16 maggio 2007

Analisi (di parte) del viaggio in Brasile


Vedi anche:

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE: SPECIALE

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE (9-14 MAGGIO 2007)

Rassegna stampa del 16 maggio 2007

"Gesu' di Nazaret" sbarca negli USA

Di seguito viene riportato l'editoriale di Filippo di Giacomo su "La Stampa". A parte i luoghi comuni (non se ne puo' piu'!!!!!), mi pare interessante segnalare alcune, intelligenti, riflessioni dell'autore.
All'articolo segue il mio commento personale
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Raffaella


Dietro il flop del Papa in Brasile

Benedetto XVI al successo popolare ha preferito, con impressionante realismo, un confronto con i vescovi: la vostra Chiesa è in crisi, rischiate di sparire

Filippo Di Giacomo

Domenica 13 maggio, il settore dell’altare papale riservato ai sacerdoti, alla sinistra del pontefice, era quasi vuoto. Dei 500 posti previsti dagli organizzatori, erano occupati solo una ottantina. Pochi i pastori, pochi i fedeli. Nella piazza erano attesi almeno un milione di pellegrini, ne sono arrivati tra i centocinquantamila e i centosettantamila, il numero abituale di fedeli che frequenta ogni domenica il santuario. Nelle pissidi predisposte per la messa celebrata da Benedetto XVI all’apertura della quinta conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, sono state consacrate 400 mila particole; ne sono state distribuite solo la decima parte, circa quarantamila.

Il wojtylismo senza Wojtyla non avrebbe senso

Per chi legge gli eventi del papato tramite lo straordinario sistema di comunicazione, messo a punto da Giovanni Paolo II, costituito dai viaggi pontifici, questa la prima considerazione che si impone: il wojtylismo senza Wojtyla non ha senso e comunque non esiste. I tre viaggi brasiliani di Giovanni Paolo II sono ancora ricordati per i gesti pieni di calore depositati nella memoria di tutti: il bacio alla terra brasiliana, il dono del suo anello ai poveri della favela di Vidigal, gli abbracci ai meninos de rua, la sua richiesta di essere considerato carioca, la sua allegria nel sentirsi nominato gaucho ad honorem...
Benedetto XVI è stato discreto mentre benediceva i fedeli dietro il vetro blindato del monastero di São Bento, è stato protocollare nel colloquio con il presidente Lula, contenuto nell’incontro con i trentacinquemila giovani nello stadio Pacaembu, amabile durante la cerimonia di canonizzazione di Frei Galvão... Ma è stato anche uno straordinario annunciatore e testimone, pacato e lucido, della verità e della libertà evangeliche. Nel discorso ad Aparecida ai vescovi del Celam è stato subito evidente che papa Ratzinger metteva da parte, non considerandoli, i testi preparatori della loro conferenza, imponendo loro con impressionante realismo, un confronto sui fatti e non sulle teorie. La vostra Chiesa, ha detto in modo nemmeno troppo sfumato Benedetto XVI, è in crisi. Sociologicamente avete ancora i grandi numeri, ecclesialmente rischiate di sparire.

Ciò che i gli alti prelati latinoamericani non dicono

Questo dato, sottaciuto dai vescovi latinoamericani di ogni corrente teologica, ha per il Papa tre livelli oggettivi: il confronto con le sfide reali della Chiesa latinoamericana e non con sogni passatisti oppure velleitariamente messianici, la conoscenza della proposta cristiana anche attraverso la mediazione culturale dei grandi documenti sociali della Chiesa, la necessità di immaginare e incardinare nel continente strutture ecclesiali adeguate.
La seconda considerazione che si impone riguarda il «popolo di Dio», una realtà che per Papa Benedetto non esiste come qualcosa di acquisito ma si costruisce grazie ad un’azione pastorale animata da persone e strutture che condividono una chiara prospettiva religiosa.
Come dimostra la manifestazione italiana in Piazza San Giovanni, questa è un’opzione ratzingeriana molto forte, e anche nel caso dell’America Latina, chiama in causa e fa scendere in campo i movimenti e le associazioni ecclesiali. Nei giorni brasiliani di Benedetto XVI, essi sono stati dichiarati tutti, indistintamente, anche i più conservatori, «strutture adeguate» alla realtà del Continente. Non era mai successo. Per il Pontefice rappresentano il segno dell’eterna giovinezza della Chiesa, per molti vescovi e teologi latinoamericani sono invece solo un instrumentum regni per continuare a guardare quella parte del mondo con occhi europei, cioè il contrario di quello che tutto il continente chiede da molti anni.

La Stampa, 16 maggio 2007

Molto interessante questo editoriale. Filippo di Giacomo ha fatto veramente un'analisi lucida e obiettiva della situazione brasiliana e dello scopo del viaggio papale.
Non condivido, pero', la prima parte dell'articolo.
Innanzitutto non sopporto i luoghi comuni, come quel "wojtylismo senza Wojtyla". Attenzione a non personalizzare la Chiesa.
Giovanni Paolo II non ha fondato una corrente interna al Papato (il "wojtylismo"), ma era il successore di Pietro, esattamente come Pio XII, Paolo VI e Benedetto XVI.
Ridurre il suo Pontificato alla dimensione mediatica e' veramente un affronto alla sua memoria. Occorre riscoprire i grandi testi di Giovanni Paolo II (encicliche, discorsi, omelie). Se ci limitiamo a ricordare il lato spettacolare del suo Papato, "l'amicizia" con i media e le folle brasiliane non rendiamo un servizio ne' al Pontefice scomparso ne' alla Chiesa.
C'e' poi la questione della partecipazione dei fedeli alle celebrazioni della scorsa settimana.
Non e' possibile (chi lo fa e' in malafede) confrontare il numero dei fedeli presenti durante il primo viaggio in Brasile di Papa Wojtyla con quello del primo approdo di Benedetto XVI.
Ricordo che Giovanni Paolo II arrivo' in Brasile nel 1980, ossia BEN 27 ANNI FA (di cui 25 "wojtyliani", visto che piace tanto questo termine, e solo 2 "ratzingeriani").
Questo e' un dato di fatto incontestabile.
In questi 27 anni e' cambiato il mondo ed e' cambiato anche il Brasile. C'e' stata la teologia della liberazione e la pressione, sempre crescente, delle sette pentecostali.
Come si puo' pretendere di confrontare le folle del 1980 con quelle del 2007? Siamo seri!
Noto con rammarico un altro dato. Sembra quasi che i giornali aspettassero Papa Benedetto al varco: non appena i fedeli calano un po' di numero, lo facciamo "a pezzi". E' cosi'? Beh, non e' corretto visto che, oggi, si danno i numeri dei partecipanti alle celebrazioni brasiliane ma, a dicembre e gennaio, ci si e' ben guardati dallo scrivere articoli ed editoriali che mettessero in evidenza la strabiliante partecipazione dei Cattolici alle Messe, alle udienze ed agli Angelus di Papa Ratzinger durante tutto il 2006.
Come mai? Due pesi e due misure? Come sempre...
Attenzione, pero'! I giornali si sono scatenati sul numero dei fedeli in Brasile? Bene, d'ora in poi pretendo che siano registrati i dati delle udienze e degli Angelus.
I quotidiani brasiliani riportano il malumore di alcuni fedeli perche', domenica, nessuno li ha agevolati nel tentativo di raggiungere Aparecida (vedi sezione in lingua spagnola del PAPA RATZINGER FORUM).
E veniamo alla retorica.
Papa Benedetto non e' rimasto dietro il vetro blindato per sua decisione ma per imposizione diretta del Ministro degli interni brasiliano.
Non facciamogliene, quindi, una colpa anche perche', non appena ha potuto, ha rotto il protocollo ed e' andato ad abbracciare i fedeli, nonostante le resistenze della sicurezza (vedi "Il papa alla Fazenda. Emozioni per ricominciare" in "Aggiornamento della rassegna stampa del 13 maggio 2007 (2)).
Papa Giovanni Paolo II ha donato il suo anello? Perche' non viene evidenziato che Benedetto XVI ha donato 100mila dollari?

FATTI, NON PAROLE, E SOPRATTUTTO: BASTA STEREOTIPI!!!

Per il resto l'articolo e' molto interessante perche' coglie il punto del messaggio di Benedetto XVI: il cattolicesimo di massa non esiste piu', nemmeno in America Latina.
I Battezzati sono esposti all'infuenza delle sette se non vengono evangelizzati a dovere.
Non ci si puo' piu' illudere che chi nasce cattolico rimanga cattolico per tutta la vita.
Se non si ha una fede solida, matura, adulta (niente a che vedere con il cattolicesimo adulto di cui si parla in Italia!), consapevole, si e' esposti al rischio di lasciare la Chiesa per approdare su altri lidi.
Di questo i Vescovi latinoamericani devono rendersi conto! Occorre risvegliare la fede illuminandola con la ragione, proprio come propone Benedetto XVI.
Solo cosi' la Chiesa Cattolica si rafforzera' e potra' CONVINCERE i fedeli.
Solo usando il "metodo Ratzinger" si conquista la "testa" dell'interlocutore e, una volta affascinata la testa, si puo' approdare anche al "cuore".
A mio modesto parere non basta conquistare il cuore dei fedeli, perche' esso e' soggetto ad emozioni momentanee, a influenze di ogni tipo, a pressioni mediatiche. La testa, invece, se solida, impara a superare gli schemi, a ragionare ed a far ragionare i fratelli, ad essere anticonformista.

Raffaella

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