15 giugno 2007
Rassegna stampa del 15 giugno 2007
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Il Papa domenica ad Assisi sarà accolto da Prodi
ROMA Benedetto XVI sarà accolto domenica mattina ad Assisi dal presidente del Consiglio Romano Prodi, accompagnato dalla signora Flavia. È quanto apprende Apcom da fonti ecclesiastiche. Per l'intera giornata di domenica Papa Ratzinger sarà in visita pastorale ad Assisi, in occasione dell'VIII centenario della Conversione di San Francesco di Asissi. Sarà una giornata lunga e densa di appuntamenti. Una giornata che comincerà con l'arrivo in elicottero nel campo sportivo di Rivotorto, alle 8,20, per concludersi con la partenza, la sera alle 19, dopo avere visitato tutti i luoghi simbolo della città di San Fracesco: San Damiano, le basiliche di Santa Chiara e di San Fracesco, la cattedrale di San Rufino e la basilica di Santa Maria degli Angeli.
«È come se il Papa in questa visita abbracciasse l'intera vita di Francesco» ha detto padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro convento. Ad accogliere Benedetto XVI a Rivotorto ci saranno, tra gli altri, il vescovo di Assisi, monsignor Domenico Sorrentino.
L'Eco di Bergamo, 15 giugno 2007
Il vescovo di Assisi: non si comprende Francesco senza Cristo
di Giampaolo Mattei
Il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino, spiega all'Osservatore Romano il significato della visita di Benedetto XVI nella città del patrono d'Italia. Il testo integrale dell'intervista di Giampaolo Mattei.
Eccellenza, Benedetto XVI domenica 17 giugno sarà ad Assisi: che significato ha questa visita?
"L'occasione della Visita del Papa è data dall'ottavo centenario della conversione di Francesco. Una commemorazione che ci porta al cuore della scelta di vita del Santo di Assisi. Conversione dice Cristo. Non si comprende Francesco senza Cristo. Credo sia questo che il Papa voglia fortemente sottolineare. Quando ho proposto al Santo Padre di visitare Assisi, in questo anno speciale dedicato alla conversione, sono rimasto impressionato dall'immediatezza con cui egli ha accettato il mio invito. In più d'una occasione, anche pubblicamente, Benedetto XVI è tornato a manifestare il suo interesse per Francesco. Se il messaggio del Poverello ha molteplici valenze che lo rendono attuale, ad esempio sul versante della pace e del rispetto della natura, ciò non deve far dimenticare che egli è innanzitutto un "convertito": un uomo afferrato dal Mistero di Dio".
Che cosa significa per la Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino accogliere il Successore di Pietro?
"Benedetto XVI è l'ultimo di una lunga serie di Papi che hanno visitato la nostra Città. È per noi un onore e una gioia grande poterlo accogliere. La nostra Comunità ecclesiale si sta preparando a questa Visita del Santo Padre soprattutto sul piano spirituale. Il ricordo della conversione di Francesco, e in particolare delle parole a lui dette dal Crocifisso di San Damiano - "Va', Francesco, ripara la mia casa" -, ci ha suggerito di delineare il nostro piano pastorale a partire da questo tema, traendone spunti di rinnovamento personale e comunitario. La stessa comunità civile si sta dimostrando molto sensibile".
Quali sono i passi di questa breve ma intensissima Visita Pastorale del Santo Padre?
"Il Santo Padre si fa pellegrino sulle orme di Francesco, quasi a rivivere le tappe salienti della sua conversione. Lo vedremo così, nel suo passaggio per Rivotorto, rievocare quanto Francesco dice a proposito degli inizi della sua conversione segnata dal servizio ai lebbrosi. Nella visita a San Damiano e a Santa Chiara riemergerà soprattutto il dialogo con il Crocifisso che orientò la sua vita. Nella Piazza di San Francesco, presso la grande Basilica in cui si venerano le sue spoglie mortali, ci sarà la Concelebrazione, ed emergerà la dimensione eucaristica particolarmente evidente nella spiritualità del Poverello. Nella Cattedrale di San Rufino si conserva il Battistero che lo vide nascere alla vita cristiana. L'incontro con sacerdoti e religiosi metterà in evidenza la chiamata alla santità, il senso della comunione, la bellezza del ministero sacerdotale, per il quale Francesco nutriva speciale venerazione. Nella sosta conclusiva, all'ombra della Basilica di Santa Maria degli Angeli, dov'è custodita la Porziuncola, si sentirà pulsare il cuore mariano del francescanesimo. Lì il Papa vorrà presentare ai giovani di oggi Francesco come ideale di vita".
Quale messaggio viene consegnato all'Italia intera, in questo particolare momento storico, con questo Pellegrinaggio?
"Il messaggio di un cristianesimo che, dopo duemila anni di storia, sa mostrare ancora la freschezza delle origini. Nella figura del Santo di Assisi il Vangelo assume la forma della concretezza, del vissuto, della profezia. Riemerge Cristo come verità dell'uomo e senso della storia. Un messaggio che è anche invito alla speranza, nella linea di quanto la Chiesa italiana ha sottolineato nel recente Convegno di Verona".
Assisi "parla" con un linguaggio universale, comprensibile al mondo intero: qual è oggi l'attualità della testimonianza di San Francesco?
"C'è oggi un grande bisogno di ritorno all'essenziale. Il mondo ha raggiunto risultati straordinari sul versante delle sue possibilità scientifiche, tecniche, economiche, eppure arranca tra vistose contraddizioni, soprattutto nell'incertezza morale, nella perdita di valori, nello scetticismo deprimente, nell'incapacità di costruire la fraternità e la pace. Francesco mostra che la conversione a Gesù Cristo dà senso all'uomo e alla storia. Nel suo Testamento dà questa testimonianza: passai dall'amarezza alla dolcezza. Era il frutto del suo abbraccio a Cristo nel lebbroso. Francesco ci indica in Gesù la via della vera letizia".
Qual è la grande "ricchezza" di Assisi, che cosa attrae questo ininterrotto "fiume" di gente da ogni parte del mondo?
"Assisi è una Città con una grande storia, anche di santità. I Santi di Assisi non si limitano a Francesco: basterebbe pensare a Santa Chiara, ma non solo. Indubbiamente Francesco l'ha segnata in un modo indelebile. Il mondo guarda ad Assisi per lui. Ed è per lui che questa Città è diventata un'oasi dello spirito e un laboratorio della pace, della salvaguardia della natura, del dialogo tra i popoli. Oggi se ne parla in termini di "spirito di Assisi". Il Papa viene a ricordarci che, alla base di tutto questo, ci fu un cambiamento di vita, nel nome di Cristo".
Può presentarci un quadro della realtà della Diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino: i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i seminaristi, il laicato, le caratteristiche principali della vostra azione pastorale?
"La Diocesi, com'è ora configurata, deriva dall'unione di precedenti Chiese particolari, ciascuna delle quali ha una ricca storia. Quando si supera il Monte Subasio e si va nelle zone di Nocera Umbra e di Gualdo Tadino, si respira, in certo senso, un'altra aria. Si sentono, ad esempio, altri nomi di Santi, come San Rinaldo, a Nocera, e il Beato Angelo, a Gualdo. Questa diversità di storie va unificandosi sempre di più. Qualcosa di simile deve dirsi di Assisi come Città fervida e insieme complessa, dove il Motu Proprio "Totius Orbis" del Santo Padre ha stabilito che le grandi tradizioni pastorali delle due Basiliche Papali servite dai Conventuali, da una parte, e dai Minori, dall'altra, confluissero nell'unica pastorale diocesana. Il cammino di comunione si sta sviluppando con una serenità di fondo che promette grandi frutti. La Diocesi purtroppo risente, non meno dell'Umbria e dell'Italia nel suo insieme, delle tentazioni proprie di un tempo di secolarizzazione e divaricazione dalle radici cristiane. I sacerdoti lavorano con impegno, ma l'età avanza e le vocazioni sono poche. L'impegno dei laici e la presenza dei religiosi sono una grande risorsa e una grande speranza. Ma occorre indubbiamente rinnovare qualcosa per rispondere alle nuove sfide. In particolare bisogna insistere sulla pastorale giovanile e vocazionale. Quanto stiamo facendo, con il piano pastorale che, radicandosi sul tema della conversione, continuerà con le prospettive non meno esigenti della comunione e della missione".
Un incontro "speciale" il Santo Padre lo ha voluto riservare alle nuove generazioni. Può illustrarcene il significato?
"Francesco si convertì da giovane, rimase "giovane" di spirito e parla con efficacia al cuore dei giovani. Il Papa una volta ha detto con forza: la Chiesa è "giovane"! Qui ad Assisi lo si sente. Per il questo il Santo Padre ha voluto dedicare ai giovani l'apice del suo pellegrinaggio assisano. I giovani stanno rispondendo bene. Ad Assisi si sono preparati con una "Lectio Divina" in cui la Parola di Dio è stata accostata camminando sulle orme di Francesco. Verranno all'incontro col Papa giovani da tutta l'Umbria, e anche da altre regioni d'Italia, accompagnati da animatori francescani. Mi pare che il Santo Padre, desiderando questo incontro particolare, voglia riconsegnare Francesco ai giovani nella sua autentica esperienza di Cristo. L'incontro di Assisi è anche un ponte verso l'"Agorà dei giovani italiani" che si terrà a Loreto ai primi di settembre, sempre con la presenza paterna di Benedetto XVI".
Eccellenza, lei ha pubblicato in questi giorni un volume intitolato "L'esperienza di Dio" che mercoledì scorso ha donato al Santo Padre. Anche alla luce di questa sua riflessione, può confidarci che cosa sente nel suo cuore di Pastore mentre si appresta ad accogliere il Papa in Visita?
"In questo libro - che è dedicato al Santo Padre Benedetto XVI e pubblicato in occasione dell'VIII centenario della conversione di San Francesco - ho voluto riflettere sulle dinamiche della spiritualità cristiana, lasciandomi ispirare da tutta la storia della santità. Francesco vi svolge un ruolo speciale: il libro parte dall'evocazione della sua conversione, con le parole dettate dal Santo stesso nel suo Testamento. Un libro di teologia del "vissuto", e Francesco è indubbiamente un grande "teologo" del vissuto. Ho trovato provvidenziale che il volume potesse venire alla luce proprio nel quadro della Visita papale, e mi è sembrato naturale dedicarlo a Benedetto XVI. Il mio cuore è colmo di gratitudine. L'auspicio è che la Visita si riveli una grande ondata di grazia dalla quale scaturiscano frutti di conversione e di santità".
Korazym
Adesso basta fare i pavidi, aiutiamo i cristiani perseguitati
- Aderiamo all'appello di Magdi Allam contro la persecuzione dei cristiani, il loro assassinio sistematico, la pulizia etnica cristofobica che ha il suo apice nei Paesi arabi ed in genere in quelli musulmani. Magdi, che è un musulmano ed è arabo-egiziano, fornisce le cifre. Non ci sono ragioni plausibili o scuse storiche per la cacciata a furor di armi dei battezzati. Gli autoctoni del Nord Africa e dell'Asia Minore sono loro, sono i cristiani. Così pure in Iraq. Prima che giungessero gli invasori con la sciabola in nome del profeta Maometto quelle terre erano popolate da chi aveva accettato l'annuncio degli apostoli. Ora non ci sono più o quasi. Via dal Libano, spariti dalla Siria, stritolati in Egitto e costretti alla conversione. Paradossalmente c'era una comunità numerosa di cattolici dalle parti di Bagdad. Ancora nel 2003 nella capitale irachena sussistevano 50 parrocchie, in tutto il Paese un milione e mezzo di fedeli potevano circolare con il crocifisso al collo. Ora sono rimasti in poche decine di migliaia. La maggior parte è fuggita per l'impossibilità a godere di qualsiasi libertà religiosa. Le chiese sono state devastate. I sacerdoti assassinati. È di pochi giorni fa la notizia della strage di Mossul. Il 3 giugno un sacerdote cattolico di rito caldeo, padre Ragheed Ganni, di 34 anni, è stato assassinato davanti alla chiesa dello Spirito Santo. Con lui sono stati uccisi tre diaconi suoi aiutanti. L'Islam, sunnita o sciita, si palesa in quelle terre con quel volto che non ammette moderazione, come già denunciato da Oriana Fallaci, trattata per questo come denigratrice di una religione altrui, e come tale rinviata a giudizio in nome della legge Mancino: solo la morte le ha evitato l'onta di un processo. Non solo in Iraq. Questo processo di purificazione, cioè di eliminazione, di quanto non è islamico continua in ogni Paese dove la mezzaluna primeggi. In Sudan un genocidio che ha già avuto un milione e mezzo di vittime tra cristiani e animisti non determina sanzioni di alcun genere. La Turchia si apre all'Europa mentre restringe ogni giorno di più lo spazio di una tranquilla presenza di sacerdoti e missionari cattolici e protestanti, ufficialmente difesi dalle autorità governative che però tollerano movimenti che passano con facilità dalle minacce allo spargimento di sangue. La guerra civile palestinese tra Al Fatah e Hamas ha per vittime non dichiarate gli arabo-cristiani, difesi da nessuno. Papa Ratzinger accogliendo George W. Bush ha chiesto di tutelare le mino- ranze cristiane, ha domandato che i cristiani non siano rinchiusi in ghetti indegni di qualsiasi costume civile. Tutto questo non ha trovato nessuna eco nel nostro governo. L'unica preoccupazione è quella di distinguersi in astratto dall'America, ma senza alcuna proposta di sostegno a presenze che non abbiano per precetto di frequentare le moschee. La Farnesina si è dichiarata equivicina a palestinesi e israeliani: di certo non si è nemmeno accorta della presenza di cristiani in Medio Oriente. L'Europa a sua volta parla di cristianesimo solo per denunciare la presunta omofobia di alcuni prelati. Quando Benedetto XVI condannò nel settembre scorso a Ratisbona la violenza come mezzo di propagazione della fede citando alcuni passi del Corano, fu attaccato concordemente dalla stampa di sinistra di qua e di là dell'Atlantico e dai mass media musulmani. Fu lasciato solo anche dai "cristiani adulti" perché coglievano nelle sue parole una scarsa attitudine al dialogo. Ci vergogniamo un po': ha dovuto essere Magdi Allam, un musulmano laico e condannato a morte dai suoi correligionari, a ricordarci il dovere di far sentire la nostra vicinanza a quanti condividono con noi - credenti o no che siamo - le radici evangeliche di una desiderata fioritura di civiltà e di pace. Di questa vicenda impressiona una certa nostra vigliaccheria più che la cattiveria dei persecutori. Ci lasciamo invadere tranquillamente da popolazioni islamiche in nome dell'umanità. Questa umanità si tramuta in indifferenza alla notizia di offese a cristiani a due passi da noi. Accogliamo comunità islamiche, concediamo terreni e finanziamenti per moschee a chi non alza un dito perché la stessa longanimità sia praticata nei loro paesi, anzi giustificano vessazioni e negazioni della libertà. E poi i comunisti e la sinistra li coccolano come confratelli e vogliono dar loro il diritto di voto. Ma la responsabilità è specialmente nostra. Fa specie la debolezza del segno cristiano in Italia, un Paese che si vorrebbe prigioniero del Vaticano. Basti guardare la differenza di tensione morale nei confronti di padre Giancarlo Bossi, rapito nelle Filippine da tagliagole islamici, rispetto a quella dedicata a chiunque altro sia stato sequestrato da bande armate. Non si ricorda un appello in tivù di nessun ministro, nessuna drammatica telefonata a qualche premier. Perché? Occorre svegliarsi. Per questo aderiamo ed invitiamo ad aderire alla manifestazione del 4 luglio a Roma, in piazza Santi Apostoli. Pacifici, ma tenaci: ci sono care quelle persone, ci è cara la culla della speranza sorta duemila anni fa: che siamo credenti oppure no, è la nostra storia.
L'INIZIATIVA
CONTRO LE PERSECUZIONI Su iniziativa del giornalista Magdi Allam, si terrà a Roma il 4 luglio una manifestazione contro l'esodo e la persecuzione dei cristiani in Medio Oriente, per la libertà religiosa nel mondo. I FIRMATARI Ai cento parlamentari che avevano aderito mercoledì, ieri si sono aggiunti giornalisti come Giuliano Ferrara, esponenti dell'associazionismo cattolico (Giancarlo Cesana, Giorgio Vittadini, Savino Pezzotta, Carlo Costalli), il portavoce della Comunità Ebraica romana Riccardo Pacifici, la responsabile dell'Associazione Donne Marocchine Dounia Ettaib, politici come Elisabetta Gardini. COME ADERIRE Basta scrivere all'indirizzo e-mail salviamoicristiani@gmail.com
Libero, 15 giugno 2007
Parla lo storico Thomas E. Woods jr.: «Sui media domina una leggenda nera sulla Chiesa "oscurantista". La realtà è l'opposto»
«Nessun storico crede davvero che la civiltà occidentale derivi solo da classicità,
Rinascimento e Illuminismo»«L’idea di un universo ordinato secondo leggi naturali ben fisse è sorta nell’Occidente cattolico che vedeva nell’ordine di Dio un Suo segno»
Di Lorenzo Fazzini
Antiscientifica, nemica della libera espressione artistica, oscurantista in campo sociale e foriera di ogni lato buio della storia. A leggere con un certo disincanto un po' di pubblicistica nostrana oppure orecchiando qualche salotto televisivo, parrebbe che alla Chiesa cattolica manchi soltanto la definizione storiografica per essere assurta allo status di "regime totalitario". A smontare tale stantio cliché populista con una panoramica storica a largo raggio (e con impronta divulgativa, fatto che - come nota nella prefazione Lucetta Scaraffia - risulta di grande utilità) è un giovane studioso americano, Thomas E. Woods jr., di cui in questi giorni Cantagalli pubblica Come la Chiesa cattolica ha costruito la civiltà occidentale. Da notare che Woods, senior fellow in Storia al Ludwig von Mises Institute, non sostiene solo che l'Occidente abbia radici cristiane, ma che proprio il cattolicesimo sia stata la linfa vitale che ha dato origine al grande albero della cultura e società occidentale così come oggi la conosciamo.
Professor Woods, perché ha deciso di scrivere questo libro?
«I docenti di Storia medievale o di Storia della scienza tendono ad essere più comprensibili sulle vicende della Chiesa rispetto a coloro che insegnano altre discipline, più portati a diffondere miti e leggende riguardo a quest'ultima. Il grande pubblico è stato istruito (a scuola e dai media) a credere ad ogni sorta di nonsenso sulla Chiesa. Questi miti sono stati confutati in libri di spessore accademico, ma la maggior parte della gente non li legge mai. Il mio testo attinge a queste opere e le rende accessibili al lettore medio».
Nella Costituzione dell'Unione europea non c'è menzione delle radici cristiane. Cosa pensa di tale scelta?
«Rigettare le radici cristiane dell'Europa è l'apice dell'assurdità. Nessun storico moderno prende seriamente in considerazione l'idea che la civiltà occidentale derivi esclusivamente dal mondo classico, dal Rinascimento e dall'Illuminismo, come se il cosiddetto Medio Evo non fosse altro che un periodo di stagnazione o repressione».
Nel suo libro lei argomenta che la Chiesa cattolica ha plasmato la civiltà occidentale e fa una serie di esempi: il sistema universitario, la tradizione artistica, il diritto internazionale,… Quale il contributo più importante?
«La vera storia della relazione tra la Chiesa e la scienza è senza dubbio il fatto di maggior rilevanza. Per lungo tempo la gente ha considerato assodato che la Chiesa sia stata un ostacolo allo sviluppo scientifico. I moderni studiosi di scienza - sia cattolici che non - respingono tale visione, purtroppo ancora insegnata ai nostri figli. Dubito che vi sia chi sappia che trentacinque crateri lunari si chiamano come altrettanti scienziati gesuiti oppure che fu un gesuita (Giambattista Riccioli) il primo a misurare l'accelerazione di un corpo in caduta libera. O, ancora, che fu un membro della Compagnia di Gesù - Francesco Maria Grimaldi - a scoprire il fenomeno della diffrazione della luce».
Perché la scienza è stata una conquista cattolica?
«Importanti aspetti della visione del cattolicesimo hanno aiutato ad assicurare il successo della scienza in Occidente. Il metodo scientifico non può funzionare senza che gli esperimenti siano ripetibili e ciò può avvenire solo se l'universo è ordinato. Se non posso aspettarmi di ottenere lo stesso risultato quando lo ripeto nelle medesime condizioni, ecco che diventa impossibile fare scienza. L'idea di un universo ordinato secondo leggi naturali ben fisse è sorta nell'Occidente cristiano perché l'ordine di Dio è stato considerato come un segno della Sua bontà. Sant'Anselmo non era il solo tra i teologi a distinguere tra la potentia assoluta di Dio e la sua potentia ordinata. In altre parole, sebbene Dio possieda il reale potere di governare l'universo in maniera capricciosa, Egli non ha voluto esercitare tale potestà dal momento ciò non era adatto alla Sua natura. La fiducia in una strutturazione dell'universo, congiu nta al fatto di credere che esso possa essere compreso in via quantitativa (come afferma il Libro della Sapienza 11,21, uno dei versetti biblici più citati nel Medio Evo), ha creato il contesto intellettuale nel quale la scienza ha potuto nascere in Occidente».
Lo storico delle religioni Philip Jenkins sostiene che l'anticattolicesimo sia l'ultimo pregiudizio oggi accettabile.
Perché ciò avviene?
«Alcuni intellettuali e celebrità occidentali odiano la Chiesa perché ne rimprovera gli immorali stili di vita. Altri credono al mito illuminista per cui tutte le forme di progresso provengono dai laicisti che hanno combattuto la Chiesa. Ai nostri giorni i cattolici sono considerati stupidi, superstiziosi e deboli perché hanno bisogno della loro gretta fede in Dio per confortare se stessi. L'idea che qualcuno possa supportare i principi cattolici e difenderli con argomenti filosofici è semplicemente ignorata. E ciò avviene nonostante esista una fruttuosa relazione tra fede e ragione lungo un vasto periodo della storia della Chiesa: Anselmo e Tommaso d'Aquino, ad esempio, hanno posto senza sosta domande filosofiche e teologiche, impegnando molto spesso la ragione per giungere alle loro conclusioni».
Avvenire, 14 giugno 2007
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1 commento:
Prodi accoglie ad Assisi il Papa..........che bell'esempio dii schizzofrenia!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Non vi sembra infatti in leggera contraddizione con il problema del Gay Pride?????????????????????
Eugenia
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