amici :-))
Oggi leggeremo un'ampia rassegna stampa sul "decalogo dell'automobilista" reso pubblico, ieri, dal Vaticano. Ci sara' ancora spazio per le polemiche sull'oscena mostra di Bologna con le dichiarazioni, forti e coerenti, del cardinale Caffarra ed i risvolti giudiziari (bene!) della vicenda.
Prima di tutti pero' gli "in bocca al lupo" ai maturandi ed ai parenti dei maturandi italiani che leggono questo blog :-)

Raffaella


Un documento invita ad allacciare le cinture e farsi il segno della croce. Poi chiede di punire i clienti delle prostitute

«Anche un sorpasso può essere peccato»

La Santa Sede detta le regole per il «buon automobilista»

Luigi Accattoli

CITTÀ DEL VATICANO — Un decalogo del guidatore che ha come primo comandamento «non uccidere» è contenuto in un documento vaticano di «pastorale della strada» che invita insieme ad allacciare la cintura e a «fare il segno della croce». Il documento tratta anche della prostituzione sostenendo che i «clienti» dovrebbero essere puniti, dei «ragazzi di strada» che vanno cercati «dove si aggregano» e dei senzatetto: si denuncia il fatto che «i poveri non commuovono più». Il documento è di 56 pagine e porta la firma del cardinale Renato Martino e dell'arcivescovo Agostino Marchetto, presidente e segretario del «Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti ». «Anche un sorpasso spericolato può essere un peccato e provocare del male», ha detto il cardinale Martino citando dati da brivido: 35 milioni di morti in un secolo in incidenti stradali, un milione nel solo anno 2000, al 90% vittime di «errori umani».
Ecco il decalogo vaticano per gli automobilisti timorati di Dio: «Non uccidere; la strada sia per te strumento di comunione tra le persone e non di danno mortale; cortesia, correttezza e prudenza ti aiutino a superare gli imprevisti; sii caritatevole e aiuta il prossimo nel bisogno, specialmente se è vittima di un incidente; l'automobile non sia per te espressione di potere, di dominio e occasione di peccato; convinci con carità i giovani, e i non più tali, a non mettersi alla guida quando non sono in condizione di farlo; sostieni le famiglie delle vittime di incidenti; fa incontrare la vittima e l'automobilista aggressore in un momento opportuno, affinché possano vivere l'esperienza liberatrice del perdono; sulla strada tutela la parte più debole; senti te stesso responsabile verso gli altri».
Il documento definisce poi la prostituzione «una forma di schiavitù, un'offesa alla dignità umana e una grave violazione dei diritti fondamentali ». Precisa che riguarda anche giovani e bambini e afferma che «un provvedimento efficace in direzione di un cambiamento culturale rispetto al commercio sessuale potrebbe derivare dall'associare il codice penale alla condanna sociale». Cioè: non basta condannare, occorre che la legge sanzioni.
L'arcivescovo Marchetto è stato più esplicito: «Il nostro modello è quello dell'ordinamento legislativo svedese». Esso sanziona il cliente e non solo — come fa la legge italiana — chi «sfrutta» la prostituzione. Severità viene chiesta anche verso i «trafficanti di esseri umani» e i «turisti del sesso» che «devono considerare la chiara condanna della Chiesa per il loro peccato e per l'ingiustizia che commettono». «Ciò vale — aggiunge il documento — anche per il commercio omosessuale e transessuale».

Corriere della sera, 20 giugno 2007


Il manuale della Santa Sede per chi si mette alla guida I dieci comandamenti dell'automobilista

1. Non uccidere.

2. La strada sia per te strumento di comunione tra le persone e non di danno mortale.

3. Cortesia, correttezza e prudenza ti aiutino a superare gli imprevisti.

4. Sii caritatevole e aiuta il prossimo nel bisogno, specialmente se è vittima di un incidente.

5. L'automobile non sia per te espressione di potere, di dominio e occasione di peccato.

6. Convinci con carità i giovani, e i non più tali, a non mettersi alla guida quando non sono in condizione di farlo.

7. Sostieni le famiglie delle vittime di incidenti.

8. Fa incontrare la vittima e l'automobilista aggressore in un momento opportuno, affinché possano vivere l'esperienza liberatrice del perdono.

9. Sulla strada tutela la parte più debole.

10. Senti te stesso responsabile verso gli altri

(dal sito del Corriere della sera)


In un documento dedicato al "popolo della strada" la chiesa chiede anche di punire penalmente i clienti delle prostitute. "Il nostro modello? Quello svedese"

Il Vaticano: è peccato il sorpasso pericoloso

Decalogo per chi guida: farsi il segno della croce prima di un viaggio, poi un rosario

MARCO POLITI

CITTA´ DEL VATICANO - Anatema vaticano contro i killer del traffico. Ormai le strade sono diventate un inferno, in cui imperversano peccatori incoscienti: automobilisti, motociclisti, giovanissimi a bordo di ciclomotori e city-car, magari senza patente, che esibiscono «prepotenza, violenza, egoismo, omicidi, bestemmie». In un documento di 56 pagine, dedicato all´evangelizzazione del «popolo della strada» e presentato ieri dal cardinale Renato Martino e mons. Agostino Marchetto, si descrivono veicoli trasformati in «strumenti di abuso e dominio» sugli altri, di sfoggio di potere e denaro con la perdita del senso di responsabilità e violazioni deliberate del codice della strada. Per non parlare di chi si imbottisce di «alcool, stimolanti o droghe» per vincere la stanchezza al volante.
Ammonisce il cardinale Martino: «Anche un sorpasso spericolato può essere un peccato e provocare del male». Scherza il regista Dino Risi: «Allora sono un assassino, vado a costituirmi». Ma c´è il fatto che nel 2000 i morti sono stati un milione e 260mila in incidenti dovuti al 90 per cento a reponsabilità personali. Tra i consigli ecclesiastici: farsi il segno della croce prima di iniziare un viaggio e magari recitare anche il rosario tutti durante il percorso per «sentirsi immersi nella presenza di Dio e rimanere sotto la sua protezione».
In ogni caso la Chiesa ricorda che anche in autostrada vale il comandamento «Non uccidere» e invita i preti a evangelizzare i peccatori al volante nelle cappelle lungo le autostrade, negli autogrill, nei raduni di appassionati automobilisti e motociclisti.
L´iniziativa del documento, condotta dal cardinale Martino presidente del Consiglio Giustizia e Pace nonché del Consiglio dei Migranti, è inedita per come affronta i nuovi problemi che si pongono alla Chiesa e alla società «sulla strada». Le categorie prese in esame sono quattro: viaggiatori, prostitute, bambini senza famiglia e barboni.
Punire penalmente i clienti delle prostitute, è la nuova proposta per contrastare l´enorme traffico di schiave in atto. Mons. Marchetto, segretario del Consiglio dei Migranti, sostiene: «La Santa Sede auspica che vengano puniti penalmente i clienti delle prostitute. Il nostro modello è quello dell´ordinamento svedese».
Il documento vaticano invita gli stati a fare di più. Si tratta, è scritto, di una «forma di schiavitù, un´offesa alla dignità umana e una grave violazione dei diritti umani». Tra i fenomeni più inquietanti del secolo ci sono poi i 100 milioni di minorenni, che vivono allo sbando sulla strada, in preda di ogni devianza: droga, alcol, furti e crimine. Il Vaticano esorta i parroci ad andare a incontrarli ovunque, anche nei locali, nelle discoteche, nelle zone più a rischio.

Repubblica, 20 giugno 2007


E il sorpasso diventa peccato

MARCO TOSATTI

CITTÀ DEL VATICANO
Un sorpasso spericolato? Può essere peccato, spiega il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Consiglio dei Migranti; mentre, oltre a essere sicuramente peccatore, dovrebbe essere punito chi va con le prostitute. Il Vaticano dice la sua sui comportamenti che riguardano «la strada» in senso lato; a partire dalla sicurezza stradale. Il cardinale presenta dati tremendi: 35 milioni di morti e un miliardo e mezzo di feriti nel ventesimo secolo in incidenti stradali; solo nel 2000 un milione e 600 mila vittime, al 90% a causa di «errori umani»; e per la chiesa si tratta di possibili peccati. Contro i quali si propone un vero «Decalogo». Non uccidere; la strada sia per te strumento di comunione tra le persone e non di danno mortale; cortesia, correttezza e prudenza ti aiutino a superare gli imprevisti; sii caritatevole e aiuta il prossimo nel bisogno, specialmente se è vittima di un incidente; l’automobile non sia per te espressione di potere, di dominio e occasione di peccato; convinci con carità i giovani, e i non più tali, a non mettersi alla guida quando non sono in condizione di farlo; sostieni le famiglie delle vittime di incidenti; fa' incontrare la vittima e l’automobilista aggressore in un momento opportuno, affinché possano vivere l’esperienza liberatrice del perdono; sulla strada tutela la parte più debole; senti te stesso responsabile verso gli altri.
E fra i consigli c’è anche quello di farsi il segno della croce, quando si parte per un viaggio, lungo o breve che sia, se si è in compagnia, si può anche recitare il Rosario, e rivolgere un pensiero al Santo protettore. E i potenziali viaggiatori «peccatori» sono numerosi: automobilisti, camionisti, motociclisti, adolescenti in sella ai loro motorini o alla guida delle city-car. «Il ricorso ai nostri intercessori celesti - avverte la Santa Sede - non deve far dimenticare l’importanza del segno della Croce, fatto prima di iniziare un viaggio». Ma anche recitare il rosario tutti insieme, durante le lunghe percorrenze, servirà a «sentirsi immersi nella presenza di Dio, a rimanere sotto la sua protezione». Ciò contribuirà ad allontanare le tentazioni peccaminose e le violazioni al codice della strada.
Si vede che gli estensori del documento vivono a Roma: «I comportamenti poco equilibrati variano secondo persone e circostanze: mancanza di cortesia, gestacci, imprecazioni, bestemmie, perdita del senso di responsabilità, violazioni deliberate del codice della strada». E oltre ai casi evidenti, come la guida sotto alcool o droghe, sottolineano un altro pericolo, quello «derivante dalle minimacchine (citycar) affidate a giovanissimi e adulti privi di patente, e quello dell’uso spericolato dei ciclomotori e delle moto». La Chiesa costruirà chiese e santuari lungo le autostrade, invierà preti negli autogrill e nelle aree di sosta, e consiglieri spirituali nei raduni di automobilisti e motociclisti.
Tolleranza zero invece verso i clienti delle prostitute. «La prostituzione è una forma di schiavitù moderna e lo sfruttamento sessuale delle donne è una conseguenza di vari sistemi ingiusti». Il documento utilizza parole molto severe, classificando i clienti tra gli «sfruttatori» e indica la strada del proibizionismo come l’unica possibile: «La Santa Sede auspica che vengano puniti penalmente i clienti delle prostitute», ha precisato monsignor Agostino Marchetto, segretario del Consiglio, chiarendo che «il nostro modello è quello dell’ordinamento legislativo svedese».

La Stampa, 20 giugno 2007


Appello del Vaticano «Cercateli ovunque»

Almeno 100 milioni i ragazzi senza fissa dimora Un documento lancia l'allarme per il fenomeno

CITTÀ DEL VATICANO È ormai un'emergenza sociale: 100 milioni di ragazzi in tutto il mondo vivono sulla strada e i parroci sono incoraggiati «a raggiungerli», ovunque si aggreghino, anche «nei vari locali, nelle discoteche e nelle zone più "calde" delle nostre metropoli» per mettere in contatto i giovani «con la forza liberatrice e sanante di Gesù, amico, fratello, maestro». Sono le indicazioni del manuale della pastorale della strada presentato ieri in Vaticano dal cardinale Renato Raffaele Martino, presidente del Consiglio per i migranti, e dal segretario monsignor Agostino Marchetto. Nel capitolo dedicato ai ragazzi di strada l'emergenza viene definita «una delle sfide più impegnative e inquietanti del nostro secolo sia per la Chiesa, sia per la società civile».
SONO 100 MILIONI - Un fenomeno, quello dei ragazzi che vivono sulla strada perché privi di legame con il loro nucleo di origine o perché rifiutano la casa compromessi con forme di devianza – dalla droga all'alcol, dai furti a vari espedienti fatti per sopravvivere – «di insospettata ampiezza: un popolo, quasi ovunque in crescita, che già conta 100 milioni di ragazzi. È una vera e propria emergenza sociale».
NUOVA PASTORALE - Verso questi ragazzi nel documento si sottolinea che va indirizzata «l'elaborazione di una pastorale specifica caratterizzata dalla proposta di nuove strategie e modalità». E il manuale sottolinea la necessità di passare dalla pastorale dell'attesa alla pastorale dell'incontro agendo con fantasia, creatività e coraggio». I parroci – nel documento – sono incoraggiati «a raggiungere i ragazzi non solo nelle strade e nelle piazze ma anche nei vari locali, nelle discoteche e nelle zone più "calde" delle nostre metropoli» con lo spirito del Buon Pastore.
«ANDARE IN STRADA» - Le tappe obbligate per una pastorale dei ragazzi di strada sono, dunque, «osservare, ascoltare, comprendere dal di dentro questo mondo che è tanto misterioso; prendere l'iniziativa dell'incontro, andare per strada, così che il ragazzo percepisca che (l'operatore spirituale) si trova a proprio agio anche là dove egli ha scelto di stare, o vi è costretto».
«INSOFFERENZA» - La Santa Sede esprime, anche, una grande preoccupazione per la crescente insofferenza della opinione pubblica verso i «senza fissa dimora» e ribadisce che anche i poveri hanno la loro dignità. «Vi è un atteggiamento di fastidio crescente verso chi chiede l'elemosina – si legge nel documento – i poveri non commuovono più e sono diventati un problema di ordine pubblico».
PROSTITUZIONE - Anche i clienti delle prostitute devono essere puniti dalla legge, e non solo chi le sfrutta e si arricchisce sul commercio del sesso. Nel documento – un libretto di 56 pagine dedicato ai problemi del popolo della strada – pubblicato ieri, la Santa Sede chiede agli Stati di fare un passo di più per debellare la prostituzione nel mondo, «una forma di schiavitù, un'offesa alla dignità umana e una grave violazione dei diritti umani». È «ora di condannare con vigore, dando vita a appropriati strumenti di difesa, le forme di violenza sessuale» contro le donne, afferma il documento.
«Alle soglie del Terzo Millennio non possiamo restare impassibili e rassegnati di fronte al fenomeno della prostituzione», ammoniscono i collaboratori del Papa, gli uomini del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti che hanno redatto il documento.
Lo sfruttamento sessuale delle donne è strettamente intrecciato al traffico di essere umani e al turismo sessuale: sono gli aspetti di un unico scandalo mondiale che deve essere complessivamente affrontato. Al punto 95 del documento si afferma che, riguardo ai clienti delle prostitute, «un provvedimento efficace in direzione di un cambiamento culturale rispetto al commercio sessuale potrebbe derivare dall'associare il codice penale alla condanna sociale». A tale proposito, monsignor Marchetto ha precisato che alla Santa Sede piace il modello legislativo svedese che prevede anche la «punizione penale» dei frequentatori delle prostitute.

L'Eco di Bergamo, 20 giugno 2007


«Al volante non peccate» Ecco il codice del Vaticano

La pastorale della strada: segno della croce e prudenza

di GIORGIO ACQUAVIVA

— CITTÀ DEL VATICANO —

«QUANDO si fanno sorpassi spericolati, la macchina è un’occasione di peccato», dice il cardinale Renato Raffaele Martino, responsabile del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti e degli itineranti, alla presentazione del documento sulla ‘Pastorale della strada’, in gestazione da 4 anni. Poco dopo — via agenzia di stampa — arriva una ironica battuta del regista Dino Risi, autore del capolavoro cinematografico Il sorpasso: «Il sorpasso è un peccato? Allora sono un assassino, mi vado subito a costituire».
Il discorso della Santa Sede è però serio e fa riferimento a quella vera e propria ecatombe che avviene ogni anno sulle strade e, soprattutto, al fatto che la guida imprudente non è avvertita come «ingiustizia verso gli altri». Il buon cristiano prima di partire può segnarsi con la croce, o affidarsi all’assistenza dell’angelo custode. Ma il problema di fondo è lavorare sul versante della educazione e della presa di coscienza che gli strumenti che agevolano la mobilità contengono anche una potenzialità distruttiva, per sé e per il prossimo.

PERCHÉ la Chiesa si interessa di ciò che avviene sulle strade? C’è una ragione — diciamo così — costitutiva, perché tutta la tradizione biblica (ebraica e cristiana) ha a che fare con la strada e le piazze. E’ là che si svolgevano le migrazioni dei patriarchi, ma anche le deportazioni; in attesa del Messia, i profeti invitano a «preparare la strada del Signore» e il giusto è colui che segue la «retta via». C’è la figura del ‘buon samaritano’ che indica un metodo di fondo del farsi prossimo a chi è nel bisogno lungo la strada. E poi, tutta la prima evangelizzazione è avvenuta lungo le strade dell’impero romano, e oltre.

NELL’ULTIMO secolo, poi, la tecnica ha messo a disposizione mezzi sempre più potenti (auto, ferrovia, aerei, navi), al servizio dellapersona umana, per facilitare la vita (basti pensare alle ambulanze) lo svago, il lavoro, la comunicazione fra le genti. Ma l’auto in particolare condiziona la nostra esistenza, moltiplica i pericoli (rumore, inquinamento) e spesso diventa un idolo.

C’È CHI USA le quattro-ruote (o le due-ruote) per evadere dalla quotidianità, eppure il piacere di guidare si scontra spesso con la sensazione che i divieti siano una limitazione della libertà. L’automobile (e la moto) diventa lo strumento per esercitare un ‘istinto di dominio’ che rende eccessivamente veloce e pericolosa la guida. E il mezzo di trasporto a volte solletica anche la ostentazione di vanità, con conseguenti squilibri nel comportamento. E’ esperienza comune l’assistere a comportamenti regressivi e primitivi: mancanza di cortesia, gestacci, imprecazioni, bestemmie, perdita del senso di responsabilità.

EPPURE guidare potrebbe essere una esperienza del ‘convivere’, del relazionarsi agli altri, dello sviluppare le virtù della prudenza, della giustizia, della speranza. Da qui la necessità di un vero e proprio decalogo, che va dal semplice e chiaro «non uccidere» all’aiuto del prossimo al sostegno alle famiglie delle vittime di incidenti.

MA SULLA strada non ci sono soltanto centauri e automobilisti, guidatori di camion o di pullman. Sulla strada c’è una umanità che chiede aiuto e interventi decisi. Il documento vaticano parla di quella forma di schiavitù che è la prostituzione, prospettando severità nei confronti dei clienti, in qualche modo «schiavi», che vanno anch’essi rieducati al rispetto della dignità umana. La Santa Sede auspica che i clienti vengano puniti penalmente. Lo precisa monsignor Agostino Marchetto, segretario del Pontificio consiglio della pastorale dei migranti e degli itineranti. «Il nostro modello — spiega il presule — è quello dell’ordinamento legislativo svedese». E solo un mese fa il ministro dell’Interno, Giuliano Amato, aveva proposto di rendere reato la prostituzione in strada, citando anche lui l’esempio della Svezia: «un Paese da tutti ritenuto progressista», aveva osservato.

SI PARLA ANCHE dei ragazzi di strada, non solo quelli del Brasile o delle bidonville del sud del mondo, ma anche dei ragazzi che vivono nelle fognature di Bucarest o dei mendicanti/borseggiatori fermi ai nostri semafori o in metrò. Sarebbero almeno 100 milioni i minori che vivono nelle strade.
Infine, si parla dei senza fissa dimora, i clochard, quelli di cui si dice che scelgono liberamente questa forma di vita, e invece spesso si tratta di un penoso alibi per lavarsi la coscienza.

Quotidiano nazionale, 20 giugno 2007


I nuovi comandamenti: «Non sorpassare»

di Andrea Tornielli

È un manuale completo che intende fornire indicazioni per chi sulla strada vive, lavora, viaggia. Parla dei «peccati» di chi guida e offre consigli di buon senso, illuminando alla luce della fede cristiana il codice della strada. L’ha preparato il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti, è «frutto di una grande opera di ascolto e ponderazione» ed è stato presentato ieri mattina dal cardinale Renato Martino e dall’arcivescovo Agostino Marchetto. Il manuale si divide in quattro parti: la prima dedicata agli utenti di strade e ferrovie; la seconda e la terza, rispettivamente, alle donne e ai ragazzi di strada, la quarta, infine, ai barboni.

Per quanto riguarda le virtù del buon guidatore, il documento stigmatizza i comportamenti poco equilibrati come «mancanza di cortesia, gestacci, imprecazioni, bestemmie, perdita del senso di responsabilità, violazioni deliberate del codice della strada». «Vi sono altresì i casi di guida senza abilità fisica o capacità mentale – si legge ancora – per l’abuso di alcol e di altri stimolanti o droghe, per stati di spossatezza o sonnolenza»; e c’è il «pericolo derivante dalle minimacchine (citycar) affidate a giovanissimi e adulti privi di patente, e quello dell’uso spericolato di ciclomotori e moto».

Viene quindi stilato da parte della Santa sede un vero e proprio decalogo, invitando alla dimensione della carità che «si manifesta nella tenuta della propria autovettura, di cui occorre curare lo stato tecnico dal punto di vista della sicurezza, per non mettere consapevolmente a rischio la propria e l’altrui vita», evitando di «pretendere da essa ciò che non può dare». Si raccomanda di non «mettere a rischio la vita con manovre sbagliate e imprudenti che possono arrecare danno tanto ai passeggeri quanto ai pedoni»: «Anche un sorpasso spericolato può essere un’occasione di peccato» ha detto il cardinale Martino, che rispondendo a una domanda è poi sembrato estendere il campo alludendo alla possibilità dell’auto usata come «luogo» di peccato. Nel testo si afferma poi che «il buon guidatore lascia passare cortesemente il pedone, non si sente offeso se un altro lo supera, non ostacola colui che vuole correre più velocemente, non si vendica». Viene esaltata la virtù della prudenza, criticando «chi si distrae, alla guida, con il telefonino» e c’è poi l’invito a non correre troppo, calcolando «un ampio margine di tempo» per frenare», senza «sopravvalutare la propria abilità e prontezza» ma controllando «la propria attenzione e conversazione». L’automobilista «è obbligato a cercare di trovarsi in condizioni fisiche e psicologiche adeguate. Se è in stato di ebbrezza, non dovrà mai sedersi al volante e non deve essere autorizzato a farlo». L’automobile «anziché servire in modo prudente ed etico per la convivenza, la solidarietà e il servizio degli altri» si è spesso trasformata in strumento di «abuso», di «dominio» sugli altri, di sfoggio di potere e denaro.

Viene anche consigliato di pregare all’inizio del viaggio, facendo un segno di croce e affidandosi alla Madonna e ai santi protettori (Cristoforo e Raffaele). Protezione quanto mai necessaria, visto che solo nell’anno 2000 un milione e 260mila persone sono morte in incidenti stradali nel mondo, il 90 per cento dei quali dovuti a «errore umano». Da parte sua, la Chiesa si impegna «in prima persona nell’educazione stradale, attraverso cappelle lungo le autostrade, preti negli autogrill e nei luoghi di sosta, sacerdoti ai raduni automobilistici e motociclistici». Ma invita anche «le autorità dello Stato a fare di più per prevenire gli incidenti e le inciviltà della strada».

Il Giornale, 20 giugno 2007

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