15 maggio 2007

Aggiornamento della rassegna stampa del 15 maggio 2007 (1)


Vedi anche:

La rivoluzione di Politi (con i commenti al post)

Rassegna stampa del 15 maggio 2007

Scalfari, Spinelli e le nuove "Bibbie domenicali"

Risposta ai teologi della domenica...

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE: SPECIALE

VIAGGIO APOSTOLICO IN BRASILE (9-14 MAGGIO 2007)



Il Pontefice ha ribadito la condanna del marxismo e del capitalismo poi si è lasciato andare a sorrisi

di GIUSEPPE DE CARLI APARECIDA —

«Il Papa si è messo a ridere» titola a caratteri cubitali un grande quotidiano di S. Paolo. «Il Papa è così» esclama il settimanale più diffuso uscito in edizione straordinaria. «La sorpresa Bento», dove Bento sta per Benedetto XVI. La foto degli abbracci, dei baci, delle lacrime e delle carezze alla «Fondazione Esperança» a 15 kilometri da Aparecida, hanno colpito l'opinione pubblica brasiliana. Si aspettava un tedesco freddo e raziocinante, si è trovato un pastore sorridente. Si temeva un normalizzatore arrivato da Roma per parlare di ordine e di disciplina e si è scoperto un uomo che non segue i protocolli, si immerge fra la gente, cerca il contatto fisico. È un altro Papa Ratzinger quello che si vede in Brasile. Il calore della gente, l' entusiasmo che lo ha travolto, l'hanno profondamente cambiato. Forse non è azzardato affermarlo: dopo l'America Latina non siamo più di fronte alle stesso Papa. È diventato un «Papa di popolo» così come era accaduto a Giovanni Paolo II. Il processo per Papa Woytjla era stato rapido grazie anche all'età. Stava nella sua corde di montanaro abituato a vivere fra la gente. Per Benedetto XVI la trasformazione è avvenuta con una intelligenza che ha guidato l'istinto: si è lasciato andare e i risultati, in termini di impatto mediatico in un Paese che vive e «mangia» televisione, è stato enorme e travolgente. Non per niente, alla sessione inaugurale della Quinta Conferenza degli Episcopati Latino-Americani e dei Carabi ha elevato un inno alla ricca e profonda religiosita' popolare. Qui Dio è sentito vicino ai poveri e a coloro che soffrono. E poi c'è la devozione mariana. Dalla Vergine di Guadalupe a quella di Aparecida; la devozione ai santi, le feste patronali e, soprattutto, una adesione totale verso la figura del Papa. «Tutto ciò - dice - Papa Benedetto - forma il grande mosaico della religiosità popolare che è il prezioso tesoro della Chiesa cattolica in America Latina». Non vi è alcun accenno ad una storia passata che fu segnata dai «conquistadores» spagnoli e portoghesi. Acqua passata. Chi oggi - scolpisce Papa Ratzinger - vuole tornare a religioni precolombiane, separandole da Cristo e dalla Chiesa universale, farebbe un passo indietro, andrebbe verso l'involuzione. Piu' che dare direttive, Papa Benedetto indica piste di riflessione, elenca problemi che una Chiesa affaticata, ma non domata, deve affrontare. Il fallimento dei sistemi contro Dio. Netta la condanna verso il marxismo che «non ha lasciato solo una triste eredità di distruzioni economiche ed ecologiche, ma anche una dolorosa distruzione degli spiriti». Col marxismo ha fallito il capitalismo nel costruire una moralità individuale avulsa da ogni orizzonte assoluto. Dove Dio è assente prevale o l'ideologia totalitaria o la logica del più forte. Benedetto XVI cita più volte Paolo VI e quella «Populorum progressio» che gettò la Chiesa nella mischia e quelle «strutture di peccato» denunciate con veemenza e con spirito profetico da Giovanni Paolo II. La Chiesa non fa politica, rispetta una sana laicità, compresa la pluralità delle posizioni politiche. «Se la Chiesa - ammonisce il Papa - si trasforma in soggetto politico, non farebbe di più per i poveri e per la giustizia, ma farebbe di meno». Ratzinger vuole una Chiesa al di sopra delle parti che educa le coscienze e chiede ai cattolici impegnati nella vita pubblica di «essere presente nella formazione dei consensi necessari e nell' opposizione contro le ingiustizie». «Bento, Bento, Bento» scandisce la folla davanti al santuario mariano di Aparecida, come per le star del calcio. Sorride Benedetto XVI e non si sottrae a questo abbraccio di gioia e d'amore. Sorride come non aveva mai sorriso. Ecco i miracoli del papato. Trasformare un dotto teologo nel padre di tutti. In un Papa «meno romano» e più latino-americano.

Il Tempo, 15 maggio 2007

Il Papa e' sempre stato cosi'!!! Il problema e' che i giornalisti (non i fedeli) non se ne sono mai accorti...


Dal Brasile risuona una parola tagliente più di una spada

Una parola che è una persona: Gesù. Lo stesso al quale Benedetto XVI ha dedicato il libro della sua vita. Per il papa il futuro della Chiesa in America latina e nel mondo è legato all'obbedienza a Lui. E ha sentito il dovere di ricordarlo ai vescovi

di Sandro Magister

ROMA, 15 maggio 2007 – Tra i dodici discorsi, omelie, messaggi, saluti pronunciati da Benedetto XVI nei quattro giorni del suo viaggio in Brasile, il più atteso era il discorso inaugurale della quinta conferenza dell'episcopato latinoamericano e dei Caraibi, ad Aparecida.

Ma il discorso che sarà ricordato in futuro, come il più rivelatore degli obiettivi del papa, è stato un altro. È stato quello da lui rivolto ai vescovi del Brasile nella cattedrale di San Paolo, al termine dei vespri di venerdì 11 maggio .

È il discorso riprodotto più sotto.

Il papa lo comincia con parole "più taglienti di una spada": le parole del Nuovo Testamento sull'obbedienza perfetta al Padre di Gesù, salvatore di tutti proprio perché obbediente in tutto, fino alla croce. I vescovi – afferma – sono semplicemente "legati" a questa obbedienza: la loro missione è predicare la verità, battezzare, "salvare le anime una ad una" nel nome di Gesù.

"Questa, e non altra, è la finalità della Chiesa", sottolinea Benedetto XVI. Quindi, dove latita la verità della fede cristiana e dove i sacramenti non sono celebrati "manca l’essenziale anche per la soluzione degli urgenti problemi sociali e politici".

Le consegne date dal papa ai vescovi brasiliani nel seguito del discorso discendono tutte da questo fondamento. Il chiaro intento di Benedetto XVI è di ricentrare su Gesù vero Dio e vero uomo la vita della Chiesa latinoamericana: una Chiesa che a suo giudizio, negli ultimi decenni, s'è troppo decentrata sul terreno sociopolitico, sotto l'influsso della teologia della liberazione.

Per Benedetto XVI, una forte evangelizzazione è la vera risposta agli attacchi alla famiglia, ai delitti contro la vita, all'abbandono del cattolicesimo a vantaggio dei nuovi culti "evangelical" e pentecostali. Anche il celibato del clero vacilla quando "la struttura della totale consacrazione a Dio comincia a perdere il suo significato più profondo". E anche ai poveri va offerto "il balsamo divino della fede, senza trascurare il pane materiale".

Evangelizzare significa insegnare la verità cristiana integrale, come sintetizzata nel Catechismo. Significa celebrare i sacramenti, specialmente la Confessione e l'Eucaristia: la Confessione non collettiva ma individuale perché "il peccato costituisce un fatto profondamente personale" e l'Eucaristia con fedeltà alle norme perché essa "non è mai proprietà privata di qualcuno, né del celebrante né della comunità".

Ai vescovi, il papa chiede di vigilare sulla produzione teologica, di curare la formazione dei preti, di praticare l'ecumenismo senza dimenticare che "l’unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa cattolica, governata dal successore di Pietro e dai Vescovi in comunione con lui".

In ciascuna di queste consegne date da Benedetto XVI ai vescovi del Brasile è facile intuire le situazioni che le provocano: dallo sfrenato spontaneismo liturgico alle violazioni diffuse del celibato sacerdotale. Il papa non si è dilungato nel descrivere tali situazioni. Esattamente come non ha pronunciato nessuna parola esplicita – contrariamente alle attese di molti – sulla teologia della liberazione. Anche a un'analisi del successo dei culti pentecostali egli ha dedicato solo minimi cenni. E non ha incontrato nessuno dei leader di questi culti, nemmeno nel fuggevole saluto programmato a San Paolo con i capi di altre confessioni cristiane e religioni.

Viceversa, Benedetto XVI ha centrato tutta la sua predicazione sul fondamento da cui è partito nel discorso ai vescovi: Gesù. Ha fatto cioè la stessa opera di concentrazione sull'essenziale che caratterizza la sua enciclica "Deus caritas est" e il suo libro "Gesù di Nazaret".

Le analisi e le linee d'azione le affida ai vescovi e ai delegati della conferenza continentale da lui inaugurata ad Aparecida il 13 maggio. A loro ha semplicemente indicato l'obiettivo.

Ad esempio, a proposito del "proselitismo aggressivo" dei culti pentecostali, egli non ha proposto una contro-propaganda dello stesso tipo. Ha detto invece, nell'omelia della messa di domenica 13 maggio:

"La Chiesa non fa proselitismo. Essa si sviluppa piuttosto per 'attrazione'. Come Cristo 'attira tutti a sé' con la forza del suo amore, culminato nel sacrificio della Croce, così la Chiesa compie la sua missione nella misura in cui, associata a Cristo, compie ogni sua opera in conformità spirituale e concreta alla carità del suo Signore".

È un messaggio che Benedetto XVI rivolge non solo al Brasile o all'America latina, ma alla Chiesa di tutto il mondo.

dal blog di Sandro Magister

DISCORSO DEL SANTO PADRE AI VESCOVI BRASILIANI, 11 MAGGIO 2007

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