8 luglio 2008

Mezza retromarcia della curia ambrosiana. Mons. Redaelli: «Viale Jenner, serve soluzione condivisa» (Avvenire)


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Il vescovo Redaelli: «Viale Jenner, serve soluzione condivisa»

DA MILANO DAVIDE RE

Dopo le polemiche è tempo di riflessione. Nella vicendadel­la chiusura del centro isla­mico di viale Jenner, a Milano, an­nunciata dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, si sono susseguite le dichiarazioni, anche molto forti. C’è chi ha parlato di sicurezza, chi di diritti degli immigrati., Fino a paven­tare la messa in discussione, nel ca­poluogo lombardo, della libertà reli­giosa. Sull’intera questione è inter­venuto il vicario generale della dio­cesi di Milano, il vescovo Carlo Re­daelli.

Monsignor Redaelli, il ministro del­l’Interno Roberto Maroni ha deciso: il Centro islamico di viale Jenner va chiuso. Subito è scoppiata la pole­mica, sono volate parole grosse. Fi­no ad arrivare al termine 'fascista' e 'populista'.

La situazione del Centro islamico di viale Jenner richiedeva da tempo u­na soluzione, anche in considerazio­ne del pesante disagio provocato ai cittadini della zona dalla preghiera del venerdì. Un conto, però, è la que­stione di viale Jenner, un altro quello di garantire anche a Milano a coloro che professano la religione islamica, il diritto costituzionalmente stabilito a professare liberamente la propria fede religiosa in forma individuale o associata e nei limiti previsti dalla stessa Costituzione. È importante che le soluzioni concrete, che spettano alle competenti autorità e che devo­no tener conto delle effettive possi­bilità offerte dalla città, siano trovate in un dialogo tra le parti, dove siano comunque chiari diritti, doveri e re­sponsabilità di ciascuno. Le 'parole grosse' usate dal nostro responsabi­le delle relazioni interreligiose face­vano riferimento non a provvedi­menti concreti, ma all’ipotesi, consi­derata giustamente incredibile, di un intervento nettamente contrario al­la libertà di religione e di culto.

Ma c’è un pericolo per la libertà re­ligiosa, come qualcuno sostiene?

Non lo ritengo un problema attuale. Piuttosto c’è la fatica di trovare, nel­la mutata condizione della nostra so­cietà che ormai vede una pluralità di espressioni religiose molto diverse tra loro, delle modalità concrete di eser­cizio della libertà religiosa, che siano rispettose delle convinzioni di cia­scuno, all’interno dei limiti previsti dal nostro ordinamento democrati­co, e che favoriscano una conviven­za civile tra i cittadini e un loro co­mune apporto alla vita della nostra Ministero, prefettura, Regione e Co­mune stanno cercando una soluzio­ne condivisa. Un trasferimento per il Centro islamico. Oppure la crea­zione di piccoli luoghi disseminati su tutto il territorio urbano, più in­tegrabili con le zone in cui sorge­rebbero.

Quale la soluzione più ade­guata?

La soluzione migliore sarà quella che di fatto si saprà concordare con gli interessati, nel rispetto della confi­gurazione urbanistica di Milano e della convivenza di tutti i cittadini. Eccessive concentrazioni numeriche possono fare più problema alla po­polazione locale che non più luoghi di culto di piccola dimensione. Ma l’importante è cercare nel dialogo so­luzioni reali e il più possibile soddi­sfacenti e che il dialogo continui.

Una caratteristica della religione i­slamica è la mancanza di gerarchie unanimemente riconosciute. A Mi­lano esistono diversi punti di riferi­mento per i musulmani. Come af­frontare dunque il problema di rap­presentanza?

È questo un problema che solo il mondo islamico può risolvere e che va affrontato a livello nazionale. Ci sono da tempo alcuni tentativi in me­rito. Ad esempio, nel 2005 il ministro Pisanu ha istituito presso il Ministe­ro dell’Interno una 'Consulta per l’i­slam italiano'; nel 2007 è stata ela­borata una 'Carta dei valori della cit­tadinanza e dell’integrazione' e po­chi mesi fa diversi esponenti di cen­tri religiosi, associazioni culturali e comunità islamiche hanno firmato una 'Dichiarazione di intenti per la Federazione dell’islam italiano'. So che a Milano, per una rappresentan­za ampia di più organizzazioni reli­giose, esiste il Forum delle religioni, ma proprio il Centro islamico di via­le Jenner non vi fa parte. La questio­ne è certamente aperta, ma penso che se c’è buona volontà da tutte le parti in causa si possa giungere a un’intesa tra Repubblica italiana e un soggetto che esprima unitariamente l’islam italiano.

© Copyright Avvenire, 8 luglio 2008

Mah...
R.

1 commento:

euge ha detto...

Rispondo anch'io con un Mah Raffaella grande come una casa...... Cos'è l'avete sparata troppo grossa e solo adesso ve ne rendete conto!???????