18 giugno 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 18 giugno 2007 (1)


Vedi anche:

Rassegna stampa del 18 giugno 2007

IL PAPA AD ASSISI: I VIDEO DI SKY

OLTRE 10 MILA GIOVANI IN FESTA ACCOLGONO IL PAPA A S.MARIA ANGELI

VISITA PASTORALE DI SUA SANTITA' BENEDETTO XVI AD ASSISI (17 GIUGNO 2007)


Ratzinger esprime la preoccupazione del Vaticano per la presa del potere da parte degli integralisti islamici

"Torni la pace in Terrasanta" da Assisi l´appello del Papa
Nuovo richiamo a un negoziato "vero e definitivo"


La trattativa potrà mettere fine al dolore e "ridare vita e dignità a persone e istituzioni"
Il pensiero va alla Terra "tanto amata da San Francesco"


MARCO POLITI

ASSISI - «Tacciano le armi, cessino i conflitti». Dinanzi alla basilica di san Francesco papa Ratzinger lancia un appello drammatico affinché la pace torni in Terrasanta. La spirale di violenza, che sta sconvolgendo il campo palestinese, ha provocato uno shock in Vaticano. La vittoria del partito islamico di Hamas suscita preoccupazione. Il diffondersi delle violenze, del terrorismo, del fondamentalismo in tutta l´area mediorientale assilla Benedetto XVI, che oltre alle terre in cui visse Gesù cita esplicitamente il Libano e l´Iraq.
Per la Santa Sede sta diventando un incubo di sangue e di guerre quel «Grande Medio Oriente», che secondo gli imprudenti crociati neoconservatori statunitensi avrebbe dovuto trasformarsi dopo l´invasione dell´Iraq in un´oasi di democrazia. Inoltre, con l´aggravarsi della situazione, si assottigliano sempre più le fila dei cristiani mediorientali, pressati alla fuga dal montare della marea fondamentalista.
Benedetto XVI ne ha parlato a lungo pochi giorni fa con il presidente Bush, ma il precipitare degli scontri a Gaza lo ha spinto nuovamente a levare un forte grido d´allarme.
«Considero mio dovere - ha esclamato all´Angelus, terminata la messa nel piazzale antistante la Basilica inferiore - lanciare da qui un pressante ed accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la terra, tacciano le armi e dovunque l´odio ceda all´amore, l´offesa al perdono e la discordia all´unione».
Il pontefice ha affermato di sentirsi vicino a tutti coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa della guerra e delle sue tragiche conseguenze in ogni parte del mondo. Ma ha sottolineato che il suo pensiero in questo momento va particolarmente alla Terrasanta, «tanto amata da san Francesco», all´Iraq, al Libano, all´intero Medio Oriente. I popoli della regione, ha soggiunto, conoscono da troppo tempo «gli orrori dei combattimenti, del terrorismo, della cieca violenza».
Benedetto XVI ha ribadito la linea, che il Vaticano sin dal tempo di papa Wojtyla non si stanca di ripetere: dialogo «responsabile e sincero» fra le parti contrapposte con l´attivo coinvolgimento della comunità internazionale. La diplomazia vaticana, da questo punto di vista, è da sempre convinta - e più che mai dopo la guerra nel Libano dell´estate scorsa - che non ha più senso perdersi in strategie dei piccoli passi o in road-map che procrastinano le scelte di fondo. Né è ragionevole, per il Vaticano, ritardare un negoziato vero e definitivo tra tutte le parti in causa, coinvolgendo tutti i protagonisti dello scacchiere mediorientale e con l´obiettivo di risolvere tutti i problemi.
Soltanto attraverso questo tipo di approccio si potrà mettere, secondo il pontefice, fine al dolore e «ridare vita e dignità a persone, istituzioni e popoli». Rivolgendo ai leader sulla scena internazionale, Benedetto XVI si è augurato che si mostrino animati da un amore «appassionato» per la pace e da una «volontà indomita» di raggiungerla e si rivelino capaci di individuare i mezzi adeguati. Sulle vicende mediorientali il Papa è poi tornato nel colloquio con Prodi durante il pranzo nel Sacro convento.
Alla fine della messa, riandando con la memoria al convegno di preghiera interreligioso, convocato da Giovanni Paolo II ad Assisi nel 1986, papa Ratzinger ha inviato un saluto caloroso ai rappresentanti delle altre Chiese cristiane e agli esponenti delle altre religioni. Lo «spirito di Assisi», ha ricordato durante l´omelia, si oppone allo spirito di violenza e specialmente all´abuso della religione come pretesto per la violenza. «Assisi - ha scandito il pontefice - ci dice che la fedeltà alla propria convinzione religiosa, la fedeltà soprattutto a Cristo crocifisso e risorto, non si esprime con la violenza e l´intolleranza», ma nel sincero rispetto dell´altro, nel dialogo, nell´impegno per la pace e per la riconciliazione.
La visita nel luogo dove Wojtyla impostò la sua strategia di dialogo interreligioso, ha offerto a papa Ratzinger l´occasione per puntualizzare alcuni concetti che gli stanno a cuore sia sul versante dei rapporti con l´Islam sia sul versante interno al cattolicesimo. L´annuncio cristiano, ha rimarcato, deve fare appello «alla libertà e alla ragione» e allo stesso tempo il dialogo con le altre fedi non deve imboccare la china dell´indifferentismo religioso. Il cristiano che parla con le altre religioni non può mai mettere tra parentesi che Cristo è «unico Salvatore del mondo».

Repubblica, 18 giugno 2007


Ad Assisi il pontefice parla ai ragazzi del santo. E ammonisce contro le "letture culturali scorrette che ne mutilano la figura"

"Non manipolate San Francesco"

Allarme del Papa: sbagliato farne un leader pacifista o ecologista

Dagli anni dissipati alla conversione, la parabola umana del futuro patrono d´Italia
"Anche lui bruciò la sua gioventù. Voi non sprecatela con le droghe o su internet"


MARCO POLITI

ASSISI - Era un playboy ed è diventato santo. Spendeva e gozzovigliava e ha scelto la povertà. Era vanitoso - attento alla fitness si direbbe oggi - e si è convertito, dedicandosi interamente a Cristo. La sorprendente parabola umana di san Francesco, quasi un po´ in versione da serial televisivo, si è proiettata nell´incontro che Benedetto XVI ha avuto ieri pomeriggio a Santa Maria degli Angeli con qualche migliaio di giovani al termine della sua visita ad Assisi.
La storia del latin lover l´ha evocata il giovane Marco Giuliani di Bastia, portando il saluto dei giovani al pontefice insieme alla coetanea Ilaria. «Come rivivere oggi l´esperienza di san Francesco?», ha chiesto a Benedetto XVI. Come riuscire ad imitare chi ha saputo fare «il grande salto da una vita quasi da playboy a una vita di santità»? E papa Ratzinger ha risposto che sì Francesco era «dedito ai giochi, girovagava per la città giorno e notte», dissipava i soldi in pranzi. E non assomiglia a tanti ragazzi di oggi, ha soggiunto il pontefice? Quelli che si spostano per «divertirsi» anche in altre città, quelli che «navigando in internet cercano informazioni e contatti di ogni tipo», quelli che si abbandonano «e sono tanti, troppi!» alla ricerca di «paesaggi mentali tanto fatui quanto distruttivi nei paradisi artificiali della droga».
E non si è fermato qui Benedetto XVI nell´individuare paralleli tra il modo di vivere della gioventù odierna e le gozzoviglie di Francesco prima che a 25 anni si accorgesse che non riusciva a «venire a capo del senso della vita». Francesco era vanitoso, ha ricordato, gli piacevano «abiti sontuosi» e cercava l´originalità. Non c´è anche oggi l´insistenza sulla «cura dell´immagine», in una gara che rivela orgoglio, «ricerca smodata di noi stessi», egoismo, volontà di sopraffazione? E ancora, ha continuato il pontefice, Francesco era ambizioso, assetato di gloria e avventura. Tanti peccati che si trasformano in «trappola mortale» per l´individuo. E allora Benedetto XVI, tra gli applausi dei ragazzi, li ha esortati a fare il salto della conversione come san Francesco ottocento anni fa, ad ascoltare Cristo, a saper fare silenzio dentro se stessi, a non lasciarsi irretire dai rumori del quotidiano e infine a mettersi al servizio dei fratelli. E «se il Signore - ha incalzato il pontefice - dovesse chiamare qualcuno di voi al grande ministero del sacerdozio o anche a qualche forma di vita consacrata, non esitate a dire di sì». Perché è bello essere «ministri del Signore» e spendere la vita per lui. Benché, ha ammesso, ci sia tanta «povertà e fragilità» anche nel clero.
Per evitare anche lui la tentazione della vanità Ratzinger ha rifiutato di indossare alla messa di Assisi la casula preparata appositamente da uno stilista. Ha preferito rivestirsi dei normali paramenti verdi come gli altri vescovi presenti. «Oggi siamo totalmente in ascolto del Signore, anche l´Italia sta totalmente in ascolto del Signore», ha esordito iniziando la visita che in undici ore lo ha portato in tutti i luoghi francescani significativi. Nei suoi interventi Benedetto XVI ha invitato anche a non fare un uso improprio del «carisma francescano», a non sminuire o «mutilare» la figura del santo con letture culturali scorrette e estranee al cristianesimo. Francesco, è il monito del Papa, non può insomma essere ridotto ad un emblema per pacifisti o ecologisti.

Repubblica, 18 giugno 2007

Molto corretto questo articolo di Marco Politi...
Raffaella


Prodi: "Dura governare fra i veleni"

Il premier vede il Papa: c’è un clima difficile, sono tutti contro tutti

AMEDEO LA MATTINA

ASSISI
Lo stato d’animo di Romano Prodi deve essere davvero teso, se ha sentito il bisogno di confidare a Benedetto XVI il suo scoramento per la situazione politica italiana. Lo ha fatto con il tatto e la misura che si usano quando si parla con la massima autorità spirituale, magari cercando un conforto, un incoraggiamento da parte del Pontefice con il quale ha pranzato nel Sacro convento francescano di Assisi. Lo ha fatto anche perché è stato proprio il Pontefice a rivolgere al premier una serie di domande che hanno portato la discussione al dramma della guerra civile tra palestinesi, alla visita di Bush in Italia definita da entrambi «positiva». La difficoltà delle minoranze cattoliche che vivono nei Paesi islamici è una delle grandi preoccupazioni che il Papa ha espresso al premier.

Una parte del colloquio però è stata dedicata al nostro Paese. E’ stato il Pontefice a chiedere delucidazioni. E il presidente del Consiglio non si è tirato indietro. «La situazione non è delle più rosee e ci vuole molta pazienza nel governare e forse non basta nemmeno questa. E’ tutto molto complicato, il clima è difficile: tutti sono contro tutti e questo non giova a nessuno». Prodi ha certato di spiegare al suo interlocutore le molte ragioni della confusione politica e delle difficoltà di governare. Ovviamente Romano Prodi non ha fatto nomi, si è guardato bene dal polemizzare con il Cavaliere davanti al Santo Padre. Che, comunque, sembrava molto informato di alcune vicende specifiche italiane: il Papa ascoltava il premier, senza commentare, ogni tanto annuiva e continuava a fare domande. Non si sono toccate minimamente le questioni eticamente sensibili come i Dico e il testamento biologico. Men che meno delle «offese» ricevute da Benedetto XVI dai manifestanti del Gay Pride. «Penso che Prodi abbia espresso solidarietà al Papa, ma non doveva chiedere scusa - ha precisato la presidente dell’Umbria, Rita Lorenzetti dopo il pranzo - perché la presenza di alcuni ministri a quella manifestazione è stata a titolo personale e non impegna il governo e chi lo guida».

Argomento tabù le intercettazioni. Ma Prodi ha parlato di «veleni» con gli amministratori umbri con i quali si è intrattenuto dopo la messa e prima del pranzo. Non ha citato i verbali di Ricucci, non è entrato nel merito delle telefonate di Rovati, ma ha scosso la testa quando ha detto che «certi veleni ammorbano il clima e rendono difficile prendere decisioni politiche: così è difficile andare avanti». Poi allargando il campo alla situazione politica della coalizione e al confronto con il sindacato, ha spiegato che «tutti vogliono tutto, ma non si può accontentare tutti». Un accenno anche al partito Democratico: «Questa avventura che è una necessità per l’Italia, può avere molti difetti iniziali, ma l’importante è che si parta con passione ed energia».

Chi era al tavolo con il Papa ha descritto un clima cordiale e rilassato, con il Pontefice molto affabile nei confronti del premier che ha voluto salutare subito dopo la messa. E’ stato il Papa a chiedere al cerimoniale di chiamare Prodi per un breve saluto dietro il palco di Piazza San Francesco. Poi il pranzo e alcuni momenti perfino «gioviali» quando un frate ha raccontato una «barzelletta». Il premier era seduto accanto a Benedetto XVI. Al loro tavolo quadrato situato al centro del Refettorio francescano, c’erano la moglie Flavia, il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino, il cardinale Attilio Nicora (legato per le basiliche), monsignor Marco Tasca (generale dell’ordine dei francescani conventuali), il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Enrico Micheli, e la governatrice umbra Rita Lorenzetti. Il premier era andato ad accogliere il Papa al campo sportivo di Rivotorto. Aveva letto i giornali in macchina: le pubblicazioni delle intercettazioni e delle «rivelazioni» di Ricucci che tirano in ballo lui e Rovati certo non gli hanno sollevato l’umore. Ma Prodi riesce a sdrammatizzare. Nell’attesa del Santo Padre, il monsignor Sorrentino gli dice «oggi sarà una giornata di preghiera per l’Italia». E lui: «Ma non basterebbe nemmeno una novena».

La Stampa, 18 giugno 2007

A proposito delle scuse che sarebbe stato opportuno porgere al Santo Padre (visto che al gay pride erano comunque presenti alcuni Ministri della Repubblica italiana), pubblichero' a breve una lettera aperta del senatore Cossiga a Benedetto XVI.
Raffaella


Torta con lo stemma

Il Papa era in un tavolo al centro del Refettorio: con lui, Prodi e la moglie Flavia, il vescovo di Assisi, Domenico Sorrentino e il padre generale dei francescani, Marco Testa. Per antipasto: prosciutto e crocchette di patate. A seguire: ravioli al sugo, fagottino di coniglio accompagnato da una bistecca. Per contorno: insalata e carciofi. Infine, una torta con lo stemma papale. Il tutto servito con vino abruzzese.

La Stampa, 18 giugno 2007


Il Papa ad Assisi

«Basta con le guerre che flagellano la Terra»

«Un pressante e accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati che insanguinano la Terra, tacciano le armi e dovunque l’odio ceda all’amore, l’offesa al perdono e la discordia all’unione» è stato lanciato ieri dal Papa al termine della messa celebrata ad Assisi. «Sentiamo spiritualmente qui presenti - ha detto - tutti coloro che soffrono e muoiono a causa della guerra in qualunque parte del mondo. Il nostro pensiero va particolarmente alla Terra Santa, tanto amata da San Francesco, all’Iraq, al Libano, all’intero Medio Oriente. Le popolazioni di quei Paesi conoscono, ormai da troppo tempo, gli orrori dei combattimenti, del terrorismo, della cieca violenza».

La Stampa, 18 giugno 2007


Il Papa ad Assisi, torna il feeling coi francescani

Due anni fa tolse all’Ordine il controllo delle Basiliche

MARCO TOSATTI

Benedetto XVI arriva ad Assisi «normalizzata», riportata sotto il pieno controllo del Vaticano e della Cei, e corregge l'immagine pubblica di San Francesco, quella che lo vuole ecologista, buonista e pacifista, ma dimentica che alla radice di tutto questo c'era la sua conversione a Cristo. «Lo stesso Francesco - spiega - subisce una sorta di mutilazione quando lo si tira in gioco come testimone di valori pur importanti, apprezzati dall'odierna cultura, ma dimenticando che la scelta profonda, potremmo dire il cuore della sua vita, è la scelta di Cristo». E poi dà la «linea»: ad Assisi, dice, c’è bisogno «più che mai di una linea pastorale di alto profilo». Sacerdoti, diaconi, e le persone di vita consacrata devono sentire «fortemente il privilegio e la responsabilità di vivere in questo territorio di grazia». Assisi da sola offre un «benefico messaggio». «Ciò non esime da una proposta spirituale robusta, che aiuti anche ad affrontare le tante seduzioni del relativismo che caratterizza la cultura del nostro tempo». E che forse nel recente passato ha portato a qualche sbavatura; il vescovo emerito, monsignor Goretti, si lamentava di un'eccessiva autonomia dei frati, anche nell'organizzare incontri ed eventi che potevano sfiorare il peccato di sincretismo. Una situazione delicata, che l'evento annuale della Marcia della Pace, con tutte le sue implicazioni politiche, non rende più agevole; e quest'anno per la prima volta la marcia, che si svolgerà il 7 ottobre, anniversario della battaglia di Lepanto, abbandonerà la parola «pace», per annunciare invece «Tutti i diritti umani per tutti». Ma già nell'edizione dell'anno scorso, che si era svolta sotto la gestione «nuova», in mano alla Cei e a monsignor Sorrentino, l'unica sbavatura era stata provocata da qualche bandiera filo-hezbollah, certamente non imputabile a nessun segmento ecclesiale.
Ieri comunque il Papa ha difeso e spiegato il «Motu proprio» con cui ha portato sotto il controllo del vescovo le due grandi Basiliche papali, San Francesco e Santa Maria degli Angeli. «Era in realtà un indirizzo ormai maturo per diverse ragioni», ha detto; c'è un «ministero di unità del Successore di Pietro» che si esprime quando una chiesa, come quella di Assisi, «dispone di un carisma che attrae ed opera oltre i confini di essa». E poi lo stesso Francesco ebbe un legame «forte e filiale» con il Vescovo di Assisi. Quindi... E poi «l’opportunità di un assetto unitario quale è stato assicurato dal Motu Proprio era anche consigliata dal bisogno di un’azione pastorale più coordinata ed efficace». Non ci possono essere zone franche, tutti devono coordinarsi con il vescovo diocesano.
E già che c'era, ha rimesso a fuoco l'immagine di Francesco; è la conversione che «spiega quel suo tipico vissuto, in virtù del quale egli ci appare così attuale anche rispetto a grandi temi del nostro tempo, quali la ricerca della pace, la salvaguardia della natura, la promozione del dialogo tra tutti gli uomini. Francesco è un vero maestro in queste cose. Ma lo è a partire da Cristo». Così anche la giornata di preghiera per la pace va vista come «una garanzia di autenticità cristiana» che esclude «qualunque tentazione di indifferentismo religioso, che nulla avrebbe a che vedere con l’autentico dialogo interreligioso...». E da Assisi ha lanciato un appello contro la violenza in nome di Dio. Pensando alla Terra Santa, «tanto amata da San Francesco», all’Iraq, al Libano, all’intero Medio Oriente. «Le popolazioni di quei Paesi conoscono, ormai da troppo tempo, gli orrori dei combattimenti, del terrorismo, della cieca violenza, l’illusione che la forza possa risolvere i conflitti, il rifiuto di ascoltare le ragioni dell’altro e di rendergli giustizia». Solo il dialogo «responsabile e sincero, sostenuto dal generoso sostegno della Comunità internazionale», può mettere fine «a tanto dolore e ridare vita e dignità a persone, istituzioni e popoli».

La Stampa, 18 giugno 2007

Mi sarei aspettata molto di piu' da Marco Tosatti.
Manca, tanto per fare un solo esempio, il dato dell'incontro del Papa con i giovani...


Mi dispiace molto dover riferire che stamattina "Il Giornale" non dedica alcun articolo alla visita del Papa ad Assisi.
Una vera delusione!

Raffaella

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao a tutti, sono Marco. Non potevo esimermi da un commento della giornata di ieri. Già ho detto qualcosa "in diretta", ma ora devo dire qualcosa di più. Sto aspettando di avere tra le mani il discorso del Papa ai giovani, ma avendo pronunciato alcune parole fuori programma coloro che pubblicano i documenti saranno sicuramente in ritardo. Non fa niente, per fortuna sono riuscito a seguire la diretta. Parto da questo incontro per me altamente significativo, forse perchè sono un giovane anch'io. Vedere un Papa anziano tra una moltitudine così festosa, partecipe che sorrideva, salutava, abbracciava, vedere quei ragazzi che hanno parlato che riuscivano a stento, perchè commossi, a leggere il discorso, sentire richieste così profonde, audaci da parte di questi, ascoltare le parole del Papa su un playboy divenuto santo, percepire il calore e l'affetto dei giovani (che, grazie a Dio non sono così condizionati dai media) è stato per me motivo di grande commozione e gioia. Leggevo (probabilmente su un libro del card. ratzinger) che per la crescita di un ragazzo è necessaria una guida, un testimone convincente pressappoco coetaneo che gli faccia capire che credere è bello, realizzabile e ragionevole (sono parole ripetute anche da pontefice). Ma aggiungeva: anche un sacerdote anziano può far percepire la bellezza di credere, l'esperienza e la tenerezza del vecchio può toccare il cuore del giovane e così indicare una strada sicura. In benedetto XVI ho visto un cuore giovane, fresco e bello davanti ai cuori di migliaia di giovani "assetati" di Dio. Tutto ciò è splendido. In internet ci sono immagini del Papa che abbrccia quei giovani felici, commossi, davvero splendide!Rimarranno per me immagini indelebili! Non mi dilungo sulla messa, molto bella, di cui hanno parlato i giornali. Noto poi che il Papa non usa nessuna occasione di incontro vis a vis per "bacchettare" i politici su alcune scelte non conformi alla dottrina della Chiesa, ma preferisce ascltare, rendersi disponibile e rinvigorire il dialogo. Non serba inimicizia per nessuno. Ricordo ancora che salutò e parlò con Zapatero (e non con sorrisi di convenienza, ma con la sua solita trasparenza e penetranza), nonostante ciò che fece in Spagna. Anche qui dobbiamo imparare da lui: non dobbiamo rinunciare alla Verità, ma al tempo stesso mai mancare di rispetto a nessuno. Naturalmente, senza desiderio di offesa nei confronti degli omosessuali, devo dire che il gaypride è stata una pagliacciata! Essi hanno i loro diritti in quanto uomini, ma non possono averli in quanto coppia, non chiedano perciò diritti per conviventi, matrimoni, nè tanto meno adozioni. Ma termino dando una sguardo alla stampa: devo dire che Politi mi ha stupito (bell'articolo, dando spazio anche ai giovani), gli altri non sempre hanno dedicato molto spazio, tranne che per l'appello alla pace. Mi dispiace che i lettori dei vari quotidiani non vengano a conoscenza dei bellisimi incontri del Papa con i giovani, i religiosi e le clarisse, compresi i vari e significativi momenti di preghiera. Infine condivido in pieno la lettera di Cossiga. Ce ne fossero dei politici così, ma ahimè stanno sempre più scomparendo. Da ultimo una richiesta a raffaella e ai lettori del blog: è possibile fare un link a un qualche sito che conservi le immagini video del papa nei vari incontri di ieri? Mi riferisco in modo particolare all'incontro con le clarisse e con i giovani. Grazie! Ciao a tutti! Marco

gemma ha detto...

cara Raffaella so che spesso tu con alcuni vaticanisti sei molto critica ma questa volta ...diamo a Valli e Politi il merito di aver fatto la miglior cronaca televisiva e cartacea di questo evento. E non perchè abbiano detto cose che volevamo sentire ma perchè, semplicemente riportando gli eventi, ci hanno raccontato cose che tutti gli altri hanno ritenuto superflue. Perlomeno dal mio punto di vista.
Condivido molto di ciò che dice Marco ma purtroppo le immagini del Papa che abbraccia i giovani le ha viste solo chi ha seguito la diretta. Chi non ne ha avuto il tempo, la possibilità o l'interesse, continua a pensare a lui come ad un freddo monolito cattedratico distante anni luce dal predecessore, "come volevasi divulgare".

Anonimo ha detto...

Ciao Marco e Gemma. Condivido le vostre riflessioni e sono d'accordo sul fatto che Politi (ma anche Accattoli) e Valli si siano dimostrati all'altezza degli eventi. Menzione speciale anche per Bobbio.
Purtroppo i media non hanno interessa a mostrare il Papa che abbraccia i giovani. La domanda e' sempre quella: perche'? Forse perche' ritengono che il calore sia monopolio di altri Pontefici? Oppure perche' "umanizzare" troppo il Papa urta con l'immagine stereotipata di rigido custode della fede?
Chissa'...

Caro Marco, speriamo che il video dell'incontro con i giovani (cosi' come gli altri eventi di ieri) sia messo in rete direttamente dal sito del Vaticano:

http://www.vatican.va/news_services/television/multimedia/archivio_it.html

Purtroppo, pero', non e' molto aggiornato...
Ciao