26 luglio 2007
Messa tridentina: l'arcivescovo di Pisa tradisce lo spirito e l'aperturta del motu proprio "Sommorum Pontificum"
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L'accoglienza del Motu proprio “Summorum pontificum” /1 La diocesi di Pisa stringe le maglie
di Matteo Spicuglia/ 26/07/2007
Continua a ricevere un'accoglienza ambivalente il documento del papa sulla liberalizzazione del rito tridentino. L'ultimo esempio è quello del vescovo di Pisa che in una notificazione propone un'interpretazione restrittiva.
Il permesso di usare o meno il rito preconciliare deve passare dalla valutazione del parroco, del consiglio pastorale e comunque, “è opportuno e raccomandabile che la decisione venga presa insieme al vescovo”. Parole di mons. Alessandro Plotti, arcivescovo di Pisa, ormai prossimo alla pensione, che in una notificazione ai parroci, diffusa pochi giorni fa, ha voluto chiarire bene le regole per applicare in diocesi il Motu Proprio di Benedetto XVI, “Summorum pontificum”. Come è noto, il documento del papa cancella l'indulto che i vescovi dovevano concedere ai gruppi di fedeli tradizionalisti, liberalizzando l'uso del messale del 1962 (detto anche tridentino). In sostanza, il parroco è chiamato ad accogliere le richieste di “gruppi di fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica”, facendo sì che il loro bene “si armonizzi con la cura pastorale ordinaria della parrocchia”.
Il vescovo, pur mantenendo un ruolo centrale in termini di vigilanza, viene chiamato in causa solo dopo l'eventuale rifiuto del parroco a celebrare e, spiega il Motu Proprio, è “vivamente pregato di esaudire il desiderio” dei fedeli.
A Pisa, tuttavia, l'iter non sarà così automatico, perché l'arcivescovo ha definito regole stringenti e interpretato in modo restrittivo il documento del papa, rivendicando "il ruolo di moderatore della liturgia" che spetta al vescovo nella propria diocesi. Nella notificazione ai parroci, si stabilisce così che “in nessuna parrocchia si introduca l’uso del messale del 1962”, solo “per offrire in maniera indiscriminata la celebrazione in latino secondo il Rito preconciliare ai fedeli che non ne abbiamo fatto specifica richiesta”.
E anche quando esista “stabilmente” (come deciso dal Motu proprio), un gruppo di fedeli tradizionalisti che fa richiesta del messale preconciliare, la decisione finale spetta comunque al parroco. E non è detto che sia per forza positiva.
Il sacerdote deve valutare da una parte, “se tale richiesta nasce da un sincero amore alla tradizione antica della chiesa, da una convinta accettazione del Concilio Vaticano II, e da una istanza seria e autentica di alimento spirituale”; dall’altra, “se il concedere tale celebrazione si armonizza con la cura pastorale ordinaria della parrocchia, evitando la discordia e le divisioni”. Ma c'è di più: il vescovo dispone che “prima di concedere o di negare tale privilegio”, la palla passi al Consiglio pastorale parrocchiale e che venga informato il vescovo.
“Il ricorso all’Ordinario diocesano non è prescritto nel Documento, - ammette mons. Plotti - perché la concessione è affidata alla buona accoglienza del parroco, però, per i risvolti che tale esperienza può avere sulla vita dell’intera Diocesi, è opportuno e raccomandabile che la decisione venga presa insieme al Vescovo”.
Viene riaffermata in sostanza una discrezionalità del parroco e del vescovo (anche con gruppi stabili di fedeli), che sembra contraddire lo spirito e l'apertura del Motu Proprio, dato che il papa ha fatto capire come la questione non debba essere più affrontata nei termini dell'autorizzazione.
Una considerazione ancora più pertinente, se si pensa che mons. Plotti era abituato a non concedere l'indulto ai fedeli tradizionalisti che chiedevano l'uso del messale antico. Il 26 ottobre del 2002, ad un gruppo che ne faceva richiesta, comunicava la sua "assoluta e irrevocabile indisponibilità a concedere tale indulto”, spiegando di non vedere “ragioni ecclesiali e pastorali valide e significative per permettere tale celebrazione, che porterebbe soltanto contrapposizioni e schieramenti nel Popolo di Dio”. Seguiva un consiglio: “Sarebbe molto più opportuno che assumeste un atteggiamento più positivo e più costruttivo nello scoprire il tesoro e le potenzialità che la riforma liturgica del Vaticano II° ha portato e sviluppato nella coscienza ministeriale e comunitaria del Popolo di Dio”.
La posizione di mons. Plotti non è isolata all'interno dell'episcopato e del mondo cattolico. In Italia, scetticismo è stato espresso in modo esplicito da monsignor Luca Brandolini, vescovo di Sora, Aquino e Pontecorvo, dal priore di Bose, Enzo Bianchi, e dallo storico Alberto Melloni. All'estero, hanno paventato il rischio di spaccature tra fedeli, mons. Friedhelm Hofmann, vescovo tedesco di Würzburg e mons. Kurt Koch, presidente della conferenza episcopale svizzera, mentre il vescovo francese di Angoulême, mons. Claude Dagens, si è chiesto come evitare la strumentalizzazione della "preoccupazione di riconciliare", in un "rapporto di forze" tanto "politico" quanto "culturale".
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Trovo quantomeno bizzarro che un arcivescovo, prossimo alla pensione, predisponga queste regole stringenti (e palesemente in contrasto con il motu proprio papale laddove, in particolare, si afferma che il Vescovo deve intervenire in maniera preventiva e non solo per dirimere le controversie che dovessero nascere fra parroco e fedeli DOPO il rifiuto di celebrare la Messa tridentina).
Non e' questo lo spirito del motu proprio di Papa Benedetto. Vogliamo forse ritornare all'indulto quando i fedeli dovevano affidarsi alla bonta' ed all'intelligenza del Vescovo, creando, di fatto, diocesi di serie A e diocesi di serie B?
Raffaella
BIOGRAFIA DI MONS. ALESSANDRO PLOTTI
Nato a Bologna l'8 agosto 1932; ordinato presbitero il 25 luglio 1959; eletto alla Chiesa titolare di Vannida e nominato ausiliare di Roma il 23 dicembre 1980;
ordinato vescovo il 6 gennaio 1981; promosso alla sede arcivescovile di Pisa il 7 giugno 1986.
http://www.chiesacattolica.it/pls/cci_new/bd_vescovi_cei.edit_v?id_v=344
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12 commenti:
Cara Raffaella, ho già detto l’atro ieri quello che penso di questo azzeccagarbugli del “fatta la legge scoperto l’inganno” di nome Monsignor Plotti, per cui mi limito solo ad auspicare che il Santo Padre prenda i giusti provvedimenti, non tanto nei confronti della persona - che anche se prossima al pensionamento - avrà il tempo di combinare ulteriori guai, ma del caso di per sé stesso, in modo che fatti di questo genere, non abbiano a ripetersi!
Posso raccomandare questo sito americano che vuole aiutare gli interessati alla celebrazione della Messa "straordinaria" a mettersi in contatto tra di loro.
Ci si può registrare usando la scheda, oppure cercare contatti nella propria zona (cliccare sil link, scegliere ITA nella casella "country")
http://www.lumengentleman.com/motucontacts.asp
Monsignor Plotti è fatto così, ha una strana idea della comunione ecclesiale, una volta ho letto un suo intervento in cui senza giri di parole dichiarava che il cardinale Ruini sta sull'anima a molti confratelli. Vero o no , la cosa mi ha scandalizzato, ancora conservo questa capacità e ci tengo. E' una questione di stile.
Quanto a quello che ho letto, io lo perceoisco come un documento un po' ipocrita, ubbidisco, sembra dire, ma faccio in modo che la faccenda vada a ramengo. Proprio il contrario di quell'"accogliere amorevolmente" del Motu proprio. Qui di amorevole non c'è un tubo.
E non mi piace. Ribadisco qui quello che ho già detto in altro post, c'è del fondamentalismo in questa posizione e , nel linguaggio, poca, poca carità cristiana.
Preferisco invece l'intervento, mi sembra, del vescovo di Clermont Ferrand che ha mandato Luisa, anche lì c'era ubbidienza, ma anche una grande dignità, comprensione e senso del proprio ruolo , non solo sul piano liturgico come puntigliosamente specifica Monsignor Plotti, ma anche nei confronti del Santo Padre.
Io ho provato ma il motore di ricerca mi ha risposto:
Forse cercavi: http://www.lumengentleman.com/metacontacts.asp
Ciao Gianpaolo, prova a copiare ed incollare il link sulla barra degli indirizzi. Dovrebbe aprirsi...
Cara Raffaella, io non sono di Pisa ma, trovo decisamente grave ed inaccetabile, come Mons. Plotti vuole interpretare anzi direi " regolamentare" i dettami del Summorum Pontificum. Sinceramente, spero e mi auguro per tutti i fedeli di Pisa, che al più presto abbiamo un arcivescovo che sia decisamente più aperto verso Sua Santità e soprattutto mi auguro che nessuno dico nessuno imiti questo comportamento e atteggiamento decisamente intollerabile e per nulla corretto, nei confronti di Sua Santità.
Eugenia
Attenzione, a differenza della (pessima) legge Bersani sulle liberalizzazioni, il "motu proprio" non contempla, a mio modo di vedere, nessun tipo di action class (azione di classe).
A meno di successive direttive di applicazione dello stesso, al momento non prevedibili, la celebrazione della S.Messa secondo la forma del messale del '62, può essere concessa " Nelle parrocchie, in cui esiste stabilmente un gruppo di fedeli aderenti alla precedente tradizione liturgica"(Art. 5. § 1).
Ritengo poco prudente formare gruppi trasversali alle realtà parrocchiali.
E questo mi sembra possa interpretare la volontà del papa, che riguardo al problema liturgico, poteva optare per una soluzione tipo "riserva indiana", ovvero radunare tutti i soggetti fedeli alla tradizione liturgica romana in una prelatura personale (che tra l'altro sarebbe stata accettata più benevolmente dagli infedeli catto-progressisti).
Invece la celebrazione in parrocchia è utile anche per "contaminare" positivamente la forma di celebrazione Paolina, e ha come scopo ultimo "la riforma della riforma", resasi necessaria dal pessimo lavoro fatto da mons. Bugnini, e dai successivi frequenti abusi liturgici, avallati suoi epigoni tipo mons. Brandolini e mons. Piero Marini, che speriamo siano spediti, alla svelta, a fare il nunzio in terra islamica.
Non essere così cattivo, Charette, penso che sarebbe più che sifficiente mandarli in "terra santa"!!!
mi pare che sotto l'aspetto teologico e a norma del diritto e anche della summorum pontificum l'arcivescovo di pisa sia totalmente nel giusto: è il vescovo della chiesa locale che deve governare la questione...
che lo faccia in maniera più "larga" o "stretta" non sta a noi giudicarlo, ma è legato alla sua prudenza pastorale...
il papa provvede a tutta la chiesa e a tutte le chiese, ma chi ha la responsabilità propria della diocesi è il vescovo che deve tradurre per il suo popolo le decisioni universali come questa...
a me pare che l'intervento di mons. plotti sia equilibrato e forse giustificato dalla conoscenza di problemi specifici della sua diocesi... come ho detto varie volte molti gruppi di tradizionalisti si pongono volentieri fuori dall'obbedienza gerarchica e non cercano la comunione... mi pare opportuno - e anche doveroso - che un vescovo sia chiaro su certi punti
francesco
Trovo quanto meno scandaloso, di cattivo gusto e decisamente inopportuno per chi si professa "fedele cattolico" questo generalizzato, superficiale e irrispettoso attacco ai Vescovi della Chiesa e in particolare a quelle che sono le legittime posizioni pastorali sia di un Cardinale come S.Em. Mons. Martini che ha servito e continua a servire la Chiesa con il suo prestigio e la sua passione per la Parola (anche se non sempre sono stato d'accordo con le sue posizioni!), sia di S.Ecc. Mons. Plotti, legittimo Pastore della Chiesa di Pisa e che ricordo con affetto quale Vescovo Ausiliare di Roma. Come si può pensare che attaccare i leggittimi Pastori della chiesa possa portare al suo rinnovamento o addirittura alla sua "restaurazione liturgica"? Vi riempite la bocca della parola OBBEDIENZA ma spesso dimenticate che questa è dono dello S.S. e va ricercata e richiesta con cuore sincero e umile; e che soprattutto quella che viene come Suo dono è anche intelligente! In questi giorni mi tornano spesso in mente le parole profetiche della Madonna a Fatima sul pericolo di apostasia fin dal "cuore" della chiesa e certi commenti non fanno che alimentare in me questo timore! Di contro, fratelli umili, preparati e intelligenti come don Francesco e don Nicola, suscitano in me la speranza che non tutto sia ormai giunto al...termine... Come voi e con voi, ho gioito grandemente per l'elezione di Papa Benedetto XVI al Soglio di Pietro e continuamente ringrazio Dio: ma quel Soglio sul quale siede "Pietro" è stato ed è sostenuto anche da vite spese per il decoro e la bellezza della santa liturgia quali quelle di Mons. Bugnini (di cui senza ritegno mancate continuamente di rispetto!)e di Mons. Brandolini (che mi ha insegnato a conoscere, studiare, amare e vivere la liturgia!). Vorrei ricordare a me stesso e a ciascuno le forti parole di un Santo Vescovo e Martire della chiesa sub-apostolica alla quale continuamente vogliamo guardare e ispirarci, S.Ignazio di Antiochia: "Dove c'è il Vescovo, là c'è la Chiesa!" . Il Vescovo, non solo il Papa!
Ubi Petrus ibi Ecclesia
Buongiorno a tutti,
io credo che quanto detto da marcesar, sia sicuramente uno spunto di riflessione per tutti. E tal proposito invito a rileggere con attenzione il documento del Santo Padre. Dopo Ratisbona, a distanza di quasi 1 anno, ancora una volta mi domando: perchè? Papa Benedetto è il mio pastore, e su questo non vorrei essere frainteso. Vorrei lasciare 2 spunti:
1. A Roma sull'architrave del Battistero della nostra cattedrale (scrivo da Roma) vi è uno scritto di papa Sisto III nel quale parlò del battesimo: "una sola fonte, un solo Spirito, una sola fede."
2. Ubi Petrus ibi Ecclesia ? Certamente, ma invito Anonimo, a specificare segnatamente il suo pensiero. Nulla avviene per caso, Anonimo. Non per fronteggiarti sia chiaro, ma vorrei ricordarti che "FIDE CONSTAMUS AVITA".
Ovvero: voglio specificare proprio questo: siamo salvi nella fede, nella fedeltà dei nostri padri...
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