3 maggio 2007

Rassegna stampa del 3 maggio 2007


Ecco la prima ondata di articoli sulle offese al Santo Padre.

Vedi anche:

Il Papa, il fondamentalismo conformista e l'ipocrisia dei media

Come volevasi dimostrare...

L'articolo dell'Osservatore romano


IL COMMENTO

di ALDO GRASSO

Per un quarto d'ora di celebrità

Capita di dire delle sciocchezze: approfittando della lunga diretta tv, Andrea Rivera ha detto delle grandi sciocchezze sul Papa. Abituato a parlare ai citofoni di Serena Dandini, il ragazzo ha perso la testa, si è lasciato andare dimostrando, prima di tutto, di non essere ancora un professionista. Di fronte a queste intemerate, al facile applauso della folla, allo stordimento delle telecamere ci si chiede sempre: cercava l'incidente per avere il suo quarto d'ora di celebrità, per finire sui giornali, per imprimere il suo nome nella nostra memoria oppure, più semplicemente, cercava se stesso? Purtroppo temo sia andata così. Rivera si è abbandonato alle sue convinzioni sicuro di raccogliere l'approvazione del pubblico di piazza San Giovanni, e magari le polemiche del giorno dopo. Come probabilmente farà ogni giorno, nella sua cerchia d'amici, almeno da quando frequenta la tv. E questo succede perché nessuno gli ha mai detto che le sue canzoni sono modeste, molto modeste, che il suo umorismo è fragile, che non basta essere nel cast di «Parla con me» per far ridere. Dalla sua, però, Rivera ha un'arma forte, l'ideologia. Che ti fa credere di essere dalla parte giusta, che ti vieta ogni esame di coscienza, che ti unisce a molti altri giovani che la pensano come te senza bisogno di tanti interrogativi. Dal palco, Rivera ha parlato in automatico, purtroppo, megafono di un pensare logoro e disfatto: non aveva un'idea ma aveva idea di come dirla.

Corriere della sera, 3 maggio 2007


La polemica avvelena lo scontro Stato-Chiesa

La sensazione è che l'Osservatore Romano abbia risposto all'attacco contro il Vaticano con una virulenza inaspettata; e forse non calcolata fino in fondo nelle sue conseguenze. Definire «terrorismo» le battutacce anticlericali di un comico alla festa del 1˚ Maggio a piazza San Giovanni, è sembrato come minimo esagerato. E il risultato prevedibile, al di là dello sdegno scontato di estrema sinistra e radicali, sarà quello di acuire le tensioni. L'imbarazzo di Margherita e Ds regala all'antagonismo il compito di dettare la strategia vaticana dell'Unione. E rafforza chi nelle gerarchie cattoliche considera il governo ostile.
Ormai, si è in presenza di un muro contro muro che preoccupa tutti. È indicativo lo sforzo di smussarlo da parte di padre Federico Lombardi. Il direttore della sala stampa vaticana vede nell'episodio del 1˚ Maggio «una evidente sciocchezza» che «non deve diventare una tragedia»; e invita al dialogo. E Romano Prodi cerca di arginare lo scontro con un richiamo al «buonsenso contro gli scriteriati». Ma si teme che l'appuntamento di piazza del 12 maggio, il Family day sostenuto dai vescovi, alimenti le polemiche. Il tentativo di non colorare politicamente la manifestazione è frustrato dalla volontà delle componenti laiciste del centrosinistra di organizzarne una alternativa.
L'iniziativa accentua quasi di rimbalzo il carattere antigovernativo del raduno per la famiglia, al di là delle intenzioni degli organizzatori. Si consuma così la speranza che il passaggio della presidenza della Cei da Camillo Ruini ad Angelo Bagnasco potesse distendere i rapporti col governo. E non tanto per le minacce sui muri a Bagnasco, e poi per la busta con un proiettile dentro, recapitata all'arcivescovo di Genova. Il dubbio è che nell'Unione si rafforzi la tesi fuorviante di una Santa Sede e una Cei decise a manovrare contro Palazzo Chigi. Insomma, la spiegazione «facile» di un'operazione guidata dall'alto e imposta all'associazionismo cattolico.
Forse, invece, la realtà più sfaccettata è quella di vescovi costretti nell'occasione a seguire: ad assecondare una spinta «per la famiglia» che viene dal loro mondo, e che non è facile bloccare. Di nuovo, riaffiora il problema di una lettura datata del modo in cui è cambiata la Chiesa italiana: un ritardo evidente soprattutto a sinistra. Quando Prodi denuncia uno scontro che dura da mesi, «alzando continuamente i toni», fotografa un'incomprensione, quasi un'incomunicabilità che tocca pezzi dell'episcopato e della propria maggioranza. Il fatto che il 12 maggio il premier abbia detto che sarà all'estero, a Stoccarda, al raduno dei Focolarini europei, conferma la difficoltà della sua posizione.
«Ci sono sempre persone che usano linguaggi al di sopra delle righe. Chi ha più buonsenso lo usi», dice il premier. E sembra che parli ai suoi e all'Osservatore
Romano. Per l'Unione l'attacco del quotidiano è un problema doppio, perché rimanda alla Segreteria di Stato. Su questo sfondo, le parole concilianti di padre Lombardi diventano preziose. Ma il centrodestra martella la maggioranza. E si erge a custode della «famiglia tradizionale» e della religione. Non si tratta di uno schema nuovo. Inedito, semmai, è lo sfondo avvelenato nel quale la polemica sta lievitando. È una cappa pesante, della quale probabilmente molti, nel governo e nella Chiesa, vorrebbero liberarsi. Ma senza riuscirci: almeno per ora.

Corriere della sera, 3 maggio 2007

E la colpa di chi e'? Non mi pare che la Chiesa abbia cercato lo scontro. O sbaglio?


L´Osservatore: insulti terroristi al concerto del Primo Maggio

Poi la Santa Sede precisa: erano solo sciocchezze

Sotto accusa il comico Rivera per alcune accuse dal palco sul caso Welby
Rifondazione: una scomunica da Anni Cinquanta. Boselli: è caccia alle streghe
Attacca il centrodestra Fini: non si possono fare questi comizi beceri contro la Chiesa


MARCO POLITI

CITTA´ DEL VATICANO - E´ terrorismo criticare la Chiesa. L´Osservatore Romano respinge le battute dell´attore Andrea Rivera dal palco del concerto del 1. Maggio e lancia un furioso attacco contro ogni tipo di critica alla gerarchia ecclesiastica, arrivando a definire «terrorismo» le sue parole. Rivera aveva polemizzato sul preservativo, l´evoluzionismo, il caso Welby? L´Osservatore tuona: «Anche questo è terrorismo. E´ terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. E´ terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell´amore. E´ vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa».
Il quotidiano vaticano è restato particolarmente urtato dalla diretta televisiva e dalla presenza in piazza San Giovanni di quasi mezzo milione di persone. Pur dando atto ai sindacati di essersi dissociati dalle frecciate di Rivera, il giornale vaticano ha evocato lo spettro di conseguenze drammatiche: «Le parole del conduttore forse sono solo espressione di una sconcertante superficialità. Ma la loro pericolosità non è altrettanto superficiale».
Sulla scia dell´attacco del giornale vaticano, diretto da Mario Agnes, si sono buttati gli esponenti del centro-destra. Il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Vito, ha parlato di «gravissimi attacchi contro la Chiesa», chiedendo che il Governo si presenti in aula. Giovanardi (Udc) ha dichiarato che «il primo maggio è stato sporcato da mediocri comizi da politicanti». Duro Fini, leader di Alleanza nazionale: «Rivera poteva dire quel che voleva in qualunque altro luogo, ma non può usare il palco del 1. Maggio per fare beceri comizi anticlericali». C´è chi vuole «negare alla Chiesa il diritto di pronunciarsi», ha soggiunto.
Ma in serata è arrivata la frenata dalla Segreteria di Stato. Il portavoce papale padre Lombardi ha citato il presidente Napolitano e il cardinale Bertone: «E´ bene che tutti ci diamo da fare per disinnescare le tensioni e ricreare le condizioni per un dialogo sereno nella nostra società». Le parole di Lombardi riflettono la strategia seguita dal segretario di Stato Bertone, che già l´altro giorno confidava a Repubblica l´esigenza di svelenire il clima.
Lombardi ha ridimensionato la sparata dell´Osservatore, sottolineando che i commenti «irrispettosi» verso il Papa erano irresponsabili, «è giusto dirlo e bene hanno fatto i responsabili sindacali a dissociarsene». E tuttavia «l´evidente sciocchezza» non deve diventare un «tragedia», e non sia occasione per un riaccendersi di «sproporzionati conflitti». A Forlì, dov´era ieri, il cardinale Bertone ha ribadito: «Auspico che monsignor Bagnasco e tutti i vescovi della Chiesa possano svolgere serenamente il loro ministero a favore della società». Anche il presidente della Cei, in un´intervista televisiva del primo maggio (prima dell´incidente), si era sforzato di rasserenare l´atmosfera, augurandosi sui temi in gioco «una riflessione pacata e un clima di distensione in cui ognuno può esprimere le proprie posizioni serenamente».
L´equazione "critiche alla Chiesa uguale terrorismo", propugnata dall´Osservatore, ha suscitato reazioni polemiche nello schieramento laico. Il socialista Boselli ha accusato l´Osservatore di aprire una «caccia alle streghe, invocando di fatto la censura». Per il radicale Capezzone il quotidiano vaticano è «completamente fuori misura». De Palma, Rifondazione, parla di «scomunica da anni Cinquanta». Grillini (Ulivo), ex leader Arcigay: «Rivera ha interpretato il sentimento della piazza e di buona parte del paese».

Repubblica, 3 maggio 2007

Caspita! Anche questa volta Politi non mi delude!
Osserviamo l'articolo: avete notato che si chiude con gli attacchi al Papa ed alla Chiesa? Beccato!
Inoltre sono da evidenziare alcune parole scelte dal politologo di "Repubblica": sparata dell'Osservatore, incidente (come quello di Ratisbona, caro Politi?), propugnata, furioso attacco...
Politi...Politi...Politi!!!

Raffaella


La preoccupazione del premier da Lisbona. "Il Paese ha bisogno di serenità, tutti lo capiscano"

Prodi: scriteriati ce n´è sempre chi ha più buonsenso lo usi

MARCO MAROZZI

LISBONA - Stupore. «Rivera? Chi?». Poi irritazione. E ricerca di non dare alimento alle polemiche. «Rispetto. Rispetto. Rispetto. Non scherziamo con il fuoco, tanto più in questo momento. Non c´è niente da ridere. Ma fermiamoci finchè siamo in tempo. Chi ha più cervello lo usi. Moderiamo i toni. Non è questione di libertà. Fermiamoci. Tutti quanti». E alla fine, sollievo. «Anzi qualcosa di più... «.
A Romano Prodi i fuochi del concerto romano del Primo Maggio sono arrivati fra un diluvio di acqua dal cielo e speranza terrene di un´Europa che torni a crearsi un futuro. La prima reazione, dopo lo stupore, è stata amara. «Possibile che non si capisca che non si può, non si deve alimentare un clima? Adesso poi con le minacce al cardinal Bagnasco. Ma vogliamo davvero il muro contro muro? Con tutto quello che può succedere?». Frase amarissima, guardandosi attorno. «Riusciamo sempre a fare parlare per le nostre polemiche. Con quello che invece stiamo cercando di creare. Qui si fanno guai immensi a tutto il Paese».
Lisbona. Il premier ha appena incontrato il primo ministro portoghese Josè Socrates. Conferenza stampa sul rilancio della Ue, poi via verso il palazzo del presidente della Repubblica, Annibal Cavaco Silva. Il presidente del Consiglio si ferma al centro culturale di Belem per una visita d´onore. Ed è lì che la «cultura» italiana gli arriva addosso. Un paio di giornalisti gli chiedono di quel che sta succedendo a Roma mentre Prodi si sta infilando in auto. «Cosa è successo? Rivera?». Se ne va, il voto rabbuiato, la serenità scomparsa.
Le parole ufficiali arrivano mezz´ora dopo. Uscendo dal palazzo rosato del presidente portoghese. Soppesate, meditate, costruite. Dal premier e dal portavoce Silvio Sircana, che con lui aveva preso informazioni da Roma. «Bisogna usare serenità e buonsenso» esordisce Prodi con i cronisti. Si mette una mano sulla testa, prosegue lento. «Ma purtroppo sono mesi e mesi che si alzano continuamente i toni. Di questo il Paese non ha bisogno. Il Paese ha bisogno di serenità. Questo è l´unico messaggio che va a tutti». Poi, dopo la calibratura, la frase finale, quella decisiva: «Scriteriati ci sono sempre. Persone che usano il linguaggio al di sopra delle righe ci sono sempre. Chi ha buonsenso lo usi». «Diceva mia madre: cerchiamo di usarlo». Ultime parole. Prodi non dice altro. Unico riferimento che fa, alle cinque di sera, all´Italia. Segno di apprensione e di voglia di chiarire le posizioni. Il premier è tranciante con il comico Rivera, «scriteriati ci sono sempre».
Insieme stende una mano, chiede una riflessione non solo Oltretevere, ma a tutti quelli che fanno polemiche. «Serenità, buonsenso». Non cadere nel gioco perverso del «linguaggio sopra le righe». E´ la linea del governo, le telefonate corrono nel tragitto verso l´aeroporto. Da tutte e due le parti del Tevere.
E all´arrivo in Italia, scendendo dall´aereo, ecco la sorpresa. Il portavoce Vaticano, padre Francesco Lombardi, invita a non confondere «schiocchezza» e «tragedia» e a non montare su questo un «conflitto». Il «terrorismo» evocato dall´Osservatore romano sembra esorcizzato.

Repubblica, 3 maggio 2007

Vedete, cari politici? E' sempre il Vaticano a tendere una mano, e' sempre il Papa a riportare le cose in equilibrio. Povera Italia...


I sindacati: "Dal palco frasi inopportune"
La Rai:"Non abbiamo alcuna responsabilità". Solo Curzi difende Rivera

Gli organizzatori del concerto di S.Giovanni criticano il comico

CARMELO LOPAPA

ROMA - L´Osservatore romano aveva tuonato da Oltretevere chiamando in causa senza tanti giri di parole «chi ha scelto» Andrea Rivera per presentare il concertone del Primo Maggio. Il quotidiano della Santa Sede aveva accusato chi lo ha fatto, ovvero sindacati e Rai, di «non aver tenuto conto del momento che stiamo vivendo», del clima di intolleranza e del rischio terrorismo. E la presa di distanze è arrivata. Da parte dei segretari di Cgil, Cisl e Uil, ma anche dei vertici della Rai. Con la sola voce contro del consigliere di amministrazione Sandro Curzi.
Per la verità, i padroni di casa della manifestazione di Piazza San Giovanni avevano criticato il presentatore subito dopo l´incidente sul palco. «Sono frasi del tutto inopportune, tanto più in una giornata come questa», commentava il segretario della Cgil Guglielmo Epifani il Primo maggio, e come lui faceva Raffaele Bonanni, leader Cisl. Mentre Luigi Angeletti della Uil parlava di «dichiarazioni molto stupide che non condivido: in un paese civile la libertà religiosa e della Chiesa è altrettanto importante della libertà politica e sindacale». Lo stesso faceva il direttore di Raitre Paolo Ruffini, associandosi alle parole dei segretari e sottolineando che quella è «una festa dei lavoratori e del sindacato, momento di tolleranza e di convivenza, un grande spettacolo che la Rai riprende senza censurarlo o pretendere di determinarne i contenuti».
Ma il fuoco di fila scatenato per l´intera giornata di ieri soprattutto dalla trincea del centrodestra portava in serata i vertici di Viale Mazzini a ricostruire quanto accaduto per prendere ulteriormente le distanze dall´episodio. Nero su bianco si spiegava così che «la Rai, e in particolare Raitre, non partecipando direttamente alla contrattualizzazione degli artisti e dei conduttori né alla stesura dei testi e della scaletta del concerto del Primo Maggio, non ha alcuna responsabilità su quanto accaduto nel corso della manifestazione musicale di San Giovanni». Precisazione che scaricava di fatto la patata bollente in capo ai tre sindacati promotori e organizzatori dell´evento. Anche perché, la Rai «provvede esclusivamente alla messa in onda televisiva e radiofonica dell´evento. Del resto, lo stesso direttore di Raitre Paolo Ruffini già si era prontamente dissociato da quanto detto da Andrea Rivera».
Ma a dissociarsi erano stati in precedenza anche gli autori della lunga kermesse musicale-televisiva, quando il giovane presentatore aveva fatto presente come i passaggi critici fossero stati concordati proprio con chi aveva curato battute e intermezzi del programma.
Da Viale Mazzini, per difendere il volto nuovo lanciato da "Parla con me" della Dandini, è stato il solo Sandro Curzi, consigliere d´amministrazione dell´azienda di Viale Mazzini in quota Prc. «Quando si arriva a parlare di terrorismo per la battuta di un giovane comico o di un artista di strada mi pare che si faccia, anche se involontariamente, della pericolosa provocazione» è stato il commento dell´ex direttore della Raitre "Telekabul". A suo parere «è irresponsabile buttare benzina sul fuoco per meschine strumentalizzazioni politiche», anche perché i segretari sindacali e il direttore di rete si erano già dissociati. «Che si voleva di più? Che bruciassimo in piazza Rivera?»

Repubblica, 3 maggio 2007

Bella battuta, Curzi...complimenti!


"Quel comico si scusi con noi o potremmo chiedergli i danni"

"O voleva provocare oppure aveva bevuto troppo"

LUISA GRION

ROMA - Arrabbiato, sì, è proprio arrabbiato Raffaele Bonanni, leader della Cisl. «Il primo maggio, e non faccio retorica, è il simbolo della tolleranza - dice -. Le parole di Andrea Rivera hanno offeso i cattolici, il sindacato e lo spirito della giornata. Dovrebbe chiedere scusa a noi e alla Chiesa. Nei prossimi giorni valuteremo con Cgil e Uil se sarà il caso di chiedergli i danni».

Parla così perché la Cisl è il sindacato più vicino al mondo cattolico?

«Chiariamo una cosa: io sono cattolico, vivo questo mio credo privatamente, non sono integralista e non sono intollerante. Sul palco invece Rivera - in un momento già di per sé difficile viste le minacce a monsignor Bagnasco - ha dato fiato ad un laicismo esasperato che non c´entrava niente con quel giorno e quella occasione. E ciò non ha fatto altro che aizzare l´odio. Non è questo che la gente vuole e durante il corteo di Torino lo si era capito benissimo. Io, Angeletti e Epifani camminavamo fra gente che applaudiva e che festeggiava, appunto, il lavoro. Spostare l´attenzione di quella giornata verso temi così lontani dal suo spirito è una cosa che non possiamo accettare».

Immaginavate che da quella frase detta sul palco del concerto potesse nascere una polemica così feroce?

«Sì, tutti e tre lo abbiamo intuito subito e subito abbiamo capito che questa era una offesa non solo al Vaticano, ma al primo maggio. Non riesco a capire cosa sia passato per il cervello a Rivera: o è un provocatore nato o aveva bevuto un bicchiere di troppo»

Ma non trova comunque esagerato parlare di atto terroristico?

«Diciamo che ognuno deve abbassare i toni e che ora non bisogna cadere nell´errore opposto di strumentalizzare politicamente la bravata isolata di questo conduttore. Del resto quello che è successo è un segno dei tempi».

Che segno?

«Ormai in questo paese non si perde occasione per spaccarsi, per fare ricorso costante alle iperbole. Non mi riconosco e non ci sto: togliamo la voce a chi a tutti i costi vuole uccidere il dialogo. Il primo maggio dalla morte sul lavoro - che era il tema della giornata - si è passati alla morte del buon senso».

Avete parlato con il Vaticano? Cosa vi hanno detto?

«Ho parlato con padre Lombardi, il direttore della sala stampa della Santa Sede. E le sue parole sono le migliori che potevo ascoltare, mi hanno commosso. Il suo messaggio è stato: disinneschiamo le tensioni».

Repubblica, 3 maggio 2007


«Quelle accuse contro il Papa sono una forma di terrorismo»

di Francesca Angeli

«Terrorismo», «stagione di tensione», «guerra strisciante». Parole che pesano come piombo e che l’Osservatore Romano certamente non sceglie con leggerezza. La superficialità semmai, scrive il quotidiano dei vescovi è da attribuire a chi lancia accuse al Santo Padre in diretta televisiva ignorando, volutamente o no, «il momento che stiamo vivendo». Ed è padre Federico Lombardi, il portavoce del Vaticano, a sottolineare che «i commenti irrispettosi verso il Papa e la Chiesa durante il concerto del Primo maggio sono stati evidentemente un atto irresponsabile. È giusto dirlo e bene hanno fatto i responsabili sindacali a dissociarsene». Padre Lombardi ricorda pure le parole del presidente Giorgio Napolitano e del Segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone. Entrambi hanno richiamato il mondo politico e quello civile a darsi da fare insieme «per disinnescare le tensioni e per ricreare le condizioni per un dialogo sereno nella nostra società». Ecco perché ora è necessario impegnarsi affinché, conclude Lombardi «quella che è stata un’evidente sciocchezza non diventi una tragedia, e non sia occasione per un riaccendersi di sproporzionati conflitti».

Il Vaticano insomma non intende sottovalutare l’arringa antipapista lanciata dal palco del concertone del Primo maggio in piazza San Giovanni e trasmessa in diretta da Raitre. Era stato uno dei conduttori del concerto, l’attore Andrea Rivera, a pronunciare una manciata di battute, soltanto ironiche e divertenti secondo lui ma ingiuriose per la Curia. «Il Papa ha detto che non crede nell’evoluzionismo. Sono d’accordo, la Chiesa non si è mai evoluta», ha esordito Rivera che poi ha voluto riaprire le polemiche sul caso di Piergiorgio Welby, l’uomo malato di sclerosi laterale amiotrofica (Sla),che chiese gli venisse staccato il respiratore artificiale. «Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Non è stato così per Pinochet, Franco e per uno della banda della Magliana. - ha proseguito Rivera -. Con Gesù Cristo non c’erano due malati di Sla ma due ladroni».

Sindacati e organizzatori hanno preso subito le distanze ma l’Osservatore romano non può fare a meno di chiedersi «da chi» sia stato scelto Rivera, rammaricandosi di dover concedere ora «un’immeritata notorietà» a tale personaggio. Dunque nessuna crociata contro un semplice conduttore ma un duro ammonimento per chi ha deciso di mandarlo su un palco davanti a milioni di spettatori televisivi.

«Chi l’ha scelto non ha tenuto conto del momento che stiamo vivendo. Le parole del conduttore forse sono solo espressione di una sconcertante superficialità. Ma la loro pericolosità non è altrettanto superficiale», è scritto nel quotidiano che poi aggiunge: «Il comizio del conduttore è avvenuto davanti a una piazza di 400mila persone e a un pubblico televisivo ben più ampio». E il quotidiano dei vescovi non usa mezzi termini: i «vili attacchi al Papa sono terrorismo».

Per la Santa Sede «È terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. È terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell’amore. È vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile». I sassi sono le battute lanciate dall’attore in un contesto improprio con sconcertante superficialità, senza tener conto, scrive ancora il quotidiano diretto da Mario Agnes, di quanto sta accadendo da mesi. Certi gesti finiscono anche per alimentare gli «attacchi e le minacce» di questi giorni contro il presidente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco e «l’odio anticlericale». Non c’è innocenza da parte di chi alimenta l’odio anticlericale «coscientemente» e da parte di chi «fa del laicismo la sua sola ragione d’essere per convenienza politica». Qualcuno, denuncia l’Osservatore, vuole «aprire una guerra strisciante, una nuova stagione di tensione, dalla quale trae ispirazione chi cerca motivi per tornare a impugnare le armi, per rivitalizzare organizzazioni che hanno perso su tutti i fronti, primo fra tutti quello della storia».
«Anacronismi - conclude la Santa Sede -. Come quella presenza a San Giovanni. Un residuato in mezzo a tanti giovani».

Il Giornale, 3 maggio 2007


Andreotti: «Basta con la petulanza di certi socialisti»

di Redazione

Nel profluvio di dichiarazioni e commenti non sempre indispensabili, lui che forse aveva davvero titolo a parlare è stato zitto. È senatore a vita e conoscitore come pochi altri sia della storia repubblicana vissuta da protagonista sia dello Stato vaticano. Eppure da oltre un mese, da quando cioè sono cominciati a farsi più duri ed espliciti gli attacchi alla Chiesa cattolica, Giulio Andreotti è stato zitto. Una scelta che certo dev’essergli pesata e che ufficialmente non ha ancora rinnegato. Nessuno è infatti ancora riuscito a strappargli una dichiarazione sulle scritte di minaccia al presidente della Conferenza episcopale italiana Angelo Bagnasco apparse sui muri di mezza Italia o sulle accuse lanciate contro il Pontefice. Entrambi colpevoli di «lesa laicità» per aver difeso i valori della famiglia.

Ma non straparlare è un conto, far finta di niente, un altro. Così il Divo Giulio è uscito allo scoperto con un editoriale su 30 Giorni, la rivista di cui è direttore. E senza mezzi termini vuota il sacco, spiegando anche le ragioni del suo prolungato silenzio: «Agli anonimi autori di scritte contro l’arcivescovo Bagnasco e agli squallidi e presuntuosi custodi di una laicità che nessuno di noi contesta - attacca l’ex premier - i doveri di carità cristiana ci impediscono di replicare come verrebbe spontaneo». Pena per chi agisce nel buio, dunque. Ma ce n’è anche per chi si muove sul palcoscenico della politica. E infatti Andreotti sottolinea come «nel corso della liturgia esequiale di Mosca mi è venuta alla mente la petulanza di un dirigente socialista nostrano che ogni settimana tuona in televisione contro una pretesa violazione della laicità dello Stato. Da ultimi, delle frecciate sono stati oggetto il cardinale di Genova e lo stesso papa Benedetto XVI per i loro accorati appelli contro l’intiepidimento (o peggio) dei valori familiari». Tagliente la conclusione: «Forse a qualcuno dispiace che non ci sia più la “questione romana” per motivare dure contrapposizioni alla Chiesa?».

Il Giornale, 3 maggio 2007


Il conduttore è stato «irresponsabile». I sindacati prendono le distanze. Prodi: è uno scriteriato, serve buonsenso

“Attaccare il Papa è terrorismo”

GIACOMO GALEAZZI

Appena il conduttore del concerto del primo maggio, Andrea Rivera saluta il Pontefice i fischi del pubblico assordano la piazza. «Il Papa dice di non credere nell’evoluzionismo e c’ha ragione: la Chiesa in 2 mila anni non si è evoluta affatto - grida Rivera -. Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato il funerale a Welby, cosa che non ha fatto per Pinochet, per Franco e per uno della banda della Magliana. È giusto così assieme a Gesù Cristo non c’erano due malati di Sla, ma c’erano due ladroni». Un’uscita clamorosa che già martedì era stata condannata dai segretari di Cgil, Cisl e Uil, i sindacati che che organizzano l’evento. «Sono dichiarazioni molto stupide che non condividiamo - bacchetta Luigi Angeletti della Uil -. In un Paese civile la libertà religiosa e della Chiesa è altrettanto importante della libertà politica e sindacale». Per Raffaele Bonanni della Cisl, «la Chiesa mette al centro l’uomo ed è la realtà concreta più avanzata, se Rivera si è fatto qualche bicchiere in più, fa bene a fare una doccia fredda». Prende le distanze anche Guglielmo Epifani della Cgil: «Sono frasi del tutto inopportune, tanto più il Primo maggio».
Ieri, è stato l’«Osservatore Romano» a tuonare con una nota insolitamente dura. «È terrorismo lanciare attacchi alla Chiesa. È terrorismo alimentare furori ciechi e irrazionali contro chi parla sempre in nome dell’amore, l’amore per la vita e l’amore per l’uomo - denuncia il giornale della Santa Sede -. È vile e terroristico lanciare sassi questa volta addirittura contro il Papa, sentendosi coperti dalle grida di approvazione di una folla facilmente eccitabile. Ed usando argomenti risibili, manifestando la solita sconcertante ignoranza sui temi nei quali si pretende di intervenire pur facendo tutt’altro mestiere». Dietro la reazione durissima dell’Osservatore, secondo indiscrezioni, c’è proprio la preoccupazione per le minacce a Bagnasco. E dai microfoni di Radio Vaticana, è stato lo stesso Bagnasco a far sentire la sua voce. Di fronte alle «errate interpretazioni del pensiero della Chiesa», Bagnasco sollecita a «non sentirsi attaccati» perché si esprime una posizione diversa: «Ogni parola che si dice diventa facilmente motivo di interpretazione, più o meno ideologica, e quindi di polemica e di scontro. E questo non fa bene a nessuno, a cominciare dal nostro Paese». In serata il portavoce del Vaticano padre Lombardi fotografa così la situazione: «E’ bene che quella che in realtà è stata una evidente sciocchezza non diventi una tragedia, e non sia occasione per un riaccendersi di sproporzionati conflitti».
La polemica politica divampa subito in entrambi gli schieramenti. Il Guardasigilli, Clemente Mastella insorge perché le «cose dette sono di un’indecenza incredibile» ed esorta il Viminale a «rafforzare la protezione» per il Family day del 12 maggio», mentre il presidente dell’Udc, Rocco Buttiglione punta l’indice contro i «fomentatori d’odio verso la Chiesa». Il segretario dello Sdi, Enrico Boselli obietta che «evocare il terrorismo a sproposito apre la stagione della caccia alle streghe e della censura». Un confronto così acceso da far intervenire il premier Romano Prodi per invitare ad abbassare i toni: «Gli scriteriati ci sono sempre, ci sono sempre persone che usano linguaggi al di sopra delle righe. Chi ha più buonsenso lo usi». Marco Follini, leader dell’Italia di Mezzo ammonisce: «Il concerto a San Giovanni mi sembra il percorso più breve che conduce dai banchi della maggioranza a quelli dell’opposizione». Da una parte la Rosa nel pugno e la sinistra radicale (Rifondazione, Verdi, Comunisti italiani) difendono il monologo di Rivera, dall’altra la Cdl e i riformisti della maggioranza deplorano quanto accaduto alla kermesse. L’Udc, in particolare, denuncia «l’incitamento all’odio, ancora più pericoloso mentre il presidente della Cei, Angelo Bagnasco è nel mirino dei terroristi».
Prende le distanze anche il direttore di Raitre Paolo Ruffini: «Il concerto è un grande spettacolo che la Rai trasmette ogni anno perché è anche questo il suo ruolo, senza censurarlo o pretendere di determinarne i contenuti. Ma sul monologo di Rivera concordo con quanto affermano i segretari confederali».

La Stampa, 3 maggio 2007

I fischi dei giovani...ma quali giovani? Pare che alcuni di loro abbiano devastato dei treni, come vedremo in un altro post.
Caro Galeazzi, si rassicuri: non tutti i giovani sono dediti al fischio...

Raffaella


La svolta di Andreotti

E Giulio punta il dito contro gli “squallidi custodi della laicità”

«Senza la luce si perdono le misure e le proporzioni del reale: si rischia di far diventare importanti le cose piccole o addirittura dannose, e viceversa. Succede che si capovolgono le categorie morali e il male viene chiamato bene e il bene male: la storia insegna»: con queste parole, in cui si possono cogliere riferimenti alla propria vicenda personale, l’arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha ricordato ieri il cardinale Giuseppe Siri nel diciottesimo anniversario della morte. Sul caso Bagnasco, prende posizione il mensile «30giorni» diretto da Giulio Andreotti. «Agli anonimi autori di scritte contro l’arcivescovo - scrive il senatore a vita - e agli squallidi e presuntuosi custodi di una laicità che nessuno di noi contesta i doveri di carità cristiana ci impediscono di replicare come verrebbe spontaneo. Forse a qualcuno dispiace che non ci sia più la “questione romana” per motivare dure contrapposizioni alla Chiesa».

La Stampa, 3 maggio 2007

1 commento:

lapis ha detto...

Sì, come dice il nostro premier, "gli scriteriati ci sono sempre"; ma chissà come mai ci sono sempre e soltanto per criticare il Papa e la Chiesa cattolica e mai per esercitare la tanto decantata libertà di espressione contro chi predica odio il venerdì nelle moschee, umilia la condizione della donna con la poligamia e considera normale la lapidazione per chi si converte ad un'altra religione.
Chi vuole proporsi come predicatore e arringatore di folle deve avere il coraggio di mettere il dito soprattutto in queste piaghe, altrimenti è troppo comodo balbettare quattro luoghi comuni di facile presa, tra l'altro fuori tema e fuori luogo rispetto all'occasione, sapendo che tanto non arriveranno fatwe e che i cattolici non sgozzeranno nessuno. Pietosa performance di un mediocre guitto a cui comunque l'Italia, paese che specie negli ultimi tempi idolatra la mediocrità, non mancherà, purtroppo, di tributare di dovuti onori.