15 giugno 2007

Insulti al Papa patrocinati dal governo italiano?


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CARD.KASPER:INCONTRO CON ALESSIO II?SPERIAMO ENTRO UN ANNO


Cari amici, credo che siamo veramente all'assurdo: qualcuno nel governo italiano pensa di concedere il patrocinio al gay pride di domani, a Roma.
Forse questo o questi Ministri della Repubblica italiana non hanno letto il manifesto di presentazione del corteo.
Rimediamo subito:

Gay Pride: un nuovo caso per Prodi

Si vuole patrocinare una cosa del genere? Va benissimo ma si sia coerenti e non si vada ad Assisi, domenica, ad accogliere il Papa.
Sono curiosa di conoscere le decisioni di oggi. Penso a manovre ponziopilatesche e saro' qui a segnalarle...
Cari amici, voi sapete che evito sempre le polemiche politiche, che non interessano questo blog, ma quando si attacca direttamente il Santo Padre, per coerenza, non posso tacere.
Il comune di Roma e la regione Lazio concedono il patrocinio (non gratuito) alla manifestazione ma non lo fecero, a suo tempo, per il family day...figli e figliastri?

Raffaella


Dopo l´alt dei cattolici, il ministro aveva preso le distanze dalla piattaforma del corteo. Oggi consulto con Prodi

Il Gay Pride litiga con il governo

CARMELO LOPAPA

ROMA - Diventa un caso nel caso, il patrocinio del governo al Gay pride di domani. Che viene prima rispedito al mittente dagli organizzatori in polemica col ministro, poi nuovamente accettato dopo che la Pollastrini si spiega e si dichiara dalla parte dei «diritti». Tutto questo accade mentre i teodem della Margherita e l´Udeur continuano a lanciare strali su Palazzo Chigi per l´iniziativa e Forza Nuova affigge per le vie di Roma il manifesto «****» suscitando indignazione a sinistra.
A scatenare la nuova polemica è stata la precisazione mattutina della responsabile delle Pari opportunità, che pur confermando il patrocinio specificava che «non è al corteo, non è alla piattaforma del Gay pride, ma agli eventi culturali e sportivi che precedono la manifestazione». La piattaforma, va chiarito, è quella con la quale i promotori chiedono tra l´altro matrimoni gay e adozioni. A quel punto la «rinuncia» al patrocinio (gratuito, a differenza di quelli della Regione e del Comune di Roma) annunciata dai portavoce Christian Ballarin, Aurelio Mancuso e Rossana Praitano, perché quei distinguo vogliono dire «che il ministro non si riconosce nelle parole d´ordine Parità, Dignità, Laicità», dunque «il simbolo del governo sarà tolto dal sito e dai comunicati». Sommo rammarico della Pollastrini, autrice del ddl sui Dico assieme alla collega Rosy Bindi e intenzionata come l´anno scorso ad andare in corteo al fianco dei ministri Pecoraro Scanio e Ferrero (Mussi e Bonino hanno aderito). «Per la mia storia e per quanto sto cercando di fare - replicava - credo sia scontato esprimere la mia adesione ideale e politica alle battaglie di civiltà e di rispetto della dignità di ognuno». Finché, a tarda sera, una lunga telefonata con i promotori del Gay pride non faceva rientrare la polemica. Con i portavoce che alla fine ringraziavano il ministro e la invitavano al corteo di domani. Tutto risolto? Per nulla.

Il premier Prodi finora ha preferito tenersi fuori dalla questione, ma ne parlerà con la stessa Pollastrini prima del Consiglio dei ministri di oggi. Anche perché il clima dentro la maggioranza resta teso. L´Udeur di Mastella, per bocca del capogruppo Mauro Fabris, mette in guardia: «Non ci riconosciamo in questo Palazzo Chigi, che ha dato il proprio patrocinio al Gay pride mentre non lo ha fatto per il Family Day», quella di sabato «rischia di diventare solo una manifestazione di aperta contestazione alla Chiesa e alla morale cattolica». E il teodem Luigi Bobba a rincarare la dose e a parlare di «incredibile adesione della Presidenza al Gay pride». Per non dire di An (Mazzocchi) che chiede a Prodi di riferire in Parlamento e Forza Italia che con la Gardini sollecitava un pronunciamento sul caso da parte del portavoce unico Silvio Sircana.
A fare discutere è stata anche l´iniziativa di Forza Nuova, che ha tappezzato una via di Roma con manifesti «No more *****, basta *****». «Non ci intimidiscono» fanno sapere dal circolo Mario Mieli. Il sindaco Veltroni nel frattempo aveva provveduto a farli rimuovere: «Ogni manifestazione di intolleranza e di omofobia in questa città non è accettata».

Repubblica, 15 giugno 2007


Il ministro: non riguarda il corteo. No dagli omosessuali. Oggi il premier decide

Pollastrini e il Gay pride E' scontro sul patrocinio

Bobba avverte: attenti ai cattolici o addio al Pd

M.Antonietta Calabrò

ROMA — Gay Pride: Prodi deciderà oggi. Tirato direttamente in causa dal ministro Pollastrini (che concorderà direttamente con il premier la sua presenza al Gay Pride) e dopo le polemiche scatenate dentro il governo (Bindi e Fioroni)e dentro la maggioranza (teodem della Margherita) dal patrocinio concesso dal dicastero delle Pari opportunità alla manifestazione di Roma, il Presidente del Consiglio — ha riferito il portavoce del Governo, Silvio Sircana — prenderà una posizione stamane, probabilmente a margine della riunione del Consiglio dei ministri. Il caso rischia di essere un'ulteriore pietra di inciampo sulla strada del Partito democratico: il teodem Luigi Bobba ha lanciato quasi un ultimatum: «attenti ai cattolici, oppure bye bye Pd».

PATROCINIO — Pollastrini ha cercato di limitare la portata del patrocinio, precisando che esso «non è al corteo e non è alla piattaforma » della manifestazione, contenente attacchi alle gerarchie cattoliche e che chiede il matrimonio civile anche per gay e lesbiche. È limitato - ha detto - «agli eventi culturali e sportivi che precedono nel corso della settimana la manifestazione ». Il ministro nega che questa sia «una marcia indietro». Resta il fatto che il suo dicastero ieri era ancora indicato tra i «main sponsor » sul sito www.romapride.it,
mentre il patrocinio del ministro Melandri è relativo solo alle attività sportive. Le dichiarazione di Pollastrini non sono piaciute affatto agli organizzatori del Gay Pride che in serata hanno «restituito al mittente» il patrocinio «visto che non siamo interessati a un riconoscimento svuotato di contenuto». Immediata la risposta della Pollastrini che ha scritto loro una lunga lettera ricordando la sua battaglia sui Dico, ma ribadendo che «non è nella mia disponibilità di ministra, patrocinare una piattaforma politica che voi avete autonomamente approvato con proposte che non rientrano nel programma di governo». Una replica i cui toni sono stati apprezzati da Aurelio Mancuso (Arcigay): «Grazie Barbara. Questa lettera ci conforta».
Ieri intanto manifesti con la scritta «*****» affissi da Forza Nuova sono stati subito rimossi. Veltroni ha detto che «Roma non accetta nè intolleranza nè omofobia».

CATTOLICI E PD — Il teodem Bobba ha fatto un ragionamento complessivo sugli effetti di questo ennesimo caso sul nascente partito democratico. Secondo Bobba la maggioranza sta «riuscendo nella magnifica impresa di spingere molti credenti nelle braccia di Berlusconi». Bobba ha elencato a questo proposito «una sequenza di fatti impressionante»: dal finanziamento della ricerca sulle staminali, ai Dico, al testamento biologico, fino al patrocinio per il Gay Pride. Sembrerebbe un autogol clamoroso «a meno - scrive su Europa — che si sia convinti che il Pd sia meglio farlo senza i cattolici. Ma se è così, bye bye, Pd».

Corriere della sera, 15 giugno 2007

Personalmente sto seduta qui e aspetto le decisioni di oggi con il mio taccuino alla mano...
Raffaella


Tre ministri vogliono sfilare in piazza coi gay

di Redazione

Duecento pullman, 40 carri allegorici, con drug queen e piume brasiliane, famiglie Arcobaleno e gogo boys, clima da sambodromo, personaggi dello spettacolo e politici. Domani pomeriggio dalla stazione Ostiense parte il gay Pride della «parità, dignità, laicità», come dice lo slogan della manifestazione, festa di diritti ma anticlericale nei contenuti, tanto che sarà l’ennesima piazza spacca-governo, perché se alcuni ministri contestano, altri partecipano, mentre non si arrestano le polemiche sulla concessione alla manifestazione del patrocinio del ministero delle Pari Opportunità.
Più scontate le presenze dei ministri Paolo Ferrero (Rifondazione) e Alfonso Pecoraro Scanio (Verdi), mentre sarà Barbara Pollastrini, ministro proprio delle Pari Opportunità, la più in difficoltà. «Concorderò con Prodi la presenza del governo», ha chiarito Pollastrini, e ha precisato che «il patrocinio del ministero delle Pari Opportunità non è al corteo e non è alla piattaforma, ma agli eventi culturali e sportivi che precedono, nel corso della settimana, la manifestazione». Al ministro Rosi Bindi, che aveva contestato la partecipazione dei colleghi, ha risposto il titolare dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio: «In tutti i Paesi del mondo i ministri sostengono le iniziative contro la discriminazione. Credo sia meglio parlare di meno e mettersi a lavorare».
Il risultato è che, sia sulla presenza dei ministri sia sul patrocinio, nell’Unione si sono riaperti i contrasti tra l’area cattolica e quella più laica. Proprio i contenuti anticlericali hanno creato imbarazzo in una parte della maggioranza: i ds invieranno soltanto una delegazione di rappresentanza, mentre Fausto Bertinotti aderirà, ma non andrà alla manifestazione «per ragioni di ruolo». Adesione anche dai segretari di Rifondazione e Pdci, Giordano e Diliberto e dal ministro delle Politiche Comunitarie Emma Bonino.
«Le polemiche, non solo da parte della Cdl, ma anche dei soliti noti dell’Ulivo, sono sconcertanti», ha attaccato il responsabile dei diritti civili dei Verdi, il senatore Giampaolo Silvestri. Il ministro Bindi, a suo parere, «piuttosto che polemizzare sulla presenza dei ministri al Gay Pride dovrebbe promuovere ed essere presente, lei per prima, a questa iniziativa».
«Non si capiscono le critiche al Gay Pride - polemizza anche il capogruppo del Pdci alla Camera, Pino Sgobio -. L’Italia è un Paese laico e ricordarlo non fa male».
Sul fronte cattolico invece, dopo le critiche dei teodem della Margherita, anche l’Udeur chiede spiegazioni al ministro Pollastrini: «Sinceramente non comprendiamo il distinguo capzioso del ministro Pollastrini - sottolinea il capogruppo dell’Udeur alla Camera, Mauro Fabris - riguardo alla tipologia di adesione che il suo ministero avrebbe assicurato al Gay Pride». Il ministro Pollastrini, insiste Fabris, dovrebbe essere «più chiara. Se non ha dato il patrocinio a tale manifestazione, così come nessun patrocinio diede al Family Day, lo dica apertamente. Segnaliamo però al ministro che per i promotori del Gay Pride non ci sono dubbi, tanto che sul sito ufficiale compare la scritta “con il patrocinio di...”». Anche il giallo sul patrocinio «è l’ennesimo equilibrismo di una sinistra di piazza e di governo», commenta Elisabetta Gardini, portavoce di Forza Italia. Un patrocinio «discriminatorio» secondo il capogruppo Udc alla Camera Luca Volontè «verso 22 milioni di italiani che hanno una famiglia». Chiede invece la «par condicio» con il Family day per la diretta televisiva sul Gay Pride il deputato dei ds e presidente onorario dell’Arcigay Franco Grillini. In via Merulana sono comparsi alcuni manifesti omofobi, con la scritta «*****» e firmati da Forza Nuova, subito rimossi dal Comune: ogni manifestazione di intolleranza in questa città non è accettata», ha avvertito il sindaco, Walter Veltroni.
In piazza domani, tra i personaggi della musica e dello spettacolo, ci saranno domani Simone Cristicchi, Tiziano Ferro, Silvia Salemi, Paola Cortellesi, Alba Parietti, Leo Gullotta e Paola Barale.

Il Giornale, 15 giugno 2007


MONITO DEI CATTOLICI A PRODI E VELTRONI: «COSI’ CE NE ANDIAMO». BUFERA SULLA POLLASTRINI

Il patrocinio al Gay Pride spacca l’Unione

— ROMA —

MALESSERE nei cattolici dell’Unione ed esplicito monito ai vertici della coalizione: «Occorre domandarsi perché stiamo riuscendo nella magnifica impresa di spingere molti credenti, che non hanno alcuna simpatia per il cento-destra, nelle braccia di Berlusconi» avverte il senatore dell’Ulivo Luigi Bobba in un servizio che verrà pubblicato oggi su Europa. «C’è una sequenza di fatti impressionante — aggiunge — che ha lasciato profonde ferite nel nostro elettorato: dal finanziamento della ricerca sulle cellule staminali embrionali all’aumento della dose minima di marijuana, dai Dico al testamento biologico per finire con l’incredibile adesione della presidenza del Consiglio al Gay Pride». Il senatore chiede più attenzione verso il disagio dei cattolici perché altrimenti — dice — il centrosinistra rischia il loro «bye bye». Bobba, insieme ai senatori teodem Paola Binetti ed Emanuela Baio Dossi ha lanciato ieri un appello perché Prodi, il sindaco di Roma e la Regione Lazio tolgano il patrocinio al Roma Gay 2007, in programma domani nella capitale.

«LA DOVEROSA solidarietà — scrivono — con le persone che sono oggetto di discriminazione, come accade ancora in non pochi casi per gli omosessuali, e il necessario impegno a rimuovere ostacoli e pregiudizi non possono in alcun modo giustificare un attacco violento e gratuito alla Chiesa cattolica». Il ministro Pollastrani ha risposto con tempestività: «Il patrocinio non è al corteo né alla piattaforma, ma agli eventi culturali e sportivi che lo precedono». E ha così innescato una nuova polemica: «Lo restituiamo al mittente, non siamo interessati a un patrocinio svuotato» hanno protestato gli organizzatori. «Il ministro non si riconosce nelle parole d’ordine parità, dignità, laicità». Più sfumata la posizione dei Gayleft. «Ora il rischio da evitare — dicono — è che il risultato di questa crisi produca la vittoria dei teodem e la rottura del dialogo con chi, come Barbara Pollastrini, più di ogni altro nel governo si è spesa in questi mesi nella difesa dei diritti degli omosessuali». L’altra parte del centrosinistra è dunque in subbuglio e Franco Grillini, parlamentare Sd, incalza chiedendo par condicio in tv con il Family day. «C’è una disparità evidente nell’informazione — accusa — tra lo spazio offerto all’omofobia clericale e la possibilità per la comunità gay di replicare».

Quotidiano nazionale, 15 giugno 2007

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Questi sono i risultati di questo governo che a cui più di un'irresponsabile ha dato il voto!!!!!!!!!!!!!!! Non oso immaginare cosa sarà scritto sui cartelli e striscioni e cosa uscirà da quelle bocche!!!!!!!!!!!!!
caro PRODI, FORSE è ORA CHE FAI LE VALIGIE E TOGLI IL DISTURBO!!!!!!!!!!

Luisa ha detto...

Come ho già avuto modo di scrivere, non c`è alternativa o si è per o si è contro questa piattaforma politica gay. Chi dà il patrocinio, chi partecipa, dà nello stesso tempo il suo consenso agli insulti contro la Chiesa e il Papa , considerati i nemici pubblici n°1 da abbattere e alle richieste formulate per i "diritti gay".

euge ha detto...

Cara Luisa hai perfettamente ragione. Infatti, io non sò con quale faccia, Prodi avrà il coraggio non solo di ricevere Benedetto XVI ad Assisi ma, di guardarlo negli occhi al posto suo mi sentirei beh lasciamo andare!!!!!!!!!!!
Eugenia

euge ha detto...

Cara Luisa hai perfettamente ragione. Infatti, io non sò con quale faccia, Prodi avrà il coraggio non solo di ricevere Benedetto XVI ad Assisi ma, di guardarlo negli occhi al posto suo mi sentirei beh lasciamo andare!!!!!!!!!!!
Eugenia

Anonimo ha detto...

Anch’io non ho l’intenzione né tanto meno la voglia di impegnare una polemica politica, ma è oggettivamente visibile come questo governo faccia tutto il possibile perché i cattolici (quelli veri) debbano intervenire per difendere, in primo luogo, la devozione per la propria fede, e l’assoluta mancanza di rispetto che questo governo dimostra di avere nei confronti del Santo Padre. Hai ragione, cara Raffaella, ad affermare che, al di là dell’intenzione di non intromettersi in polemiche politiche, non si può e non si deve tacere quando si dà la facile opportunità di insultare la Chiesa e il suo Pastore. Questo governo è, per me, qualcosa di indefinibile, ibrido, eterogeneo e confuso, per cui mi appare incomprensibile come si possa solo pensare ad un patrocinio concesso dal governo di tutti i cittadini italiani, dove cattolici dei quali faccio fatica a comprenderne le finalità, ne fanno parte, primo fra tutti, lo stesso presidente. Voglio qui ricordare come il Family Day fu per tutti, una dimostrazione pacifica e non ci fu alcuna offesa, al contrario dell’opposta, contemporanea pur minima manifestazione di Piazza Navona, dove, oltre le parole, sventolavano bandiere ingiuriose verso il Papa e la Chiesa tutta.
Ricordo benissimo, allora, come la cattolica Rosy Bindi, criticò i suoi colleghi di governo Fioroni e Mastella di aver partecipato in piena autonoma libertà al Family Day, in contrapposizione all’intenzione di concedere alla manifestazione di domani addirittura il patrocinio del governo, che, essendo il governo di tutti gli italiani, è un’offesa ai cattolici, quasi spudoratamente beffati. È una cosa seria, questa. Chi deve riflettere, rifletta. Davvero faccio fatica a comprendere cosa significhi “orgoglio” di essere gay, senza ritenermi, di contro, altrettanto paradossalmente orgoglioso di essere eterosessuale. L’orgoglio, pur se all’interno di questo termine sussiste qualcosa di negativo, potrebbe essere un sentimento nobile, se rappresenta la certezza della propria umanità e la consapevolezza della propria dignità. Dov’e questa umanità e questa dignità in una manifestazione che parte già con la pretesa di avere i medesimi diritti di una famiglia fondata sul matrimonio, sia esso civile che religioso, e già pronta a sventolare ad un vento inquinato le sue bandiere offensive e arroganti, tra la madrina dell’evento Monica Guerritore e l’inno di Daniele Silvestri. Voglio concludere (oh come vorrei che queste persone sentissero) affermando ancora una volta che Benedetto XVI non sarà solo, c’è la presenza divina e, ben più modestamente, quella umana ma solidale a stargli accanto nella sofferenza della verità.