19 aprile 2008

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Il Papa negli USA: diritti umani, dialogo con l'ebraismo ed ecumenismo. L'analisi di padre Lombardi

Sul discorso del Papa all'ONU e gli altri eventi della giornata di ieri ascoltiamo la riflessione del direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi, raggiunto telefonicamente a New York da Stefano Lezczynski:

R. – Il discoro è stato un discorso certamente fondamentale. Siamo nel 60.mo anniversario della Dichiarazione dei diritti dell’Uomo, della Dichiarazione universale, e il Papa ha voluto proprio ricordarne il valore che comincia forse – dopo 60 anni – ad essere un poco dimenticato, ma che invece è assolutamente fondamentale per la tutela della dignità della persona umana in tutto il mondo. Il Papa ha anche toccato un argomento che mi pare abbastanza nuovo e originale: quando parla con molta decisione della “responsabilità di proteggere”, la responsabilità di proteggere la dignità della persona umana e i suoi diritti. Ecco: responsabilità non solo da parte degli Stati ma – quando questi non ne siano capaci – da parte della comunità internazionale rispettando naturalmente i principi dell’ordine internazionale. Ma l’insistenza con cui ha parlato di questo dovere di proteggere i diritti dell’uomo è stato molto forte. Credo che questo darà luogo, con una adeguata riflessione, a degli approfondimenti, forse anche delle novità nei principi e nei modi di guardare all’ordine internazionale e alla responsabilità della comunità internazionale. Quindi sono assolutamente convinto che sia un discorso da meditare e da approfondire.

D. – Una giornata molto intensa, quella di ieri. Subito dopo le Nazioni Unite c’è stato un incontro ecumenico molto importante ...

R. – Sì. Direi che il discorso del Papa ha voluto andare ai fondamenti, ha voluto impegnare tutti i cristiani delle diverse comunità a riflettere sull’importanza di cercare insieme la verità, non accontentarsi di un certo “volersi bene”, diciamo, di una buona volontà generica ma cercare qual è il nostro dovere verso la verità rivelata, quali sono anche – appunto – le esigenze dottrinali che vengono poste all’essere cristiani e su cui tutti dobbiamo confrontarci per essere veramente fedeli alla Parola di Dio, alla rivelazione di Cristo come ci è stata donata. E quindi, anche qui veramente un impegno di onestà, di onestà e di riflessione in cui la vera fede cristiana viene messa in luce anche dall’attenzione alla fedeltà alla tradizione, dalla ricerca di quali sono gli elementi essenziali della professione di fede e che ci sono richiesti dalla Scrittura e dalla Tradizione e su cui, quindi, dobbiamo incontrarci.

D. – Padre Lombardi, un evento che è stato vissuto come di importanza storica dalla comunità ebraica newyorkese è stato l'incontro alla Sinagoga. Qui, il punto principale da sottolineare qual è?

R. – Proprio questo segno di amicizia, di fraternità. Nella imminenza della festa pasquale, il Santo Padre ha voluto passare in una sinagoga. E adesso, forse, ci sembra quasi normale che il Papa vada in una sinagoga, ma è solo la terza volta! Una volta ci è andato Giovanni Paolo II a Roma, due volte ci è andato Benedetto XVI, a Colonia e ora a New York. E a New York si trova probabilmente la comunità ebraica più numerosa, per non dire più importante, del mondo, al di fuori di Israele. E questo segno, quindi, di amicizia, di incontro ha avuto una importanza ed un significato del tutto particolare per ribadire la buona intenzione, il buon rapporto di amicizia, di rispetto tra cattolici ed ebrei che sono i nostri fratelli maggiori.

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