25 luglio 2007
Il Papa ai sacerdoti del Cadore: «Piedi per terra e occhi al cielo»
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Aggiornamento della rassegna stampa del 25 luglio 2007 (1) [Incontro del Papa con i sacerdoti ad Auronzo]
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INSIEME A PIETRO
«Il sacerdote è un pastore non un burocrate del sacro»
Il Papa ai preti del Cadore: «Piedi per terra e occhi al cielo»
«Necessario educare i giovani ad ascoltare la "voce della vita". Con gli immigrati musulmani è possibile un confronto sui valori»
Dal Nostro Inviato Ad Auronzo Di Cadore (Belluno) Salvatore Mazza
Il sacerdote non è un «burocrate del sacro». Al contrario, è pastore, il ministro di una Chiesa che «è sempre stata contrastata dai poteri, chiamato a essere vicino ai suoi fedeli testimoniando la Parola su cui si fonda la fede, che non è «un pacchetto di dogmi complicatissimi», ma «una cosa semplice», per tutti. Come semplici sono «le vie» per raggiungerla: la testimonianza di vite vissute cristianamente, la conoscenza delle Sacre Scritture, la presenza della Madonna e dei santi e la vivacità delle comunità parrocchiali.
È stato un dialogo franco, aperto, davvero a trecentossessanta gradi quello instauratosi ieri mattina tra Papa Benedetto XVI e gli oltre 400 sacerdoti delle diocesi di Belluno-Feltre e di Treviso che il Pontefice ha incontrato nella chiesa dedicata a santa Giustina Martire, ad Auronzo di Cadore. Terzo e ultimo momento pubblico durante questo suo soggiorno tra le montagne del Bellunese, l'appuntamento è vissuto attorno alle dieci risposte date dal Pontefice alle domande - cinque per ciascuna diocesi - postegli dai sacerdoti. Tutte di argomento pastorale, che hanno spaziato dai giovani alla spiritualità sacerdotale, dall'eredità del Concilio al problema dei divorziati risposati, al dialogo con l'islam.
A riferire «a caldo» dell'incontro - svoltosi a porte chiuse - è stato il direttore della Sala Stampa Vaticana padre Federico Lombardi, che in attesa del testo completo delle risposte del Papa (dovrebbe essere diffuso tra oggi e domani) ne ha riassunto ai giornalisti le linee essenziali. I problemi della pastorale giovanile sono stati probabilmente quelli più a lungo trattati, dalla formazione della coscienza morale alle difficoltà che le ragazze e i ragazzi di oggi incontrano nella loro crescita. Riguardo alla prima questione, Benedetto XVI ha rilevato come «un mondo in cui Dio non c'è diventa un mondo dell'arbitrarieta», a sottolineare l'urgenza di annunciare Dio alle giovani generazioni, insegnando loro ad «ascoltare la voce della vita umana» e della «dignità della vita da rispettare».
In tale contesto «un riferimento molto interessante», secondo Lombardi, è stato quello fatto dal Papa circa il rapporto tra evoluzionismo e creazionismo, sottolineando come «non va posta un'alternativa assoluta tra l'evoluzione e l'esistenza del Dio creatore», perché appunto «l'evoluzione c'è, ma non basta da sola a spiegare le grandi domande, e a come si arriva alla persona umana e alla sua dignità». Esiste infatti «una ragione creatrice», in base alla quale «occorre vedere la grande armonia dell'universo». Così, davanti al senso di sconfitta e di fallimento che provano molti giovani di oggi e che talora può spingerli fino al suicidio, bisogna aiutarli «a trovare il senso della vita in questa grande armonia» del mondo.
Quanto alla vita sacerdotale, Papa Ratzinger ha messo in rilievo come il prete non sia un «burocrate del sacro», e il cristianesimo «non è un pacchetto di dogmi complicatissimi, ma è semplice». E dunque, se la domanda riguarda il «come» portare «l'acqua della fede» a un'umanità che non sembra «assetata», la risposta va innanzitutto cercata nel parlare di un Dio che «ci è vicino in Gesù Cristo». Per questo il Pontefice ha esortato i sacerdoti a un «incontro profondo» con i fedeli, per mezzo della preparazione ai sacramenti del Battesimo, della Cresima e della Confessione. Aggiungendo che il cristianesimo non è un «aut aut tra umanità e divinità», ma «dobbiamo vivere con i piedi in terra e gli occhi rivolti al cielo».Tale vicinanza è qualcosa che si deve manifestare sempre, sui diversi versanti pastorali. Come su quello del dialogo, perché se può essere «difficile», per esempio, un dialogo sui grandi temi della fede con gli immigrati musulmani, esso «piuttosto» è possibile «sui valori». «Il Papa - ha detto Lombardi - ha ricordato che anche la Chiesa antica era in minoranza e non siamo solo noi a doverci confrontare con tante diverse visioni del mondo». Per questo, ha aggiunto, nella sua risposta Ben edetto XVI ha esortato i sacerdoti a mettere in pratica quanto diceva san Pietro: «Siate pronti a dare ragione della speranza che è in voi», esortando «a riconoscere anche nei non cristiani il proprio prossimo».
Sul problema dei divorziati risposati, «il Papa ha insistito innanzitutto sulla preparazione al matrimonio, sulla necessità, cioè, di aiutare a riscoprire la visione cristiana del matrimonio, che è uno per tutta la vita». Le coppie in crisi «vanno accompagnate» e, facendo salva la «necessità di verificare se il matrimonio sacramentale c'era o no, cioè sulla sua nullità», Benedetto XVI ha esortato i cristiani a comportarsi «in modo che ci si possa sentire amati da Cristo e membri della Chiesa anche in situazioni di difficoltà».
È questa la Chiesa insomma che il Papa vuole vedere. «Umile» e «sempre contrastata dai poteri», ma nonostante ciò sempre in grado di trovare «la sua strada nella storia», «senza trionfalismi». Una Chiesa che cresce forse lentamente, ma «la valutazione sulla sua crescita va fatto non sui numeri e sulle statistiche, che sono aspetti superficiali, ma sulla sua vitalità e creatività». Del resto «le esperienze del Concilio stanno portando tanti frutti», ha detto il Papa ricordando le «grandi speranze» che anche lui nutriva a quei tempi. D'altra parte, ha aggiunto, anche dopo i Concili antichi la Chiesa visse tempi non facili, e dopo il Vaticano II essa ha dovuto attraversare «grandi fratture culturali e storiche», come il '68, periodo di «crisi della cultura occidentale», e poi le profonde trasformazioni dell'89, con il crollo dei regimi comunisti.
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«Colpisce la sua semplicità e chiarezza»
Tra i parroci che hanno partecipato all'incontro «Un lezione di alto livello ma anche molto concreta. Dimostra di conoscere benissimo i problemi della nostra quotidianità pastorale»
Da Auronzo Di Cadore (Belluno) Francesco Dal Mas
«Ti guarda negli occhi, in profondità, ti lascia parlare, facendoti sentire a tuo agio, e nello stesso tempo dimostrandoti che sei importante e che è interessante quanto gli stai dicendo». Questa la prima reazione di don Claudio Bosa, il parroco di Porcellengo che ha avuto la ventura di fare al Papa la prima domanda, sulla formazione della coscienza nei giovani. «Si è presentato, a noi "poveri" sacerdoti, non come un personaggio, ma come una persona» - sottolinea monsignor Giorgio Marcuzzo, parroco del Duomo Cattedrale di Treviso. «Il primo ad essere convinto di quanto diceva era proprio lui, ma - aggiunge don Francesco Cassol, parroco di Longarone - al tempo stesso è stato convincente». Per il vescovo di Belluno-Feltre, monsignor Giuseppe Andrich, che nella chiesa di Santa Giustina Martire l'ha presentato ai 400 sacerdoti, Benedetto XVI ha tenuto «una lezione magistrale», di alto livello intellettuale, in tanti passaggi, ma «anche in sintonia con i problemi pastorali e personali che i sacerdoti vivono nella loro quotidianità».
Tutti soddisfatti, i preti, anche coloro che magari avevano qualche riserva, secondo ricorrenti stereotipi.
E questo perché - spiega don Cassol - «Benedetto XVI si è confermato, anche ad Auronzo, un Papa che ascolta, che va molto in profondità; mi ha colpito come ha risposto davvero con serietà alle domande, anche le più intriganti». Il parroco della città del Vajont riferisce che «ha colpito un po' tutti l'invito del Papa a vivere gioiosamente la propria cattolicità», con i piedi per terra e gli occhi rivolti al cielo. Ratzinger, il Papa della Messa in latino? «Ad Auronzo si è confermato, una volta di più, il papa del Concilio». Commosso anche un anziano prete come don Armando Durighetto, parroco nonostante i suoi 96 anni, anche lui ad Auronzo. «Il Papa dell'essenzialità: ecco come l'ho colto» - testimonia monsignor Marcuzzo. «In un'ora e tre quarti - specifica il parroco del Duomo - non ha detto una parola in più, ma nemmeno una in meno. Si sente l'uomo di studio, ma anche l'uomo della concretezza, che ha ben presente i problemi di noi parroci e della quotidianità pastorale». Per cui - ammette don Giorgio - «è stato provvidenziale il suo invito ad essere pastori, non burocati, del fermento; senza trionfalismi». I sacerdoti, giovani ed anziani, secondo don Bosa, hanno avvertito ed apprezzato «la profondità, la lucidità, la chiarezza e la concretezza» delle risposte. «L'incoraggiamento a cercare un terreno comune di valori, per esempio nel creato, e comunque nei 10 Comandamenti è davvero impegnativo» spiega il parroco di Porcellengo, «se vogliamo renderci capaci di cercare e trovare verità più profonde». «Dalla chiesa di Santa Giustina siamo usciti più carichi di speranza e di gioia» conferma il parroco, don Renzo Roncada. Che temendo l'emozione, non ha accettato di porgere pure lui una domanda al Papa. «Benedetto XVI? È stato grandioso - riconosce monsignor Giorgio Lise, del Centro Papa Luciani di Col Cumano -. Ha condotto, per ognuna delle 10 domande, altrettante lezioni di ecclesiologia, teologia, pastorale. E lo ha fatto con semplicità, con umiltà. Mi ha tanto ricordato - sottolinea il vicepostulatore della causa di beatificazione di Giovanni Paolo I - papa Luciani, con le sue virtù indimenticabili».
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Bene i parroci, ma basta con gli stereotipi!
R.
IL GESTO
E dopo l'incontro l'abbraccio alla cittadinanza
Dal Nostro Inviato Ad Auronzo Di Cadore (Belluno) Salvatore Mazza
Un dialogo intenso. Nel corso del quale «abbiamo parlato di Dio, della Chiesa, dell'umanità di oggi e, soprattutto, del fatto che la Chiesa siamo noi stessi e che in questo cammino dobbiamo tutti collaborare». In questi termini, ieri mattina Benedetto XVI, rivolgendosi ai fedeli di Auronzo dal sagrato della chiesa di Santa Giustina Martire, ha voluto sintetizzare «questo bellissimo incontro che ho avuto con i con i vostri sacerdoti» delle diocesi di Belluno-Feltre e di Treviso. Erano circa tremila i fedeli, auronzani, villeggianti e provenienti dai comuni vicini, che fin dal primo mattino s'erano raccolti davanti alla chiesa. E Benedetto XVI, prima di lasciare Auronzo, ha voluto ringraziarli brevemente, a suo modo, per il calore dimostratogli durante tutto questo momento di «riposo non solo del corpo, ma anche dell'animo» che sta vivendo «in questa bellissima terra delle Dolomiti». Riferendosi al suo soggiorno a Lorenzago, il Papa ha detto di essere contesto di essere stato qui «per respirare non solo quest'aria bella del Creatore ma anche quest'aria di amicizia e di cordialità, della quale sono gratissimo». Il Comune di Auronzo, a ricordo dell'evento, ha voluto regalare al Papa una scultura in legno delle Dolomiti e un quadro d'argento della Madonna, mentre la diocesi di Belluno-Feltre gli ha donato una statua alta circa 40 centimetri, in legno di noce, raffigurante san Benedetto.
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IL CHIARIMENTO
«Viaggio in Cina? Complicato parlarne ora»
(S.M.)
La domanda è stata lanciata da lontano: «Lei è stato invitato, si recherà in Cina?», Il Papa, che in quel momento stava scendendo le scale della chiesa di Santa Giustina Martire, ad Auronzo di Cadore, replica con una battuta ovvia, non avendo modo né essendo quello il luogo per dare una risposta compiuta: «Non c'è tempo adesso... non posso parlare, in questo momento è un po' complicato». La domanda era riferita a quanto affermato, in un'intervista a «La Repubblica», dal leader dell'Associazione patriottica (Ap) dei cattolici cinesi Liu Bainian («Spero con tutte le mie forze di poter vedere un giorno il Papa qui a Pechino»). Un auspicio, più che un invito - tra l'altro perché si possa concretizzare una visita mancano ancora sia un invito ufficiale della Chiesa cinese che del governo di Pechino -. Le parole di Benedetto XVI ad Auronzo si riferiscono dunque all'inopportunità non della visita, come qualcuno ha interpretato, ma più semplicemente di parlare di un argomento così complesso nei pochi secondi a disposizione.
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