16 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 16 maggio 2007 (2)


Vedi anche:

Analisi (di parte) del viaggio in Brasile

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE: SPECIALE

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE (9-14 MAGGIO 2007)

Rassegna stampa del 16 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 16 maggio 2007 (1)


Il Papa in Brasile, bilancio oltre i luoghi comuni

Un corso intensivo sulla bellezza del cristianesimo

Luigi Geninazzi

Di tutti i commenti sul viaggio del Papa in Brasile forse quello più efficace l'ho potuto raccogliere non da un opinion-leader ma da un giovane studente di San Paolo: «È stato un corso intensivo sulla bellezza del cristianesimo in un Paese dove tutti credono di sapere cosa voglia dire essere cattolico». In effetti, sino a poco tempo fa, la Chiesa in America Latina dava per scontata l'identità religiosa di questi popoli concentrandosi sulle questioni sociali del continente. Benedetto XVI ha rovesciato la prospettiva: il suo è stato un grande appello al rinnovamento della Chiesa sulla base dei fondamenti del messaggio cristiano da cui deriva l'impegno sociale e politico. Inaugurando i lavori della Quinta Conferenza del Celam, l'episcopato latino-americano, ha ricordato con toni drammatici che «oggi è in gioco l'identità cattolica del continente. E proprio per questo, come ha sottolineato nell'omelia al santuario mariano di Aparecida, «La Chiesa si sente missionaria in quanto discepola, cioè capace di lasciarsi sempre attrarre con rinnovato stupore da Dio. Ed anche la Chiesa si sviluppa per attrazione, non fa proselitismo». Una stoccata alle sette neo-pentecostali che negli ultimi anni hanno sottratto fedeli alla Chiesa cattolica, ma anche un appello ai credenti perché sappiano testimoniare il fascino del cristianesimo. Il viaggio di Papa Ratzinger in America Latina segna il passaggio definitivo da una Chiesa "sociologica" ad una Chiesa spalancata alla «realtà vista con lo sguardo di Cristo», da un cattolicesimo egemonizzato dalla Teologia della liberazione (tramontata già da tempo) ad uno dove giocano un ruolo decisivo i movimenti ecclesiali, più volte evocati da Benedetto XVI. Il Papa «dottrinale», come un po' riduttivamente viene definito, non si è certo tirato indietro sul piano sociale denunciando i mali dell'America Latina, le sperequazioni tra ricchi e poveri, il flagello della droga. Ma guai se la Chiesa li affrontasse perdendo la sua indipendenza: farebbe di meno, non di più per i poveri. Nella prospettiva di Papa Ratzinger solo in questo modo l'America Latina potrà continuare ad essere il «Continente della speranza», espressione cara a Papa Wojtyla che il suo successore rilancia insistendo sui valori inderogabili della vita e della famiglia. I mass-media l'hanno criticato per la sua intransigenza, ma proprio su questi argomenti Benedetto XVI ha trovato uno straordinario feeling coi giovani il cui entusiasmo si è fatto sentire allo stadio Pacaembu di San Paolo. Li ha invitati a «non sprecare la loro gioventù» parlando come un padre che ha a cuore la felicità dei figli e non certo come un precettore con la bacchetta in mano. Molti hanno notato che in Brasile Papa Ratzinger non ha saputo muovere le folle. Ma al Campo di Marte, per la canonizzazione di Frei Galvão, c'era oltre un milione di persone. Il che aveva scatenato pronostici esagerati per la messa ad Aparecida dove c'erano molte delegazioni da tutta l'America Latina ma in piccoli gruppi. In ogni caso la logica che guida le missioni pastorali di un Pontefice non può essere quella dei mass-media e neppure dei grandi numeri. Si rivolge ai credenti ma sollecita tutti. Come ha scritto il giornale Tribuna «Il Papa ci ha spiegato che esiste un altro tipo di civilizzazione, ci ha stimolato a parlarne. È la dimostrazione che c'è una luce in fondo al tunnel».

Avvenire, 16 maggio 2007


«Col Papa al cuore dell’America Latina»

Il presidente del Celam rilegge il viaggioIl cardinale cileno Errázuriz Ossa:«Guardiamo la realtà alla luce di Cristo e non con una semplice lettura sociologica o politica. La gente ha scoperto la semplicità di Benedetto XVI»

Dal Nostro Inviato Ad Aparecida Luigi Geninazzi

Ha preso il via la Quinta conferenza del Celam, l'episcopato latino-americano, che riunisce poco meno di 300 vescovi e delegati. Ma a tenere banco è il discorso, ampio e articolato, che Benedetto XVI ha tenuto nella cerimonia d'inaugurazione di domenica. «Non è una camicia di forza ma una sollecitazione per tutti noi», ci tiene a sottolineare il responsabile della comunicazione, monsignor Cardozo, rispondendo alle domande dei giornalisti. Abbiamo chiesto al presidente del Celam, il cardinale Francisco Javier Errazuriz Ossa, arivescovo di Santiago del Cile, quale potrà essere l'impatto delle parole del Papa sui lavori di questa importante assemblea che si terrà sino a fine maggio.

Eminenza, qualcuno ha osservato che il discorso rivolto dal Papa ai vescovi latino-americani corregge un po' la linea del Celam...

«Non è così. Come presidenza del Celam avevamo chiesto a Benedetto XVI esattamente questo: aiutarci ad andare a fondo del soggetto cristiano che in comunione dentro la Chiesa s'impegna nella società. Lo indica chiaramente il titolo della Quinta conferenza che abbiamo appena iniziato: "Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché in Lui i nostri popoli abbiano vita". Devo dire che in effetti la parola «discepolo» è abbastanza nuova nei documenti dell'episcopato del nostro continente. Lo abbiamo proposto noi e il Santo Padre ha voluto quell'inciso significativo "in Lui", per esplicitare ancora di più la nostra intenzione».

Benedetto XVI ha parlato di un indebolimento della vita cristiana nella società, anche quella dell'America Latina con una forte tradizione cattolica...

«In America Latina i problemi non sono soltanto sociali ed economici ma anche culturali. Intendo dire che stanno vacillando quei principi etici e religiosi che formano il sentire comune dei nostri popoli. E questo diventa evidente soprattutto in tanti che si dicono cattolici ma hanno una coscienza debole e confusa della propria identità religiosa. Dall'altro lat o assistiamo fortunatamente ad una ripresa delle comunità ecclesiali e dei movimenti che si rendono conto delle nuove sfide poste dalla secolarizzazione».

C'è un punto interessante, quasi filosofico, nel discorso del Papa, ed è là dove si domanda cosa sia la realtà. Vi risponde dicendo che «solo chi riconosce Dio, conosce la realtà e può rispondere ad essa». Non è una critica indiretta al metodo del «vedere, giudicare, agire» che è tipico della Chiesa latino-americana ed è stato ribadito ancora una volta nel documento preparatorio di questa Conferenza?

«Quello del "vedere, giudicare, agire" è un metodo che non è stato inventato dal Celam ma dall'Azione cattolica. Non è nato in America Latina ma in Belgio, tanti anni fa, con la Joc. Il Celam l'ha fatto proprio ma nel documento preparatorio il "vedere" è un guardare la realtà alla luce di Cristo e non una semplice lettura sociologica o politica. Devo ammettere che non sempre è stato così: per un certo periodo ha dominato una visione che partiva dall'analisi dei problemi e poi ci appiccicava sopra il Vangelo. Ma quell'impostazione è tramontata».

In tutto il suo viaggio in Brasile il Papa non ha mai fatto riferimento alla teologia della liberazione. Come mai?

«L'idea forte della Teologia della liberazione, vale a dire la liberazione dell'uomo che si lega all'annuncio del Vangelo, è diventata un convincimento comune della Chiesa. È un'esigenza che è stata ormai acquisita, anche a livello dottrinale. Quel che c'era di buono nella Teologia della liberazione l'abbiamo preso. È caduta invece la pretesa di piegare il Vangelo all'analisi marxista della società».

Oggi in America Latina spunta fuori una nuova teologia, quella indigena...

«È vero. E non a caso Benedetto XVI vi ha fatto cenno. La questione indigena rappresenta una grande emergenza in molti nostri Paesi, ci sono popoli con una grande tradizione culturale che si sentono completamente emarginati. Il Papa ne ha riconosciuto la ricchezza, ha parlato della grande importanza della religiosità popolare. Ma ci sono studiosi e gruppi, soprattutto nelle Ong, che vorrebbero il ritorno all'antica cultura, e quindi anche all'antica religione. Come se l'evangelizzazione fosse stata una cosa negativa. Il Papa ha giustamente ricordato che Cristo è la pienezza dentro cui viene salvato e valorizzato l'antico».

Eminenza, lei è stato vicino al Papa in questo viaggio. Come le è parso?

«Quel che più mi ha impressionato è la sua tranquillità e allegria. Non è una persona oppressa dal peso delle responsabilità, è un uomo pacato e sereno che comunica questo stato d'animo a chi gli sta intorno. Molti vescovi hanno potuto conversare con lui e sono rimasti colpiti dal suo atteggiamento di grande apertura e dialogo. Ed anche i brasiliani hanno riconosciuto in questo Pontefice una semplicità umana ed una profondità teologica che suscitano simpatia ed affetto. Benedetto XVI ha un altro carisma rispetto a Giovanni Paolo II, ma i sentimenti che l'America Latina ha nei suoi confronti sono gli stessi che aveva per papa Wojtyla».

Avvenire, 16 maggio 2007

In ogni caso si poteva e si doveva fare di piu' per permettere ai fedeli di partecipare alle celebrazioni con il Papa. Mi viene il sospetto che il governo Lula non si sia impegnato piu' di tanto...Spero che i Vescovi e i sacerdoti abbiano dato il massimo, perche', se cosi' non fosse stato, sarebbe molto grave...
Raffaella


La sfida dell'evangelizzazione al centro delle analisi sulle parole del Pontefice

«Richiamo all’amore e alla solidarietà»

Per l'Osservatore romano il Papa «ha consegnato ad ogni persona dell'America Latina, ad ogni uomo in qualunque parte del mondo, un forte messaggio di verità e di speranza che è un "faro" che illumina la notte di un mondo pieno di vuoti e di paure», scrive sul giornale della Santa Sede Giampaolo Mattei, commentando il viaggio del Papa in Brasile e in particolare l'apertura della quinta Conferenza generale del Celam. «Tanto il marxismo che il capitalismo - ha affermato il Papa - hanno in tutta evidenza fallito... Non serve - si legge sull'Osservatore di oggi - ricercare la felicità seguendo derive pseudoreligiose o culturali o politiche: c'è Cristo presente nella sua Chiesa, su ogni strada e sentiero dell'America Latina e del mondo». Per l'arcivescovo di Asuncion (Paraguay) Eustaquio Pastor Cuquejo Verga il messaggio del Papa è stato «semplice, umile ma molto importante, con un richiamo forte all'amore e alla solidarietà dei popoli in America Latina. Credo che i poveri abbiano avuto un appoggio molto forte dal Papa», ha detto l'arcivescovo a Radio vaticana, che ha aggiunto: il Papa ha dato «una valutazione molto positiva della religiosità popolare», ma «l'evangelizzazione deve entrare più in profondità nella popolazione». «La fede si trasmette con la parola e con l'esempio»: perciò una delle grandi sfide per il cattolicesimo latinoamericano è «la coerenza della vita», afferma l'arcivescovo di Lima (Perù), il cardinale Juan Luis Cipriani. Quello che il Papa ha annunciato col suo viaggio in Brasile è un «programma di felicità» che Cristo offre al mondo.

Avvenire, 16 maggio 2007


BILANCIO POLITICO RELIGIOSO DEL VIAGGIO DEL PAPA IN BRASILE

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