2 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 2 maggio 2007 (2)


Vedi anche:

Rassegna stampa del 2 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 2 maggio 2007 (1)


Svuota di senso la tolleranza

Frutti amari del relativismo politico

Francesco D'Agostino

Non so quale sia il rilievo propriamente criminale del moltiplicarsi delle minacce nei confronti dell'arcivescovo Bagnasco: lascio il giudizio agli esperti. Quello invece che so è che queste minacce hanno un rilievo politico e culturale.
Sotto il primo profilo, quello politico, sono il segno di un "incattivirsi" - che addolora e che non va sottovalutato - dell'atmosfera pubblica del nostro Paese. Peraltro, non vanno nemmeno sottovalutate le esplicite e ferme reazioni di condanna che si sono avute da parte di tutte le principali forze politiche italiane. È un segno, questo, che ancora non sono stati del tutto dimenticati gli anni in cui la violenza politica, dalle aule universitarie in cui veniva teorizzata da tanti "cattivi maestri", giunse a divenire, per opera di ottusi e criminali discepoli, una prassi costante che arrivò a insanguinare, quasi quotidianamente, strade e piazze del nostro Paese.
Se dunque sembra ragionevole pensare che politicamente è ancora prematuro assumere il reiterarsi di queste minacce come il segno di un radicale cambiamento di atmosfera dell'Italia di oggi, culturalmente invece è opportuno ricordare cosa c'è dietro queste aggressioni, per ora fortunatamente solo verbali, e dietro queste minacce, per ora fortunatamente solo velleitarie. Alla loro radice si colloca una specifica visione della vita sociale, che oggi assume le vesti del relativismo politico, e che non accetta l'idea che esista un bene umano oggettivo, che è compito della politica individuare e costruire con pazienza, sia pur tra mille difficoltà. Il relativista vede nella politica il luogo del conflitto anziché del dialogo, dello scontro anziché della paziente ricerca di interessi comuni e giunge quindi a convincersi che chi non è con lui, è sempre, oggettivamente, un avversario, uno che si pone e agisce contro di lui.
È inutile ricordare i nomi delle ideologie e degli ideologi che hanno contribuito a costruire questo paradigma in tutte le sue varianti, fino alle più estreme: è cosa che può interessare, al più, solo gli accademici. Ricordiamo invece, quali siano gli effetti di questa visione del mondo, che, negando una verità della politica, cioè l'esistenza di un bene comune, giunge a sostenere - a suo modo coerentemente - che la guerra è un concetto politicamente forte e la pace un concetto politicamente debole.
Il primo gravissimo effetto è quello di ridurre la politica a logica di potere. E il potere, se viene politicamente pensato, come oggi sempre più spesso succede, come un bene in sé, conta solo per quanto se ne ha. È questa la ragione per cui, più si possiede il potere, più è facile usarlo in modo aberrante. Gli esempi, anche tragici, vengono alla mente di tutti; limitiamoci a un esempio lieve, alla deliziosa satira di Lewis Carroll, in Alice nel paese delle meraviglie (cap. 8), quando la Regina di cuori - consapevole custode del suo sommo potere - sanziona ogni inadempienza con una frase sola: Off with his head (tagliategli la testa!). Minacciare l'avversario e fargli tagliare la testa sono cose - per fortuna - ben distanti tra di loro sul piano della prassi, ma molto vicine su quello della teoria: non devono dimenticarselo coloro che, ripudiando sinceramente ogni prassi violenta, sembrano però incapaci di comprendere la violenza intrinseca, anche se inattuata, del relativismo.
Il secondo effetto del relativismo politico è quello di rendere evanescente il dialogo e di svuotare di senso l'idea stessa di tolleranza: se la verità non esiste, tollerare chi la pensa diversamente da me può dipendere dalla mia gentilezza d'animo, non da ragioni morali che me lo impongano. Mi auguro che non abbia del tutto ragione Lee Harris, quando scrive che «i relativisti tollerano soltanto culture e religioni che non hanno la pretesa di possedere una verità più ampia di quella dei relativisti stessi». Mi sembra però evidente che ciò che nelle parole di monsignor Bagnasco ha attivato la rabbia degli autori di tante minacce e tante intimidazioni è soprattutto un appello che è in esse fermamente contenuto: quello, irrinunciabile, alla verità e alla testimonianza che le dobbiamo.

Avvenire, 1° maggio 2007


Chi vuole eliminare il capo dei vescovi

di RENATO FARINA

Alla fine è intervenuto il presidente Giorgio Napolitano. Ha scritto: «L'Italia non lascerà solo monsignor Angelo Bagnasco di fronte alle vili minacce di oscura provenienza. Occorre garantire il più sereno esercizio della missione pastorale del presidente della Conferenza episcopale». Ha inviato il messaggio al segretario di Stato vaticano, cardinal Tarcisio Bertone. Il quale si era spaventato dinanzi allo stillicidio di minacce, scritte, proiettili e stelle delle Brigate rosse dedicate al nuovo leader dei vescovi. Aveva chiesto: «L'Italia non lasci solo Bagnasco». Mai sentito un allarme tanto forte pronunciato dalla Santa Sede per un monsignore italiano. Così Napolitano ha risposto. Ottimo. Ma noi gli chiediamo: perché non manda un'altra bella lettera un po' meno tranquillizzante a chi ha ispirato quest'odio contro Bagnasco? Noi siamo in grado di compilare un piccolo elenco. Inoltre è proprio sicuro che la provenienza sia «oscura»? C'è una matrice precisa, e persino un marchio parecchio noto in Italia: la stella a cinque punte. La retorica va bene, fa sentire meno soli. Ma un po' di determinazione in più ci vorrebbe. Ci sono parole gravi che armano i delinquenti, danno loro il coraggio di uscire allo scoperto. Quando uno è abbandonato, poi agiscono. Lo spiegò benissimo Giovanni Falcone prima di essere ucciso dalla mafia. I terroristi hanno sempre bisogno di un movente non solo ideologico, ma morale. La persona prima deve essere dipinta da una parte autorevole dello schieramento politico e giornalistico come un essere ripugnante, opaco, senza alcuna rispettabilità. Questo è accaduto nelle settimane scorse contro Bagnasco. Non gli si è attribuita nessuna dignità intellettuale, lo si è trattato come un uomo che metteva sullo stesso piano gli omosessuali o i conviventi con i pedofili. Nomi? Siamo incompleti, ma ci proviamo. Le agenzie e la cosiddetta stampa indipendente sono stati i primi a prestarsi alla falsificazione. Esempio? Il titolo del pacioso quotidiano "Resto del Carlino", versione internet: «Bagnasco: "Dico: un'aberrazione come l'incesto e la pedofilia"» (31 marzo). Una truffa. Poi è toccato ai politici e alla Ue condannare su questa base l'arcivescovo.

Bagnasco in realtà aveva spiegato: "Quando si perde la concezione corretta autotrascendente della persona umana non vi è più un criterio per valutare il be- ne e il male. Quando il criterio dominante è l'opinione pubblica o le maggioranze vestite di democrazia - che possono diventare antidemocratiche o violente - allora è difficile dire dei "no". Oggi ci scandalizziamo, ma se viene a cadere il criterio dell'etica che riguarda la natura umana, (...) allora se uno, due o più sono consenzienti, fanno quello che vogliono perché non esiste più un criterio oggettivo sul piano morale (...) Se si accetta il relativismo morale perché dire di no a varie forme di convivenza stabile giuridicamente, di diritto pubblico, riconosciute, e quindi creare figure alternative alla famiglia? Perché dire di no all'incesto come in Inghilterra dove un fratello e sorella hanno figli, vivono insieme e si vogliono bene? Perché dire di no al partito dei pedofili in Olanda se ci sono due libertà che si incontrano?".

Un discorso leale e pulito: se si proclama che non esistono verità morali oggettive, ma solo convenzioni, può accadere di tutto. Lo diceva già Dostoevskij con la bocca di Ivan Karamazov: «Se Dio non esiste, tutto è permesso». Che facciamo, una mozione dell'Europa contro Dostoevskij? Gli bruciamo i libri? Spediamo un proiettile alla sua residenza di San Pietroburgo? Per evitare errori passo l'indirizzo alle Br: Cimitero Tikhvin del Monastero di Alexander Nevskij. Napolitano oltre che in Vaticano scriva al Parlamento europeo, please. Gli eurodeputati hanno denunciato solennemente i «dirigenti religiosi» che fanno campagne «omofobiche». È lui: Bagnasco. L'Arci-gay e il suo presidente Sergio Logiudice sono felici: «Il Parlamento europeo dà lezioni di civiltà a quello italiano». Tre europarlamentari italiani - Vittorio Agnoletto e Giusto Catania di Rifondazione comunista e Monica Frassoni dei Verdi - avevano proposto una mozione dove Bagnasco era nominato espressamente. E i concetti ribadivano, con qualche arrotondamento, quanto scritto sui muri contro il presidente della Cei. Perché Napolitano non scrive a questa gente? Perché Bertinotti invece di essere «affettuosamente vicino» a Bagnasco (intervista a Repubblica) non se la prende con i suoi compagni?

Libero, 1° maggio 2007


La promessa di Napolitano: non lo lasceremo solo Ratzinger gli telefona: vada avanti senza paura

«L'Italia non lascerà solo monsignor Angelo Bagnasco». Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha inviato un messaggio al cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato Vaticano, per esprimere la propria solidarietà al presidente della Cei che da un mese è bersaglio di intimidazioni e minacce. Nel messaggio di Napolitano c'è scritto: «Raccolgo le parole da lei pronunciate in relazione a recenti e gravi episodi di intolleranza nei confronti della Chiesa Cattolica. Desidero assicurarle che l'Italia non lascerà solo di fronte alle inammissibili, vili minacce di oscura provenienza di cui è stato fatto oggetto». Il Presidente lancia un appello affinché sia garantito «il più sereno esercizio della missione pastorale del presidente della Cei», ed invita al «più pacato, responsabile e costruttivo dialogo tra la Chiesa Cattolica, la politica e la società civile, in linea con gli ottimi rapporti che intercorrono tra la Santa Sede e lo Stato italiano». Subito dopo al capo dei vescovi è arrivata anche la telefonata del Pontefice che gli ha detto: «Non abbia paura, vada avanti per la sua strada, senza sacrifici è difficile ottenere qualcosa di positivo, vedrà che Cristo l'aiuterà. La Chiesa di Cristo non si lasci intimidire nell'annunciare la verità. Purtroppo il clima su determinati argomenti della morale in Italia è ancora delicato, ma la Chiesa di Cristo, come Cristo stesso le ha insegnato, non si lascia intimidire ne condizionare nell'annunciare la verità».

Libero, 1° maggio 2007

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