19 aprile 2008

Ratzinger: «Non si dimentichino le ingiustizie verso indiani e neri». La visita di Gordon Brown negli Usa oscurata da Benedetto XVI (Europa)


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Ratzinger: «Non si dimentichino le ingiustizie verso indiani e neri»

Oltre cinquantamila persone sono accorse ieri per assistere alla messa celebrata da Benedetto XVI al Nationals Park Stadium di Washington, nel terzo dei sei giorni che il papa trascorrerà in America. Le richieste di partecipazione per assistere alla cerimonia sono state tuttavia almeno il doppio e i biglietti sono andati esauriti in tempo record.
Accolto dagli applausi, il papa ha fatto il suo ingresso nel “tempio del baseball” e, a bordo della papamobile, ha benedetto la folla.
«Riconosco il dolore che ha vissuto la chiesa in America in conseguenza degli abusi sessuali sui minori» ha detto Joseph Ratzinger durante l’omelia, riferendosi, per la terza volta dall’inizio del suo viaggio negli Stati Uniti, allo scandalo della pedofilia che ha coinvolto alcuni preti cattolici negli Usa. Ma, ha sottolineato il papa sono stati compiuti numerosi sforzi «per affrontare in modo onesto e giusto questa tragica situazione e per assicurare che i bambini possano crescere in un ambiente sicuro». «Queste premure per proteggere i minori devono continuare – ha detto il papa – oggi esorto ognuno di voi a fare tutto quello che potete per far rimarginare le ferite e aiutare la riconciliazione, assistendo quelli che sono stati colpiti».
È una scoperta sconcertante, ha dichiarato il vescovo di Roma, «che tanti battezzati, invece di agire come lievito spirituale nel mondo, siano inclini ad abbracciare atteggiamenti contrari alla verità del Vangelo». La chiesa, ha spiegato il papa, non è esente dalla crisi di valori che affligge la società intera: «Vediamo segni evidenti di un crollo preoccupante, alienazione, rabbia e contrapposizione in molti nostri contemporanei; crescente violenza, indebolimento del senso morale, involgarimento nelle relazioni sociali e accresciuta dimenticanza di Dio».
Un’attenzione speciale, poi, ha meritato la comunità ispanica. I 45 milioni di latinoamericani che vivono negli Usa rappresentano tra il 29 e il 43 per cento dei circa 70 milioni di fedeli cattolici americani. «La chiesa degli Stati Uniti è cresciuta grazie anche alla vitalità della testimonianza dei fedeli di lingua spagnola» ha detto il papa suscitando uno scroscio di applausi.

Ratzinger, che nell’incontro di mercoledì scorso con George W. Bush aveva già affrontato la questione dell’immigrazione latinoamericana, ha esortato poi gli ispanici a «non cedere al pessimismo».
L’America è il paese della speranza, ha spiegato il pontefice, anche se, in passato, i colonizzatori si sono macchiati di gravi «ingiustizie» ai danni «dei nativi del continente e poi nel commercio degli schiavi dall’Africa».

E a proposito di diritti umani, oggi, Benedetto XVI sarà impegnato in una visita alla sede delle Nazioni Unite. C’è grande attesa all’Onu per il suo discorso, che verterà sulla libertà religiosa e il dialogo. «Il papa – ha dichiarato l’arcivescovo Celestino Migliore, rappresentante vaticano all’Onu – è per un dialogo che premette l’accettazione e il rispetto dell’uguale dignità di ogni persona e gruppo umano», e dunque richiede «un minimo comune denominatore nella visione che si ha dei diritti, della democrazia, della libertà, della coesistenza tra i popoli».

© Copyright Europa, 18 aprile 2008 consultabile online anche qui.

EUROPA

Gordon negli Usa all’ombra del papa

La visita a Washington del premier britannico rischia di passare in secondo piano. «Il problema del governo Brown è l’anonimato», scrive il Times.

Il premier britannico Gordon Brown è in visita ufficiale negli Stati Uniti. La stampa britannica critica in modo unanime la scelta di compiere il viaggio in contemporanea con il Papa e attacca la strategia politica del primo ministro giudicata troppo debole e anonima sia nelle questioni interne che in quelle estere.
«Rispetto a quello del suo predecessore», scrive il Times, «il governo di Gordon Brown si è distinto per la sua assenza sulla scena politica internazionale. Forse Tony Blair esagerava, ma Brown gioca troppo al ribasso. La sua visita negli Stati Uniti, organizzata per qualche strano motivo in contemporanea niente di meno che con quella del Papa, rinforza l’anonimato di questo mandato». Il Times suggerisce alcuni modi per rilanciare le relazioni tra le due sponde dell’Atlantico: «Combattere l’ostilità verso gli Stati Uniti all’interno del Partito laburista e valutare bene le mosse politiche nei confronti del prossimo presidente Usa».
«Chi è Gordon Brown, si starà chiedendo l’America», esordisce il Daily Telegraph.
«Non è famoso come il Papa né di casa com’era Tony Blair.
Al momento di incontrare i tre candidati alle presidenziali americane dovrebbe sapere che il suo futuro è incerto quanto il loro». Sia l’Independent che il Financial Times si concentrano su questioni economiche interne che Brown non è riuscito ad affrontare in maniera convincente prima di partire per il suo viaggio. «Bisogna intervenire sul sistema bancario», scrive Ft. «Brown promette ciò che non può mantenere», conclude l’Independent.

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