26 luglio 2007

"Gesu' di Nazaret": il commento di Monsignor Angelo Amato


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Arcivescovo Amato: “Il Papa recupera un ritratto vivo di Gesù”

“Spesso appannato fino a risultare irriconoscibile”

ARANJUEZ (MADRID), giovedì, 26 luglio 2007 (ZENIT.org).- Il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Angelo Amato sdb, ha presentato questo martedì il libro di Benedetto XVI “Gesù di Nazaret” nel Corso Estivo sul pensiero del Papa organizzato dalla Fondazione Università Re Juan Carlos, in svolgimento questa settimana ad Aranjuez.

L’Arcivescovo salesiano ha riassunto il lavoro del Papa come quello di un “minatore” che trova una pietra preziosa e riesce a recuperare “un ritratto vivo di Gesù, spesso appannato fino a risultare irriconoscibile da mille ipotesi diverse”.
Il presule ha anche invitato “ad avvicinarsi al libro, a leggerlo attentamente e a scoprire con stupore il volto di Cristo che rivela il Vangelo”.
Monsignor Amato ha detto che il grande impegno di Benedetto XVI ha consistito nel presentare il “vero ritratto” di Gesù, e ha aggiunto che lo ha fatto partendo da una “riflessione sapienziale su Gesù, frutto della scienza, dell’esperienza e soprattutto dell’amore”.
Il presule ha indicato che si tratta semplicemente di presentare “Gesù di Nazaret, il Gesù dei Vangeli e della Chiesa”, e non il Gesù dei vari autori, il Gesù “che ha vissuto sulla nostra terra, che si fa conoscere come Figlio di Dio già prima della Pasqua, il Gesù della storia e della fede”.
In questo contesto, monsignor Amato ha detto che il Papa “compie un’indispensabile opera di purificazione e ossigenazione della ricerca contemporanea su Gesù”.
Il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede ha detto che a differenza della maggiore creatività artistica e delle grandi presentazioni letterarie, come quelle di Dostoevskij, Unamuno, Bernanos o Papini – che attraverso narrazioni distinte parlavano dello stesso Cristo –, “la ricerca contemporanea perde il volto biblico del Signore riducendolo a una figura del passato” e riconoscendo in Lui al massimo “un maestro di morale o un rivoluzionario”.
Allo stesso modo, e rispetto a ciò che accade con altri personaggi antichi come Buddha o Maometto, monsignor Amato ha denunciato, nel caso di Cristo, l’esistenza di un “accanimento investigativo che dissolve il suo senso e il suo valore, gettando dubbi su ciò che Gesù ha detto e fatto, e su ciò che ha trasmesso la Chiesa”.
Il presule ha esposto alcune delle chiavi interpretative erronee, unite dal “rifiuto di fondo del soprannaturale”: da quella razionalista a quella fantastica (in cui addirittura si inventano personaggi e fatti mai narrati dai Vangeli), passando per quella mitica o quella scettica, fino ad arrivare all’interpretazione estetica di Renan o alle interpretazioni liberale e modernista.
Nonostante questo, monsignor Amato ha riconosciuto anche “altri approcci non ideologici”, in cui ci sono “sviluppi originali e positivi” che sottolineano sia “il Gesù della storia che il kerygma”.
Il segretario del dicastero vaticano ha detto che nei Vangeli c’è un “solo protagonista: Gesù”, e ha spiegato il carattere di “genere biografico” dei Vangeli, distante da tante “biografie moderne”.
Monsignor Amato ha detto che i Vangeli sono una “biografia” di Gesù più che una testimonianza della fede delle prime comunità cristiane, descritta soprattutto negli altri libri del Nuovo Testamento (Atti degli Apostoli, Epistole, Apocalissi).
Secondo il presule, sia la “validità storica dei Vangeli” che la loro “qualità biografica” sono una base fondamentale per tutta la Cristologia, anche di quella che Benedetto XVI sviluppa in “Gesù di Nazaret”.
In questo contesto, l’Arcivescovo ha osservato che l’impegno del Papa in questa opera è armonizzare “la storia e la fede”. Dal punto di vista metodologico, il Papa riconoscere il valore delle fonti bibliche e armonizza il Gesù della Storia e il Gesù della Fede, opponendosi anche a un “fideismo acritico”.
“La fides senza la storia manca di fondamento, la storia senza la fides è insufficiente per affrontare la verità di Dio in Cristo. Questi sono i pilastri della verità del cristianesimo: la salvezza nella storia e nella fede”, ha sottolineato monsignor Amato.
Rispetto al contenuto del libro, l’Arcivescovo ha detto che Benedetto XVI presenta Gesù come il “nuovo Mosè”, visto che a differenza del profeta Cristo contempla il volto di Dio, e ha aggiunto che questo contatto “immediato” con il Padre è la “chiave per una retta comprensione di Gesù”. Secondo monsignor Amato, il libro del Papa offre una “sintesi di Cristologia prepasquale”.
Monsignor Amato ha infine compiuto una breve rassegna dei capitoli del libro (Battesimo; Tentazioni; Vangelo del Regno; Beatitudini; Chiamata dei 12 discepoli; Parabole; Immagini giovannee relative a Gesù; Confessione di Pietro e Trasfigurazione; Titoli e affermazioni di Gesù su se stesso).

© Copyright Zenit


Mons. Angelo Amato ha presentato a Madrid, al Corso estivo sul pensiero del Papa, il libro di Benedetto XVI "Gesù di Nazaret"

Il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, monsignor Angelo Amato, ha presentato il libro di Benedetto XVI “Gesù di Nazaret” nel Corso Estivo sul pensiero del Papa organizzato dalla Fondazione Università Re Juan Carlos, in svolgimento questa settimana ad Aranjuez. L’Arcivescovo, riferisce l'agenzia Zenit, ha riassunto il lavoro del Papa come quello di un “minatore” che trova una pietra preziosa e riesce a recuperare “un ritratto vivo di Gesù, spesso appannato fino a risultare irriconoscibile da mille ipotesi diverse”. Il presule ha anche invitato “ad avvicinarsi al libro, a leggerlo attentamente e a scoprire con stupore il volto di Cristo che rivela il Vangelo”. Monsignor Amato ha detto che il grande impegno di Benedetto XVI ha consistito nel presentare il “vero ritratto” di Gesù, e ha aggiunto che lo ha fatto partendo da una “riflessione sapienziale su Gesù, frutto della scienza, dell’esperienza e soprattutto dell’amore”. Il presule ha indicato che si tratta semplicemente di presentare “Gesù di Nazaret, il Gesù dei Vangeli e della Chiesa”, e non il Gesù dei vari autori, il Gesù “che ha vissuto sulla nostra terra, che si fa conoscere come Figlio di Dio già prima della Pasqua, il Gesù della storia e della fede”. In questo contesto, monsignor Amato ha affermato che il Papa “compie un’indispensabile opera di purificazione e ossigenazione della ricerca contemporanea su Gesù”. Il segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede ha sottolineato che a differenza della maggiore creatività artistica e delle grandi presentazioni letterarie, come quelle di Dostoevskij, Unamuno, Bernanos o Papini – che attraverso narrazioni distinte parlavano dello stesso Cristo –, “la ricerca contemporanea perde il volto biblico del Signore riducendolo a una figura del passato” e riconoscendo in Lui al massimo “un maestro di morale o un rivoluzionario”. Il presule ha esposto alcune delle chiavi interpretative erronee, unite dal “rifiuto di fondo del soprannaturale”: da quella razionalista a quella fantastica (in cui addirittura si inventano personaggi e fatti mai narrati dai Vangeli), passando per quella mitica o quella scettica, fino ad arrivare all’interpretazione estetica di Renan o alle interpretazioni liberale e modernista. Nel suo discorso l’Arcivescovo ha osservato che l’impegno del Papa in questa opera è armonizzare “la storia e la fede”. Dal punto di vista metodologico, il Papa riconoscere il valore delle fonti bibliche e armonizza il Gesù della Storia e il Gesù della Fede, opponendosi anche a un “fideismo acritico”. “La fides senza la storia manca di fondamento, la storia senza la fides è insufficiente per affrontare la verità di Dio in Cristo. Questi sono i pilastri della verità del cristianesimo: la salvezza nella storia e nella fede”, ha sottolineato monsignor Amato. Rispetto al contenuto del libro, l’Arcivescovo ha detto che Benedetto XVI presenta Gesù come il “nuovo Mosè”, visto che a differenza del profeta Cristo contempla il volto di Dio, e ha aggiunto che questo contatto “immediato” con il Padre è la “chiave per una retta comprensione di Gesù”. Secondo monsignor Amato, il libro del Papa offre una “sintesi di Cristologia prepasquale”. (R.P.)

© Copyright Radio Vaticana

4 commenti:

Luisa ha detto...

Mi permetto di riportare quì dal blog di Patrice de Plunkett, la sua reazione ad un articolo pubblicato da"le Monde"...èscritto per la Francia ,ma penso sia valido per tutti!
CEUX QUI VEULENT FERMER LA PORTE

Prétendre qu’il y aurait, d’un côté, le canonique, le liturgique et le théologique (le spirituel « hors du monde »), et, de l’autre côté, « le monde », « l’histoire », c’est insoutenable d’un point de vue catholique.
Le théologien Louis Bouyer – irréprochablement conciliaire – expliquait : « Le monde spirituel n’est pas un autre monde que le nôtre, mais bien celui-ci, saisi dans toute son épaisseur… Le monde visible n’est que la partie, émergente pour nous, d’un univers unique dont les profondeurs se perdent au-delà de ce que notre regard obscurci peut atteindre. » La liturgie eucharistique est un lien (dans le Christ) entre le visible et l’invisible ; c’est parce que nos pratiques paroissiales ont souvent perdu cette dimension, que la Rome de Benoît XVI ouvre un chantier liturgique et ecclésiologique. D’où par exemple le Motu proprio, qui n’est qu’un élément de ce chantier - et certes pas l'élément principal.
Plaignons ceux d’entre nous qui n’ont pas encore compris ça.
Protestons contre les intellectuels, voire les « théologiens », qui refusent de le comprendre, et qui tentent de nous fermer la porte spirituelle rouverte par Benoît XVI !
Ce sont des scribes et des pharisiens d’aujourd’hui, pleins d’incompréhension et de mépris envers les simples gens.
Pourquoi réagissent-ils ainsi ? Par conformisme et mondanité. Derrière les phrases creuses sur une foi changeant de contenu et d’objet selon les époques, on devine une sorte de postchristianisme : un simple alignement sur le prêt-à-penser occidental, une espèce de dérégulation libérale appliquée à la religion. (Et c’est pourquoi on s’étonne de voir le nom de Paul Thibaud apparaître en pareille compagnie).

LE CŒUR DU DEBAT EST LÀ

D’une part, il y a ceux qui refusent à l’Eglise le droit d’avoir ses propres mobiles, son propre message.
D’autre part, il y a la nouvelle génération catholique et son vieux pape théologien : un penseur étonnamment moderne, si la modernité consiste à répondre aux besoins profonds d’une époque.
Cette époque demande des repères, des réponses substantielles, des témoins authentiques. Ses critères d’exigence sont ceux de l’équité : elle veut du direct, du transparent et du sens.
C’est donc le grand midi du pape Ratzinger, quoi qu’on en dise.
Et c’est le crépuscule des marchands de fumée.

Anonimo ha detto...

Grazie Luisa, e' un intervento splendido!

mariateresa ha detto...

grazie di cuore anche da parte mia.Ma l'articolo cui risponde Patrice De Plunckett, di chi è?Di un religioso?

Luisa ha detto...

Réponse à Paul Thibaud, sur Benoît XVI et nous tous
Pourquoi être conformiste sur le plan religieux, quand vous ne l'êtes pas sur les autres plans ?

Ecco Maria Teresa a chi ha risposto de Plunkett

" Paul Thibaud, vous nous aviez habitués à mieux. Votre article sur le pape (Le Monde du 22-23 juillet) est conformiste.
Titre : « Benoit XVI organise le repli sur la doctrine ». Argument : le Motu proprio du 7 juillet et le document du 10 juillet sur les Eglises manifesteraient le « conservatisme » du pape, son désir de « rassurer et récupérer » un public au « chantage » duquel l’Eglise serait « vulnérable »… Tout le mal viendrait de ce que cette Eglise « s’accrocherait » à une fausse conception de la foi, une « complaisance dogmatique », une « conscience de soi anhistorique », au lieu d’avoir une « foi espérante » qui se « reformule dans le temps, à l’épreuve du temps ». Bref : Benoît XVI a une « conception magique de la foi » qui « dévalorise le monde ».
C’est ce qu’écrirait un chroniqueur lambda. On est déconcerté de le lire sous votre nom.

UN ARTICLE NAVRANT

Si je me permets de trouver navrant cet article, c’est qu’on n’y retrouve ni les nuances, ni la justesse, ni le courage conceptuel qui caractérisent en général les textes signés de vous, Paul Thibaud. Tout est inexact dans celui-là. On a l’impression que son auteur n’a lu ni le Motu proprio, ni la lettre du pape aux évêques, ni le document sur les Eglises, ni le discours de Benoît XVI au Brésil (dont votre article dit pis que pendre, mais à côté de la plaque). On a aussi l’impression que vous ne connaissez pas la pensée ratzingérienne, et que vous regardez tout ça avec les mauvaises lunettes de la presse commerciale (ce qui nous surprend de votre part).
On a même le sentiment que l’article se situe hors du domaine du débat, qui est l’univers catholique…
Autrement dit : hors sujet ! (*)
Qualifier de « magique » la conception théologique de l’Eglise, c’est léger.
Lui opposer l’idée d’une foi qui se reformulerait « à l’épreuve du temps », qu’est-ce que ça veut dire ?
Que la foi au Christ produit des fruits différents selon les périodes historiques ? C’est une évidence, et on ne peut pas l’opposer à la pensée du pape…
Que la foi change selon les époques ? Ca, le pape ne le pense pas : on ne peut pas penser le nébuleux et l’indéfinissable."