11 marzo 2007

La piazza intollerante che pretende la tolleranza



Ecco qualche articolo sulla manifestazione di ieri con alcune reazioni politiche:

«Dalla piazza solo intolleranza ai valori cristiani»

di Stefano Filippi

Gli echi degli slogan di piazza Farnese sembrano rimbalzare sui muri del Vaticano e scivolare via. Pochi i commenti ai durissimi cori scanditi nella manifestazione sui Dico. Un autorevole prelato della Segreteria di Stato non nasconde tutta la sua preoccupazione per il corteo di Roma, perché l'impressione è che si voglia alzare il tono dello scontro. Così la Curia evita di replicare. Ogni parola potrebbe inasprire il clima, sarebbe come buttare benzina sul fuoco. È la stessa preoccupazione che induce monsignore Elio Sgreccia, presidente della Pontificia Accademia per la vita, a scegliere il silenzio. «Facciano quello che la coscienza loro gli permette - si limita a dire -. Non voglio dare incentivi a ulteriori polemiche. Meglio riflettere e valutare con calma nei prossimi giorni».
Eppure tutti gli interventi, gli striscioni, le dichiarazioni, la coreografia di piazza Farnese erano a senso unico, cioè contro il Vaticano e la Conferenza episcopale. Giordano (Rifondazione): «Siamo un Paese a sovranità limitata». Cappato (radicali): «Contro il potere clericale». Pecoraro Scanio (verdi): «La Chiesa non deve condizionare lo Stato». Diliberto (comunisti italiani): «Insopportabile intolleranza vaticana». Manuela Palermi (anche lei Pdci): «Gliela faremo vedere noi a Ruini e Ratzinger». Che detta da una signora è una minaccia poco elegante ma realistica.
La Chiesa evita dunque di scendere sullo stesso terreno dei manifestanti, nonostante la preoccupazione per aver constatato che l'obiettivo del corteo non era forzare la mano al Parlamento ma scagliarsi contro la Santa sede. Si avvertono la stessa tristezza e lo stesso dispiacere che provò Giovanni Paolo II quando a Roma, nell'anno del Giubileo, fu inscenato il Gay pride. «Non posso non esprimere amarezza - disse - per l'affronto recato al Grande Giubileo e per l'offesa ai valori cristiani di una città che è tanto cara al cuore dei cattolici di tutto il mondo».
Preoccupato e amareggiato è monsignore Luigi Negri, vescovo di San Marino. «Viene sempre il momento della verità: le centinaia di migliaia di persone che dovevano invadere Roma si sono dimostrate poche migliaia. Nemmeno l'anticlericalismo più becero è un collante adeguato. Sono così intolleranti da chiamare ingerenza le convinzioni diverse dalle loro sostenute da almeno altrettante ragioni. In questo modo ci si sottrae al dialogo, di cui chi è sceso in piazza è fondamentalmente incapace. Così non si hanno ragioni, ma soltanto isterismi».
Il Comitato per la famiglia promosso dai consultori familiari di ispirazione cristiana, presentato proprio ieri a Roma, ha rilanciato l'ipotesi di una contromanifestazione dei cattolici. «Vogliamo dare voce alle famiglie, che rappresentano il 96 per cento delle coppie italiane - ha spiegato Olimpia Tarzia, presidente del Comitato -. Si comincia dai Dico per arrivare alle adozioni da parte degli omosessuali. Ma il diritto naturale viene prima di tutti gli altri diritti». L'associazione Famiglia e valori ritiene che «lo scopo della colorata e folcloristica manifestazione andata in scena nelle strade di Roma è stato solamente quello di dare fastidio e sbeffeggiare la Chiesa e quei cattolici impegnati in politica che cercano strenuamente di fare capire che la famiglia formata da uomo e donna non è in alcun modo equiparabile ad altri tipi di convivenze».
A Palermo, il presidente del Movimento cristiano lavoratori Carlo Costalli ha assicurato che «i cattolici non si rassegneranno a lasciarsi sbeffeggiare o emarginare senza una reazione o uno scatto di responsabilità. È scandaloso che mentre si rivendicano diritti per tutti si nega ai vescovi e ai cattolici il più elementare dei diritti: parlare ed esporre le proprie ragioni».

Il Giornale, 11 marzo 2007


Dico, ministri in piazza. Prodi perplesso
Slogan contro il Papa, la Binetti e Mastella. Il Guardasigilli: il governo rischia

Casini: «Cattolici reagite, quel corteo vi insulta»

di BARBARA JERKOV

SOLIDALE con i cattolici del centrosinistra, attaccati ieri pomeriggio durante la manifestazione per i Dico, ma anche intransigente. «E’ ora che si sveglino», manda a dire loro Pier Ferdinando Casini. Potrebbe perfino mostrare una certa soddisfazione, il leader dell’Udc, in una giornata come quella di ieri, vedendo gli ex dc dell’altra parte in difficoltà. Invece preferisce approfittarne per lanciare l’ennesimo appello a un centro alternativo alla sinistra. «Perché ormai è chiaro», avverte, «che un centro serio non è compatibile con queste pagliacciate». Il centro, è sempre lì che va a finire il pensiero di Casini. Guarda anche alla Francia, all’exploit del candidato centrista alla presidenza Bayrout: «E’ la riprova che la politica ripiegata sulle estreme ha stancato tutti», riflette l’ex presidente della Camera. Ecco perché difende con forza la legge elettorale proporzionale alla tedesca, annunciando sin d’ora che, se non si farà, l’Udc affronterà le prossime elezioni valutando qualsiasi ipotesi di alleanze «con pragmatismo»: «Un nuovo patto elettorale, il programma, i candidati. Siamo a una pagina bianca che va scritta tutta».

Ieri dunque mezzo governo è sceso in piazza per difendere i Dico, nei prossimi giorni l’altra metà scenderà in piazza contro i Dico. Casini sorride. «Vedo che Prodi si è detto perplesso per la presenza dei ministri alla manifestazione», osserva il leader dell’Udc, «questa perplessità è il segno della sua incapacità di tenere la rotta, e se è perplesso il capitano figuriamoci gli italiani...».
In piazza c’erano molti cartelli contro esponenti cattolici dello stesso centrosinistra, da Mastella alla Binetti. Vedendoli cos’ha provato: solidarietà o una punta di soddisfazione?


«Ho pensato che è ora che questi amici si sveglino dalla subalternità psicologica in cui si trovano. Riconosco a Mastella e alla Binetti che stanno facendo il possibile per restare coerenti, ormai è chiaro però che un centro serio non è compatibile con queste pagliacciate. E’ la schizofrenia di questo governo, un bazar che tiene insieme tutto e il contrario di tutto: persone che hanno una visione del mondo non dissimile dalla nostra, ma anche tutta la sinistra radicale. Del resto solo la cultura radicale ritiene i Dico un’emergenza del nostro tempo».

Non lo sono, presidente?

«Non lo sono affatto. Le convivenze sono una dimensione di libertà. L’emergenza vera è fare delle politiche serie per la famiglia, quando ci sono tante famiglie che faticano ad arrivare alla fine del mese».

Il nuovo presidente della Cei, monsignor Bagnasco, intervistato dal nostro giornale annuncia una Chiesa che proprio sui temi della famiglia è decisa a non mollare.

«Monsignor Bagnasco si pone in una linea di piena continuità non solo e non tanto con il suo predecessore quanto con lo stesso Santo Padre, che è il solo depositario di una linea inequivocabile. L’immagine di una Chiesa ridotta a grande ”Ong” che si preoccupa astrattamente della pace piuttosto che della povertà, non tiene conto di una centralità della questione antropologica che viene perfino prima della questione sociale. La stessa Segreteria di Stato, con il cardinale Bertone, ha dato chiaramente il segno di una Chiesa che vuol essere sempre più protagonista viva e non presenza astratta, nella convinzione che la salvezza degli uomini passa attraverso le risposte alle questioni concrete del nostro tempo».

Una sfida in più per i cattolici in politica e per il centristi più in generale. A proposito, come valuta la straordinaria rimonta del centrista Bayrou candidato alle presidenziali francesi?«

La politica ripiegata sulle estreme ha stancato tutti e il caso Bayrou ne è la dimostrazione. A prescindere dal risultato, che non so quale sarà, il solo fatto che oggi sia diventato protagonista dimostra che vince chi ha il coraggio di mettere in discussione non il bipolarismo, ma questo bipolarismo che ha consegnato le chiavi di ricatto della politica agli estremisti».

...omissis... (seguono considerazioni sulla politica italiana che non interessano questo blog).
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Il Messaggero, 11 marzo 2007


DICO/ SCHIFANI: GOVERNO SI SCUSI CON IL PAPA
Ieri in piazza offese volgari e nessuna presa distanza ministri

Roma, 11 mar. (APCom) - "Il Governo dovrebbe sentire l'esigenza di formulare le sue scuse al Sommo Pontefice". Lo dichiara il capogruppo di Forza Italia al Senato, Renato Schifani, secondo il quale "al di là delle contestazioni che la manifestazione di ieri ha tributato al ministro Mastella, alla presenza dei suoi colleghi, che costituisce comunque un fatto tutto interno all'irreversibile decomposizione dell'esecutivo, le offese volgari con insulti slogan e manifesti offensivi nei confronti di Benedetto XVI appartengono ad una delle pagine più tristi del nostro Paese".

"Certo - prosegue - chiunque ha libertà di manifestare, ma quando questa prerogativa viene svolta con i metodi di ieri, senza che i ministri che ne hanno preso parte prendessero le opportune e doverose distanze, allora si pone una questione politica non indifferente. Non ho sentito in queste ore nessuna parola di distinguo di quei ministri da quelle inaccettabili immagini e slogan, né tanto meno una presa di distanza da parte del professore sul grave e significativo silenzio di quei componenti".


DICO/ MASTELLA: ATTACCANDO PAPA SI CREA GUERRA INUTILE
Anticlericalismo ormai espresso in modo spudorato

Cortina, 11 mar. (Apcom) - Attaccando il Papa a causa delle frizioni tra la Chiesa e la maggioranza di Governo sul provvedimento sulle coppie di fatto si rischia solo di creare delle "guerre inutili". Lo ha detto il leader dell'Udeur e ministro della Giustizia, Clemente Mastella, dopo le critiche rivolte ieri a Benedetto XVI: "C'è chi ha attaccato il Santo Padre e quanti altri - ha spiegato a margine della festa sulla neve dell'Udeur - così si rischia di creare inutili guerre. Non si può chiedere per se stessi la tolleranza ed essere intolleranti con gli altri".

Mastella è quindi tornato sul diffuso, a sua opinione, anticlericalismo che si registra nella maggioranza di Governo: "Un anticlericalismo - ha detto - espresso ormai anche in modo spudorato".


DICO/BERTOLINI: GOVERNO PRODI VERGOGNA ITALIA, IERI TOCCATO FONDO
Paese allo sbando in mano ad arroganti dilettanti allo sbaraglio

Roma, 11 mar. (Apcom) - "Il governo Prodi è una vergogna per l'Italia. Con lo spettacolo indecente di ieri, ha toccato il fondo". Lo afferma in una nota il vice presidente dei deputati di Forza Italia Isabella Bertolini.

"La manifestazione gay pro Dico - aggiunge - ha coperto di ridicolo il Paese. Risse tra premier e ministri, incontri di pugilato nell'Unione, insulti al Papa. Roba da basso impero. Anzi, peggio. L'Italia è allo sbando, in mano ad un branco di arroganti dilettanti allo sbaraglio".

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