5 luglio 2008
Don Nicolò Anselmi: «Dall’Italia a Sydney un’unica grande festa» (Liut e Pierpaoli)
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l’intervista
L’entusiasmo e l’ansia della vigilia, l’attesa e l’emozione per l’incontro con il Papa, le possibilità offerte a chi resta a casa di vivere da protagonisti l’evento australiano Parla don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile
«Dall’Italia a Sydney un’unica grande festa»
DI MATTEO LIUT
Saranno tutti insieme, in un’unica grande festa che unirà gli antipodi e renderà la Giornata mondiale della gioventù di Sydney un vero evento « ecclesiale » , un’occasione preziosa di arricchimento che coinvolgerà non solo i pellegrini radunati nella terra dei canguri ma anche i loro coetanei che resteranno a casa. Se a raggiungere Sydney dalla nostra Penisola, infatti, saranno 10 mila giovani, negli stessi giorni altre decine di migliaia vivranno lo spirito del grande incontro affollando piazze e strade delle città italiane. Come sarà possibile questo grande abbraccio della « Chiesa giovane » ce lo spiega don Nicolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale per la pastorale giovanile, intervistato poco prima della sua partenza per l’Australia.
Don Nicolò, siamo alla vigilia di Sydney, tra l’entusiasmo della partenza e l’ansia di aver preparato tutto. Che aria si respira in questo giorni?
Di serenità, oltre che di entusiasmo. I preparativi procedono bene, senza intoppi e anche le difficoltà sono state superate senza creare disagi. Ormai i numeri sono definiti, anche se ci sono sempre quelli che arrivano l’ultimo minuto e chiedono di poter venire a Sydney. Altri, invece, sono indaffarati nella preparazione degli eventi promossi dalle diocesi nei giorni della Gmg per coloro che non sono potuti andare. I costi, il periodo, i tempi lunghi del viaggio, gli esami non hanno permesso a molti di unirsi ai loro coetanei in partenza. Un dato che conferisce una certa ' responsabilità' a chi ci andrà.
Quale tipo di responsabilità?
Quella di essere degli ' ambasciatori', degli inviati chiamati a rappresentare il nostro Paese, ma soprattutto il volto giovane della nostra Chiesa. Nel gruppo di coloro che vanno sono rappresentate tutte le diocesi e questo dato è significativo: saremo tutti là, a Sydney, assieme la Successore di Pietro, ospiti anche solo idealmente di una Chiesa giovane, quella australiana, che si apre ai giovani di tutto il mondo.
Come sarà possibile questo unico, grande abbraccio?
In diversi modi. Innanzitutto grazie ai mezzi di comunicazione e alle tecnologie: in questo senso un grosso contributo viene da Avvenire, Radio InBlu e Sat2000 che porteranno volti, parole, colori ed eventi della Gmg direttamente tra le nostre case, nelle nostre diocesi. Particolarmente preziose saranno le trasmissioni delle catechesi e delle celebrazioni offerte da Sat2000 a molte diocesi che in questi giorni si stanno attrezzando per arricchire la loro ' Gmg nostrana' con questi strumenti. Ma il valore autentico delle dirette televisive, radiofoniche e dei resoconti giornalistici sarà dato dal contesto in cui saranno inseriti: degli incontri condivisi, magari da piccoli gruppi di amici, dalle famiglie, dalle parrocchie, dalle diocesi. Perché solo con questo spirito di comunione, nell’ottica di un cammino fatto insieme, la Gmg vissuta a casa diventerà un vero evento ' di Chiesa'.
Come si stanno muovendo le diocesi?
Molti saranno gli eventi diocesani previsti per i giorni della Gmg, da Nord a Sud dell’Italia. Molti ci hanno chiesto i testi dei sussidi per pregare insieme e in sintonia con i ragazzi che saranno a Sydney. In tanti, poi, desiderano avere i ' kit del pellegrino' che verrà consegnato a coloro che andranno a Sydney. Sono tutti segni di una grande voglia di partecipazione e di attenzione che poi creeranno un autentico spirito di condivisione con i 10 mila ' ambasciatori' che saranno in Australia.
Anche a Sydney gli italiani avranno un ruolo nell’organizzazione?
Certamente: intanto 24 diocesi animeranno le 24 catechesi in italiano. E poi gli emigrati, gli italoaustraliani e gli italiani che si trovano in Australia per lavoro o studio, sono stati coinvolti nella preparazione della Festa degli italiani in programma per il 16 luglio. Ci ha lavorato un’équipe di una ventina di giovani. Inoltre, il programma internazionale vedrà la presenza di una band rock catanese, i Metatrone, un gruppo pistoiese che fa teatro con i disabili e altri giovani che porteranno la loro testimonianza in diverse occasioni. Tutti gli italiani, poi, si daranno appuntamento il 22 luglio per un pellegrinaggio di ringraziamento alla città di Sydney per l’ospitalità assieme al cardinale Pell.
E i vescovi quale ruolo avranno?
Una trentina accompagneranno i giovani a Sydney. Molti altri parteciperanno agli eventi diocesani in programma in Italia: in questo modo anche loro saranno parte viva di quel ponte ideale che collegherà la nostra Penisola all’Australia.
© Copyright Avvenire, 5 luglio 2008
i giovani delle Marche
Missione nelle Filippine prima della Gmg «Così torniamo a scoprire l’essenziale»
DA LORETO
FRANCESCO PIERPAOLI
«Posso portare gli orecchini d’oro a Sydney? » . Davanti a uno zaino, sempre troppo piccolo per contenere tutte le cose che ormai sembrano essere diventate indispensabili nella nostra vita, anche questa è una domanda di una giovane verso Sydney.
Come dice il Papa nel suo messaggio, la Gmg d’Australia « sarà un’opportunità eccezionale di annunciare la bellezza e la gioia del Vangelo ad una società per molti versi secolarizzata » .
Essere testimoni in una società ricca è una grande sfida anche per le nostre comunità: essere missionari coincide sempre più con la ricerca dell’essenziale.
Per questo, stimolati dall’intervento di padre Giancarlo Bossi, nell’indimenticabile serata per l’Agorà dei giovani a Loreto nel 2007, un gruppo di giovani delle Marche, proprio per evitare la « sindrome da paese dei balocchi » , ha scelto di vivere un’esperienza di missione nelle Filippine prima di arrivare a Sydney. Sono ventisei ragazzi di diverse diocesi della regione che sono tufferanno in Asia per ricordarci che la radice della missione « presuppone che le comunità siano unite » .
È stato il vescovo di Fabriano- Matelica, Giancarlo Vecerrica, delegato per la Pastorale giovanile marchigiana, a chiedere al vescovo della diocesi filippina di Davao, Fernando Capalla, di accogliere nella sua Chiesa i giovani pellegrini marchigiani.
Grazie a suor Leocadia, una suora del Burundi, superiora nell’isola filippina della comunità delle Suore Missionarie dell’Amore di Cristo – un istituto fondato proprio a Camerino, nelle Marche –, tutto è stato possibile. In questi mesi la preghiera e l’amicizia hanno fatto il resto.
Ha scritto suor Leocadia: « È con la gioia nel cuore che vi saluto a nome della mia comunità e di tutti coloro che incontrerete qui a Davao. Voi siete un segno di speranza, trasmettete la dolcezza dell’amore di Dio che è sempre poco amato e che noi dobbiamo amare in ogni persona che incontriamo. Chi vi vedrà potrà dire che ha visto i giovani della Chiesa madre.
Qui Italia vuole dire Roma e Roma Chiesa madre. La gente non conosce Gerusalemme, ma Roma. Vedrete tante realtà: fate tesoro di tutto » .
La cosa da non mettere nella zaino? Una missione « parentesi » che si richiuda al ritorno. I marchigiani che si accingono a sbarcare nelle Filippine sono convinti che i giovani non potranno sopportare questa ipocrisia, tanto da impegnarsi sin d’ora, una volta tornati, a riconsegnare alle proprie comunità la vita nuova che nasce in chi si dona con gioia.
© Copyright Avvenire, 5 luglio 2008
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