8 maggio 2007

Il Papa in Brasile...l'attesa


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PAPA IN BRASILE/ NUNZIO:ASPETTIAMO APPELLO A POLITICI SU POVERTA'
Ad Apcom: "Popolo in festa per suo arrivo, ma tanti problemi"

Roma, 8 mag. (Apcom) - "I poveri, gli emarginati, che sono tanti, aspettano una parola toccante di speranza cristiana e un messaggio forte diretto alle istanze pubbliche e private per eliminare la povertà, che è lo scandalo della società". Con questo auspicio, monsignor Lorenzo Baldisseri, Nunzio in Brasile, attende l'arrivo, domani, di Papa Benedetto XVI a San Paolo.

"Il popolo brasiliano è in festa - dice il Nunzio ad Apcom - si è preparato a questo evento da vari mesi. Memorabili sono state le visite di Papa Giovanni Paolo II nel 1980, 1991 e 1997. Tutti le ricordano e ora esprimono lo stesso entusiasmo e la loro gioia con la visita di Benedetto XVI. Anche gli indifferenti, che sono pochi, partecipano". "I brasiliani sono spontanei, aperti e allegri, ospitali e si impegnano per le cose alte e belle - prosegue mons. Baldisseri -. Il Papa per loro è un padre, un riferimento alto, una luce per i cattolici una devozione. Si esprimono con l'anima, col corpo, con la mente e con il gesto. Sanno che il Papa è il loro grande Pastore e loro Maestro, che vale la pena di ascoltare, anche se parla in dissonanza con il loro modo di vedere e di agire. Lo rispettano e lo amano".

Il Nunzio ritiene "un privilegio ricevere il Santo Padre nel paese" dove è suo rappresentante. "Mi sorprende l'emozione e con me i miei collaboratori della Nunziatura - prosegue - i vescovi e i fedeli aspettano di essere confermati nella fede, che è la missione principale del Papa e di ascoltare la sua parola magisteriale e di ricevere indicazioni per l'evangelizzazione del subcontinente. I grandi problemi, che saranno trattati nella V Conferenza dei vescovi latino-americani, sono ovviamente anche i problemi del Brasile". Tra questi, il Nunzio rileva: "La crisi della famiglia, la proliferazione delle sette, la scarsità dei sacerdoti, la povertà, la violenza, il sesso, la droga che colpisce e distrugge soprattutto la gioventù. La chiesa in America Latin - continua il prelato interpellato a Brasilia - è dinamica e viva, con le contraddizioni e le difficoltà del mondo di oggi. È impegnata nell'ambito spirituale, dando contenuti e valori e allo stesso tempo privilegia un'azione sociale forte, che sopperisce spesso alla latitanza dello stato. Cerca di coniugare con tutte le sue forze - conclude - contemplazione e azione, rispondendo alla sete di trascendenza, di vita e di benessere dell'uomo".


PAPA IN BRASILE/FONDATORE COMUNITA' RECUPERO:BEL GESTO SUA VISITA
Frei Stapel: "Grande attese, giovani sono emozionatissimi"

Roma, 8 mag. (Apcom) - La Fazenda de Esperanca, la comunità di recupero per ragazzi in difficoltà che il Papa visiterà il 12 maggio, attende con trepidazione ed entusiasmo l'arrivo di Benedetto XVI. "Sono felice e mi attendo che il Papa dia a questi giovani molta speranza - dice ad Apcom il fondatore della comunità Frei Hans Stapel - che li accolga come fu accolto il figliol prodigo. Spero che i giovani sentano, grazie al Papa, l'amore di Dio e possano così vedere un nuovo inizio e una nuova speranza".

"Tutti noi proviamo un'enorme gioia all'idea che venga - aggiunge Frei Stapel - e alcuni dei ragazzi hanno anche pianto. Si sentono pecore nere e ora il Papa fa loro visita. D'altronde la tossicodipendenza è un problema mondiale". Come è nata l'idea di invitare Papa Ratzinger da voi? "Quando il Papa decise di venire alla conferenza del Celam - risponde Frei Stapel - ho pensato che, non essendo lontano da noi, avrebbe potuto visitarci. Ho chiesto a molti vescovi e cardinali brasiliani amici della Fazenda di scrivere una lettera per suggerire al Papa di farci visita e ho ricevuto 80 lettere in tutto. Poi sono stato invitato in Vaticano per un congresso della 'Cor unum', nel periodo in cui il Papa ha presentato la sua enciclica, e in quell'occasione, incontrando noi partecipanti, l'ho potuto invitare personalmente e consegnargli le lettere. A dicembre dell'anno scorso - prosegue il fondatore della Comunità di recupero - abbiamo ricevuto la conferma che sarebbe venuto a visitarci".

Il Papa, al suo arrivo nella Fazenda de Esperanca, incontrerà 150 suore clarisse, il cui monastero si trova sul terreno della fazenda e si intratterrà con loro. "Benedetto XVI inaugurerà una nuova chiesa che sarà dedicata a due santi, Frei Antonio de Sant'Anna Galvao, canonizzato il giorno precedente, e Crescentia von Kaufbeuren, originaria della regione di Ratzinger, vicino Monaco di Baviera, e canonizzata nel 2001. Successivamente - spiega ancora il fondatore della Fazenda - il Papa salirà su un palco e avrà di fronte a sé 5-6.000 persone. Io lo saluterò, poi ci saranno danze e musiche, canzoni composte dagli stessi ragazzi, e poi Benedetto XVI pronuncerà il suo discorso. Dopo di che ragazzi da tutti i continenti porteranno ognuno un regalo al Papa. Si tratta di ragazzi che risiedono presso le varie sedi della nostra associazione. Verranno dalle Filippine (per l'Asia), Mozambico (Africa), Russia e Germania (Europa), Messico e Guatemala (America centrale), Argentina, Paraguay e Brasile (Sudamerica). Infine - conclude Frei Stapel - il pontefice darà la sua benedizione e partirà".


PAPA IN BRASILE/ BERTONE: TDL HA PIENA CITTADINANZA IN CHIESA
La sinistra in Sudamerica? Non abbiamo paura delle sigle

Città del Vaticano, 8 mag. (Apcom) - La Teologia della Liberazione in America Latina? "Una certa teologia della liberazione, non inquinata da dottrine estranee e opposte alla fede cristiana, come quelle marxiste, ha piena cittadinanza nella Chiesa". Questa la risposta del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, in una intervista rilasciata al mensile '30 Giorni' alla vigilia del viaggio del Papa in Brasile che inizierà domani.

A proposito della notificazione su alcuni scritti del teologo Jon Sobrino, pubblicata dalla Congregazione per la dottrina della fede, e di un suo eventuale collegamento con la visita del Papa in Brasile, il porporato risponde: "Non mi risulta che ci sia questo collegamento. Conosco bene la Congregazione per la dottrina della fede - dice Bertone - e so che nei suoi lavori, soprattutto quando si tratta di emanare questo tipo di notificazioni, non fa questo tipo di calcoli politici. E poi mi sembra che il teologo in questione non sia stato condannato in quanto teologo della liberazione ma per alcune opinioni riduttive sulla figura di Gesù Cristo unico e universale salvatore degli uomini. Anche il teologo Gustavo Gutiérrez - prosegue il segretario di Stato - che da buon domenicano durante l'ultimo mercoledì delle Ceneri era a Santa Sabina a riceverle dal Papa, non è mai stato condannato. Alcuni teologi chiedono sempre alla Chiesa gerarchica di essere più umile, e fanno bene a ricordarlo, a ricordarcelo!, ma quando viene chiesto loro di esercitare questa stessa virtù e di seguire umilmente le indicazioni del magistero, allora cambiano registro".

Negli ultimi anni quasi tutte le elezioni politiche nel continente sudamericano sono state vinte da candidati e partiti di sinistra. Una svolta progressista che la Chiesa guarda con sospetto? "Perché mai? - risponde il porporato - la Chiesa non ha paura delle sigle. Ma eventualmente dei contenuti. Se i governi di sinistra fanno qualcosa di sinistra, mi si perdoni la battuta, se cioè si preoccupano di favorire le classi più umili, di favorire una più equa ripartizione delle terre affinché vengano coltivate più adeguatamente, se si preoccupano di migliorare l'assistenza sanitaria e il sistema educativo, se si ingegnano per attuare politiche dell'occupazione che distolgano i giovani dal narcotraffico e frenino il fenomeno dell'emigrazione. Se insomma fanno tutte queste cose - prosegue - questi governi non possono non ricevere che il plauso e anche la collaborazione della Chiesa. Il problema - conclude Bertone - nasce quando questi governi intendono riesumare regimi anacronistici e dittatoriali o quando diventano succubi di certe correnti culturali che propagano in modo globale dei modelli di vita sempre più lontani e ostili alla tradizione cristiana e minacciano i diritti fondamentali della persona umana e della Chiesa".


Il Ratzinger teologo diventa missionario dell'Amore

di Angela Ambrogetti

CITTA’ DEL VATICANO - E’ il primo viaggio “missionario” di questo pontificato, ma anche un viaggio “teologico” come si addice alla persona di Joseph Ratzinger. L’America Latina, terra cattolica e sincretista, il Brasile con il suo santuario più famoso, quello di Aparecida, fanno subito immaginare a noi europei i grandi drammi sociali di un continente che subisce la povertà pur essendo ricchissimo. Ma non solo. L’America Latina è terra di teologia della liberazione e dalla interpretazione marxista del Vangelo. Missione e teologia che si uniscono in un solo significato: evangelizzazione. Il Brasile attende il papa con il suo cuore grande, caloroso, ricco di amore e di speranza, ma anche con un divario tra ricchi e poveri che proprio a San Paolo è più che mai evidente. I grandi grattacieli del centro e le favelas dove i poveri aiutano quelli più poveri di loro. Noi, dall’Europa, pensiamo alla povertà con altre misure. In Brasile anche la povertà ha misure vaste come la foresta amazzonica. Benedetto XVI ha scelto di aprire la Conferenza del Celam e seguire la strada dei suoi predecessori. Essere con la Chiesa latino-americana per fare la “opzione fondamentale per i poveri”. E in senso cristiano, non marxista. Teologia e missione. La teologia della liberazione ha fatto ascoltare all’occidente ricco il grido dei poveri. E’ questo il merito. Ma poi ha sbagliato la risposta. La sola risposta per la salvezza dell’uomo è l’amore, è Gesù. Perché solo amando si può essere vicini ai poveri, educarli, aiutarli, rispettare la dignità di chi pensa di non averla mai avuta. Missione e teologia. Benedetto XVI arriva in Brasile tra speranze e paure di un popolo offuscato dall’aggressività delle sètte e dall’ignoranza del sincretismo, ma con un cuore grande. E per sentire l’Amore serve proprio il cuore. Lo ascolteranno in America Latina? Lo ascolteremo in Occidente? Mi auguro di sì, perché la sola strada da percorrere per sconfiggere paura, ignoranza e povertà è aprire il cuore all’Amore. Chi può insegnarlo meglio del “grande innamorato” Joseph Ratzinger?

Petrus


PAPA IN BRASILE: ATTESA DI RISPOSTE ALLE SFIDE PASTORALI E SOCIALI

(Asca)- San Paulo, 8 mag - Grande attesa, in Brasile, per l'arrivo domani di Benedetto XVI che, proprio nel paese piu' vasto, ed anche piu' cattolico, dell'America latina, per la prima volta, in veste di successore di Pietro, tocca il continente ove vive il 45% dei cattolici del mondo, un'imponente presenza esposta pero' ad un'erosione che preoccupa fortemente la Chiesa romana. Scopo ufficiale di questo sesto viaggio internazionale di papa Ratzinger (che lunedi' 14 maggio rientrera' a Roma) e' l'inaugurazione, domenica prossima, della V Conferenza generale dell'episcopato latinoamericano e dei Caraibi che si terra' ad Aparecida, una cittadina a 168 km. da Sao Paulo. La prima Conferenza della serie si tenne a Rio de Janeiro nel 1955: seguirono quelle di Medellin (Colombia, 1968), Puebla (Messico, 1979) e Santo Domingo (1992). Ad ogni incontro partecipano - in modo proporzionale - i rappresentanti delle ventidue Conferenze episcopali del continente. Ad Aparecida prenderanno parte circa duecento vescovi. Alla Conferenza di Medellin, aperta da Paolo VI si cerco', come si disse, di ''tradurre in latinoamericano'' il Concilio Vaticano II terminato tre anni prima. Un episcopato spesso accusato di essere stato, salvo eccezioni, dalla parte dell'ordine costituito, a Medellin proclamo' peccato le ''strutture sociali ingiuste'' che automaticamente generano oppressione. Una scelta - poi chiamata ''opzione preferenziale per i poveri'' - che non fu indolore ne' all'interno dei singoli episcopati ne' nelle relazioni con la Curia romana. Infatti, alcuni dissero che, insistendo in modo unilaterale sui poveri, si finiva per fare di Gesu' un semplice ''rivoluzionario'' impegnato a lottare contro il potere, mettendo tra parentesi la sua missione spirituale e il messaggio di salvezza proclamato da colui che la fede cristiana confessa Dio fatto carne. Altri, invece, sostennero che predicare - come si era fatto per secoli - una fede astratta, lasciava la povera gente in balia dei potenti di turno, seppure spesso proclamantisi cattolici. E' in tale quadro che nacque il contrasto innescato dalla ''teologia della liberazione'' che vide tra i suoi massimi esponenti il peruviano Gustavo Gutierrez e il brasiliano Leonardo Boff. Questi ed altri - come il salvadoregno Jon Sobrino, censurato, nel marzo scorso, dalla Congregazione per la dottrina della fede - rischiavano di svuotare, a parere di Roma, il nucleo essenziale della fede in Gesu' Cristo. Oggi, tuttavia, in America latina un altro e differente problema incombe sulla Chiesa cattolica romana (ma anche sulle Chiese protestanti ''storiche'': luterani, riformati, anglicani): una continua emorragia di fedeli verso le ''nuove religioni'', cioe' le Chiese neopentecostali, dai cattolici chiamate piu' comunemente ''Sette''. Il fenomeno tocca vari paesi, dal Brasile al Messico, dal Guatemala al Peru'; ma e' particolarmente evidente in Brasile, il paese che, con i suoi 190 milioni di abitanti, maggioritariamente fedeli di Roma, e' il paese, per numero, piu' cattolico non solo in America latina ma nel mondo intero. E, tuttavia, la presenza cattolica in Brasile diminuisce sempre piu'. Il cardinale Claudio Hummes, in ottobre 2006 nominato dal papa prefetto della Congregazione per il clero, ma per nove anni arcivescovo di Sao Paulo, al Sinodo dei vescovi del 2005, presente il pontefice, affermo': ''Secondo le statistiche del Governo brasiliano e le ricerche della Chiesa, il numero dei brasiliani che si dichiarano cattolici e' diminuito rapidamente, in media dell'1% all'anno. Nel 1991 i brasiliani cattolici erano circa l'83%; oggi, secondo nuovi studi, sono appena il 67%. Ci domandiamo con angoscia: fino a quando il Brasile sara' ancora un paese cattolico? In Brasile per ogni sacerdote cattolico ci sono gia' due pastori protestanti, la maggior parte delle Chiese pentecostali''. Differenti - sia a livello di base che di vertici - sono le proposte per frenare un tale ritmo, disastroso per la Chiesa cattolica; ma, nei documenti ufficiali preparatori di Aparecida non sembrano emergere - sostengono i teologi ed i gruppi piu' avanzati - proposte capaci di modificare lo status quo. Altro incalzante problema, che certamente sara' affrontato dalla V Conferenza, e' il risveglio dei popoli indigeni, con le loro richieste di un cristianesimo ''incarnato'' nelle loro culture. Su questo panorama di luci e di ombre dovra' ora pronunciarsi Benedetto XVI pellegrino in Brasile.

Mi domando comunque come mai si sia arrivati a questo punto. Non c'era la possibilita' di fare qualcosa a partire dal 1991? Come mai si aspetta il 2007? Penso che il clero brasiliano debba farsi un attento esame di coscienza cosi' come i cosiddetti teologi della liberazione. Non mi risulta che i fedeli siano corsi in massa da loro ma verso le comunita' pentecostali! Vero Boff?
Raffaella

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