18 ottobre 2007
I privilegi del partico radicale: Curzio Maltese intervenga immediatamente! :-)
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Cari amici, che cosa possiamo dire prima di leggere due "divertenti" articoli-inchiesta (come direbbe Curzio Maltese) sui privilegi di cui godono certi partiti circa gli affitti delle loro sedi milanesi?
E poi ci si lamenta se la Chiesa non paga l'ICI (non si tratta di privilegio ma di esenzione stabilita per legge!) sugli immobili destinati alle mense della Caritas, ai centri di recupero, ai dormitori... Eh si', perche' sugli alberghi (lei si'!) la Chiesa paga l'ICI, eccome!
Ora, grazie a "Il Giornale" veniamo a sapere che due partiti che si segnalano per attacchi pretestuosi alla Chiesa (i radicali e i membri di rifondazione comunista) godono di inaccettabili privilegi. Enno'! Domani e' venerdi' e di solito Curzio Maltese ci delizia con le sue inchieste sui presunti (inestistenti) privilegi di cui godrebbe la Chiesa Cattolica (non importa se anche le altre confessioni religiose usufruiscono delle stesse esenzioni...). Beh, penso che Maltese debba concentrare la sua attenzione anche ai partiti, a quello radicale in particolare.
Si tratta di un'operazione trasparenza dal momento che Maltese si e' fatto aiutare, nella sua inchiesta contro la Chiesa, proprio da due esponenti della rosa nel pugno.
Pretendo che venga fatto uno studio anche sui privilegi di cui godono i partiti politici (che non hanno mense, Caritas, centri di recupero, asili nidi, scuole...), altrimenti dovro' pensare che certe inchieste sono semplicemente frutto di ideologia.
Sapete che cosa mi viene in mente in questo momento? Tutta una serie di massime: "alcuni sono come i pifferi di montagna che andarono a suonare e rimasero suonati"; "chi va al mulino rimane infarinato"; "guardare la pagliuzza nell'occhio altrui e non accorgersi della trave che sta nel proprio"; "chi e' causa del suo mal...pianga se stesso" :-)
Raffaella
Milano, per i Radicali l’affitto costa come un caffè al giorno
di Gianandrea Zagato
Milano - Per una casa in affitto c’è sempre una pigione da pagare. Che può essere più o meno salata in base a quello che impone il mercato, se è o meno in zona centrale e se è o meno in uno stabile di pregio. Be’, quest’equazione non vale a Milano. Sotto la Madonnina vige un’altra regola. Prezzo stracciato se l’affittuario è un partito politico. Prezzo assolutamente fuori mercato e mai in linea neppure con quelli che il Comune applica già scontato agli altri inquilini eccellenti, da manager a politici passando per giornalisti. E, attenzione, gli stabili dove i partiti politici hanno trovato sede sono tutti in zone centrali o semi-centrali.
Sconcerto. Che per essere compreso fino in fondo dai non milanesi non ha neppure bisogno di essere tradotto con l’aiuto di una cartina stradale: c’è una sede di partito a un tiro di schioppo dal Duomo e quando non si è così fortunati il raggio dove si trovano è a meno di due chilometri da via Montenapoleone e relativo quadrilatero della moda.
Se non ci credete prendete il tram 15 che da piazza Duomo arriva in corso di porta Vigentina. Sette fermate e, oplà, siete al civico 15 dove ha sede il Partito radicale.
Stabile ben tenuto, giardino incluso e posti auto. La sede dei pannelliani è di ampia metratura. Quanto? Palazzo Marino che all’anagrafe del Demanio segnala i locali come «partito» nega questo dato ai cronisti. Ma frequentatori di una vita trascorsa tra quelle mura, oggi e ieri, stimano in un centinaio di metri la planimetria radicale. I faldoni del Demanio svelano però il quantum: 496,68 euro all’anno. Sì, avete letto bene: poco più di quaranta euro al mese, per gli amanti della precisione 41 euro e 39 cents. Che, calcolatrice alla mano, fa un euro e 37 centesimi al giorno. Giusto il prezzo di un caffè con brioche. C’è anche, sempre al 15 di Porta Vigentina, un esborso di quattromila e passa euro all’anno da parte di «altre associazioni».
Ma il viaggio tra le sorprese dell’affittopoli politica meneghina continua, stavolta a bordo del tram 3, da piazza Duomo a piazza XXIV Maggio ovvero nel cuore della movida. Sei fermate di tram con aria condizionata e ci si imbatte in un casello daziario del primo Ottocento. Bandiera della Padania al vento avvertono che lì ha sede la Lega, con un canone più pesante di quello pagato dai pannelliani ma comunque sempre invitante: 9.242 euro all’anno. Niente male, davvero. In zona l’affitto per cento metri quadri è stimato in duemila euro al mese nette.
Ai compagni di Rifondazione basta però aggiungere millecinquecento e diciotto euro per ottenere dall’amministrazione di Letizia Moratti l’uso di alcuni locali in piazza Stovani. Ah, dettaglio. I 1.518 euro sborsati dai colonnelli milanesi di Fausto Bertinotti non sono, ça va sans dire, mensili bensì annuali. Regalino che non sappiamo quanto vi farà divertire mentre siete alle prese con l’affitto, le bollette e quant’altro vi trovate da pagare.
Ma questa è la realtà di Milano, che si completa - parzialmente, con i dati incompleti forniti dal Comune - con una sede politica davvero d’oro e a soli trenta-passi-trenta dal Duomo. È quella dell’Udc di Pier Ferdinando Casini che, tra l’altro, nella giunta milanese conta un uomo di peso come l’assessore al Demanio Gianni Verga. Sede al civico 1 di via Silvio Pellico, con affaccio sulla piazza.
Quantum? «Non vi forniamo questo dato» è il leit motiv di una dozzina di richieste partite dalla cronaca agli uffici del Demanio di via Larga. Ma anche in questo caso c’è chi, dall’opposizione, dà i numeri: cinquecento euro al mese. Non male se si calcola che, qualcuno, per occupare quaranta metri quadri dall’altra parte della piazza ogni mese paga tremila euro.
Che aggiungere? Per essere baciati dalla fortuna bisogna essere dei partiti. Ma a Milano può bastare anche essere amici degli amici e un appartamentino salta fuori. O, magari, come accaduto a Stefano Ricucci la «concessione di una servitù» in cambio di 24mila euro. Servita per uno stabile al 2 di via Pellico, senza la quale quel palazzo non era vendibile. E questa è un’altra storia.
© Copyright Il Giornale, 18 ottobre 2007
Alla faccia della trasparenza
di Mario Giordano
Quaranta euro al mese, anzi per l’esattezza 41 euro e 39 centesimi al mese per un appartamento di cento metri in un quartiere centrale di Milano. Bentornati ad Affittopoli: se speravate che qualcosa potesse cambiare in Italia, oggi siete serviti. Dai radicali ai Comunisti italiani, dall’Udc a Rifondazione, ecco i partiti che non hanno il problema del mutuo da pagare. Al massimo un canone mensile, che però costa poco più di cappuccino e brioche. E se la maggior parte degli italiani da qualche tempo a questa parte guarda con terrore al rialzo dei tassi d’interesse, tranquillizzatevi: i partiti politici evidentemente non hanno questo problema. Il Comune di Milano offre loro sedi di lusso a prezzi ridicoli.
Si chiude il problema della casa, anche se così si rischia di aprire un nuovo casotto. Non è l’unica brutta notizia del genere, per la verità, che arriva oggi dal Palazzo. C’è il moralista Di Pietro che viene scoperto «abusivo» alla Camera e poi condonato a spese dello Stato (che dirà il suo amico Grillo?). C’è la storia divertente del ministero dell’Agricoltura che chiede il 5 per mille e trova il consenso di appena otto contribuenti. E soprattutto c’è la certezza che gli annunciati tagli alle comunità montane e agli enti locali si sono trasformati in una clamorosa retromarcia, con il ministro Santagata che ulula: «È una farsa». Esatto, è una farsa. Tanto per dire: a Milano c’è un inquilino privilegiato che da 14 anni paga 100 euro al mese. 14 anni, capite?Un neonato fa tempo ad andare al liceo in 14 anni. E qui, invece, non cambia nulla.
Ma vi pare? Come se non bastasse adesso ci aggiungono pure la presa in giro della trasparenza. Prendete il caso di Milano: annunciano che gli elenchi di chi affitta le case del Comune saranno resi pubblici, ma poi, di fatto, non rendono pubblico un beato nulla: né nomi, né numeri, né dati, né cifre. Quello che leggete in queste pagine lo hanno scovato i nostri cronisti, girando portone per portone. Alla faccia della trasparenza. E a proposito di farsa.
© Copyright Il Giornale, 18 ottobre 2007
Che dire? Un bel "vergogna" basta?
R.
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1 commento:
E vi risulta che qualcuno abbia scritto una riga su quanto ci costerà, in termini di finanziamento pubblico, il nuovo, luminoso partito democratico? E tre milioni di -presunti- elettori moltiplicati per il contributo minimo di un euro -questo, sì, reale, perché per provare una simile affluenza i soldi qualcuno ce li ha messi-, quanto hanno reso? E la miriade di fondazioni create in quattro e quattr'otto dagli ex-ds per non far confluire nel pd l' immenso patrimonio immobiliare già ereditato dal pci? (A proposito, qualcuno mi deve spiegare perché, se le primarie sono state un folgorante esempio di democrazia, non era possibile votare, ad esempio, per Fassino o Rutelli). Invece di prenderci per i fondelli e attaccare la Chiesa, signori politici e signori radicali in particolare, rispondete ad alcuni interrogativi, e, se il concetto non vi sfugge, mettete in atto qualche opera di carità, come quelle che realizza la Chiesa in tutto il mondo.
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