17 ottobre 2007
Accanimento terapeutico o eutanasia? Il caso di "Eluana Englaro" (3)
Vedi anche:
CONCISTORO: LA RIVOLUZIONE DI RATZINGER (Commenti)
CONCISTORO: VIDEO DI SKY (2)
Giovanni Maria Vian si presenta a 30giorni
ANNUNCIO DI CONCISTORO PER LA CREAZIONE DI NUOVI CARDINALI
Accanimento terapeutico o eutanasia? Il caso di "Eluana Englaro" (2)
La scala autentica dei valori non viene dagli imperatori di ieri e di oggi, ma viene da Gesù Cristo
Il Papa a Napoli, «segno» di pace
La curiosità: clochard si arrampica su San Pietro e sveglia il Papa
E' moralita' ecclesiastica anche non rivelare ad alcuno nomine e documenti riservati
CONCISTORO: LE PAROLE DEL PAPA NEL VIDEO DI SKY
Concistoro: i nomi dei 18 nuovi cardinali
Durissimo attacco di Vladimir (Europa) contro l'immoralità ecclesiastica (commentiamolo!)
Il Papa annuncia il Concistoro
Voci sull'annuncio del concistoro: il commento del Corriere e della Stampa
Accanimento terapeutico o eutanasia? Il caso di "Eluana Englaro" (1)
Voci sull'annuncio del concistoro: il commento de "Il Riformista"
Mons. Betori a tutto campo su falsi privilegi, fenomeno Grillo, primarie del PD ed etica...
Voci sull'annuncio del concistoro: il commento de "Il Giornale"
Grazie a quanti si sono uniti a noi nella recita del Santo Rosario
Esclusiva del Messaggero online: forse domani il Papa annuncia il nuovo concistoro
La Lettera del Papa alla Cina, chiave delle aperture nordcoreane (Asianews)
Melloni: la lettera del Papa alla Chiesa cinese ha una portata storica
SPECIALE: IL MOTU PROPRIO "SUMMORUM PONTIFICUM"
CONSIGLIO DI LETTURA: IL SITO DI FRANCESCO
«Due le condizioni per far morire Eluana»
Secondo la Cassazione sono l’accertamento dell’impossibilità di un recupero di coscienza e della volontà della paziente di non ricevere l’attuale trattamento
DA ROMA PIER LUIGI FORNARI
Ci sarà un nuovo processo sul caso di Eluana Englaro, la giovane in coma dal 1992 a seguito di un incidente stradale. Lo ha comunicato ieri la Cassazione, con una nota redatta dal primo presidente, Vincenzo Carbone. La decisione di Piazza Cavour ha annullato con rinvio il decreto con cui la Corte d’Appello di Milano, nel dicembre 2006, aveva respinto la richiesta del padre di Eluana di interrompere l’alimentazione artificiale che tiene in vita la ragazza. Inoltre la Cassazione, accogliendo i ricorsi di Beppino Englaro e del curatore speciale, non ha condiviso le conclusioni del sostituto procuratore generale Giacomo Caliendo che, nella sua requisitoria all’udienza del 4 ottobre scorso, ne aveva sollecitato il rigetto.
Pur ammettendo la prevalenza del diritto alla vita e che idratazione e alimentazione non costituiscono accanimento terapeutico, per la Suprema Corte il giudice può autorizzarne l’interruzione nel caso si diano allo stesso tempo due circostanze: la condizione di stato vegetativo del paziente sia giudicata irreversibile «secondo standard scientifici internazionalmente riconosciuti», e sia univocamente accertato, sulla base del vissuto del paziente, dei suoi convincimenti etici e religiosi, che egli non avrebbe prestato il suo consenso alla continuazione del trattamento.
Ma già il primo vincolo imposto da Piazza Cavour risulta di improbabile verifica, perché, come constata Vincenzo Carpino presidente dell’Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani (Aaroi), «non esistono criteri precisi per accertare con sicurezza quando si verifica una situazione di stato vegetativo irreversibile ». Appare di difficile decifrazione anche la seconda condizione richiesta: la volontà manifestata della ragazza sulla continuazione delle terapie quando era cosciente, che dovrà essere oggetto dell’accertamento da parte del giudice di rinvio (ossia una diversa sezione della Corte d’Appello di Milano). Difficile anche perché nulla assicura che coincida con i suoi attuali desideri. Insomma la Cassazione afferma che la Corte d’Appello ha «omesso di ricostruire la presunta volontà del paziente », rimproverandole che «si è limitata» a osservare che i convincimenti espressi da Eluana al padre ed alcuni testimoni «manifestatisi in un tempo lontano, quando ancora la ragazza era in piena salute, non potevano valere come manifestazione di volontà idonea, equiparabile a un dissenso in chiave attuale in ordine ai trattamenti praticati sul suo corpo ». Eppure questa constatazione della Corte di Appello non sembra peccare di un limite casuale, derivante da scarso impegno; ma strutturale, per lo scarto di tempo e di situazione di per sé incolmabile.
Ma quello che più preoccupa è il fatto che alcune parti della argomentazione dei giudici sembrano ritenere sufficiente la volontà del paziente per decidere un mortale distacco della spina. In base al pluralismo dei valori, che sarebbe al centro della nostra Costituzione, la Cassazione afferma, infatti, che «deve escludersi che il diritto alla autodeterminazione terapeutica del paziente incontri un limite allorché da esso consegua il sacrificio del bene della vita». Per Piazza Cavour quando «il rifiuto» delle terapie «sia informato, autentico ed attuale non c’è possibilità di disattenderlo in nome di un dovere di curarsi come principio di ordine pubblico ». E tutto ciò non dovrebbe essere scambiato con un’ipotesi di eutanasia.
La Corte lamenta anche una «attua- le carenza di una specifica disciplina legislativa», che fornisca indicazioni da seguire nel caso di richiesta di sospensione di cure provenienti dal legale rappresentante di un malato in coma e senza speranza di miglioramenti, esprimendo la necessità «anche in tale situazione» di vuoto normativo, di dare una «immediata tutela» al «valore primario ed assoluto dei diritti coinvolti».
Dalla lunghezza delle motivazioni traspare secondo Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita «l’imbarazzo» dei giudici della Cassazione, visto che più volte è ripetuta l’affermazione del diritto alla vita in misura uguale «ad ogni essere umano anche se debole, malato, incapace di intendere e volere o prossimo alla morte». Inoltre dalla sentenza emerge la inutilità di una legge sul testamento biologico, perché secondo i giudici già ora, infatti nulla impedisce di formulare la volontà del malato, tant’è vero che la Cassazione chiede una indagine su tale volontà. «È dimostrato così» conclude Casini «il carattere ideologico del testamento biologico volto ad aprire una breccia in favore dell’eutanasia ».
© Copyright Avvenire, 17 ottobre 2007
Una sentenza che divide
Binetti (Dl): la morte sia naturale.Villetti (Rnp): ma quella non è vita. Burani (Fi): far leggi non spetta ai giudici
DA ROMA LUCA LIVERANI
La sentenza della Cassazione, possibilista sull’interruzione dell’alimentazione di Eluana Englaro, infiamma di nuovo il dibattito tra i legislatori. E spacca in modo trasversale schieramenti e partiti, dentro il Pd così come in Forza Italia.
«Alla vita va dato un rispetto assoluto – dice Paola Binetti (Dl) – perché come dice Socrate 'tutti gli uomini sono mortali'. Anche Eluana lo è, quindi è destinata a morire, ma di morte naturale. In attesa della decisione della magistratura nulla va fatto per ac- celerare la morte». Molti i commenti da Forza Italia. «Decisione allarmante – dice Domenico Di Virgilio – perché le due condizioni poste sono astratte e soggettive ». «Ambigua ed evasiva – chiosa Maria Burani Procaccini – non spetta ai giudici varare le leggi». E Isabella Bertolini: «Si apre la strada alle strumentalizzazioni dei paladini della cultura della morte».
È sempre da Forza Italia che arrivano anche i commenti di chi preme per una legge «che privilegi la libera volontà dei soggetti e stabilisca quando c’è accanimento terapeutico», come chiede Chiara Moroni. Richiesta identica dall’altra parte dell’emiciclo: Silvana Mura (Idv) parla di «vuoto normativo da colmare in materia di testamento biologico e fine vita». Ed è sempre nel centrosinistra c’è chi è in disaccordo con la Binetti: «Eluana deve morire di morte naturale?», chiede Roberto Villetti (Rnp). «Il problema è che quella che si conduce deve essere una vita, e nel caso della ragazza purtroppo non lo è». «La legge sul testamento biologico sarebbe un atto di civiltà », commenta Tommaso Pellegrino ( Verdi). Ignazio Marino (Ds) si chiede «a cosa serve il Parlamento ». E aggiunge: nessun medico potrà mai dire che lo stato vegetativo non è irreversibile, ma «una vasta esperienza a livello mondiale» ne sostiene la «ragionevole irreversibilità».
© Copyright Avvenire, 17 ottobre 2007
Il geriatra Guizzetti: pericoloso il criterio della qualità della vita per stabilire la possibilità di sospendere cure adeguate
DA MILANO ENRICO NEGROTTI
«Sono persone vive, non vanno abbandonate»
« La mia principale preoccupazione è stabilire una relazione di cura con queste persone. Bisogna che non siano abbandonati, né lasciare che si sentano tali». Giovanni Battista Guizzetti, medico geriatra che dirige da 11 anni il re- parto Stati vegetativi dell’Istituto Don Orione di Bergamo, vede implicazioni pericolose dalla sentenza della Cassazione sul caso Englaro: «Mi inquieta che venga stabilito come prioritario un criterio di valutazione della qualità della vita per stabilire la sospensione di cure adeguate e la sopravvivenza di una persona».
La Cassazione stabilisce che, a certe condizioni, è possibile «staccare la spina» alle persone in stato vegetativo. Come si sente chi li cura tutti i giorni?
Prima di tutto vorrei puntualizzare che non si tratta di staccare spine, ma di far morire una persona di fame e di sete. E con l’aggiunta di un po’ di morfina perché non soffra. Come è stato per Terri Schiavo. Credo sia un messaggio devastante. Con queste persone io e la mia équipe cerchiamo di stabilire una relazione di cura: anche se è ignoto il livello di emotività dei nostri pazienti, vedo che cambiano espressione quando li accudiamo. Mi pare che la sentenza contrasti anche con i principi enunciati dal Comitato nazionale per la bioetica che aveva parlato di persone fragili ai cui bisogni occorre dare risposta.
Si può stabilire in modo certo che un paziente non recupererà mai la coscienza?
Non esistono esami strumentali sicuri per dare un verdetto definitivo, lo stato vegetativo rimane sempre una prognosi che si basa su principi probabilistici. È pressoché impossibile per un neurologo indicare valori certi per indicare che non vi sarà mai per un paziente il recupero della coscienza: non basta nemmeno l’elettroencefalogramma. Detto questo si deve ammettere che, sulla base dell’esperienza, è noto che più passano gli anni e più le possibilità di recupero della coscienza si riducono: dopo 10 anni paiono inesistenti.
Cosa implica far riferimento al recupero della coscienza per ammettere un’eventuale sospensione dell’alimentazione?
Significa introdurre un chiaro riferimento alla qualità della vita: si mostra di non considerarle a pieno titolo persone con diritto alla vita. La mancanza della coscienza poi può essere estesa ad altri pazienti terminali, Alzheimer, Parkinson. E una volta stabilito un criterio di questo genere, potrebbe allargarsi ad altre condizioni. Una china molto scivolosa.
Come valuta il riferimento alla volontà della persona espressa prima dell’incidente?
Un criterio discutibile, perché è diverso parlare da sani o da malati. Come dimostra il caso recentemente emerso dell’oncologa Sylvie Menard, che era favorevole all’eutanasia e ha cambiato idea dopo essersi ammalata lei stessa. Peraltro credo che il punto cruciale dovrebbe essere un altro.
Quale?
Mi sembra paradossale che ci si occupi tanto di consentire a qualcuno di terminare la vita, mentre tutti i giorni ricevo segnalazioni di familiari di pazienti in stato vegetativo che vengono dimessi dagli ospedali e non sanno letteralmente dove sbattere la testa per far assistere i loro congiunti.
I pubblici poteri (giuridico, politico, sanitario) si vogliono occupare di questa battaglia di civiltà (garantire la possibilità di cure) o solo di favorire una battaglia per far morire le persone, magari che sembrano un peso per i bilanci sanitari?
«I familiari spesso non sanno dove far assistere i loro parenti in stato vegetativo: garantire questo diritto mi sembra prioritario»
© Copyright Avvenire, 17 ottobre 2007
Etichette:
benedetto xvi,
commenti,
etica,
mass media,
papa,
ratzinger,
riflessioni,
scienza
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
"...mentre tutti i giorni ricevo segnalazioni di familiari di pazienti in stato vegetativo che vengono dimessi dagli ospedali e non sanno letteralmente dove sbattere la testa per far assistere i loro congiunti." purtroppo i media si occupano solo di chi vuole morire o di chi vuole la morte di qualcun'altro mai di chi si aggrappa alla vita anche qualitativamente pessima.
Posta un commento