19 aprile 2008

«Pace e prosperità» ripetuto sei volte E l'Onu applaude (Bobbio)


Vedi anche:

Benedetto e Bush, cordialità nella diversità (Valli)

Il Papa all'Onu: "La promozione dei diritti umani rimane la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze fra Paesi e gruppi sociali" (Discorso del Santo Padre all'Assemblea delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008)

Ratzinger: «Non si dimentichino le ingiustizie verso indiani e neri». La visita di Gordon Brown negli Usa oscurata da Benedetto XVI (Europa)

Il Papa tra le vittime dei preti pedofili (Galeazzi)

Il Papa incontra a sorpresa le vittime dei preti pedofili (Accattoli)

Il Papa: "Il personale dell'Onu costituisce un microcosmo del mondo intero, in cui ogni singola persona reca un contributo indispensabile" (Discorso del Santo Padre al personale delle Nazioni Unite, 18 aprile 2008)

Il Papa sorprendente: articolo di "Le Tablet"

Il commento di padre Lombardi al viaggio del Papa negli USA: dal clima gioioso, ai grandi discorsi, all'incontro con le vittime di abusi sessuali

Intervista della CNN ad alcune vittime degli abusi sessuali: "il Papa ci ha ridato la speranza" (Radio Vaticana)

La CNN intervista in esclusiva le vittime dei preti pedofili incontrate da Benedetto XVI

Le testimonianze delle vittime che hanno incontrato il Papa: "Benedetto è stato straordinario", "Le scuse del Papa mi hanno commosso"...

Il Papa con le vittime dei preti pedofili Usa, qualcuno piange tra le sue braccia

IL PAPA RICEVE E PREGA CON UN GRUPPO DI VITTIME DI PRETI PEDOFILI

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE NEGLI USA

VIAGGIO APOSTOLICO DEL PAPA NEGLI USA (15-21 APRILE 2008): LO SPECIALE DEL BLOG

«Pace e prosperità» ripetuto sei volte E l'Onu applaude

La visita a 60 anni dalla Dichiarazione dei diritti umani Il discorso del Papa ai rappresentanti di 192 Paesi

nostro servizio

Alberto Bobbio

New York Il segretario generale delle Nazioni Unite, il coreano Ban Ki Moon, lo aspetta fuori dal Palazzo di Vetro, lungo la Seconda Avenue, cuore di Manhattan. Benedetteo XVI sorride e lo farà tante volte nelle tre ore passate nella sede dell'organizzazione internazionale che, dirà il Papa poco dopo all'Assemblea generale, ha la «responsabilità di proteggere» i popoli, ma anche le persone nella loro «assoluta ed essenziale libertà e dignità». Benedetto XVI entra nella sala verde dell'Assemblea generale dal fondo. La percorre tra applausi, scatti di macchine fotografiche, ambasciatori in piedi. Sono rappresentanti 192 Paesi del mondo. Ratzinger poco prima aveva avuto un colloquo personale con Ban Ki Moon nell'ufficio del segretario generale al trentottesimo piano. Cammina piano in mezzo al grande emiciclo. Ha uno sguardo scintillante, nasconde appena l'emozione.
Qui c'è, quasi, il mondo intero che osserva il Papa e misura le sue parole. Benedetto XVI siede su una poltrona cremisi accanto alla presidenza dell'Assemblea. Lo saluta Ban Ki Moon, poi tocca al presidente dell'Assemblea che fino al 24 maggio è l'ambasciatore della «ex Repubblica Jugoslava di Macedonia», Kerim Srgjan. Il protocollo intreccia formalità e familiarità, sorrisi e applausi. Dopo tutto questa è la grande famiglia delle nazioni. Il Papa si alza e va al podio.

Parla in francese, la lingua della doplomazia, e in inglese, la lingua universale.

Ma all'inizio ripete sei volte in spagnolo, inglese, francese, arabo, russo e cinese (le sei lingue dell'Onu) «Pace e prosperità con l'aiuto di Dio». E L'Assemblea esplode in una standing ovation di oltre un minuto: è il momento più importante della visita di Benedetto XVI, il terzo Papa all'Onu dopo Paolo VI nel 1965 e Giovanni Paolo II nel 1979 e 1995. Il tutto avviene per la celebrazione dei 60 anni dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo.
Benedetto XVI non accenna ad alcuna particolare situazione del mondo, non fa l' elenco geopolitico di tante cose che non vanno sul pianeta. Parla di diritti umani, spiega che vanno rispettati non perché lo dice la legge, ma perché è una misura di giustizia. E ribadisce che i diritti umani devono «includere il diritto alla libertà religiosa», che non è semplicemente la possibilità dell'«esercizio di culto».

La parole del Papa vanno diritto al cuore di tante situazioni che ogni ambasciatore ha in mente. Non fa esempi, ma non si fatica a intravvedere sullo sfondo la situazione del Tibet e della Cina quando dice che «è inconcepibile che dei credenti debbano sopprimere una parte di se stessi - la loro fede - per essere cittadini attivi: non dovrebbe mai essere necessario rinnegare Dio per poter godere dei propri diritti civili».

Insiste sulla «dimensione pubblica della religione», sul dialogo interreligioso, sul riconoscimento della dimensione religiosa e trascendente, che aiuta a resistere «alla violenza, al terrorismo e alla guerra» e aiuta a «promuovere la giustizia e la pace». Il Papa precisa ancora meglio il suo pensiero, quando spiega che la «promozione dei diritti umani rimane la strategia più efficace per eliminare le disuguaglianze tra Paesi e gruppi sociali» per «aumentare la sicurezza» e fa notare che spesso «le vittime degli stenti e della disperazione», le persone la cui dignità umana viene «violata impunemente», diventano «facile preda del richiamo alla violenza». Ma non è così scontato, riconosce il Papa, coniugare ragioni della sicurezza, sviluppo, protezione dell'ambiente. In discussione c'è sempre il concetto di libertà, che non è limitato dalle regole che mettono in correlazione diritti e doveri o da quelle che impongono una riflessione etica sull'onnipotenza della scienza e le sue applicazioni, perché spesso sono contrarie al «carattere sacro della vita», della persona umana e della famiglia, che vengono «derubate della loro identità naturale».
Le Nazioni Unite possono aiutare l'umanità in tutti questi campi se accentuano la loro vocazione al «principio della responsabilità di proteggere», che non vuol dire solo occuparsi delle violazioni della libertà e dei conflitti, perché tale principio comporta anche la protezione dell'«idea di persona quale immagine dei Creatore». Sulla funzione generale dell'Onu il Papa ha osservato, con una certa amarezza, che il «consenso multilaterale» rischia di diventare un «evidente paradosso», se è continuamente messo in crisi dalla «subordinazione alla decisione di pochi».
Benedetto XVI ha visitato, dopo il discorso all'Assemblea generale nella «meditation room», una sorta di cappella dove ognuno prega il suo Dio. Ban Ki Moon ha fatto vedere al Papa la bandiera dell'Onu che sventolava sul palazzo delle Nazioni Unite a Bagdad, quando venne attaccato nell'agosto 2003 (in quella circostanza morì l'inviato speciale dell'organizzazione Sergio De Mello insieme ad altre 21 persone). Il Papa ha accarezzato la bandiera, poi è tornato nell'emiciclio dell'Assemblea generale per incontrare tre mila funzionari che lavorano al Palazzo di Vetro e ha ricordato i morti dell'Onu e tutti i civili uccisi (42 solo nel 2007) per il «bene dei popoli», definendoli «custodi della pace».

© Copyright Eco di Bergamo, 19 aprile 2008

Nessun commento: