13 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 13 maggio 2007 (2)


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Conferenza stampa del Papa sull'aereo per il Brasile

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE: SPECIALE

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE (9-14 MAGGIO 2007)

Rassegna stampa del 13 maggio 2007 (family day)

Aggiornamento della rassegna stampa del 13 maggio 2007 (1)

IL VIAGGIO IN BRASILE DI BENEDETTO XVI


Contro i narcos l’anatema del Papa

Il Pontefice ha parlato davanti a tremila fra tossicodipendenti, religiosi e volontari

Si commuove davanti a Sara che racconta la sua storia, lei piange e lo abbraccia

MARCO TOSATTI

INVIATO AD APARECIDA
Seduto su un tronetto di bambù scuro, nel caldo del Brasile profondo, Benedetto XVI lancia il suo anatema contro i mercanti di droga: usa toni inconsueti per questo Pontefice sempre così misurato nelle espressioni. Accenti che riportano alla mente il grido di Giovanni Paolo II, nel 1993 dalla Valle dei Templi di Agrigento, un monito agli uomini della Mafia: «Convertitevi! Un giorno verrà il giudizio di Dio!». E ieri, visitando la «Fazenda da Esperanca», duecentosettanta ettari di campagna a qualche decina di chilometri dal santuario mariano di Aparecida, un luogo in cui si ricostruiscono vite distrutte dalla dipendenza tossica, papa Ratzinger si è commosso, e ha alzato la sua voce contro il narcotraffico.

La citazione

«Il Brasile - ha detto il Pontefice - possiede una statistica delle più rilevanti sulla dipendenza chimica dalle droghe. E l’America Latina non resta indietro. Dico agli spacciatori: che riflettano sul male che stanno facendo a giovani e adulti: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto». E’ il giudizio di Dio, inappellabile; ma Benedetto XVI ha dato ancora più forza alle sue parole, citando un brano del Vangelo che ha sempre costituito un «problema» perché mostra un volto di Gesù lontano da quello misericordioso anche verso i rei dei crimini più neri. «La dignità umana - ha detto ieri il Papa - non può essere calpestata in questo modo. Il male provocato riceve la medesima riprovazione che Gesù espresse per coloro che scandalizzavano i ‘’più piccoli’’, i preferiti di Dio».
Nel Vangelo di Matteo si legge: «Chi invece scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare. Guai al mondo per gli scandali! È inevitabile che avvengano scandali, ma guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!».

Nella fattoria

Papa Ratzinger parlava davanti tremila tra tossicodipendente, ex, volontari e religiosi che cantavano e sventolavano bandierine brasiliane a Guaratingueta, un paradiso di prati e laghetti, attraversato da un torrente di acque chiare. In Brasile ci sono 80 milioni di poveri su 190 di abitanti, e tra questi molti subiscono la droga e le sue conseguenze. Quella visitata ieri dal Papa è una delle trentadue fattorie, in tutto il mondo, per il recupero di tossicodipendenti e alcolisti dal sacerdote Hans Stapel. Benedetto XVI prega con le Clarisse, chiede a tutti di annunciare il Vangelo «in mezzo a una società consumistica lontana da Dio», e impartisce un ordine: «Dovete essere gli ambasciatori della speranza!». E non si dimentica di essere il Papa: «Il reinserimento nella società costituisce una dimostrazione dell’efficacia della vostra iniziativa. Ma ciò che più desta l’attenzione è il ritrovamento di Dio e la partecipazione alla vita della Chiesa. Non basta curare il corpo, bisogna ornare l’anima con il Battesimo». Benedetto XVI si commuove quando ascolta una ragazza tedesca, che finisce il suo intervento fra le lacrime e poi si butta nelle braccia del Papa, che la abbraccia con un trasporto in lui inusuale; è toccato dalla storia di Riccardo, uscito dal tunnel e impegnato a scrivere un libro contro la droga; guarda con tenerezza Sara, che porta ancora nel fisico i segni di una dipendenza e Vinicius, in comunità «da 9 mesi e 2 giorni». E infine tuona, per aiutare a «vincere le prigioni e rompere le catene delle droghe che fanno soffrire i figli amati di Dio». In concreto, ha lasciato centomila dollari per la rete delle «Fazendas».

La Stampa, 13 maggio 2007

Ancora con lo stereotipo del Papa un po' freddo? E' ora di cambiare musica, maestro!


Il papa alla Fazenda. Emozioni per ricominciare

di Sara Bauducco

GUARANTIGUETA' - Palloncini dai balconi e fuori dai negozi, fotografie del santo brasiliano Frei Galvao per le strade che da Aparecida portano a Guarantiguetà: lo scenario, a circa 170 chilometri da San Paolo, si è presentato molto più colorato e affettuoso per la visita di papa Benedetto XVI. Il paesaggio in direzione Fazenda da Esperanca è caratterizzato da colori brillanti e distese che si perdono a colpo d’occhio, abitate unicamente da mandrie di bovini: le piccole case bianche che emergono dal verde hanno esposto bandiere giallo bianche e cartelloni di benvenuto. “Salutamos o Santo Padre”, “Familia Carrocci saluta Sua Santidade”, “Bem vindo Bento XVI”… Tutta l’area parla di devozione, alla Madonna e a Frei Galvao in particolare perché nato proprio a Guaratinguetà; diversi gli altarini alla Vergine che si possono incontrare sull’uscio di un’abitazione, quasi un segno di protezione.
È proprio questo il tragitto percorso su un’auto a vetri scuri da Benedetto XVI. Direzione: la Fazenda da Esperanca, la realtà di recupero per giovani in difficoltà, fondata dal frate francescano Hans Stapel a Guaratinguetà nel 1979. Per l’occasione si sono radunati in questo luogo giovani in fase di recupero da droga e alcol, ma le varie comunità sparse nel mondo ospitano anche uomini e donne portatori di HIV allo stadio terminale e ragazze madri: la “famiglia Speranza” ha case non solo in Brasile, ma anche in Germania e Russia, Paraguay, Guatemala e Messico, Mozambico e Filippine. In questo piccolo angolo di Brasile, lontano dalle grandi città, si è respirato un clima internazionale che parla dell’amore per Dio e per gli altri perché per la visita del papa sono arrivati da tutta l’America Latina ed alcuni anche dall’Europa.

L'ATTESA. Divisi in settori per il colore del cappellino, ognuno seduto su uno scatolone, giovani, adulti e anziani, si sono preparati all’arrivo del papa cantando l’inno della Fazenda. Si scorgevano gioia negli occhi e trepidazione nelle mani che vibravano in aria al ritmo della musica. Ospiti, volontari, personale e famiglie delle comunità vestivano la maglietta bianca con bordi gialli e lo stemma di Benedetto XVI sul taschino davanti. Tra le altre, si sono notate anche le immagini di Nostra Signora di Aparecida e di Frei Galvao. Del resto, lo spirito francescano che anima la “Famiglia Speranza” è lo stesso da cui è nato il carisma del primo santo brasiliano beatificato giovedì 11 maggio a Campo de Marte da Benedetto XVI. Sugli spalti abbiamo incontrato anche un ramo della famiglia di Frei Galvao: l’87enne Lourdes Galvao (accompagnata da figlia e nipote) ha raccontato della bisnonna Ana Joachina, sorella del santo. “Confezionavo le pillole insieme alle suore, ma ora non posso più farlo perché non ci vedo” ha concluso l’anziana. Intanto, mentre Benedetto XVI era raccolto insieme alle clarisse nella chiesa nuova della Fazenda, si alzavano invocazioni alla Madonna di Aparecida e di Guadalupe seguite dal canto del Salve Regina, perché a Guarantiguetà tutto parla di spiritualità mariana.

L'ACCOGLIENZA. Arrivato il papa, un’ovazione. Dopo i saluti di rito, alcuni ballerini hanno danzato sotto la copertura in legno approntata per l’incontro. Anche loro sono stati ospiti della Fazenda ed ora continuano a viverne lo spirito donando quando possono in termini di tempo ed abilità. È veramente una festa di famiglia, una condivisione piena della propria vita. “Dobbiamo vivere con i ragazzi che vengono a chiedere aiuto, la quotidianità abitata dall’attenzione e dall’affetto è la parte più importante per ridonare fiducia e voglia di vita vera – ha raccontato la 25enne Blanca Gonzales. Lei, insieme al marito Ramon (27 anni) è volontaria da 4 anni nella Fazenda che si trova in Paraguay nella città di La Paloma: “Io cucino e Ramon si occupa dei ragazzi: ci sentiamo completi perché vediamo la luce in quello che possiamo donare: diamo amore ma ne riceviamo tanto – ha proseguito la donna – Nella nostra Fazenda ci sono 25 persone in fase di recupero, più due famiglie e i religiosi”. Nessuno ha avuto dubbi e tutti l’hanno ripetuto: l’unico modo per recuperare i dipendenti da droga è l’amore che trasforma attraverso la conoscenza di Dio. Un amore che talvolta si moltiplica e porta a festeggiare nuove famiglie, come è capitato ad esempio ad una giovane brasiliana volontaria presso la Fazenda e ad un giovane tedesco che si sono incontrati nel 2005.

La commozione è stata forte per chi ha raccontato un pezzo della propria storia, fatta di debolezze e dolore ma anche di una rinascita e di una forza ritrovata. La droga non è l’unico male da debellare, ha affermato la tedesca Sylvia Hartwitch, guarita dall’anoressia: “A causa di un incidente di lavoro a 20 anni fui obbligata a dimagrire: in pochi mesi sono arrivata a pesar 60 chili e gli elogi degli altri mi hanno indotto a continuare – ha raccontato la ragazza, che in passato, giunta poi a 53 chili, ha tentato anche il suicidio – Nel settembre 2002 tre volontari mi invitarono a visitare la Fazenda (…) Mi sentii subito molto amata. L’inizio fu difficile perché non avevo mai fatto esperienza di Dio, ma in questo periodo riacquistai il desiderio di vivere”. Anche Alexey Shipov, ex drogato di origine russa (di Padolsk, vicino Mosca), ha rievocato il primo periodo alla Fazenda: “La morte di due amici per overdose mi ha svegliato. Conobbi padre Hans durante un suo viaggio in Russia. La prima fase a Guarantanguetà è stata molto dura: facevo difficoltà ad abituarmi al clima, non conoscevo la lingua e vivevo in una mentalità diversa dalla mia – ha terminato il ragazzo, ora responsabile della Fazenda di Mosca – La cosa più importante è stato l’incontro con Dio. Qui in Fazenda ho aperto il Vangelo per la prima volta e ho scoperto che la vita per il Vangelo è possibile”.

LE PAROLE DI BENEDETTO XVI. Il papa ha ascoltato tutto con attenzione, ricambiando con sorrisi, ma anche con parole che ispirano fiducia. Nel suo discorso, la presenza di un Dio che vuol bene nella vita personale di ogni giovane segnato dall’esperienza della droga e un severo richiamo agli spacciatori per il male che compiono in una società che ha i più alti tassi di dipendenza chimica dalle droghe e dagli stupefacenti. È intenso il discorso che il papa rivolge agli ospiti delle “Fazendas”. Ne mette in evidenza i meriti dal punto di vista del reinserimento sociale dei giovani, ma ne sottolinea soprattutto i frutti spirituali.

In un certo momento della vita” – ha detto – “Gesù viene e bussa, con tocchi soavi, nel profondo dei cuori ben disposti: con voi lo ha fatto attraverso una persona amica o un sacerdote” o forse predisponendo “una serie di coincidenze per farvi capire che siete oggetto della predilezione divina”. Quel Dio che “vi ha reso possibile questa esperienza di ricupero fisico e spirituale di importanza vitale per voi e per i vostri familiari” è un Dio che “non costringe e non opprime la libertà individuale”, ma chiede solamente “l’apertura di quel sacrario della nostra coscienza attraverso cui passano tutte le aspirazioni più nobili”.

Ecco dunque, ancora, l’invito ad essere “ambasciatori della speranza” in un continente segnato dalla dipendenza dalla droga: “Dico agli spacciatori” – si è fatto severo il papa – “che riflettano sul male che stanno facendo a una moltitudine di giovani e di adulti di tutti gli strati sociali: Dio chiederà loro conto di ciò che hanno fatto”. “La dignità umana” – ha continuato – “non può essere calpestata in questo modo e il male provocato riceve la medesima riprovazione che Gesù espresse per coloro che scandalizzavano i “più piccoli”, i preferiti di Dio”. I giovani applaudono e qualcuno si commuove.

SALUTI. Dopo il tradizionale scambio di doni, lo stesso padre Hans Stapel ha dato un annuncio che ha fatto esplodere un applauso: Benedetto XVI ha donato 100mila dollari alla Fazenda da Esperanca. ''E' stato un gesto straordinario - ha commentato il francescano - che non mi aspettavo proprio. Con tanti debiti che ho (l'equivalente di circa 733.000 euro secondo i giornali, ndr.), è un segno di speranza. Spero davvero che molti altri seguano il buon esempio del papa''. Alla fine dei discorsi, non è mancato un piccolo fuori programma. In origine, era previsto che il papa si ritirasse da dietro per far ritorno ad Aparecida. Ma, ha raccontato frate Stapel, ''mi si è avvicinato e mi ha chiesto se era possibile andare fra i giovani. Gli ho risposto che la sicurezza non sarebbe stata d'accordo. E lui ha ribattuto: 'La sicurezza ha sempre molto paura. Stai tranquillo, io ci vado' ''. La polizia, ha concluso il responsabile della Fattoria della Speranza, ''ha cercato di contenere i movimenti del papa, ed anche io l'ho nuovamente scoraggiato, ma lui ha insistito. E' il papa e può fare quello che vuole''.

Al momento del saluto, infine, le note dell’inno della comunità: “Dipende da Dio un cuore di fanciullo, faccenda di Dio è la Fazenda Esperanca. Dimenticare l’uomo vecchio dipende da Dio, praticare il Vangelo è faccenda di Dio; convivere con armonia dipende da Dio e amare tutti i giorni dipende da Dio”. Uno stile che si fa programma di vita...

Korazym

1 commento:

lapis ha detto...

Come sarebbe a dire: "In concreto, ha lasciato centomila dollari per la rete delle «Fazendas»"? Tosatti vuole forse insinuare che la Parola di Dio che il nostro Papa ha portato alla fazenda sarebbe solo astratta aria fritta? Mi auguro di aver interpretato male!