1 giugno 2007
Una ventata d'aria fresca e pulita: il cardinale Herranz parla di Joseph Ratzinger
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Tre sfide mostrano la personalità di Joseph Ratzinger come Padre della Chiesa
Constata il Cardinale Julián Herranz
ROMA, venerdì, 1° giugno 2007 (ZENIT.org).-
Per il Cardinale Julián Herranz, le circostanze storiche della Chiesa e del mondo e le caratteristiche personali del Papa teologo Benedetto XVI legano quest’ultimo, spiritualmente e pastoralmente, “ai Padri della Chiesa”.
Queste figure decisive nei primi secoli del Cristianesimo, ha spiegato il porporato spagnolo, “hanno vissuto gli avvenimenti ecclesiali e sociali del loro tempo con speciale chiaroveggenza dottrinale e un profondo senso di responsabilità pastorale”.
Il porporato spagnolo è intervenuto questo mercoledì ad una delle conferenze che l’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede sta offrendo come omaggio a Benedetto XVI in occasione del suo 80° compleanno e del 2° anniversario della sua elezione alla sede petrina.
Crisi post-conciliare
Presidente della Commissione Disciplinare della Curia Romana, Presidente emerito del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi e membro di vari Dicasteri vaticani, il Cardinale Herranz ha tracciato tre momenti storici corrispondenti a tre grandi sfide pastorali in cui vede particolarmente riflessa la personalità di “Padre della Chiesa” dell'allora Cardinale Ratzinger e dell'attuale Pontefice.
La prima sfida, a suo parere, va collocata nella crisi post-conciliare, una “situazione paradossale” – ha detto – che si è vissuta dal 1965 al 1985.
“Mentre lo Spirito Santo finiva di diffondere sulla Chiesa la potentissima luce del Concilio Vaticano II su come presentare la verità salvifica di Gesù Cristo al mondo di oggi, si è aperto un periodo drammatico di oscurità e di confusione in molti settori ecclesiastici”, ha ricordato il porporato.
Ciò ha portato “molti chierici a laicizzare il loro stile di vita, e ha comportato purtroppo una tremenda emorragia di defezioni sacerdotali e religiose, uno sperimentalismo liturgico spesso anarchico e desacralizzante, compiuto in nome di quella che viene abusivamente chiamata ‘riforma liturgica voluta dal Concilio’, e così via”.
Joseph Ratzinger, interpretando il magistero dottrinale e disciplinare del Concilio, “è stato ed è costante nell’affermare l’intima armonia esistente tra la fedeltà alle esigenze della vera tradizione e le esigenze di evangelizzazione della moderna società tendenzialmente scientifica e agnostica”, ha constatato il Cardinale Herranz.
Si tratta di una “società orientata a vivere ‘come se Dio non esistesse’, che [il Papa] invita a vivere ‘come se Dio esistesse’, con grande disappunto di alcuni atei militanti”, ha sottolineato il porporato.
Dittatura del relativismo
Il Cardinale Herranz ha situato la seconda sfida nel periodo precedente al Conclave del 2005 e nella “dittatura del relativismo”.
Con “forza”, l’allora Decano del Collegio Cardinalizio “è tornato a proporre nella storica omelia (nella Messa ‘pro eligendo Pontifice’, il 18 aprile 2005) la verità salvifica di Cristo di fronte alla decadenza razionale e morale dell’agnosticismo e del relativismo imperanti oggi in certi settori culturali e politici”, ha sottolineato il porporato spagnolo.
Joseph Ratzinger avvertiva che la dittatura del relativismo non riconosce nulla come definitivo e lascia come misura ultima solo il proprio io e i suoi capricci.
L’utopia relativista della “libertà senza verità” – ha avvertito il Cardinale Herranz – rappresenta “una minaccia pressante di perversione culturale e antropologica, ancor più perché nel campo politico e legislativo trova il sostegno dell’assoluto positivismo giuridico, che nega la legge naturale”, vale a dire “nega la realtà sulla natura della persona umana, che si vuole negare siano un concetto e un valore di carattere universale”.
Poco dopo, Papa Ratzinger – ha continuato il porporato – ha affermato che una democrazia senza valori si trasforma in relativismo, in una perdita della propria identità, e alla lunga può degenerare in totalitarismo aperto o insidioso.
Ratzinger, però, “non è un uomo che si limita a segnalare errori o pericoli; sa che il cristianesimo è soprattutto l’incontro con la Verità incarnata, con Cristo, che rivela al mondo e all’uomo non solo il mistero di Dio, ma anche il mistero dell’uomo, della sua dignità, della sua natura e del suo destino eterno”, ha sottolineato Herranz.
Per questo, ha spiegato, nella Messa “pro eligendo”, al termine della sua omelia “ai 115 Cardinali elettori che sarebbero entrati in Conclave, il Cardinale decano ha affermato: ‘Il nostro ministero è un dono di Cristo agli uomini, per costruire il suo corpo – il mondo nuovo’”.
“Un mondo – ha sottolineato il Cardinale Herranz – in cui Cristo sia la misura del vero umanesimo, e in cui un sano concetto di laicità, che rispetti la dignità naturale della persona umana e i diritti universali che emanano da quella natura, inclusa la libertà religiosa, permetta di superare la dittatura del relativismo che prevale in alcune istituzioni politiche nazionali e internazionali, soprattutto nella vecchia Europa”.
“Non si tratta di un problema politico di sinistra o di destra”, ha avvertito il porporato: “è un problema umano di grande spessore culturale e morale, e quindi sociale”.
“Benedetto XVI è ben consapevole del fatto che quel fondamentalismo laicista radicalmente ostile a ogni rilevanza familiare, culturale e sociale della religione sta cercando di imporre una forma malata di filosofia statale agnostica desiderosa di tagliare le radici culturali e storiche di Nazioni e interi continenti”.
“Per fortuna sono le stesse basi sociali – famiglie, accademie, associazioni, eccetera – che reagiscono in modo pacifico ma tenace contro questa dittatura del relativismo che si oppone non solo al cristianesimo, ma alle tradizioni religiose e morali dell’umanità; e dialogano rispettosamente con i poteri pubblici perché si rispetti, tra gli altri diritti fondamentali, il diritto alla libertà religiosa, proclamato sia per l’ambito privato che per quello familiare e sociale nell’articolo 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’ONU”.
Dialogo fede-ragione
Secondo il Cardinale Herranz, nell’“incontro ragione e fede” risiede la terza sfida affrontata da Joseph Ratzinger, il quale è favorevole ad una armonia e complementarietà tra i due concetti.
“Il Papa nella sua Enciclica ["Deus caritas est", ndr.] sottolinea che il Dio della fede cristiana non è una realtà inaccessibile – ricorda il porporato –; al contrario, il Dio della Bibbia ama l’uomo, per questo non resta inaccessibile, ma entra nella nostra storia, nello spazio e nel tempo: il Verbo si incarna nella Vergine e dà vita a una meravigliosa storia d’amore e di salvezza che culmina nella Croce e nell’Eucaristia”.
Il Cardinale ha fatto riferimento in particolare alla “storica lezione magistrale di Ratisbona” (del 12 settembre 2006), “profondamente rispettosa delle altre religioni”.
In quell’occasione il Papa ha spiegato che, “come Dio ama, crea e si dona liberamente, la fede in Lui deve essere un atto razionale e libero – ha ricordato Herranz –. Nessuna autorità civile o religiosa può imporlo o proibirlo, violando la libertà e la ragione umana”.
Per il Cardinale è straordinariamente importante il modo in cui il Papa esorta l’uomo moderno ad avere più fiducia nella sua ragione.
“La Chiesa – ha aggiunto – sta cercando di dare all’uomo moderno un po’ più di fiducia nella sua ragione perché inizi a pensare a come questa ragione, liberamente, può condurlo a Dio”.
Elezione al pontificato e bilancio di due anni
“Si è detto che alla rapida elezione del Cardinale Ratzinger hanno concorso quattro fattori: il prestigio intellettuale del grande teologo, la legittimità istituzionale del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, la fama di uomo di profonda vita spirituale ed esperienza pastorale e anche la legittimità di uomo di fiducia di Giovanni Paolo II”, ha elencato il Cardinale spagnolo, tra gli elettori dell’ultimo Conclave.
“Non violerò alcun segreto del Conclave – ha scherzato –, ma penso che tutto questo sia stato vero”.
“Di questi due anni di pontificato si è sottolineata soprattutto la continuità del tenace magistero pontificio in ciò che rappresenta il dovere e la gioia fondamentale del divino mandato apostolico ricevuto, vale a dire predicare al mondo la persona e il Vangelo di Cristo, far conoscere e insegnare, trattare e amare il Verbo di Dio incarnato, Gesù di Nazareth, principio di vita e di salvezza per le anime, che Ratzinger sa ancorare alla realtà quotidiana dei fedeli, ma anche luce necessaria per comprendere e tutelare verità e valori fondamentali non negoziabili – espressione sua –, in primo luogo la dignità della persona e della vita umana, il matrimonio e la famiglia fondata sul matrimonio”.
“Mi permetto di dire con affetto a Benedetto XVI: grazie, Santità, perché ci insegna a vivere così, con l’anima contemplativa e immersa nella gioiosa amicizia con Gesù di Nazareth, e con lo sguardo attento agli appassionanti avvenimenti umani e alle sfide intellettuali e apostoliche della nostra epoca”, ha quindi concluso.
Zenit
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