4 marzo 2007
Rassegna stampa del 4 marzo 2007
IL CASO
Forse la nomina in settimana
Cei, si cambia imminente l´addio di Ruini
DA 16 ANNI ALLA GUIDA DEI VESCOVI ITALIANI
Cei, il Vaticano ora accelera dopo Ruini pronto Bagnasco
Nomina attesa a giorni, così cambierà la Chiesa italiana
ORAZIO LA ROCCA
CITTÀ DEL VATICANO - Conto alla rovescia per la nomina del successore del cardinale Camillo Ruini alla presidenza della Cei. Il Papa dovrebbe indicarlo verso la metà della prossima settimana.
Ma c´è chi - in Vaticano - azzarda anche una data: mercoledì 7 marzo, ad un anno esatto dalla proroga che Benedetto XVI gli concesse all´indomani della scadenza del suo mandato al compimento del settantacinquesimo anno di età, la soglia oltre la quale a norma di Diritto Canonico vescovi e cardinali devono rassegnare le dimissioni. Di ufficiale, però, non c´è niente. Solo voci e indiscrezioni emerse negli ultimi giorni, ma che ieri più d´un prelato sia Oltretevere che presso la Cei ha ripreso con una certa insistenza e che le agenzie di stampa hanno rilanciato senza «incassare» nessuna smentita da parte della autorità ecclesiastiche. Stando a queste voci, il Papa avrebbe già scelto il successore di Ruini. Dovrebbe essere l´arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco (64 anni), generale dell´Esercito italiano in pensione in quanto fino a qualche mese fa ricopriva la carica di Ordinario Militare. Secondo i piani di Ratzinger, il cardinale Ruini continuerà a coprire il delicato incarico di vicario del Papa per la diocesi di Roma e ad essere un punto di riferimento all´interno del collegio cardinalizio.
Non tutti, però, Oltretevere giurano che sarà proprio il 7 maggio il giorno dell´addio di Ruini dalla presidenza Cei, il «parlamentino» della Chiesa italiana che ha guidato con determinazione - sia dal punto di vista pastorale che socio - politico - per circa 16 anni. Secondo altre voci, il successore di Ruini si conoscerà a maggio, in occasione dell´Assemblea generale della Cei, alla quale il cardinale arriverà dopo aver portato a termine l´annunciata direttiva ai cattolici italiani sul comportamento da tenere nei confronti del disegno di legge sulle coppie di fatto. È stato lui stesso ad annunciarlo il mese scorso, durante le polemiche esplose alla presentazione dei Dico. Una sua fuoriuscita dal vertice Cei proprio ora che sulle coppie di fatto si dovrebbe iniziare a discutere in Parlamento potrebbe suonare per lui come una sorta di smentita vaticana.
Al di là della data, sembra proprio Bagnasco il candidato numero uno al vertice Cei, una scelta - si vocifera in Vaticano - fortemente voluta dal Papa, malgrado i vescovi italiani nei mesi scorsi abbiano indicato, in un sondaggio interno, una lista di «papabili» capeggiata dall´attuale patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola, seguito dal cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, dal Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e da Benigno Papa, arcivescovo di Taranto. Alla fine, però, la scelta di Ratzinger sarebbe caduta su Bagnasco, forse per una certa affinità che quest´ultimo ha con il cardinale Tarcisio Bertone, l´attuale segretario di Stato della Santa Sede, ascoltatissimo da Benedetto XVI.
Fu Giovanni Paolo II a volere Ruini nel 1991 alla guida della Cei, dopo averlo scelto come segretario generale dello stesso organismo ed essere stato nel 1986 il principale ispiratore del convegno ecclesiale di Loreto. In 16 anni di presidenza, Ruini ha plasmato e rilanciato il ruolo della Chiesa italiana, elevandola a indiscusso punto di riferimento ecclesiale di respiro internazionale, grazie anche agli aiuti distribuiti nelle terre di missione mediante parte dei proventi dell´8 per mille. Ma è sul piano interno che Ruini ha fatto sentire maggiormente la sua presenza, con le sue ascoltate prolusioni tenute a cadenze fisse - 4 volte l´anno - in apertura dei Consigli e dell´Assemblea generale Cei. Prolusioni in cui il porporato ha sempre tracciato dettagliate analisi sulla situazione politica nazionale ed internazionale, ricordando sempre ai cattolici il «dovere» della coerenza, specialmente in materia di morale e di dottrina sociale.
La vittoria al referendum sulla procreazione assistita dello scorso anno, contro il quale Ruini aveva chiaramente chiesto a «cattolici, credenti, non credenti e uomini di buona volontà» di astenersi, è stato forse uno dei più grandi obiettivi centrati durante la sua presidenza.
Ma prima di uscire di scena, Ruini avrà comunque un altro importante appuntamento internazionale il 23 e il 24 marzo prossimo, quando si riuniranno nella capitale le delegazioni delle 23 conferenze spiscopali dell´Unione europeo per celebrare i 50 anni del Trattato di Roma. Guidati da Ruini, i vescovi europei elaboreranno il «Messaggio di Roma», che sarà affidato al premier Romano Prodi affinché lo consegni al Consiglio europeo di domenica 25 marzo a Berlino.
La Repubblica, 4 marzo 2007
Ruini lascia la guida della Cei, presto il cambio
Nei prossimi giorni il nome del successore. Favorito il vescovo di Genova Bagnasco
CITTÀ DEL VATICANO - Il cambio della guardia al vertice della Cei è ormai prossimo ed il cardinale Camillo Ruini dopo 16 anni si appresta a lasciare la guida dell'episcopato italiano. Nei prossimi giorni, forse già a metà della settimana prossima, si dovrebbe conoscere il nome del suo successore. L'uso del condizionale in questi casi è d'obbligo ma salvo sorprese dell'ultima ora, stando alle indiscrezioni filtrate ed al tam-tam delle scorse settimane, l'annuncio potrebbe riguardare proprio l'attuale arcivescovo di Genova, monsignor Angelo Bagnasco, ex Ordinario Militare, classe 1943, considerato vicino tanto al cardinale Ruini che al cardinale Tarcisio Bertone segretario di Stato vaticano.
Sostituzione tutt'altro che facile quella del "cardinal sottile", come viene chiamato in curia Ruini per il suo argomentare logico e rigoroso. Non solo perché è stato un indiscusso protagonista della vita del Paese degli ultimi vent'anni ma anche perché ha saputo interpretare e anticipare i mutamenti della società italiana rendendo più indipendente il mondo cattolico.
La Cei da ente polveroso qual era agli inizi degli anni Ottanta, quasi specchio di una Chiesa che giocava in difesa, viene trasformata in un soggetto attivo e dialogante con le istituzioni. Un organismo dotato di una specifica autonomia che sperimenta anche nuovi campi di intervento: nel settore dei media e della cultura, nell'edilizia di culto. Ruini stipula intese con lo Stato per la tutela dei beni culturali, per l'assistenza, consolida gli interventi caritativi in Italia e all'estero. Preoccupato per gli effetti del secolarismo sulla società, il cardinale lancia il «progetto culturale orientato in senso cristiano». Obiettivo: difendere la vera anima dell'Italia poiché ancora esiste una fede «viva e radicata».
Sarà il filo rosso di tutta la sua linea pastorale. L'ultimo intervento in questa direzione risale a venerdì, al Forum per il Progetto Culturale.
I suoi critici lo accusano di avere gestito con piglio troppo manageriale e di avere burocratizzato l'apparato rendendo la Cei troppo "politica" e poco pastorale. Di fatto, però, l'era Ruini lascia una struttura in salute e indipendente dalla sfera politica, impegnata a promuovere il bene della società.
L'ormai imminente avvicendamento alla presidenza alla Cei non riguarderà però il Palazzo del Laterano. Il cardinale emiliano, infatti, per decisione di papa Ratzinger col quale ha una sintonia profonda, resterà ancora a lungo alla guida del Vicariato di Roma.
L'anno scorso di questi tempi il cardinale Camillo Ruini, raggiungendo i 75 anni, rassegnava al Papa le dimissioni, secondo le prescrizioni del Codice di Diritto Canonico. Il Papa con un breve comunicato lo riconfermava alla presidenza della Cei e al Vicariato di Roma con la formula latina del «donec aliter provideatur», fintanto che non si provveda altrimenti. Ora è all'orizzonte la sua sostituzione alla Cei ma non la sua uscita di scena.
Liberta', 4 marzo 2007
IL CASO
Due mesi dopo lo scandalo del vescovo spia, il Pontefice interviene personalmente e sceglie il sostituto
Varsavia, il Papa chiude il caso Wielgus
Ora le polemiche potrebbero ritardare la beatificazione di Giovanni Paolo II
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
BERLINO - Dopo due mesi di polemiche e sofferenze, Varsavia ha il suo nuovo arcivescovo. È Kazimierz Nycz, finora presule delle città baltiche di Kolobrzeg e Koszalin, vicino al cardinale Franciszek Macharski che fu uomo di fiducia di Giovanni Paolo II.
La nomina di monsignor Nycz è stata presa dal Santo Padre Benedetto XVI in persona. In questo modo egli ha voluto tentare di porre fine alle accuse, ai confronti interni, alle ombre nella Chiesa polacca dopo il clamoroso caso di monsignor Stanislaw Wielgus.
Come si ricorderà, in gennaio Wielgus era stato confermato quale arcivescovo designato di Varsavia, con il placet del Vaticano. Ma indiscrezioni dei media lo avevano smascherato come ex informatore della famigerata Sluzba Bezpieczenstwa (Sb), la polizia segreta del vecchio regime comunista nei decenni della guerra fredda. Poche ore prima della cerimonia d´ingresso solenne (insediamento), il Vaticano aveva di fatto ritirato il suo appoggio e imposto il ritiro di Wielgus, costretto a una tardiva confessione delle colpe. Pochi giorni dopo la Chiesa aveva deciso per purificarsi di aprire una inchiesta interna sui presunti collaboratori della Sb nei suoi ranghi.
«La Chiesa di Cracovia, che ha fatto maturare un Papa, può benissimo offrire a Varsavia un arcivescovo», ha detto entusiasta Macharski salutando la nomina. Da Roma insomma è venuta una decisione giusta. Con Monsignor Nycz, Benedetto XVI ha scelto un candidato sicuro. E insieme un presule vicino all´anima più moderna ed europea della Chiesa polacca. Nei decenni della lotta clandestina dell´opposizione democratica, che con l´appoggio decisivo della Chiesa sconfisse il comunismo, Nycz fu senza riserve dalla parte dei dissidenti. Anni e anni più tardi, dopo la vittoria della rivoluzione democratica del 1989, Nycz fu in prima fila nel salutare l´ingresso della Polonia nell´Unione europea.
Nell´occasione fece suonare le campane, in un gesto di implicita ma chiara sfida ai nazionalpopulisti euroscettici ora al potere in Polonia con i gemelli Kaczysnki, presidente e premier, e con i partiti loro alleati. Secondo padre Zaleski, l´ex cappellano di Solidarnosc che ha appena scritto un libro sui tentativi della Sb di infiltrare la Chiesa, Nycz fu da sempre considerato un inguaribile oppositore dagli agenti del regime. Ieri d´altra parte l´arcivescovo di Cracovia ed ex segretario personale di Giovanni Paolo II, Stanislaw Dziwisz, ha ammonito che la campagna esasperata per un´epurazione nella Chiesa mira in realtà a indebolire la credibilità di Papa Wojtyla e potrebbe danneggiare il suo processo di beatificazione. Le parole di Dziwisz suonano come un chiaro monito al governo nazionalpopulista dei gemelli Kaczynski che strumentalizza il tema dell´infiltrazione nella Chiesa per la sua demagogica campagna di diffamazione sistematica dei leader e dei protagonisti, religiosi o laici, della rivoluzione democratica.
(a.t.)
La Repubblica, 4 marzo 2007
A due anni dalla morte, Ratzinger e Ruini biografi concorrenti di Wojtyla
Città del Vaticano
NOSTRO SERVIZIO
Mentre si avvicina il secondo anniversario della morte di Giovanni Paolo II - 2 aprile - e mentre, giorno dopo giorno, prosegue la lunga fila dei fedeli che visitano la sua tomba nelle cripta vaticana, si attende la notizia di una accelerazione della causa di beatificazione di Karol Wojtyla.
Intanto si annuncia la pubblicazione di due volumi, a lui dedicati: uno scritto da Papa Ratzinger e l'altro dal cardinale Ruini. Questi due libri seguono, a breve distanza di tempo, il volume-intervista del cardinale Divisz, arcivescovo di Cracovia, per tanti anni segretario di Giovanni Paolo II, intitolato «Una vita con Karol».
Il libro di Papa Ratzinger è intitolato «Il mio amato Predecessore» e, stando a qualche anticipazione, è una testimonianza assolutamente unica sull'intensa collaborazione di amicizia tra i due Papi, durata più di un ventennio. In 128 pagine, pubblicate dal Edizioni Paoline, insieme con numerose fotografie, anche inedite, si potranno leggere i pensieri, i discorsi, le memorie di Papa Ratzinger sul suo Predecessore.
I giornalisti accreditati nella Sala Stampa vaticana sanno che, puntualmente, ogni venerdì sera, il cardinale Ratzinger andava in visita al Papa e, dopo il colloquio restava a cena con lui. In questi due primi anni di pontificato Papa Ratzinger non ha perso occasione per fare riferimento al suo «amato Predecessore», richiamandone la dottrina ed è noto che Papa Wojtyla riserbò al suo stimato collaboratore speciali incombenze come la redazione del Catechismo della Chiesa Cattolica e l'interpretazione del «segreto di Fatima»; come anche lo inviò in visita nell'Est Europeo e nell'America Latina per sbrogliare difficili situazioni. Qualcuno in Vaticano dice che, più di una volta, Wojtyla profetizzò a Ratzinger il pontificato.
Il libro del cardinale Ruini, si intitola «Alla sequela di Cristo: Giovanni Paolo II il servo dei servi di Dio». Secondo una anticipazione data da «Avvenire», il quotidiano della Cei, nel libro si ripercorrono, in 124 pagine, tanti passi quotidiani dell'impegno pastorale di Wojtyla nella Diocesi di Roma, accompagnandolo in particolare in tante visite nelle parrocchie di Roma a partire dal 3 dicembre 1978, quando si recò nella chiesa di San Francesco Saverio alla Garbatella, dove aveva prestato servizio pastorale nel 1948 durante gli studi teologia all'Angelicum, l'università romana dei domenicani. Il volume è un ritratto di Karol Wojtyla come «vescovo di Roma». I giornalisti ricordano bene che, un certo giorno, parlò in romanesco, dicendo: «Volemose bene». E di fronte alla folla della loggia del Campidoglio esclamò: «Roma, mia Roma». Nella prima omelia da Papa disse: «Alla sede di Pietro sale un vescovo che non è romano, un vescovo che è figlio della Polonia. Ma in questo momento diventa anche lui romano. Sì, romano!».
I volumi di Papa Ratzinger e del cardinale Ruini sono destinati a suscitare interesse e curiosità. Intanto, Roma rende a Papa Wojtyla un particolare omaggio musicale. Nell'Auditorio di Palazzo Pio, il maestro Ennio Moricone, al suo primo concerto romano dopo aver ricevuto il Premio Oscar fa ascoltare, questa sera, un suo poema sinfonico-corale su testi e poesie di Karol Wojtyla.
Arcangelo Paglialunga
Il Gazzettino del nord-est, 4 marzo 2007
Trovo assolutamente meraviglioso che Papa Ratzinger abbia deciso di scrivere un libro sul suo predecessore. Inoltre presiedera' in prima persona la Messa di suffragio il 2 aprile prossimo. Mai e' accaduto in passato che un Pontefice regnante fosse tanto attento ai predecessori. Mi pare che tutto cio' sia una prova ulteriore dell'umilta' e della grande intelligenza di Benedetto XVI.
Credo che il popolo polacco sia profondamente grato a Papa Ratzinger.
La perpetua: «Dio ha difetti». E il Papa sorride
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Il cardinale: «Meglio contestati che irrilevanti»
Ruini: «Cattolici svegliatevi»
Appello alla mobilitazione dei pensatori cattolici, senza respingere la cultura del tempo, del presidente della Conferenza episcopale
ROMA - «Se noi cristiani ci rassegniamo ad essere una subcultura, in un mondo che guarda dai tetti in giù, niente potrà salvarci». La mano ossuta accarezza il Crocifisso appeso alla lunga catena argentea, poi lo sguardo del cardinale Camillo Ruini si accende, come il suo sorriso. E si affretta ad aggiungere: «Salvo un intervento della Provvidenza. Certamente». Con questo appello alla mobilitazione dei pensatori cattolici il cardinale vicario di Roma ha appena chiuso la due giorni di studi su: «La ragione, le scienze e il futuro delle civiltà». Ultimo appuntamento di quel forum che dieci anni fa ha lanciato il tema del «progetto culturale», così gradito ora al Pontefice. Un appuntamento da record per numero e qualità degli interventi di giuristi, matematici, filosofi, fisici e teologi che segna anche l'addio del cardinale settantaseienne al ruolo di presidente della Conferenza episcopale. «La prossima volta sarò da quella parte e non da questa», dice alludendo alla sua imminente sostituzione per motivi di età, suscitando gli applausi affettuosi degli studiosi.
Ruini tira le fila della riflessione comune e confessa la sua intenzione di «mostrare che per dire quel "grande sì all'uomo" auspicato da Ratzinger e per mostrare la verità, la bellezza e la vivibilità della fede, bisogna andare alle radici della razionalità contemporanea». Non è un invito a respingere la cultura del nostro tempo. Anzi. Sollevando la testa dai suoi fitti appunti, il cardinale sottolinea: «Qualcuno sostiene che c'è molto da assumere da Kant. Io, a costo di scandalizzare, voglio dire anche da Hegel. E guai a chiudersi e buttare via tutto», ammonisce. Quella che attende il cattolico, spiega, è una sfida «ineludibile»: «Deve svegliarsi. Deve giocare di proposta e dare un orientamento alla cultura. E per questo occorre che ci sia una crescita del senso di appartenenza alla Chiesa e a Cristo e una più precisa consapevolezza della radicalità della sfida che abbiamo davanti».
A convegno chiuso, finite le strette di mano, ascoltate le richieste più disparate (compresa quella di ribadire l'inconsistenza dei vangeli apocrifi), il cardinal vicario si aggiusta l'abito e ci spiega meglio perché nutre molte speranze che i cattolici possano abbracciare la sua sfida a diventare bussola della cultura e vincerla: «Dall'interno del cattolicesimo cresce la consapevolezza che c'è bisogno di farlo. Perché i problemi che riguardano l'uomo in quanto tale e il dialogo tra le religioni spingono ormai in una direzione convergente: fanno sentire a molti il bisogno di riscoprire la propria identità cristiana». Eppure, da fuori, sembra che il periodo sia molto più complesso. E fortemente scosso dai contrasti sui temi etici.
Il cardinal vicario allarga le braccia, annuisce e sorride: «È vero che la contestazione contro la Chiesa aumenta. Ma è preferibile essere contestati che essere irrilevanti». E aggiunge: «In altri Paesi come la Francia forse c'è minore contestazione, ma solo perché minore è il peso specifico dei cattolici». Si ferma, si illumina e aggiunge: «Se ci considerassero a fine corsa ci attaccherebbero meno». «Tra l'altro - fa notare - i rapporti numerici tra credenti e non credenti nella totalità della popolazione sono molto diversi da quelli che appaiono sui media. Io credo che qui in Italia, come negli Stati Uniti, sono maggioritari quelli che hanno Dio come punto di riferimento». Il rischio insito nello scontro però è di ritrovarsi nemici senza volerlo. Ora che l'etica è divenuto terreno di polemica politica ne abbiamo esempi quotidiani. E ieri l'altro il ministro dell'Interno, Giuliano Amato, intervenendo sui Dico, la legge sui diritti per le coppie di fatto, ha lanciato un monito alla religione a trattare con amore «legami forti anche fuori da quelli convenzionali» e non respingerli come «un peccato da cancellare», «sennò regaliamo a Satana un tempo che non è detto sia il tempo di Satana».
Ruini, divenuto nella considerazione di alcuni il paradigma di una visione severa che sembra voler più escludere che includere, allontana da sé questo sospetto con garbo: «Non ho mai pensato di demonizzarli. Certo io suggerisco il matrimonio, ma non sono contro le persone che vivono in una coppia di fatto. Per carità. Quella è una loro libera scelta. Va rispettata. D'altra parte non si vede perché dargli una struttura giuridica che rischia di sovrapporsi a quella esistente e a fare confusione». «E del resto non la vogliono. A dirlo sono loro stessi. Noi ne conosciamo molti, giacché molte sono le coppie che si sposano dopo aver convissuto. Sono una sorta di coppie di fatto in transito verso il matrimonio. Da quanto risulta ai sacerdoti che hanno ogni giorno a che fare con loro, queste coppie non chiedono forme diverse dal matrimonio».
Nel convegno era già stata messa in discussione una nuova tendenza, quella della richiesta sempre più diffusa di nuovi diritti (c'è chi ne reclama anche per l'intelligenza artificiale) senza farsi carico dei corrispondenti doveri. Un diritto che voglia essere ragionevole, era stato detto, deve invece riuscire a bilanciarli. Nella conclusione il cardinale evidenzia che «il punto decisivo è l'apertura della razionalità umana alla trascendenza, cioè, in concreto, a Dio e anche all'uomo che non può essere considerato un pezzo di natura». Altrimenti, fa notare condividendo l'intervento di un professore di letteratura russa, «ricadiamo nell'errore descritto dal pensatore sovietico Soloviev». Nel suo romanzo metaforico c'è un uomo, progressista, umanista, pacifista, che riusciva a mettere d'accordo tutto il mondo, persino le religioni diverse. Ma viene smascherato: è l'Anticristo.
Fuor di metafora, Ruini e i pensatori del Forum sono convinti: «Occorre tenere conto della novità e della importanza decisiva della fede cristiana rispetto alla razionalità. Non basta adottare i valori senza riconoscere l'importanza decisiva di Cristo. Questa è la sfida culturale ineludibile dei cattolici. E per vincerla non basta organizzarsi. Occorre una consapevolezza dell'appartenenza. Ci sono gruppi religiosi numericamente non molto diffusi ma capaci di esprimere una presenza assai incisiva. Lo abbiamo visto». Malgrado le critiche affilate e gli sbeffeggiamenti subìti dalla satira Ruini non rifugge dai media: «Gli attacchi non mi hanno mai dato fastidio. E credo che, come cattolici, dobbiamo stare dentro alle dinamiche della comunicazione. Senza limitarci al gioco di rimessa. Solo in questo modo la cultura cristiana potrà avere piena cittadinanza nel pensiero attuale. Ma soprattutto dare alla cultura di tutti un nuovo slancio». In uno slogan: «Cattolici svegliatevi».
Virginia Piccolillo
Corriere della sera, 4 marzo 2007
In serata verra' pubblica una ricca rassegna stampa sui temi toccati dal cardinale Ruini...
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