5 luglio 2008

L'Anno Paolino, strada ecumenica verso l'unità della Chiesa. Una riflessione di padre Federico Lombardi (Radio Vaticana)


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L'Anno Paolino, strada ecumenica verso l'unità della Chiesa. Una riflessione di padre Federico Lombardi

Una settimana fa, <strong>Benedetto XVI apriva solennemente nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura l'Anno giubilare dedicato all'Apostolo delle genti. Da quel momento, le Chiese di ogni parte del mondo hanno cominciato a dedicare iniziative le più varie a questo evento, tutte mirate alla riscoperta delle parole di San Paolo, del suo slancio apostolico, della sua efficacia missionaria. Ma, in particolare, è stato ed è tuttora il dato ecumenico a brillare in questo inizio dell'Anno Paolino, come sottolinea nella sua nota il direttore della Sala Stampa Vaticana, e nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

La solenne apertura dell’Anno paolino a San Paolo, la celebrazione della solennità dei Santi Pietro e Paolo nella Basilica di San Pietro, con la partecipazione di diversi rappresentanti di chiese e comunità cristiane e in particolare del Patriarca di Costantinopoli, Bartolomeo I, sono state un nuovo momento intenso di incontro ecumenico. Ed è effettivamente nell’annuncio del Vangelo e nella celebrazione liturgica che si può misurare meglio la temperatura dell’ecumenismo fra i cristiani, perché lì si ha il contatto con l’origine comune e solo da lì può ripartire il cammino dell’unità. Anche il Patriarca ecumenico ha proclamato il 2008 “Anno dell’apostolo Paolo”.

San Paolo, autore degli scritti più antichi e più ampi del Nuovo Testamento, appassionato e conquistato da Cristo, missionario di orizzonti universali, ci ha insegnato a vedere concretamente la Chiesa come il corpo di Cristo.

“Come avete potuto lacerare il mio Corpo?”. E’ la domanda che il Papa si è riproposto e ci ha riproposto nei giorni scorsi meditando sulla divisione fra i cristiani.

Nella grande celebrazione eucaristica, il Papa e il Patriarca sono stati insieme presso l’altare per la liturgia della parola, l’omelia e la professione di fede, come pure per l’abbraccio di pace e la benedizione finale; ma non hanno potuto essere insieme nella liturgia eucaristica. Perciò continua ad essere necessaria l’ardente preghiera: “Riportaci insieme, Signore, da tutte le divisioni. C’è un solo pane, perciò noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo”. A quando la comunione più piena? Dipende anche dalla nostra preghiera, dalla nostra carità e dalla nostra fede.

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