7 luglio 2008
GMG - Di generazione in generazione. Insieme nel “nuovissimo mondo” (Diaco)
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Novena per il nostro amico Germano
GMG - Di generazione in generazione
Insieme nel “nuovissimo mondo”
Ernesto Diaco
I primi giovani italiani sono già arrivati. Per gli altri, diecimila quando ci saranno tutti, c’è appena il tempo di mettere le ultime cose in valigia. Le raccomandazioni della mamma. I saluti agli amici che restano a casa. Uno sguardo al bollettino meteo su internet: a Sidney l’inverno è alle porte. Giunte a quota 23, le Giornate mondiali della gioventù sono cresciute con le diverse generazioni di ragazzi che le hanno colorate della loro fede fresca. I primi partecipanti oggi ci tornano come educatori, e non pochi vestono l’abito religioso o la veste sacerdotale. Lo spirito è sempre lo stesso, la formula si è perfezionata. L’idea di Giovanni Paolo II con gli anni è stata ampliata e, con Benedetto XVI, ha assunto ancor più chiaramente i contorni di un’esperienza integrale di cristianesimo, con tutti gli ingredienti della vita evangelica: la scuola della Parola e l’eucaristia, l’adorazione e il perdono, la fraternità e il servizio, perfino il dialogo interreligioso e lo scambio culturale. Non si tratta della dimostrazione muscolare di una Chiesa decisa a farsi valere nello scenario globalizzato, ma piuttosto di uno “spirituale pellegrinaggio di continente in continente seguendo la Croce di Cristo”, come la definì papa Ratzinger a Colonia tre anni fa. Se l’Europa ha fatto la parte del leone nei grandi raduni internazionali, ora tocca al “nuovissimo mondo” far da teatro all’incontro. L’Australia, in realtà, è una delle regioni più antiche della terra, incantevole per le sue bellezze naturali e per l’accoglienza dei suoi abitanti. Non sarà difficile, in quel crogiuolo di popoli, evocare la vocazione universale del vangelo. Fra quegli spazi immensi, raccontare dell’infinito amore. Sotto la Croce del Sud, la piccola costellazione che compare fin sulla bandiera australiana, volgere lo sguardo alla Croce di Gesù, che indica la direzione per una vita vissuta in pienezza. Anche questa volta il Papa chiede molto ai giovani: in due parole, essere santi e missionari; accettare – scrive loro nel messaggio per l’appuntamento di Sidney – di “porre in gioco la vostra vita per illuminare il mondo con la verità di Cristo; per rispondere con amore all’odio e al disprezzo della vita; per proclamare la speranza di Cristo risorto in ogni angolo della terra”. Non a caso, domenica 20 luglio, durante la Messa conclusiva, alcuni giovani riceveranno la cresima. In piena emergenza educativa, è così che risponde la Chiesa: non annacquando la proposta o misurando la fiducia. “I sogni tipici delle nuove generazioni chiedono di essere protetti, sospinti su mete alte”, ricordava il cardinale Angelo Bagnasco nel maggio scorso, aprendo l’Assemblea dei vescovi italiani. La Giornata mondiale della gioventù è questo: impastare di vangelo i loro sogni e lanciarli oltre il cinismo e lo scetticismo diffuso. L’esatto contrario di quella grande “anestesia degli spiriti” in cui sono loro malgrado immersi e che rende incapaci di distinguere tra il bene e il male, tra la realtà e la finzione. Il messaggio, qui, è soprattutto per gli adulti: la lezione della Gmg è anche per loro. Vedere ancora una volta lo sguardo del Papa ottantenne incontrare quelli di chi è nato dopo internet e il cellulare ci ricorderà che, di generazione in generazione, la Chiesa è al fianco dell’uomo nel suo cammino quotidiano, tra abissi di sofferenza e vertici di bellezza. “Amo una terra bruciata dal sole”, scriveva un poeta aborigeno. “Amo l'immensità e mi sento parte di essa”. Sarà questa l’esperienza che faranno i giovani di Sidney: essere cittadini di una terra affascinante, consegnata alla loro libertà e allo stesso tempo di un cielo luminoso e amico.
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