11 marzo 2007

La violenza di una manifestazione flop


Cari amici, contravvenendo all'impostazione di questo blog, oggi mi trovo costretta a parlare della manifestazione proDICO di ieri. In realta', come si dimostera' negli articoli sotto riportati, piu' che di una manifestazione a favore delle unioni civili si è trattato di una VIOLENTA dimostrazione contro il Papa e il Vaticano.
Certamente non riportero' gli articoli che descrivono con dovizia di particolari le offese e gli insulti di cui ieri Benedetto XVI e' stato fatto oggetto mentre, contemporaneamente, presiedeva il Rosario in collegamento con vari paesi europei ed asiatici, ma ci sono alcune considerazioni e' vanno fatte.
Chi ha il gusto di leggere certi striscioni, certi manifesti e di ascoltare alcune voci urlate, potra' fare un giro presso i vari siti, in particolare quelli di "corriere" e "repubblica".

Da segnalare (ma ci torneremo in seguito) l'insuccesso della manifestazione che doveva raccogliere centomila persone ma e' riuscita a elemosinare la presenza di soli ventimila adepti.


LA DOPPIA SCONFITTA

di Mario Sechi

Una manifestazione pro è diventata contro. Contro la Chiesa italiana, contro la tradizione cristiana, contro Clemente Mastella. Il risultato della kermesse di piazza Farnese a Roma, visto con gli occhi di un laico, è una doppia sconfitta: del movimento che si batte per i diritti delle coppie di fatto e del centrosinistra.

Il primo effetto è paradossale, perché chi accusa la Chiesa di intolleranza, ieri ha espresso una cultura estremista che ostacola il dialogo nella società e costringe milioni di cattolici italiani - anche quelli più aperti al negoziato - in una posizione di difesa a oltranza della propria identità. Far diventare il Papa e la comunità dei credenti oggetto di scherno è un errore, perché quando una cultura si sente attaccata, si arrocca nel castello e alza il ponte levatoio. Così l’azione della Chiesa è stata rafforzata proprio da chi puntava a indebolirla.

Il secondo effetto è un boomerang politico, perché all’interno dell’Unione si è aperto un conflitto tra culture. Il fossato tra l’Udeur e gli altri partiti dell’Unione si è allargato e le conseguenze si vedranno presto. Nel centrosinistra il partito di Mastella è l’unico che rivendica in pieno l’ispirazione cristiana, il suo manifesto politico è in piena continuità con la tradizione della Dc, i suoi dirigenti vi aderiscono con convinzione e considerano «non negoziabili» alcuni principi che sono parti fondamentali del magistero della Chiesa.

La frattura al centro dell’Unione è grave perché mentre la Margherita è un partito prismatico, l’Udeur è un monolite. Mentre i «teodem» sono al massimo una testimonianza, rappresentano una minoranza all’interno del partito di Rutelli, non hanno un progetto politico e si ispirano a «categorie morali» (da cui discende l’utopia di «convertire la sinistra»), il partito di Mastella nell’Unione si muove secondo «categorie politiche», rivendica uno spazio di manovra che deve poi tradursi in leggi, atti parlamentari, governo e potere.

Se questo spazio si riduce, se la traduzione in politica del manifesto dell’Udeur diventa anch’essa poco più di una testimonianza, allora ecco aprirsi un’altra crepa in una già fragilissima maggioranza. Mentre i «teodem» non metteranno mai in discussione la loro collocazione a sinistra, per Mastella e il suo partito quella posizione nella mappa politica è soltanto una circostanza empirica e approssimativa, una scelta che va verificata giorno per giorno. Ecco perché Mastella ieri evocava lo spettro della caduta e la sinistra che «torna al governo nel 2300 dopo Cristo».

All’indomani della crisi, Romano Prodi tentò di anestetizzare il malessere dell’Udeur facendo finta di cancellare i Dico dai dodici punti del memorandum. Operazione inutile. Sono bastati pochi giorni per far riemergere i Dico e far ripiombare il governo in quello stato febbrile che fin dalla sua nascita lo sta consumando lentamente e inesorabilmente.

Il Giornale, 11 marzo 2007



L´INTERVISTA
Il cardinale Herranz, ministro della Giustizia del Vaticano: la nostra non è ingerenza, è servizio

"Non polemizzo con quegli slogan ma la Chiesa ha diritto di parola"

ORAZIO LA ROCCA

CITTÀ DEL VATICANO - «In un Paese democratico manifestare è sempre lecito, ma nei limiti della legge sull´ordine pubblico e del rispetto per le persone e per le istituzioni. E´ quindi legittima la manifestazione organizzata ieri a Roma a favore della legge sulle coppie di fatto, ma è altrettanto legittimo per la Chiesa cattolica ribadire la sua posizione in difesa della famiglia tradizionale basata sull´unione tra un uomo ed una donna. Una verità, quella ecclesiale, che è legata ad una dottrina che non vuole discriminare nessuno, tantomeno persone omosessuali o coppie conviventi, per i quali è giusto pianificare diritti e doveri secondo il Codice Civile, ma senza varare matrimoni di serie b».
La risposta alla manifestazione sui Dico arriva dal fronte vaticano dal ministro della Giustizia della Santa Sede, il cardinale spagnolo Julian Herranz. Uomo di dottrina e di diritto - essendo presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi e presidente della Commissione disciplinare della Curia pontificia - Herranz cerca di evitare accuratamente di entrare in rotta di collisione con quanti a piazza Farnese hanno attaccato, anche con frasi e slogan irriverenti, la Chiesa ed il Papa. Ma non per questo rinuncia a difendere con forza la morale cristiana, a partire dalla famiglia tradizionale.

Cardinale Julian Herranz, ieri a Roma c´erano tanti cartelli con frasi contro Benedetto XVI e il cardinale Ruini. Dispiaciuto?

«Non voglio polemizzare. Non serve. Hanno voluto manifestare per la proposta di legge sui Dico. Bene. E´ legittimo in un Paese democratico. Ma la mia valutazione non può che essere in linea con quanti nella Chiesa si sono già espressi su queste tematiche, e vale a dire con il Santo Padre, con il nuovo presidente della Cei, l´arcivescovo Angelo Bagnasco, e con il suo predecessore, il cardinale vicario Camillo Ruini».

Cosa risponde a chi alla manifestazione di piazza Farnese ha accusato la Chiesa di essere ostile al riconoscimento di diritti per quanti scelgono di convivere senza sposarsi?

«Non è un problema di ostilità verso nessuno. E´ la difesa di un bene sociale, la famiglia, che può essere considerata tale solo se composta da un uomo e da una donna che si uniscono per assumersi precisi impegni davanti alla società, dalla mutua assistenza alla procreazione e alla cura dei figli. La famiglia tradizionale in tutto il mondo è una scelta di civiltà che per la Chiesa ha anche valore di sacramento. Fare una legge, come quella sulle coppie di fatto, significa fare un matrimonio di serie b che, secondo noi, non è un bene comunitario».

Ma in paesi come Francia, Spagna, Olanda, Svezia sono state fatte leggi ad hoc per coppie di fatto e unioni omosessuali. Che ne pensa?

«Penso che in quei paesi sono state varate leggi che non tengono presente il bene comune, il bene della società, ma solo il desiderio di poche persone. Sono stati fatti matrimoni di serie b senza pensare, ad esempio, ai figli e agli interessi dei minori che hanno diritto, sempre, ad avere un padre ed una madre».

A proposito di diritti, come ignorare quanti - uomini, donne, omosessuali - scelgono, per motivi personali, di convivere? Lo Stato non deve farsi carico di tutti i suoi cittadini, al di là della politica, della religione e del sesso?

«Nessuno, nella Chiesa e in tutta la società civile, nega che ogni persona sia depositaria di diritti e di doveri. Il Codice Civile è stato varato proprio per questo. Basta applicarlo o, magari, potenziarlo in quelle parti che possano meglio garantire con accordi di tipo privato i diritti dei singoli cittadini che scelgano altre forme di convivenza. Ma fare altri tipi di matrimonio è sbagliato. Come è sbagliato parlare di matrimoni per coppie omosessuali. E´ una contraddizione. Purtroppo c´è una tendenza culturale a relativizzare e a trasformare i desideri personali in diritti. La Chiesa non ha niente contro le persone omosessuali, non discrimina nessuno. La Chiesa difende solo i suoi principi morali per il bene della società intera, principi che come tutti sanno hanno i loro capisaldi nella difesa dei diritti umani, nella promozione dell´uomo, nella difesa della vita nascente fino alla conclusione naturale, nella famiglia formata dall´unione tra un uomo ed una donna, nella scelta preferenziale per i poveri. Questa non è ingerenza, è servizio».

Repubblica, 11 marzo 2007

Quanta diversita' di toni, quanta umanita' e cultura da parte della Chiesa rispetto allo spettacolo indecoroso di ieri pomeriggio!


LA CHIESA / Il vescovo di Lecce Ruppi: se con noi ci saranno rappresentanti del governo sarà in risposta ai loro colleghi
«No al dialogo con chi insulta il Papa, il nostro corteo sarà costruttivo»

Luigi Accattoli

ROMA — «Le offese al Papa e alla Cei sono deprecabilissime e rivelano la mancanza non solo di rispetto e buona educazione ma anche di buon senso. Il Papa va sempre rispettato. Si può non condividere il suo insegnamento, ma non è certo l'insulto la strada migliore per il dialogo. Come noi rispettiamo i diritti personali di chiunque, vorremmo che fossero rispettati i diritti della Chiesa a parlare senza incorrere nel vilipendio plateale e sconsiderato». Così l'arcivescovo di Lecce, Cosmo Ruppi, presidente della Conferenza episcopale pugliese, reagisce alle grida e ai cartelli contro il Papa (un adesivo portava la scritta «Maledictus XVI») e contro il cardinale Ruini, che ieri hanno caratterizzato la manifestazione di piazza Farnese.

Che dice di una manifestazione in stile «Gay Pride»?

«Non tocca a un vescovo giudicare e credo che ognuno abbia il diritto di manifestare come meglio ritiene. Ma non posso accettare la rivendicazione dei diritti della coppia omosessuale, perché questo riconoscimento costituirebbe una ferita per l'istituto del matrimonio dal quale dipende il nostro futuro».

Lei avrebbe preferito che questa manifestazione non si tenesse...

«Sarebbe meglio se non si ricorresse alle manifestazioni di piazza su una questione tanto delicata, perché c'è bisogno di approfondimento e la pressione della piazza non favorisce la serenità. La partecipazione dei ministri, poi, mi pare proprio un brutto segno: a loro spetta di raccordare gli interessi in contrasto, non di contribuire allo scontro. Ai partiti che hanno un maggiore radicamento popolare suggerirei di fermarsi un momento a riflettere prima di approvare quel disegno di legge».

Ma si sta preparando anche una manifestazione cattolica e anche lì pare vi saranno dei ministri...

«È inevitabile che sulla scena pubblica, come in fisica, a ogni azione corrisponda una reazione. Ma sono sicuro che la manifestazione a difesa della famiglia avrà toni costruttivi e se ci saranno ministri immagino che sarà solo in risposta alla presenza di ministri di altro orientamento alla manifestazione di oggi».

Agli omosessuali che chiedono il pieno rispetto dei loro diritti che dice?

«I diritti delle persone sono sacrosanti e nessuno, mi pare, li discute. Sono già tutelati dal Codice civile e possono essere meglio inquadrati, o completati. Ma il riconoscimento delle coppie omosessuali comporta uno stravolgimento della nostra cultura e un passo avventato che potrebbe portare domani al riconoscimento del diritto di adozione o allo stesso matrimonio omosessuale».
Cosmo Ruppi, arcivescovo di Lecce.

Corriere della sera, 11 marzo 2007

Mi riservo di tornare piu' tardi sul medesimo argomento anche per commentare una "interessante" intervista alla Bindi che si autoassolve per i DICO, ma non si degna di dire nemmeno una parola di solidarieta' al Papa insultato e vilipeso in modo vergognoso ed indegno per un paese civile.
Raffaella

2 commenti:

Luisa ha detto...

Scrivo da un Paese dove i Pacs esistono ma solo per gli omesessuali perchè lo Stato ha rifiutato di riconoscere diritti supplementari alle coppie di fatto, stimando che il diritto civile li tutelava in sufficienza.
Ieri la mia televisione locale nel suo notiziario principale ha mostrato le immagini della manifestazione di Roma accusando il Vaticano di essere la causa del non riconoscimento di pari diritti alle coppie omosessuali. Si è parlato solo di coppie omosessuali, perché questa è la realità. E spero che la verità salti sempre più agli occhi degli Italiani e cioè che la sola battaglia è quella dell`equiparazione delle coppie omo alle coppie eterosessuali, si comincia con un riconoscimento e poi si sale (o si scende) gli scalini uno dopo l`altro e si arriverà al matrimonio e infine all`adozione. Queta è la strategia dei lobby gay , questo è quello che è successo negli altri Paesi, in Italia sanno che devono cominciare con maggior "discrezione" ed è per questo che hanno attaccato il loro vagone al treno delle coppie di fatto , ma per carità non fatevi illusioni, lo scopo, l`obiettivo è uno e uno solo : il riconoscimento delle coppie omo con pari diritti.
La manifestazione di ieri ha mostrato, la feroce intolleranza, il disprezzo,direi l`odio di tanti manifestanti verso il Papa e la Chiesa . Per tanti omosessuali che vivono la loro vita discretamente, approffittando di quel diritto alla differenza concesso a loro e che è stato a lungo la loro rivendicazione principale , ve ne sono tanti, che esigono oggi pari dirittti, l`uguaglianza come un diritto.
Non penso che manifestazioni come quella di ieri facciano avanzare la loro causa, non è scrivendo strisciono offensivi (ed è dir poco),vestendosi da papa o da cardinale,accusando la Chiesa che convinceranno la popolazione.Certi atteggiamenti non offendono tanto il Papa , che è al di sopra di tali vergognosi atteggiamenti, ma la gente comune, il loro senso religioso, direi il loro buon senso.
Spero che se vi sarà una manifestazione in difesa della famiglia tradizionale, i partecipanti sapranno farne una riunione gioiosa, serena , PER la famiglia e non contro i Dico , affermando nella gioia i valori della famiglia , la loro identità.
Tutti hanno il diritto di esprimere la loro opinione e di manifestare, ma immaginate che cosa succederebbe se in una manifestazione in difesa della famiglia , certi si travestirebbero, schernendo i gay, si griderebbe allo scandalo,( direi con ragione) sarebbero accusati di omofobia , ma questo non succede e non succederà, perchè i soli che sembrano avere il diritto di insultare e offendere , impunemente, la Chiesa e il Papa sono i lobby gay e tutti coloro che li sostengono.

Anonimo ha detto...

Ciao Luisa, grazie per il tuo contributo. Mi riservo di scrivere in un apposito post altre considerazione sulla manifestazione di ieri, ma posso gia' dirti che lo show di ieri ha aperto il classico vaso di Pandora. E' stato dimostrato, oltre ogni dubbio, che il popolo italiano non considera i DICO una priorita'. Se cosi' fosse, avremmo visto sfilare le famiglie e i semplici cittadini a sostegno del disegno di legge. Al contrario, ieri, si e' assisitito ad una sorta di gay pride mascherato fatto di disprezzo ed intolleranza.
Io ho il massimo rispetto per gli omosessuali in quanto persone. Non mi sognerei mai di discriminare un uomo o una donna in base alle loro preferenze sessuali perche' l'individuo va rispettato sempre e comunque. Cio' che non tollero sono le mascherate tipo quella di ieri, in cui qualcuno si traveste da Papa o da cardinale per il puro gusto di provocare e offendere la fede dei piu'.
Questo mi da' molto fastidio e ho visto una pericolosa arroganza in questi gruppi di cui tutti, onestamente, dobbiamo prendere atto.
Raffaella