11 luglio 2008

Il Patriarcato russo contro le decisioni degli anglicani a York (Osservatore Romano)


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Delegazione cattolica alla conferenza di Lambeth

Il Patriarcato russo contro le decisioni degli anglicani a York

"Un duro colpo a tutta la Comunione anglicana perché rivela le contraddizioni che esistono nel suo seno". Questo il primo commento del Patriarcato di Mosca al voto espresso dalla maggioranza dei vescovi della Chiesa d'Inghilterra, riuniti nei giorni scorsi in occasione del sinodo di York, per l'inizio di una procedura legislativa favorevole all'ordinazione di donne all'episcopato.
Il portavoce del Patriarcato di Mosca, Igor Vyjanov - in alcune dichiarazioni rilasciate all'agenzia russa di informazione internazionale "Novosti" e riportate dal Sir - denuncia il "liberalismo radicale" che domina nel mondo anglicano. Inoltre, il rappresentante del Patriarcato sottolinea il fatto che la Chiesa d'Inghilterra si allontana sempre di più dalla tradizione apostolica, impedendo un maggiore sviluppo del dialogo tra le Chiese.
"Questa tradizione - sottolinea Igor Vyjanov - ha radici antiche e un senso teologico molto profondo che non si può ridurre a questioni di ordine sociale, e soprattutto non si può pensare che le generazioni precedenti non amassero o non rispettassero le donne".
Già prima dello scorso 4 luglio, data d'inizio del sinodo della Chiesa d'Inghilterra, un certo numero di vescovi e pastori anglicani tradizionalisti, indicati comunemente come Anglo-Catholic, aveva espresso un forte disagio a rimanere nell'ambito della Comunione anglicana e della Chiesa d'Inghilterra nel caso che il Sinodo di York non avesse trovato soluzioni adeguate alla loro non accettazione e non riconoscimento delle nomine episcopali per le donne.
Ai vescovi e ai pastori anglicani che chiedono di diventare cattolici, viene permesso dalla Santa Sede di esercitare il ministero sacerdotale pur rimanendo sposati. Papa Giovanni Paolo ii aveva emanato nel 1980 una norma in proposito e di essa hanno già usufruito più di ottanta religiosi sposati, tutti già pastori episcopaliani, cioè membri americani della Comunione anglicana, che hanno potuto continuare il loro ministero pastorale anche dopo la conversione al cattolicesimo.
Nel frattempo, oltre seicento primati anglicani di tutto il mondo si preparano all'incontro per la Conferenza di Lambeth che viene convocata ogni dieci anni dall'arcivescovo di Canterbury. Questa riunione è storicamente l'evento di maggiore rilevanza della Comunione anglicana, ma non è dotata di alcun organismo che abbia un potere legislativo o decisionale.
La Chiesa di Roma invia, come già è avvenuto per altre occasioni, una delegazione alla Conferenza di Lambeth per assistere e anche svolgere interventi nel corso dei lavori. Alcuni dei membri della delegazione saranno presenti a Lambeth solo in alcune delle date più significative dell'incontro.
Alla delegazione della Chiesa di Roma alla Conferenza di Lambeth partecipano: il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli; il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani; il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, arcivescovo di Westminster; monsignor John A. Bathersby, arcivescovo di Brisbane e co-presidente della Commissione internazionale anglicano-romana per l'unità e la missione (Iarccum); monsignor Paul Nabil El-Sayah, arcivescovo di Haifa e Terra Santa dei Maroniti; monsignor Brian Farrell, vescovo titolare di Abitine, segretario del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani; monsignor Anthony J. Farquhar, vescovo ausiliare di Down e Connor, membro di Iarccum; monsignor Lucius Iwejuru Ugorji, vescovo di Umuahia, membro di Iarccum.
Una nota della Comunione anglicana sottolinea la "forte presenza ecumenica" alla Conferenza di Lambeth. Nella stessa nota si sottolinea che "la Comunione anglicana è costantemente impegnata nel movimento ecumenico ed è attualmente coinvolta in dialoghi di livello internazionale con le Chiese battista, luterana, metodista, vetero-cattolica, ortodossa orientale, ortodossa e romana cattolica". La nota ricorda anche i più recenti accordi bilaterali ecumenici e cita in particolare il documento "Crescere insieme nell'unità e missione" pubblicato con la Chiesa cattolica. (roberto sgaramella)

(©L'Osservatore Romano - 11 luglio 2008)

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