6 giugno 2007

Rassegna stampa del 6 giugno 2007


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Non e' bello scopiazzare dal vicino di banco...


Ecco la prima ondata di articoli odierni.
Mi raccomando: e' necessario leggere l'intervento integrale del cardinale Bertone alla presentazione del libro di Andrea Tornielli sulla figura di Pio XII. Solo dopo aver visionato il testo integrale ci si puo' accostare agli articoli di stampa
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Raffaella


Intervento del Cardinal Bertone alla presentazione di “Pio XII. Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro”

ROMA, martedì, 5 giugno 2007 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito l'intervento pronunciato dal Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, alla presentazione tenutasi questo martedì a Roma, nella Sala della Protomoteca in Campidoglio, del libro di Andrea Tornielli “Pio XII. Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro” (Mondadori).

Intervento del Cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato alla presentazione del libro di Andrea Tornielli

«Pio XII, Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro»
5 giugno 2007

1. Una leggenda “nera”

La figura di Eugenio Pacelli, Papa Pio XII, è al centro ormai da decenni di accesissime polemiche. Il Pontefice romano che guidò la Chiesa negli anni terribili della Seconda Guerra mondiale e poi della Guerra Fredda è vittima di una leggenda “nera”, che ha finito per affermarsi al punto tale da rendere arduo scalfirla, anche se i documenti e le testimonianze ne hanno ampiamente provato la totale inconsistenza. Una delle spiacevoli conseguenze per così dire «secondarie» di questa leggenda nera – che dipinge falsamente Papa Pacelli come indulgente con il nazismo e insensibile alla sorte delle vittime della persecuzione – è l’aver fatto completamente dimenticare lo straordinario magistero di questo Papa che fu il precursore del Concilio Vaticano II . Come è accaduto per le figure di altri due Papi con lo stesso nome – il beato Pio IX, del quale si parla soltanto in relazione ai temi legati alla politica risorgimentale; e san Pio X, spesso ricordato soltanto per la sua strenua battaglia contro il modernismo – anche per Pacelli si rischia di ridurre tutto il suo pontificato alla questione dei suoi presunti «silenzi».

2. L’attività pastorale di Pio XII

Sono qui, pertanto, questa sera, per dare una breve testimonianza ad un uomo di Chiesa che, per la sua santità personale, risplende come luminoso testimone del sacerdozio cattolico e del Supremo Pontificato. Non che non avessi già letto molti ed interessanti saggi sulla figura e l'opera di Papa Pio XII, dai notissimi Actes et Documents du Saint Siège, alle biografie di Nazareno Padellaro, Suor Marchione, del Padre Pierre Blet, fra i primi che mi vengono alla mente. Per non parlare dei "Discorsi di guerra" di Papa Pacelli, che, se volete, sono disponibili in formato elettronico, e che trovo assolutamente interessanti anche oggi per dottrina, per ispirazione pastorale, per finezza di linguaggio letterario, per forza umana e civile. Insomma, già sapevo non poco a proposito del Pastor Angelicus et Defensor Civitatis. Bisogna tuttavia essere grati al dottor Andrea Tornielli, che in questa corposa e documentata biografia, attingendo a molti inediti, ci restituisce la grandezza e la completezza della figura di Pio XII, ce ne fa approfondire l’umanità, ce ne fa riscoprire il magistero. Ci ricorda, ad esempio, la sua enciclica sulla liturgia, la sua riforma dei riti della Settimana Santa , il grande lavoro preparatorio che sfocerà nella riforma liturgica conciliare. Pio XII apre all’applicazione del metodo storico-critico nei confronti della Sacra Scrittura, e nell’enciclica «Divino afflante Spiritu» stabilisce le norme dottrinali per lo studio della Sacra Scrittura, mettendone in rilievo l’importanza e il ruolo nella vita cristiana.

È sempre Papa Pacelli, nell’enciclica «Humani generis», a prendere in considerazione, pur con cautela, la teoria evoluzionistica. Pio XII dà anche un notevole impulso all’attività missionaria, con le encicliche «Evangelii Praecones» (1951) e «Fidei donum» (1957, della quale ricorre il cinquantenario), mettendo in rilievo il dovere della Chiesa di annunciare il vangelo alle genti, come il Concilio Vaticano II farà con ampiezza. Il Papa rifiuta di far coincidere il cristianesimo con la cultura occidentale oltre che con un determinato sistema politico. Ancora: Pio XII è a tutt’oggi il Papa che ha dato più spazio alle donne nelle sue canonizzazioni e beatificazioni: il 54,4 per cento nelle canonizzazioni, e ben il 62,5 per cento nelle beatificazioni. Del resto, più volte questo Pontefice aveva parlato dei diritti femminili, affermando, ad esempio, nel radiomessaggio al congresso del Cif di Loreto nell’ottobre 1957 che la donna è chiamata ad esercitare «un’azione risolutiva» anche nel campo politico e giuridico.

3. Accuse ingiustificate

Sono soltanto degli esempi, che mostrano quanto ci sia ancora da scoprire, anzi da riscoprire nel magistero del Servo di Dio Eugenio Pacelli. Mi hanno colpito, poi, molti accenni presenti nel libro di Tornielli, dai quali emerge sia la lucidità e la saggezza del futuro Pontefice, negli anni in cui era nunzio apostolico a Monaco di Baviera prima e quindi a Berlino; nonché molti tratti della sua umanità. Grazie ai carteggi inediti con il fratello Francesco, apprendiamo alcuni giudizi netti sul nascente movimento nazionalsocialista, e il grande e grave dramma interiore vissuto dal Pontefice durante il tempo della guerra circa l’atteggiamento da tenere di fronte alla persecuzione nazista. Pio XII ne parla più volte, nel corso dei suoi radiomessaggi – ed è dunque del tutto fuori luogo accusarlo di «silenzi» - scegliendo però un profilo prudente. Al riguardo dei «silenzi», segnalo volentieri un articolo ben documentato del prof. Gian Maria Vian pubblicato nel 2004 nella rivista Archivum historiae pontificiae dal titolo «Il Silenzio di Pio XII: alle origini della leggenda nera». In esso, tra l’altro, si dice che a interrogarsi sui «silenzi di Pio XII» fu per primo Emmanuel Mounier, nel 1939, addirittura poche settimane dopo la sua elezione a Sommo Pontefice e in relazione all’aggressione italiana in Albania. Su questi interrogativi si innesterà in seguito un’aspra polemica, anche di matrice sovietica e comunista ripresa, come vedremo, da esponenti della Chiesa ortodossa russa. Rolf Hocchuth, autore del dramma «Il Vicario», la pièce teatrale che ha contribuito a scatenare la leggenda “nera” contro Pio XII, nei giorni scorsi in un’intervista ha definito Papa Pacelli un «vigliacco demoniaco», mentre ci sono storici fautori del pensiero unico anti-Pio XII che arrivano persino a dare del «brigatista pacelliano» a quanti non la pensano come loro e osano manifestare un diverso parere su queste vicende. Non si può dunque non denunciare questo scempio del buon senso e della ragione perpetrato spesso sulle pagine dei giornali.

4. Una data storica ben precisa

Mi sembra utile sottolineare come l'opera di Tornielli riporti alla luce opere già note agli storici seri. È uno dei pregi che ritengo fondamentali del volume di cui oggi stiamo parlando, tenendo conto dei tempi tristissimi in cui visse Papa Pacelli, la cui voce, nel turbine del secondo conflitto mondiale e della successiva contrapposizione dei blocchi, non godeva del favore dei poteri costituiti o dei poteri di fatto. Quante volte "mancava l'elettricità" a Radio Vaticana per far sentire la parola del Pontefice; quante volte "mancava la carta" per riprodurre i suoi pensieri e i suoi insegnamenti scomodi; quante volte un qualche incidente faceva "perdere" i numeri dell'Osservatore Romano, riportanti interventi, chiarimenti, aggiornamenti, note politiche... Oggi, tuttavia, grazie ai mezzi moderni, quelle fonti sono ampiamente riprodotte e disponibili. Il Dott. Tornielli le ha cercate e le ha trovate e ne è testimonianza il grande corpo di note che corredano l'attuale pubblicazione. Vorrei a questo punto attirare l’attenzione su una data importante.

La figura e l'opera di Pio XII, lodata e ringraziata prima, durante e subito dopo il secondo conflitto mondiale, comincia ad essere scrutinata con altro occhio in un periodo storico ben preciso, che va dall'agosto del 1946 all'ottobre del 1948. Era comprensibile il desiderio del martoriato popolo d'Israele di avere una propria terra, un proprio rifugio sicuro, dopo "le persecuzioni di un antisemitismo fanatico, scatenatesi contro il popolo ebreo" (allocuzione del 3 agosto 1946), ma erano comprensibili pure i diritti di quanti già vivevano in Palestina e che anch'essi attendevano rispetto, attenzione, giustizia e protezione.

I giornali dell'epoca riferiscono ampiamente dello stato di tensione che in quella regione si stava manifestando ma, poiché non hanno voluto entrare in merito ai ragionamenti e alle proposte di Pio XII, hanno cominciato a prendere posizione, chi per una parte, chi per l'altra, ideologizzando, così, una riflessione che si sviluppava in modo articolato ed attenta a criteri di giustizia, di equità, di rispetto, di legalità. Pio XII non è stato solo il Papa della seconda Guerra mondiale, ma un Pastore che, dal 2 marzo 1939 al 9 ottobre 1958, ha avuto davanti a sé un mondo irretito nelle passioni violente e irrazionali. Da allora ha iniziato a prendere corpo una incomprensibile accusa al Papa per non essere intervenuto come dovuto a favore degli ebrei perseguitati. A questo riguardo mi pare importante riconoscere che comunque chi è scevro da finalità ideologiche ed è amante della verità, è ben disposto a comprendere più a fondo, in piena sincerità, un Papato lungo, fruttuoso e, a mio parere, eroico. Ne è esempio il recente cambiamento di atteggiamento, anche nel grande santuario della memoria che è lo Yad Vashem a Gerusalemme, di riconsiderare la figura e l'opera di Papa Pacelli non da un punto di vista polemico, ma da una angolatura obiettivamente storica. È fervido auspicio che tale buona volontà manifestata pubblicamente possa avere un prosieguo adeguato.

5. Il dovere della carità verso tutti

Il 2 giugno 1943, in occasione della festa di Sant’Eugenio, Pio XII espone pubblicamente le ragioni del suo atteggiamento. Innanzitutto, papa Pacelli parla nuovamente degli ebrei: « Non dimentichino i reggitori dei popoli che colui il quale (per usare il linguaggio della Sacra Scrittura) “porta la spada” non può disporre della vita e della morte degli uomini che secondo la legge di Dio, da cui viene ogni potestà». «Né vi aspetterete», continua Pio XII «che esponiamo qui partitamente tutto quello che abbiamo tentato e procurato di compiere per mitigare le loro sofferenze, migliorare le loro condizioni morali e giuridiche, tutelare i loro imprescrittibili diritti religiosi, sovvenire alle loro ristrettezze e necessità. Ogni parola da noi rivolta a questo scopo alle competenti autorità e ogni nostro pubblico accenno, dovevano esser da noi seriamente ponderati e misurati nell’interesse dei sofferenti stessi, per non rendere, pur senza volerlo, più grave e insopportabile la loro situazione. Purtroppo i miglioramenti visibilmente ottenuti, non corrispondono alla sollecitudine materna della Chiesa in favore di questi gruppi particolari, soggetti alle più acerbe sventure… e il Vicario, pur chiedendo solo compassione e ritorno alle elementari norme del diritto e dell’umanità, si è trovato, talora, davanti a porte che nessuna chiave voleva aprire».

Troviamo dunque qui esposta, già a metà dell’anno 1943, la ragione della prudenza con cui Pacelli si muove nell’ambito delle pubbliche denunce: «Nell’interesse dei sofferenti stessi, per non rendere più grave la loro situazione». Parole che mi sembra di sentire riecheggiare nel breve discorso pronunciato da Paolo VI il 12 settembre 1964, presso le Catacombe di Santa Domitilla. In quell’occasione Papa Montini disse: « La Santa Sede si astiene dall’alzare con più frequenza e veemenza la voce legittima della protesta e della deplorazione, non perché ignori o trascuri la realtà della cosa, ma per un pensiero riflesso di cristiana pazienza e per non provocare mali peggiori». Paolo VI, a metà degli anni Sessanta, si riferiva ai Paesi d’Oltrecortina, governati dal comunismo totalitario. Lui, che era stato uno stretto collaboratore del cardinale Pacelli e poi di Papa Pio XII, adduce dunque le stesse motivazioni. I Papi non parlano pensando a precostituirsi un’immagine favorevole per i posteri, sanno che da ogni loro parola può dipendere la sorte di milioni di cristiani, hanno a cuore la sorte degli uomini e delle donne in carne ed ossa, non il plauso degli storici. Del resto Robert Kempner, magistrato ebreo e pubblico ministero al processo di Norimberga, ha scritto nel gennaio 1964, dopo l’uscita del «Vicario» di Hocchuth: «Qualsiasi presa di posizione propagandistica della Chiesa contro il governo di Hitler sarebbe stata non solamente un suicidio premeditato… ma avrebbe accelerato l’assassinio di un numero ben maggiore di ebrei e sacerdoti».

6. “Non lamento, ma azione è il precetto dell’ora”

Detto questo, dopo aver preso visione degli 11 volumi (in 12 tomi) degli “Actes et Documents du Saint Siège” circa la seconda Guerra Mondiale; dopo aver fatto leggere decine di faldoni con centinaia di documenti riguardanti pensieri ed atti della Sede Apostolica durante il secondo conflitto mondiale; assaporate le violente polemiche di parte (volumi innumerevoli, pieni di ideologia violenta e falsa), mi pare che l’opera degli Actes, stampata per ordine di Paolo VI (Sostituto della Segreteria di Stato nei terribili frangenti del 1939-1945), potrebbe essere utilmente completata da i documenti inclusi sotto la voce archivistica degli “Stati Ecclesiastici”, che comprendono carte riguardanti l’obbligo della Santa Sede e della Chiesa Cattolica di farsi carico del dovere della carità verso tutti. E’ un settore archivistico non esplorato a sufficienza, dato che trattasi di migliaia di casi personali. Ad ognuno di essi, il più piccolo Stato del mondo, neutrale in senso assoluto, ha prestato orecchio in base individuale, recependo ogni voce che chiedeva aiuto, oppure udienza. Si tratta di una documentazione sterminata, purtroppo non ancora disponibile, perché non ordinata. Magari fosse possibile, con l’aiuto di qualche benemerita fondazione ad hoc, catalogare in tempi brevi queste carte custodite dagli Archivi della Santa Sede! Chiara era la direttiva data via radio, via stampa, via diplomatica, dal Papa Pio XII nel 1942. Egli disse a tutti, durante il tragico ’42, che: “Non lamento, ma azione è il precetto dell'ora”. La saggezza di tale affermazione è testimoniata da una miriade di carte: note diplomatiche, concistori urgenti, segnalazioni specifiche (v. Card. Bertram, Card. Innitzer, Card. Schuster, ecc. ecc. ecc.) di fare il possibile per salvare persone, preservando la neutralità della Sede Apostolica.

Tale situazione di neutralità permetteva al Papa di salvare non soltanto europei, ma anche prigionieri non appartenenti all’Asse. Pensiamo alla tristissima situazione della Polonia o agli interventi umanitari nel Sud-Est asiatico. Pio XII non ha mai sottoscritto circolari o proclami. Ha detto a voce ciò che si doveva fare. E Vescovi, sacerdoti, religiosi e laici hanno compreso benissimo la mente del Papa e cosa era urgente fare. Tra l'altro, a testimonianza di ciò ci sono gli innumerevoli Fogli di Udienza del Card. Maglione e Tardini, con i relativi commenti. Poi arrivavano le proteste o i "no" di fronte alle richieste umanitarie della Santa Sede.

7. Denunciare o agire?

Lasciatemi raccontare un piccolo episodio, accaduto proprio in Vaticano nell'ottobre del 1943. All'epoca, oltre alla gendarmeria (circa 150 persone) e alla guardia svizzera (circa 110 persone), c'era anche la guardia palatina. A quella data, per proteggere il Vaticano (non più di 300 persone) e gli stabili extraterritoriali c'erano già 575 guardie palatine. Ebbene, la Segreteria di Stato chiese alla potenza occupante l'Italia di poter assumere altre 4.425 persone da inserire nell'organico della Guardia Palatina. Il ghetto ebraico era a due passi…

I redattori degli Actes et Documents non potevano stampare tutte le migliaia di casi personali. Il Papa, a quel tempo, aveva altre priorità: non poteva far conoscere i suoi “desiderata”, ma voleva agire, nei limiti impostigli dalle circostanze, secondo un suo chiaro programma. Alle persone oneste, però, sorgono domande legittime: Quando Pio XII incontrò Mussolini? Come Cardinale Segretario di Stato nel 1932, ma come Papa mai! Quando il Card. Pacelli incontrò il Cancelliere Hitler? Mai! Quando il Papa incontrò Mussolini e Hitler insieme? Mai! Se ciò non è mai avvenuto potrebbe significare che se due Stati non hanno ritenuto di parlare con il Papa, il Pontefice stesso cosa doveva fare: fare dichiarazione di denuncia o agire?

Pio XII scelse la seconda opzione, testimoniata da tante fonti israelitiche di tutta Europa. Forse occorrerebbe dar copia di tali abbondanti adesioni ebraiche di gratitudine e di stima al ministero umano e spirituale di questo grande Papa. Resta il fatto che il libro, che oggi possiamo leggere, aggiunge qualche tassello in più non soltanto alla figura di un grande Pontefice, ma anche a tutta l'opera silenziosa, ma efficace, della Chiesa lungo l'arco dell'esistenza (quella di Eugenio Pacelli, appunto) di un Pastore passato attraverso le bufere di due conflitti mondiali (fu Nunzio in Baviera sin dal 1917) e la tragica costruzione della cortina di ferro, all'interno della quale perirono milioni di figli di Dio. Erede della Chiesa degli Apostoli, la Chiesa di Pio XII ha continuato ad operare non soltanto per una parola profetica, ma soprattutto per una quotidiana azione profetica.

8. Una nota conclusiva

Vorrei infine ringraziare Andrea Tornelli per questa opera, che contribuisce a far meglio comprendere la luminosa azione apostolica e la figura del Servo di Dio Pio XII. Questo è un utile servizio alla Chiesa, un utile servizio alla verità. È giusto discutere, approfondire, dibattere, confrontarsi.

Ma bisogna guardarsi dal più grave errore per lo storico, che è l’anacronismo, giudicando la realtà di allora con gli occhi e con la mentalità di oggi.

Così come è profondamente ingiusto giudicare l’operato di Pio XII durante la guerra con il velo del pregiudizio, dimenticando non soltanto il contesto storico, ma anche l’enorme opera di carità che il Papa promosse, aprendo le porte dei seminari e degli istituti religiosi, accogliendo profughi e perseguitati, aiutando tutti.

Zenit


La verità su Pio XII il «Papa moderno»

di Daniele Petraroli

Un fiancheggiatore del nazionalsocialismo, il «Papa di Hitler» o, più semplicemente ma ancor più tragicamente, il Papa che scelse il silenzio di fronte alla Shoah. Una vera e propria «leggenda nera» quella che accompagna la figura e il giudizio su Pio XII dal giorno della sua morte il 9 ottobre 1958. Tanto da provocare una vera e propria crisi diplomatica tra Israele e la Santa Sede nel marzo scorso poiché nello Yad Vashem, il museo della Shoah di Gerusalemme, l’atteggiamento di Papa Pacelli era stato definito «ambiguo». Già allora la presa netta di posizione del Vaticano con il ritiro del nunzio apostolico dalle celebrazioni ufficiali. Ma è ieri che la Santa Sede ha scelto di esplicitare ancor meglio il suo pensiero su Pio XII. «Liberi da pregiudizi si può riconoscere la grandezza e la completezza della figura di Papa Pacelli, la sua umanità e rivalutare il suo intero magistero». Parole del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano in occasione della presentazione della nuova biografia sul pontefice, Pio XII. Eugenio Pacelli. Un uomo sul trono di Pietro del vaticanista del Giornale Andrea Tornielli.

Un Papa moderno, secondo quanto emerge dal libro e da quanto sottolineato dagli altri esperti presenti. Addirittura ispiratore del Concilio Vaticano II per padre Peter Gumpel, il postulatore della sua causa di beatificazione. Rimane ancora controverso, però, il modo in cui sia nata la «leggenda nera». Per lo storico e fondatore della comunità di Sant’Egidio Andrea Riccardi bisogna risalire agli anni Sessanta, all’inizio del Concilio e alla pubblicazione della pièce teatrale «Il Vicario» di Rolf Hochuth. Per Bertone, invece, la «leggenda nera» va fatta risalire alla questione palestinese. A quando il pontefice scelse l’equidistanza tra i due popoli sottolineando anche i diritti di chi in «quella terra ci viveva ed era meritevole di attenzione. Successivamente l’ideologia di quel periodo ha fatto il resto e pochissima attenzione è stata data ai ragionamenti del Papa».

D’altronde non sono pochi i documenti, presenti anche nella nuova biografia, che attestano l’aiuto dato dal Vaticano agli ebrei e ai perseguitati durante l’occupazione nazista. «Nel 1943 - il particolare inedito rivelato da Bertone - il Vaticano chiese ai tedeschi di poter assumere più di 4.000 nuove guardie palatine. E il ghetto ebraico era a due passi dal Vaticano».

Stesse riflessioni per il senatore a vita Giulio Andreotti che conobbe da vicino Pio XII in gioventù: «È stata una personalità complessa che ha dovuto far fronte a difficoltà terrificanti. La stessa Golda Meir quando la incontrai all’epoca fece elogi straordinari al pontefice. Ne era assolutamente affascinata».

Il Giornale, 6 giugno 2007


Il segretario di Stato vaticano alla presentazione del libro di Tornielli: «fuori luogo» accusarlo di aver taciuto di fronte alla persecuzione degli ebrei

Bertone: «Il nazismo e Pio XII Leggenda nera la sua indulgenza»

«E' stato un pontificato fruttuoso, eroico e grande»

Luigi Accattoli

ROMA — Che Pio XII sia stato «indulgente con il nazismo» e «insensibile» di fronte alla Shoah è una «leggenda nera» di «totale inconsistenza»: l'ha affermato ieri il cardinale Tarcisio Bertone, che ha indicato nella disputa sulla questione palestinese e nella propaganda sovietica i terreni di coltura di quella «leggenda», sorta sul finire degli anni '40 del secolo scorso. Il segretario di Stato vaticano ha definito «grande», «fruttuoso» ed «eroico» il pontificato di papa Pacelli. Ha sostenuto che è «anacronistico» e «fuori luogo» accusarlo di essere restato in «silenzio» di fronte alla persecuzione degli ebrei, della quale ha «parlato più volte scegliendo un profilo prudente» e contro la quale soprattutto ha «agito» promuovendo una «enorme opera di carità» a protezione dei perseguitati, cercando anche di arruolare ebrei romani nelle forze di sicurezza del Vaticano nel tentativo di salvarli dalla furia nazista.
Il cardinale ha parlato nella Sala della Protomoteca in Campidoglio intervenendo con Bruno Vespa, Andrea Riccardi e Francesco Margotta Broglio alla presentazione del volume di Andrea Tornelli, Pio XII. Eugenio Pacelli un uomo sul trono di Pietro (Mondatori, 661 pagine, 24 euro). Il cardinale ha definito «corposa e documentata» la biografia realizzata da Tornelli, che «attingendo a molti inediti ci restituisce la grandezza e la completezza della figura di Pio XII».
La «leggenda nera» — ha sostenuto il cardinale — pretende di «ridurre il pontificato pacelliano ai presunti silenzi», oscurando lo «straordinario magistero» che lo caratterizza e che fa di papa Pacelli un «precursore del Vaticano II». Seguendo e lodando l'impostazione del volume di Tornelli, Bertone ha ricordato come Pio XII abbia «aperto» ad innovazioni in molti campi della vita della Chiesa, con una prima riforma della Settimana Santa, autorizzando l'uso del «metodo storico-critico» nello studio della Scrittura, prendendo in considerazione «pur con cautela» la teoria evoluzionistica, dando «più spazio alle donne rispetto agli uomini» nella proclamazione di santi e beati.
Sulla genesi della leggenda antipacelliana, il segretario di Stato vaticano ha detto che essa trova le prime formulazioni tra il 1946 e il 1949, in voci polemiche provenienti dal mondo ebraico e da quello sovietico. Le polemiche a matrice ebraica e medio- orientale prendono corpo in particolare a seguito di un discorso di Pio XII al delegati del Supremo comitato arabo per la Palestina, che fu — ha detto Bertone — «un appello a favore dei palestinesi in quel momento». Per gli attacchi provenienti dal mondo sovietico ha citato un discorso fortemente antipacelliano tenuto il 27 agosto del 1949 da «un metropolita russo ortodosso molto legato a Stalin».
E' da tali frangenti — secondo Bertone — che «inizia a prendere corpo una incomprensibile accusa al papa per non essere intervenuto come avrebbe dovuto a favore degli ebrei», mentre fino ad allora erano state «abbondanti» le espressioni ebraiche «di gratitudine e di stima» per l'operato di Pio XII durante la guerra.
In aggiunta a quanto già si conosceva, per il segretario di Stato vaticano sono significativi — tra gli apporti conoscitivi del lavoro di Tornelli — «alcuni giudizi netti di monsignor Pacelli sul nascente movimento nazionalsocialista» e soprattutto — negli anni del pontificato — la documentazione del «grande e grave dramma interiore vissuto dal pontefice durante il periodo della guerra circa l'atteggiamento da tenere di fronte alla persecuzione nazista».

«I papi — ha detto Bertone — non parlano pensando a precostituirsi un'immagine favorevole per i posteri».

Il cardinale ha paragonato la «prudenza» delle denuncie di Pio XII a quella che in seguito caratterizzerà gli accenni di Paolo VI alle persecuzioni dei regimi comunisti. Una prudenza dettata dalla necessità di evitare «l'aggravamento della persecuzione».
Quanto agli archivi vaticani ancora non consultabili, il cardinale è parso invitare degli sponsor a farsi avanti, assicurando che da parte della Santa Sede vi è la più ampia disponibilità a mettere a disposizione la «sterminata documentazione» che riguarda la «carità» esercitata in tempo di guerra: «Magari fosse possibile, con l'aiuto di qualche benemerita fondazione, catalogare in tempi brevi queste carte!». Come esempio «positivo» di «disponibilità a comprendere» la figura e l'opera di Pio XII Bertone ha citato il «recente cambio di atteggiamento» della Fondazione israeliana Yad Vashem, che si è detta interessata a «riconsiderare storicamente» la propria valutazione di quel pontificato, che una «didascalia» del Museo della Shoah fino a oggi presenta «da un punto di vista polemico».

Il Corriere della sera, 6 giugno 2007

Estrapoliamo una frase del cardinale Bertone:

«I papi — ha detto Bertone — non parlano pensando a precostituirsi un'immagine favorevole per i posteri».

Eh, si', e non parliamo solo di Pio XII...
Non avete anche voi la sensazione che i Papi piu' grandi ed illuminati siano stati e siano i piu' perseguitati? :-)
Riflettiamo sul passato e sul presente...

Raffaella


L'ex presidente delle comunità ebraiche

Luzzatto: nessun atto pubblico contro lo sterminio

ROMA — «Leggenda nera, leggenda grigia, oppure di chissà quale colore. Quello che è documentato è che da Pio XII non arrivò mai un atto pubblico di opposizione contro gli stermini di massa. Saremmo lieti di prenderne atto se ci venissero mostrati», dice Amos Luzzatto, ex presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane, secondo il quale il Papa «non disse una parola sul rastrellamento al ghetto che partì solo dopo che l'ambasciatore tedesco presso la Santa sede disse che non ci sarebbero state particolari proteste da parte del Vaticano».
Secondo Amos Luzzatto l'unica spiegazione a quanto accaduto, «l'unico argomento possibile. è che il Papa temeva una rappresaglia contro la Chiesa e i suoi fedeli».

Il Corriere della sera, 6 giugno 2007


EMMA FATTORINI

«Ricercare ancora su quegli anni»

Luigi Accattoli

ROMA — «Ha ragione Bertone a denunciare la leggenda nera di Pacelli che non condivido assolutamente, ma per sfatarla davvero il metodo migliore è quello di non avere paura nel continuare a condurre ricerche storiche serie, fondate, attente alle sfumature e alle differenze tra le ragioni, le indoli e le visioni incarnate nei diversi personaggi della Chiesa in quegli anni drammatici»: è il commento della storica Emma Fattorini che ha appena pubblicato da Einaudi il volume «Pio XI, Hitler e Mussolini. La solitudine di un papa». Lei aveva già affrontato la figura del nunzio Eugenio Pacelli. «Già nel 1992 pubblicai un libro sulle sue nunziature in Germania nel quale esprimevo la convinzione che egli aveva compreso i problemi di quella nazione nel suo più difficile passaggio, decisivo nella storia europea, che riguarda la Repubblica di Weimar. In quel periodo, da pastore e diplomatico attento e sensibile ebbe ad appoggiare la democrazia e la costituzione repubblicana, lui che certo non aveva simpatie liberali. Tanto che per quel convincimento fui criticata come troppo filopacelliana». Diceva dell'importanza delle differenze… «Cogliere le differenze tra i personaggi aiuta ad allargare l'attenzione dal vertice della Chiesa all'insieme del suo corpo. Per esempio ci permette di percepire la grande varietà di atteggiamenti all'interno dell'episcopato tedesco lacerato tra lealtà alla nazione e fedeltà al Vangelo, e ci fa misurare il dramma e l'isolamento vissuti da un Bonhoeffer nella Chiesa evangelica, che ha conosciuto ben altri compromessi con il nazismo che non la Chiesa cattolica». Differenze tra Pio XI e il suo segretario di Stato Pacelli? «Va detto che con sensibilità e caratteri tanto diversi, riuscirono a realizzare un rapporto di grande complementarietà.
Esso non cancella quelle differenze, ma ci dice che non vanno lette nel senso della contrapposizione».

Il Corriere della sera, 6 giugno 2007


ANDREA TORNIELLI

«Così l'ho sottratto al tiro dei detrattori»

Luigi Accattoli

ROMA — Carattere gioviale, tre figli, 43 anni, Andrea Tornielli da un decennio è vaticanista del quotidiano Il Giornale e autore di una trentina di pubblicazioni di attualità vaticana e religiosa, che vanno da Giovanni Paolo I alla vicenda Milingo, dalla lacrimazione della «Madonnina» di Civitavecchia alla polemica sul Codice da Vinci. Il libro che esce ora da Mondadori, «Pio XII. Eugenio Pacelli un uomo sul trono di Pietro» (661 pagine, 24 euro), costituisce la sua opera maggiore. Con essa il giornalista si avventura negli archivi. La famiglia Pacelli gli ha messo a disposizione un «fondo» privato finora mai consultato, la cui maggiore risorsa è il carteggio di Eugenio Pacelli con il fratello Francesco. Altro accesso privilegiato è stato quello agli atti della causa di beatificazione di papa Pacelli. A questa impresa maggiore Tornielli si era preparato con tre saggi pubblicati da Piemme sul rapporto tra Pio XII e gli ebrei, scritti in collaborazione con lo storico Matteo Luigi Napoletano: «Pio XII. Il papa degli ebrei» (2001), «Pio XII. Il papa che salvò gli ebrei» (2004), «Pacelli, Roncalli e i battesimi della Shoah» (2005). Con il volume presentato ieri Tornielli si propone di «sottrarre il papa e il suo pontificato al tiro incrociato dei detrattori specializzati e agli incensi degli agiografi», scavando «nella personalità di un uomo, nella sua storia, nel suo contesto familiare, nei suoi percorsi psicologici». Il volume non tratta del processo di beatificazione, che ha visto superata — il giorno 8 maggio — la tappa fondamentale del voto della Congregazione per le Cause dei santi sulle «virtù eroiche». Ora starà al papa decidere in merito alle tappe successive: cioè la pubblicazione del decreto sulle virtù e il processo sul miracolo, che si deve ancora condurre. Tornielli afferma nella premessa al volume di non aver voluto trattare — in esso — della beatificazione di Pacelli per evitare anche solo l'impressione d'aver svolto «una tesi preconfezionata».

Il Corriere della sera, 6 giugno 2007

Fra gli scritti di Andrea Tornielli andava citato anche "Benedetto XVI. Il custode della fede", Piemme, 2005, euro 12.50.
Raffaella

1 commento:

euge ha detto...

Condivido la tua riflessione Raffaella sui Papi infatti, proprio quelli che parlano chiaro e testimoniano la verità con il loro operato vengono èpoi sistematicamente attaccati: a questo proposito, mi tornano in mente le parole del cardinal Tonini dopo l'elezione di Benedetto XVI " Amiamo quest'uomo non facciamo lo stesso errore che si fece con Paolo VI che non fu amato perchè non assomigliava a Giovanni XXIII" parole sante caro Cardinal Tonini!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Eugenia- sempre con Benedetto XVI