8 luglio 2008

Milano, quando la Curia parla come «Repubblica» (Brambilla). Da incorniciare ed appendere nel tinello :-)


Vedi anche:

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La diocesi di Milano fa dietrofront ma in Vaticano c'è imbarazzo per quella parola: "fascista" (Tornielli)

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Luigi Santambrogio alla curia milanese: "L'islam non è religione da marciapiede"

Card. Martino: "Sui monaci uccisi vogliamo la verità" (Galeazzi)

Dopo dodici anni la verità: "I monaci in Algeria uccisi dai militari". Il Vaticano: "Sconcerto e stupore" (Pellizzari e Galeazzi)

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Il Cittadino: "Il no ai Crocifissi sta per diventare una modernità". Mia domanda: perchè Zapatero non si occupa di ciò che accade a Lloret de Mar?

Il Papa: “Stop a chi specula su cibo ed energia” (Galeazzi e Bartoloni)

Un anno fa il Papa promulgava il motu proprio Summorum Pontificum: lo speciale dei giornali francesi, silenzio da quelli italiani

I discorsi di Benedetto XVI per l'università. Competenze diverse per giungere a una verità tutta intera (Osservatore)

Il premier britannico Gordon Brown scrive al Papa: "Globalizzazione della solidarietà e rispetto dei diritti umani" (Osservatore R.)

Novena per il nostro amico Germano

GMG - Di generazione in generazione. Insieme nel “nuovissimo mondo” (Diaco)

G8 - GMG - Il futuro li attende. I “grandi” e i giovani di fronte al mondo (Bonini)

Conto alla rovescia per l’inizio della GMG. Dalla diocesi italiana di Crema in partenza uno dei gruppi piu’ folti (Radio Vaticana)

Cosa ci fa Benedetto XVI in Tv? Fa il suo mestiere (Liberace)

E la curia di Milano pensa solo a lisciare il pelo ai musulmani (Granzotto). Linguaggio politico? (Lomartire)

Maroni: "La curia di Milano? Solo insulti, pensi ai cittadini". Intervista a Mons. Bottoni

Milano, quando la Curia parla come «Repubblica»

di Michele Brambilla

Quanto dolore prova un cattolico nel sentire un monsignore di Curia che attinge al più tristo vocabolario sessantottino per bollare come «fascista» una cosa che ritiene sbagliata, o più semplicemente che non gli piace. Con un «fascista» negli anni Settanta si marchiava tutto ciò che faceva schifo: erano «fascisti» i violenti e i prepotenti a prescindere dalle loro idee politiche, era «fascista» qualsiasi autorità, le insufficienze a scuola, la mano morta sul tram, il formaggio andato a male. L’altro giorno monsignor Gianfranco Bottoni, responsabile delle relazioni ecumeniche e interreligiose della diocesi di Milano, ha riesumato l’epiteto, ormai in disuso anche presso i sinceri democratici dei girotondi, e ha bollato così, come «fascista», l’intenzione del ministro Maroni di spostare i quattromila musulmani che ogni venerdì riempiono per la preghiera i marciapiedi di viale Jenner a Milano.
Si badi che quella preghiera del venerdì è una situazione ritenuta «illegale» (cito testualmente da Repubblica di ieri) anche dal presidente della Provincia di Milano Filippo Penati, che «fascista» non lo è neanche alla lontana, essendo un ex comunista duro e puro oggi militante del Pd. Eppure proprio così ha detto monsignor Bottoni: «fascista», e l’ha detto in nome della libertà di culto.

Tenga conto il lettore, a proposito di libertà di culto, che non è passato molto tempo da quando la diocesi di Milano ha rispedito al mittente il motu proprio con il quale papa Benedetto XVI ha autorizzato la celebrazione della messa pre conciliare in latino.

Ci sono cattolici, nella diocesi milanese, che vorrebbero partecipare alla messa con quel rito - in una chiesa, non sui marciapiedi - ma non possono perché la stessa Curia di monsignor Bottoni glielo impedisce. Decisione «fascista»? Di certo una decisione che ha creato parecchia irritazione in Vaticano.

C’è qualcosa di paradossale nella querelle in corso tra la Curia milanese e la Lega. In fondo, questi due contendenti così distanti sono anche così vicini nella rivendicazione di una propria autonomia locale. È da più di mezzo secolo che - a torto o a ragione - la diocesi di Milano viene considerata un modello di federalismo religioso. Ripeto: a torto o a ragione.

Saranno stati anche i giornali a dipingere il cardinal Martini come un anti-papa, almeno nei primi dieci anni di Giovanni Paolo II. L’ha fatto Repubblica, in particolare. Interpretazione abusiva? Lo speriamo.

Però i giornali si possono anche smentire con atteggiamenti chiari, si possono smentire non alimentando equivoci.

E invece. Del cardinal Martini si ricordano, negli ultimi tempi, tre interventi: 1) ha pubblicamente preso le distanze da Benedetto XVI proprio sulla messa in latino; 2) ha contestato al cardinal Ruini i mancati funerali a Welby; 3) ha pubblicato sull’Espresso (stesso editore di Repubblica) un lungo dialogo con il medico e senatore del Pd Ignazio Marino esponendo sulla bioetica tesi ben diverse da quelle del magistero.

E così è stato per anni e anni. C’è chi ricorda ancora il 13 aprile 1997, una domenica. Al Palavobis di Milano era in programma una grande convention a favore della scuola cattolica. Era organizzata da tutte le associazioni e si chiamava «Difendiamo il futuro». Da Roma partirono due telegrammi di sostegno: uno da parte di Giovanni Paolo II, uno del cardinal Ruini: dovevano essere letti in apertura dei lavori. I telegrammi arrivarono in Curia al sabato, ma furono recapitati agli organizzatori solo il lunedì: non c’era nessuno in portineria al Palavobis, fu la giustificazione.
Con l’arrivo del cardinal Tettamanzi molti pensavano a un nuovo corso.

Ma nel mondo cattolico si continua ad avere l’impressione di un doppio binario tra Roma e Milano.

Come tre anni fa, in piena campagna sul referendum per la procreazione assistita. Furono in molti, nel volontariato cattolico che aveva raccolto l’invito del cardinal Ruini (ma anche del Papa) a battersi per l’astensione, a restarci malissimo per l’intervista che il cardinal Tettamanzi rilasciò al Corriere della Sera: una frase, riportata nel titolo («Evitiamo scomuniche tra i cattolici»), fu presa come un minimizzare. E così via fino alle uscite più recenti, come quella contro il Comune di Milano per la questione delle iscrizioni all’asilo dei figli dei clandestini.
È inutile che andiamo avanti con gli esempi.

Il fatto è che molti cattolici - per la terza volta: a torto o a ragione - hanno spesso l’impressione di una Curia milanese che su tanti temi parla un linguaggio diverso da Roma; una Curia che cerca il facile applauso di quel milieu progressista ben rappresentato dal gruppo Repubblica-Espresso, un modo di pensare che non sarà maggioritario nel Paese ma lo è, eccome, in quello della cultura perbene; una Curia che sembra avere una sorta di inferiority complex nei confronti «del mondo»: basta fare un giro nelle parrocchie per vedere quante meditazioni sul Natale o sulla Pasqua sono affidate ai Giorello e agli Erri De Luca, ai Galimberti e ai Severino.

Chi scrive, tutto questo lo scrive con immenso dispiacere, e facendo salva la buona fede di tutti.

Forse, quando si vede che le chiese si svuotano e che il mondo va da un’altra parte, si ha la tentazione di inseguirlo nell’illusione di fermarlo almeno un po’. Ma forse è proprio in quel momento che bisognerebbe ricordarsi dell’ammonimento di Gesù: «Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi», soprattutto se quei «tutti» sono da anni i portatori della più anticristiana delle culture.

© Copyright Il Giornale, 8 luglio 2008 consultabile online anche qui.

Fatemi passare...devo andare a dare un bacio sulla fronte a Brambilla :-)
E' esattamente la sensazione del "doppio binario" e del facile applauso che mi irrita profondamente.
R.

10 commenti:

Anonimo ha detto...

Grande, grandissimo articolo. Un bacio anche da parte mia :-)
Alessia

Anonimo ha detto...

meraviglioso, straordinario!

Anonimo ha detto...

Concordo in pieno con quanto è scritto nell'articolo... questa autonomia non può andare avanti. Il Vaticano richiami a dovere la Curias Ambrosiana e commissari la diocesi come a suo tempo fece Giovanni Paolo II con i vescovi olandesi.

Anonimo ha detto...

articolo pienamente condivisibile

Luigi

Anonimo ha detto...

Scontro di civiltà a viale Jenner

Se la Curia dà del fascista a Maroni poi si capisce perché le chiese sono vuote

di Clara Belloni Getz8 Luglio 2008 Occidentale

Ho sempre avuto il rammarico di non conoscere la lingua tedesca. Avrei potuto così assaporare meglio gran parte della filosofia moderna e certi scrittori che soprattutto nelle notti d’estate si risvegliano e chiedono conto della tua vita. Così è successo qualche sera fa, quando il vento ha schiaffeggiato le sartie degli schooner ormeggiati e dall’abisso dei ricordi sono riemersi – come navi fantasma – libri letti nella lunga stagione dell’immaturità. Dallo scaffale più impervio, picco di una libreria sconnessa, è emerso come uno spuntone di roccia Karl Kraus, “Detti e Contraddetti”, raccolta di massime, aforismi e pezzi in prosa. Una miniera disseminata di grisù.
Leggo: “Si va avanti. E’ l’unica cosa che va avanti” e mi chiedo cosa proceda in linea retta o a zigzag nel mio lontano paese. Verrebbe da dire: “Niente”. Ci penso meglio e m’accorgo che non bisogna disperare perché una volta toccato il fondo arriva il tempo di scavare.

Poi leggo i giornali e mi rendo conto che perfino nella mediocrità può esserci un barlume di ragione. Prendete uno come Roberto Maroni, il ministro dell’Interno. Suonava da ragazzo con i “Celoduro”, orecchia la musica (non so se legga il pentagramma), è un avvocato come troppi, non ha il tratto “padano”, è il più “romano” dei ministri capitanati da Umberto Bossi, è la sagoma leghista più eccentrica rispetto al modello alpino. Destinato così lombrosianamente all’insuccesso, Maroni svela un po’ di coraggio in un governo che in fondo non è una testuggine di cuor di leone. Se fosse viva, la mia amica Oriana Fallaci scriverebbe una lettera per difenderlo, scartavetrerebbe un urlo sulla carta per appoggiare la sua decisione di vietare la preghiera islamica (di massa) per le strade di Milano. Mi pare una decisione saggia. Ve lo immaginate il parroco che comincia a dare la comunione a migliaia di fedeli per le vie della città ambrosiana? O il battesimo dei bambini nei Navigli?

Uno scherzo del destino trasforma quella deiezione urbanistica che si chiama Viale Jenner in uno degli epicentri dello scontro di civiltà (oh dear, l’ho scritto…) e la Chiesa cattolica invece di riconoscere che il problema esiste fa finta di frugare nei testi sacri e bolla Maroni come… fascista. Aggettivo d’ignoranza sfavillante per un’istituzione con duemila anni di storia. Le parole uscite dal senno della Curia mi sembrano un segno divino, la prova che quel folletto di Kraus aveva ragione quando scriveva che “il diavolo è un ottimista se crede di poter migliorare gli uomini”.

Non oso pensare che dalle parti della Curia abbiano letto la profonda opera di Samuel Huntington, né ho l’ardire di immaginare che la Storia abbia insegnato qualcosa ai molti preti, vescovi e cardinali che la Chiesa governano a dispetto di Benedetto XVI, ma se un’istituzione perde il contatto con la realtà e confonde la libertà con il caos e l’anarchia, allora si pone il problema della cultura della Chiesa, del suo radicamento, della sua percezione del mondo.

Pochi hanno il coraggio di dirlo: le chiese sono vuote. Questa desolazione non è il segno della secolarizzazione come si dice da troppo tempo per trovare una scusa alla propria incapacità. C’è un tema che la Chiesa farebbe bene a mettere in agenda: la qualità della predicazione e della missione dei suoi discepoli. I primi a dover credere sono i preti e le nostre bellissime chiese vuote sono un lamento e un formidabile atto d’accusa. La Chiesa ha rinunciato a combattere, ha dimenticato il grido del profeta Gioele: “Proclamate questo fra le genti: chiamate alla guerra santa, incitate i prodi, vengano, salgano tutti i guerrieri. Con le vostre zappe fatevi spade e lance con le vostre falci; anche il più debole dica: io sono un guerriero!”. Gioele credeva. Con tutta la sua forza. Predicava nel deserto, povero tra i poveri. La Chiesa oggi è la via della pace e del martirio. Sia almeno fedele a questo e non si riduca all’amministrazione dell’obolo e allo smarrimento della parola.

Gianpaolo1951 ha detto...

Mi unisco a questo bel coro!

euge ha detto...

Finalmente!!!!!!!!! Era ora che qualcuno si rendesse conto delle uscite a sproposito e senza senso della Curia milanese!!!!!

Forse sarebbe ora di cambiare aria!

Anonimo ha detto...

A Milano, purtroppo per noi cattolici, di religiosi consacrati con le idee confuse,anche in posizioni rilevanti, ce ne sono diversi. Probabilmente sono in minoranza, ma di fatto sono loro a decidere (democraticamente s'intende).

mariateresa ha detto...

Brambilla pone questioni vere. Io non appartengo alla diocesi ambrosiamna e quindi non vorrei sentenziare su cose che non conosco bene. Ma , dico, ma , alcune uscite pubbliche mi hanno lasciata perplessa assai, soprattutto questa ultima.
Non condivido invece questo mantra che mi capita di leggere che le chiese sono vuote. Ce ne sono di vuote e di piene. Anzi molto piene. Evitiamo di generalizzare. Io vivo in una città rossa (o ex rossa, non si capisce bene) e vi garantisco che le chiese non sono vuote, nemmeno la domenica mattina d'inverno alla messa delle otto.
Se possiamo, stiamo lontani dai luoghi comuni, non per vivere come oche giulive, ma per evitare di martellarci i cosiddetti da soli.

Anonimo ha detto...

Che tristezza!
Al Signore non sono mai mancati i mezzi per rincorrere gli errori degli uomini e delle donne di Chiesa e porvi rimedio... e così sarà, è, al nostro tempo! Ciò nonostante è una grande tristezza constatare le pessime abitudini, da parte di chierici (uomini/donne) clerically politically correct.
Ragazzi, sono un sacerdote abbastanza vecchio (56 anni di vita e 25 di sacerdozio dopo due lauree e un periodo seppur breve di libera professione), vi dico: preghiamo, preghiamo tanto! chiediamo al Signore di continuare a sostenere la Sua Chiesa (che prima di essere degli uomini/donne di Chiesa, è innanzi tutto e primariamente Sua!): diciamoGli che noi siamo felici che Lui continui a farlo… e diciamoGli che saremmo ulteriormente felici se ci fortificasse nel nostro impegno a comprendere le Sue vie… saremmo felici come per il periodo 16.10.1978-2.04.2005 e felici come la sera del 18 aprile 2005… felici come quando alla domenica sentiamo le parole di Qualcuno dopo l’Angelus! Voi mi capite!!
Ragazzi, preghiamo, ogni giorno, più volte al giorno per gli uomini/donne di Chiesa, specialmente per coloro che sono in posti di responsabilità, chiediamo al Signore e alla Vergine di far loro comprendere quanto bene possono fare (e normalmente lo fanno) testimoniando Cristo/s.Maria/la Chiesa e quanto male possono fare (e, purtroppo, fanno) preferendo a Cristo/s.Maria/la Chiesa le logiche, le parole, i ‘valori’ del mondo!
L’amarezza più grande è che normalmente non c’è mala fede! Solo la preghiera può qualcosa contro quel ‘demone’ che è la eterogenesi dei fini.
Non dimentichiamo che “Maria, nostra madre, sta dalla nostra parte!”