10 marzo 2007

Svolta nei rapporti Vaticano-Russia?


Gli errori di Benedetto XV (Giacomo della Chiesa) e Giovanni Paolo II
PERCHE’ LA RUSSIA SI NEGA AL PAPA

di Sergio Romano

Negli incontri che Vladimir Putin avrà con la politica italiana, a Roma e a Bari, il 13 e 14 marzo, i temi in discussione saranno gli oleodotti, i gasdotti, i missili americani in Europa centro-orientale e i rapporti con l’Iran. Nell’incontro che il leader russo avrà con Benedetto XVI, il tema, anche se affrontato con molte allusioni e giri di parole, sarà soltanto uno: la visita che Wojtyla non potè fare in Russia e che è probabilmente una delle maggiori ambizioni del suo successore. Sullo sfondo di questa complicata vicenda vi sono due errori di giudizio della Chiesa romana nel corso del Novecento.
Il primo risale alla fase iniziale della rivoluzione bolscevica. La Chiesa sperò che la morte dell’impero cesaro-papista, geloso custode dell’Ortodossia, e la rapida morte della repubblica “massonica”, costituita dopo la rivoluzione di febbraio, avrebbe schiuso alla Chiesa romana le porte di un paese dove il clero cattolico, con qualche modesta eccezione, era stato confinato all’Ucraina occidentale e alla Bielorussia. La curia romana sapeva che Lenin era ateo, ma credette che il leader comunista si sarebbe limitato a rompere il monopolio religioso della Chiesa ortodossa.
Benedetto XV mandò a Varsavia, come nunzio, Achille Ratti (il futuro Pio XI) e gli ordinò di prepararsi ad attraversare la frontiera non appena il governo dei soviet avesse accettato di stabilire rapporti con la Santa Sede. Ma si dovette constatare ben presto che i bolscevichi avrebbero trattato tutte le confessioni religiose con la stessa durezza.
Il secondo errore fu quello di Giovanni Paolo II. Il Papa polacco puntò sulla perestroika di Michail Gorbaciov, gli accordò la benevolenza della Santa Sede e mise rapidamente a segno alcuni successi: la restituzione agli Uniati (i Cattolici ucraini di rito greco) delle proprietà confiscate a profitto degli Ortodossi, lo stabilimento di relazioni diplomatiche con Mosca, l’apertura di quattro diocesi nel territorio russo. Ma l’invio di numerosi sacerdoti polacchi , fra cui il nunzio, infastidirono la Chiesa ortodossa e risvegliarono il patriottismo nazional-religioso della società russa. Non molto tempo dopo la Duma approvò una legge sui culti che riconosceva quattro religioni “indigene” (Ortodossia, Ebraismo, Islam, Buddismo) e declassava il Cattolicesimo a religione “ospite”, con tutti gli svantaggi politici e amministrativi che ne sarebbero derivati per la Chiesa romana.
Ogniqualvolta volle visitare un paese ortodosso (Bosnia, Grecia, Romania) Giovanni Paolo II si scontrò con il malumore del clero locale. E la porta della Russia, nonostante molti sforzi di buona volontà, restò chiusa alla visita pastorale che il Papa polacco desiderava fare a Mosca prima della morte.

Con l’elezione del cardinale Ratzinger la situazione è cambiata.
Benedetto XVI è cittadino di un paese che ha avuto spesso con la Russia, nonostante due guerre mondiali, rapporti di collaborazione, di complicità e simpatia. Non ha l’aggressività apostolica dei polacchi. Non è il cugino cattolico, tradizionalmente detestato e temuto, della maggiore nazione slava. Ed è più attento del suo predecessore alle sensibilità ortodosse. La principale motivazione del suo viaggio in Turchia fu l’incontro con il Patriarca di Costantinopoli: una tappa sulla strada di Mosca. La seconda tappa è probabilmente l’incontro con Putin nei prossimi giorni. Ma è probabile che occorrano altre tappe, altri negoziati e, da parte della Chiesa di Roma, altri gesti di buona volontà.

Panorama, 9 marzo 2007


L'udienza del Papa al presidente russo Putin del 13 marzo in Vaticano favorirà il dialogo tra cattolici e ortodossi: lo sottolinea, alla Radio Vaticana, il nunzio Antonio Mennini

Cresce l’attesa per il colloquio, martedì prossimo in Vaticano, tra Benedetto XVI e il presidente russo Vladimir Putin. E’ la terza visita di Putin compie in Vaticano, dopo gli incontri con Giovanni Paolo II nel 2000 e 2003. Sulle aspettative per questo incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato il nunzio apostolico, Antonio Mennini, rappresentante della Santa Sede nella Federazione Russa:

R. - La visita del presidente è significativa delle buone relazioni che esistono a vari livelli tra la Santa Sede e la Federazione Russa. Per quanto riguarda le mie immediate aspettative, direi che certamente il Santo Padre e il presidente Putin troveranno una grande consonanza su quelli che sono i grandi temi che stanno più a cuore alle sorti dell’umanità. Anche recentemente il presidente, in una conferenza stampa, ha lodato l’impegno delle Chiese e delle confessioni religiose in Russia proprio perché si adoperino ancora a realizzare questo clima di conciliazione e di comunione fra tutti i credenti in Russia. E credo che questo sia certamente un aspetto sul quale anche il Santo Padre avrà molto da dire sulla base della sua esperienza. Dunque, un incontro che certamente sarà foriero di buoni frutti nelle relazioni ulteriori tra Santa Sede e Federazione Russa, a vantaggio anche della Chiesa cattolica in Russia.


D. - Fra l’altro, il Papa e Putin, probabilmente, si parleranno in tedesco, lingua che il presidente russo conosce molto bene...

R. - Sì. Devo dire che questo è stato un gesto di cortesia da parte del presidente, che ha fatto sapere che era pronto a parlare direttamente nella lingua madre del Santo Padre che lo stesso Putin conosce molto bene.


D. - A che punto siamo nei rapporti tra Chiesa cattolica e Chiesa ortodossa, dopo le difficoltà degli anni passati?

R. - Per quanto riguarda i rapporti più diretti tra le due Chiese, qui, nella Federazione Russa, dopo che è stata costituita questa Commissione bilaterale mista per lo studio e per la soluzione dei problemi locali, delle incomprensioni, la situazione è migliorata sensibilmente: è migliorata anche e soprattutto su un piano di clima personale, cioè con i membri della Commissione c’è un ottimo clima di amicizia, di comprensione…


D. - Il teologo Joseph Ratzinger è sempre stato molto apprezzato dagli ortodossi. Come viene valutato oggi dagli ortodossi l’impegno ecumenico di Benedetto XVI?

R. - Dopo la visita del Santo Padre a Costantinopoli, le valutazioni emerse da alti esponenti di questo Patriarcato sono state molto positive. Ma sono state già positive le valutazioni fatte dopo i primi discorsi del Pontificato di Sua Santità, del suo impegno ecumenico, il suo discorso fatto poi a al Congresso Eucaristico di Bari… Recentemente, anche dietro interessamento della parte ortodossa, si è proceduto alla ristampa di un volume molto noto dell’allora cardinale Ratzinger, “Introduzione al cristianesimo”: il metropolita Kyrill ha dato la sua disponibilità a scriverne la prefazione.


D. - Quali sono i punti dove è più facile il dialogo con gli ortodossi, anche alla luce delle esperienze della vita quotidiana dei fedeli?

R. - Si compiono seminari insieme, delle ricerche insieme: questo mi sembra molto importante. Poi, ci sono anche i livelli della collaborazione locale: per esempio, nelle mie visite alle parrocchie cattoliche - a parte situazioni difficili che purtroppo esistono, anche per una scarsa conoscenza tra l’una e l’altra Chiesa - vedo spesso esperienze di collaborazione…


D. - In molti si chiedono quando avverrà l’incontro tra il Papa e il Patriarca Alessio II. Il tempo è maturo?

R. - Sua Santità Alessio II, come alcuni altri esponenti di questa Chiesa, sono spesso tornati su questo argomento. In modo specifico, il Patriarca non ha mai escluso questa possibilità, questa eventualità. Ha sempre sottolineato il fatto che questo evento deve segnare un punto di arrivo di reale e fattivo riavvicinamento e di pacificazione tra le Chiese. Mi permetterei di ricordare che alcuni anni fa il cardinale Sodano, a proposito di una eventuale visita di Giovanni Paolo II in Russia, diceva: “Questa visita deve essere un dono per tutti i cristiani, non soltanto per i cattolici”. Certo, noi la auspichiamo perché sarebbe una cosa molto importante, non solo per il mondo cristiano ma proprio anche per quella tutela dei valori comuni e della Casa comune europea, la cui difesa sta molto a cuore anche alla Chiesa ortodossa.

Radio Vaticana

Vedi anche "Il Riavvicinamento fra Cattolici e Ortodossi"

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