19 ottobre 2007

Papa e precariato: la tentazione di fare lo spezzatino (da Korazym)


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Su segnalazione di Mariateresa, leggiamo questo interessante editoriale di Korazym:

Vita, lavoro e impegno sociale. Il commento dello spezzatino

di Redazione

Il papa alla Settimana sociale dei cattolici italiani con un messaggio sulle sfide più delicate del nostro tempo: concetti fatti a pezzetti e commentati ad uso e consumo della politica. Niente di nuovo sotto il cielo: l'orizzonte è piatto.

Lo spezzatino è servito. Fatevi avanti, commentate pure, dichiaratevi assolutamente d’accordo o completamente in disaccordo, se riuscite provate ad essere anche simpatici, a tirar fuori una battuta, una rima, una frase gustosa buona per finire come titolo sul giornale.

E non indugiate troppo, perché commentare il papa non è mica come commentare l’ultima velenosa dichiarazione del sottosegretario di turno: l’opinione sul papa dà spazio, dà visibilità, va fatta con una certa celerità e poi insomma, per chi è costretto e ormai abituato a vivere nel sottobosco della politica politicante, è anche motivo di una certa soddisfazione. Diciamolo. Dunque, coraggio onorevoli signori, fatevi avanti che non si può star zitti: il papa ha parlato, parliamo del papa.

Vita e famiglia, matrimonio e agire politico, precarietà del lavoro, impegno dei laici cattolici per il bene comune, ruolo della Chiesa: Benedetto XVI ha affrontato questi temi nel suo messaggio in occasione dell’apertura della Settimana sociale dei cattolici italiani.

Parole che hanno avuto come spesso accade vasta eco nel paese, e che sono state presentate stavolta con un tono meno combattivo del solito: a legger i lanci di agenzia e i quotidiani non è stato un attacco, non è stato un affondo, non è stato un anatema (ché si sa, in Vaticano ci sono specializzati, e li lanciano spesso e volentieri: l’ultima volta appena due giorni fa, con la nota dell’Osservatore sulla sentenza della Cassazione sul caso Eluana Englaro), non è un anatema ma il semplice manifestarsi di una considerazione, di una preoccupazione, perfino – secondo alcuni – di uno stato di fatto. Una pura e semplice constatazione.

Naturalmente, tutto ciò con diretto riferimento ad una sola parte, ben specifica, del messaggio del papa, quella riguardante la precarietà del lavoro. A quella e solamente a quella: “Quando la precarietà del lavoro non permette ai giovani di costruire una loro famiglia, lo sviluppo autentico e completo della società risulta seriamente compromesso”. Queste le parole che contano, questa la parte più buona dello spezzatino papale giornaliero, quella più succosa, quella che piace di più. Quella da commentare con sollecitudine e – una volta tanto – con il sorriso sulle labbra. E pazienza se poi appena due righe sopra il pontefice ricordava che “il rispetto della vita umana” e “l’attenzione da prestare alle esigenze della famiglia fondata sul matrimonio fra un uomo e una donna” (notare la formulazione in positivo) sono “valori umani comuni da difendere e tutelare”, alla stregua della giustizia, della pace e della salvaguardia del creato. Eh si, pazienza. “Non pretendiamo troppo, d’altronde è il papa, mica uno di noi, compagni!”.

E poi, vuoi mettere l’occasione di urlare ai quattro venti che se non fosse costretto nel suo ruolo, anche lui, anche Joseph Ratzinger, verrebbe in piazza (bandiera rossa col volto del Che al seguito) a manifestare con noi contro la precarietà del lavoro?

Lo si è detto qui più e più volte. Sugli interventi del papa il corto circuito mediatico – politico porta ad un diluvio di dichiarazioni e di prese di posizione quanto mai ridondanti e per lo più inutili; e se fino al giorno prima per qualcuno altri non era che il capo della crociata vaticana contro lo Stato laico, o il simbolo più cupo del fondamentalismo religioso, ecco che improvvisamente diviene portatore di parole sagge e di un richiamo arguto e attuale ai problemi del paese. Se parla di diritto alla vita – come pure ha fatto anche nel messaggio letto a Pistoia – ecco che esercita una pesante ingerenza sulla politica italiana, se invece (in continuità con l’intera dottrina sociale della Chiesa) richiama i problemi relativi alla precarietà del lavoro ecco che l’ingerenza – ci mancherebbe! – non c’è più, e anzi questo papa si è fieri di poterlo “arruolare” fra le proprie fila.

Ora, il problema non sono i distinguo sulle parole del papa, anche perché ognuno può legittimamente ritenere di condividere alcune considerazioni e di non condividerne altre: il vero problema sta nel metodo con il quale le sfide cruciali di questo tempo (tutte quelle di cui ha parlato Benedetto XVI) vengono affrontate dai decisori pubblici di questo paese. Auto-referenzialità, distacco dalla realtà, incapacità a guardare oltre il proprio naso, a proiettarsi nel lungo periodo, a prendere decisioni globali sulla base delle necessità collettive, e non dei delicati equilibri interni di Palazzo… E poi ci si stupisce se monta l’onda dell’antipolitica. Stupore e lacrime di coccodrillo.

© Copyright Korazym

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Perfettamente d'accordo. Proviamo ad ascoltare di più le parole e i pensieri del papa e forse ci accorgeremmo della sua coerenza con il Vangelo e con il magistero della chiesa. Il papa non è un politico, ma mira solo al bene della chiesa e di tutti gli uomini. Ascoltiamo il papa con più rispetto! Marco

brustef1 ha detto...

Concordo: quando qualcuno mi avanza le solite superficiali riserve su questo Papa (è poco comunicativo, meno "simpatico", chiuso, reazionario ecc.)io gli chiedo di avere un poco di umiltà e di provare a leggere soltanto qualche riga di un suo scritto qualunque. O anche, semplicemente, di ASCOLTARLO.

euge ha detto...

Brustef1, purtroppo, molti non hanno umiltà...... se solo certe persone riuscissero ad aprire il loro cuore alle parole di Benedetto XVI, capirebbero che tesoro inestimabile il Buon Dio ha messo sulla nostra strada. Si vive in un mondo che è tutta apparenza dove le persone vengono valutate non per quello che valgono e ti sanno trasmettere ed insegnare ma, solo per come appaiono; del resto la società di oggi è apparenza, superficialità, inganno e quant'altro e trovere una persona come Benedetto XVI che parla con il cuore al cuore di ognuno di noi, è qualcosa di molto raro e prezioso.
Eugenia